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Full text of "Leggendario, ossia, Raccolta delle vite de' santi e sante"

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LEGGENDARIO 

OSSIA 

RACCOLTA 

DELLE   VITE 

DE'  SANTI ,  E  SANTE 

Ricavate    da.   tdrj  Scrittori  recenti 


TOMO  PRIMO. 

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PADOVA 

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fWJJiSO  CU  SWKH  COWNO. 


^ 


FEB 1 3  V*jJ 


Ili 

ALL'   ALTEZZA    REALE 
D    I 

VITTORIO  AMEDEO 
DUCA  DI  SAVOJA 


Gli  Editori  pregano  Felicita*» 
il 


Uando    appunto 

andavamo  'in  cerca 

di  qualche  (aggetto  degno  di  pre- 

fentarfi  a  V.  A.  R.  in  dimoftrazione 

a  2  del 


rv 

del  noflro  umiliflimo  oflequio,  ci 
venne  fatto  d' incontrare  un  Tefto 
a  penna,  contenente  gli  Atti  de'San- 
ti ,  che  ne'  Dominj  della  Reale  fua 
Cafa  fin  da  primi  fecoli  della  Chie- 
fa  fiorirono  .  Reftammo  nel  leg- 
gerlo affai  contenti  non  folo  per 
gli  efempj  di  foda  pietà  Criftiana  > 
d'umiltà,  di  pazienza,  di  carità, 
d'ubbidienza,  di  penitenza  ,  di  raf- 
fegnazione- ,  che  ci  fi  propongono 
da  imitare ,  onde  poffono  de'  Po- 
poli migliorarfi  i  coftumi  ;  ma  mol- 
to più  per  la  mirabile  conneffìone, 
che  ci  Scoprimmo  ,  delle  cole  Ec- 
clefiafiiche  colla  Storia  de'  tempi , 
donde  a'  fatti  di  quefta  nobile  parte 
d'  Italia  ne  può  derivare  gran  lu- 
me. 


T 
me .  Narrafi ,  come ,  e  quando  co- 
minciò a  fpargerfi  nelle  varie  Pro- 
vincie la  predicazione  del  fanto 
Vangelo  ,  e  per  chi  ne  fu  tolta,  e 
fradicata  l'Idolatria  ,  V  Arianiimoi 
il  Neftorianifmo,  e  tante  altre  ere- 
sie ,  che  la  Liguria ,  l' Infubria  ,  la 
Lombardia  ,  la  Provenza  di  queJ 
tempi  infettavano  .  Il  primo  Ve- 
fcovo  di  quafi  ogni  Chiefa  vi  fi 
accenna ,  il  primo  Fondatore ,  e 
chi  dotolla ,  e  chi  le  rendite  ne  ac- 
crebbe :  e  perchè ,  e  da  chi  fi  fon- 
darono tanti  Monifleri  ,  che  fu- 
rono per  lungo  tratto  di  fecoli  l'ari- 
lo della  fantità,  e  della  fcienza;  e  co- 
me gli  uni  per  l' inoffervanza  della 
difciplina  Monastica  da  un  Ordine 
a  3  palla- 


VI 

paffarono  ad  un  altro  ,  e  finalmen- 
te andarono  a  male  ,  ficchè  appe- 
na ne  refta  vefligio  ;  ed  altri  ali* 
oppofto  pel  rigore  dell5  offervanza 
nell'  antico  loro  iplendòre  fi  man- 
tennero .  E  tutto  ciò  fi  narra  con 
{implicita  di  ftile ,  con  fòmmo  giu- 
dizio ,  con  efatto  criterio  ;  sban- 
dite ne  fono  le  favole  ,  e  le  po- 
polari tradizioni  o  porte  fono  in 
dubbio  ,  oppur  corrette  ;  né  altri 
documenti  vi  fi  allegano ,  che  gli 
antichi  Martirologi  della  Chiefa  , 
che  gli  Annali  Benedettini  ,  Ci- 
fiercienfi ,  Certofini  ,  che  gli  Ar- 
chivi delle  Cattedrali ,  e  delle  Col- 
legiate ,  de'  Monifteri ,  delle  Città, 
de  Borghi,  e  fino  delle  private  fami. 

glie 


vrr 

glie  Nobili  ,  da  cui  tratte  furono 
le  fante  narrazioni  ;  tantoché  ci 
parve  leggere  un  riftretto  di  Sto- 
ria Ecclefiaflica  della  Savoja ,  e  del 
Piemonte  ,  anzi  alcuna  fiata  pezzi 
di  Storia  Ecclefiafiica  univerfale . 

Maggiormente  poi  fummo  pa- 
ghi ,  e  contenti ,  quando  arrivam- 
mo alle  vite  d'  Umberto  III.  ,  di 
Bonifazio  Arcivefcovo  di  Cantor- 
bery ,  di  Margherita  la  Grande  , 
d'  Amedeo  IX.  ,  di  Lodovica  di 
Savoja  ,  donde  i  femi  di  fantità 
propagati  da  Padri  ne'  Figli ,  e  ne* 
Nipoti  ,  veggonfi  felicemente  ger- 
mogliare nelT  animo  di  V.  A.  R.  f 
per  non  parlare  del  Vostro  Gran 
Genitore,  vivo  efemplare  di  prò- 
a  4  bità 


Vnr 

bità  non  folo  a  tutti  i  fuoi  po- 
poli ,  ma  eziandio  a  Principi  tutti 
viventi  della  Terra . 

Fatte  da  noi  quefte  ofTervazioni 
non  dubitammo  punto  d' offerire 
a  V.  A.  R.  in  iftampa  lo  Scritto 
a  penna,  perfuafiflimi ,  che  l'avreb- 
be benignamente  accettato,  perchè 
di  cofe  vi  fi  parla  al  genio  fuo  fòpra 
ogni  credere  vaghiffimo  di  fapere 
confacenti, che  altrove  raunate  infie- 
me  non  fi  leggono  ,  che  allettano 
colla  narrazione,  e  per  viad'efem- 
pj  dolcemente  inftruifcono  ,  e  che 
nel  medefimo  tempo  gran  luce  in 
poche  linee  apportano  a  quanto 
della  condizione  di  quefte  Provin- 
cie ,  e  de*  cambiamenti  ,   che  col 

prò- 


re 

progreflò  de*  tempi  in  effe  avven- 
nero ,  sì  dagli  antichi ,  che  da'mo- 
derni  è  flato  mai  fcritto.  E  di  fatto 
non  fittoflo  avemmo  T  onore  d'ac- 
cennarle ,  che  noi  defideravamo 
per  rendere  più  pregevole  1'  opera 
apporle  in  fronte  PAugufto  iiio  No- 
me ,  eh'  Ella  ci  diede  fegni  fenfi- 
bili  del  benigno  fuo  gradimento  , 
avvegnaché  dall'altro  canto  fem- 
braffe  ripugnarvi  la  fua  Criftiana 
umiltà  a  vederlo  alla  tefta  di  tan- 
ti magnanimi  Eroi  della  Chiefa  . 

Ecco  dunque  A.  R.  per  foddiC 
fare  finalmente  al  gran  defiderio, 
che  da  Iunghiflìmo  tempo  aveva- 
mo, di  fignificarle  in  pubblica  for- 
ma la  profondiflima  nofìra  vene- 
ralo- 


X 

razione,  e  fé  ci  è  permeflò  il  dirlo, 
il  tenero  finceriflimo  affetto  noftro 
alla  Reale  Sua  Persona,  ecco 
quefta  raccolta  d'Atti  di  Santi  uomi- 
ni, che  colla  predicazione  Crifliane 
refero  quefte  contrade  ,  e  fanti  fe- 
cero colle  divine  loro  infiruzioni 
quefti  Popoli ,  umilmente  le  pre- 
fentiamo .  Se  fia  mai ,  che  quella 
abbia  tal  volta  luogo  nelle  fue  quo- 
tidiane lezioni  d'  ottimi  libri ,  oh 
noi  felici ,  e  ben  fortunati  !  Non 
imploriamo  no  ,  Signore ,  non  im- 
ploriamo a  favore  d'efla  T  Alta  Sua 
Protezione ,  perchè  le  cofe  ,  che 
vi  fi  contengono  ,  ancorché  forie- 
ro di  qualche  neo  macchiate,  con 
Criftiane  operazioni  anzi  imitare  , 

che 


XI 

che  con  critiche  fottigllezze  ceri- 
furare  fi  debbono.  Iddio  frattanto 
mifericordiofo  datore  dell'  umane, 
e  celeffi  felicità  la  confoli ,  e  la 
feliciti  in  ogni  fua  imprefa;  ma  la- 
zialmente la  feliciti  nella  conferva- 
zione  della  Regia  fua  Prole,  eh'  è 
una  delle  grandi  confolazioni ,  alla 
quale  anelino  quelli  divotiflimi  Po- 
poli ,  e  che  noi  ardentemente  pre- 
ghiamo il  Cielo  a  concederci  di 
vedere  a.'  nofiri  t  dì  per  vantaggio 
maggiore  della  Chiefa  ,  e  a  glo- 
ria immortale  dell'  Augultifìima  fua 
Cafa  perfettamente  compita  . 

Dalla    Stamperia  Reale  ai  i* 
Aprile   1756, 

A 


XIII 

A    CHI    LEGGE 

GLI  EDITORI 


3  Eccellenza  di  quejla  rac- 
colta tu  t  hai  potuto  co- 
nofcere ,  o  cortefe  Leg- 
gitore y  dalla  preme/fa 
Lettera  dedicatoria  ,  fé 
pur  1*  hai  letta  .  Altra  cofa  dunque 
a  fare  non  ci  refta,  che  renderti  infor- 
mato del  fuo  Autore  ,  e  dell'  opera9 
che  per  noi  alla  medefirna  fi  è  con- 
tribuita . 

L  Autore  fi  fu  D.  Pier  Giacinto 
Gallica  del  luogo  di  Giaveno ,  Ca- 
nonico di  quella  infigne  Collegiata 
dì  S.'  Lorenzo  ,  che  cefso  di  vivere 
nel  giorno  quinto  di  Giugno  dell* 
anno  1737.  Sin  dalla  prima  J uà 
gioventù,  diede  qucflo  degnìfflmo  Sa- 
cerdote 


xrv 

cerdote  faggi  di  quella  perfezione 
Criftiana  ,  alla  quale  poi  pervenne 
neu  età  avanzata  .  Affìduo  negli 
eferci^j  della  pietà  ,  e  della  Cleri- 
cale profeffìone ,  tutto  7  tempo  y  che 
gli  avanzava  dallo  fiudio  delle  Teo- 
logiche contemplazioni  f  e  della  Sto- 
ria Ecclefiaflica  ,  a  cui  era/i  par- 
ticolarmente dato  y  occupavalo  nella 
lettura  de'  fanti  libri  y  e  fpe%ialmen- 
te  ài  quelli ,  che  la  vita ,  e  le  anio- 
ni mirabili  defcrivono  degli  Eroi 
della  Chiefa  .  Laonde  invogiioffì  di 
fare  un  efatta  ricerca  degli  Atti  de 
Santi  del  Paefe ,  e  di  parecchi  an- 
cora le  vite  pubblicò  colle  (lampe  . 
Ed  avendo  coli'  efperienza  y  e  collo 
fiudio  apprefo  y  quanto  mai  anda- 
rono errati  i  noflri  Maggiori  nel 
credere  troppo  facilmente  le  popolari 
tradizioni  y  che  correvano  a  alcuni 
fatti  y  volle  chiarirfene  per  fé  ftejfo 

nella 


xr 

nella  loro  forgente  ,  penetrando  né 
pia  intimi ,  e  fecreti  Archivi  de  Mo- 
ni/Ieri delle 'B  adie ,  J correndo  le  pia 
antiche  Cronache  ,  confrontando  gli 
Scrittori  più  accreditati,  e  per  me^jo 
'  d  amici  rivolgendo  le  carte  più  di- 
menticate de'  Capitoli ,  delle  Chiefef 
delle  Città  ,  delle  Terre  ,  de  Vil- 
laggi ;  e  dall'  ammaffo  di  tutte  que- 
lle memorie  ne  compofè  lo  Scritto 
a  penna  ,  che  a  noi  mercè  la  cor- 
tesia del  Signor  Tommafo  Francefco 
Galliy^ayfuo  degno  nipote ,  ed  erede t 
in  mano  pervenne  .  Ne  folamente 
di  quelli  gli  Atti  raccolfe  ,  che  fio- 
rirono nella  Savojaf  e  nel  Piemonte f 
ma  di  quelli  ancora  ,  che  illuflra- 
rono  colla  loro  fantità  le  Provincie, 
che  anticamente  ubbidivano  alla  Rea- 
le Cafa  di  Savoja  ;  come  altresì.  Jla- 
mo  d!  opinione  r  che  fé  più  lunga 
vita   Iddio    conceduta  gli   avejje  , 

quelli 


XVI 

quelli  ancora  delle  nuove  conquifte 
avrebbe  aggiunti .  Comechè  poi  avea 
in  animo  di  foddisfare  anche  al  ge- 
nio di  coloro  y  che  oltre  alla  pietà  , 
e  divozione  vanno  con  lodevole  cu* 
riofità  in  cerca  di  erudizione ,  agli 
atti  de*  Santi ,  come  flanno  nelle  lo- 
ro Leggende  ,  ha  foggiunte  alcune 
dotte  %  e  f enfiate  annotazioni  y  le  qua» 
li  in  breve  y  e  con  chiare^a  i  punti 
principali  controverfi  J piegano  de  me» 
defimi  y  oppure  gli  altrui  abbagli 
con  invidiabile  mode  fila  y  e  Jenqa 
baldanza  dificuoprono . 

Ma  per  dire  qualche  cofa  di  più 
precifo  del  nofiro  Autore  ,  e  delle 
(uè  Chrifiiane,  ed  Ecclefiafiiche  vir- 
tù y  ammeffo  alt  ordine  Clericale  , 
e  gradatamente  promoffio  alla  digni- 
tà Sacerdotale ,  diede  tali  contraffe- 
gni  del  buon  ufo ,  che  faceva  della 
grafia  ricevuta  nella  [aera  Ordina* 


XVII 

glorie  y  e  del  capitale  di  fpirito  ,  di 
cui  avealo  Iddio  dotato  ,  che  l'Aba- 
te Ignazio  Carroccio  di  degna  me- 
moria ,  Vicario  deli  inclita  Badia 
di  S.  Michele ,  volle  fervirfi  della  di 
lui  opera  nel  Smodo ,  che  congregò 
Panno  1699.  in  G  lave  no  ;  che  per 
molti  anni  egli  regolò  in  qualità  di 
Corife ffore  ordinario  il  Monijìero  del- 
la Vijita^ione  di  Torino  con  tale  fod- 
disfa^Lone ,  e  vantaggio  di  quelle  de- 
gne Spofe  di  Gesù  Crijìo,  che  Jicco- 
me  vivente  riguardato  mai  tempre 
t  avevano  con  occhio  d1  ejlraordina- 
ria  Jìima ,  e  nfpetto  ,  così  dopo  tua 
morte  ne  vollero  avere  il  Juo  ritratto] 
e  che  finalmente  nominato  alla  Pre- 
benda Canonicalej  nuovamente  eretta 
dalla  Famiglia  Sclopis  in  quella  in- 
figne  Collegiata  di  GiavenOy  fu  e  dal 
Capitolo  y  e  dal  Popolo  con  Jenji  di 
Jzngolar  giubilo  ,  e  gradimento  ri* 
b  ceuuto , 


XVIII 

cevuto  ,  non  tanto  pel  buon  concetto, 
che  univerfalmente  aveafì  della  fua 
dottrina ,  e  delle  fue  virtù  ,  quanto 
per  le  fondate  fperan^e  ,  che  conce- 
pivano de'  vantaggi  sì  fpi rituali  , 
che  temporali,  cui, e  gli  recati  avreb- 
be e  alla  Chiefa  ,  e  al  Luogo  .  E 
di  fatto  corrifpofe  egli  fedelmente 
alle  comuni  afp  ettagoni,  jicchè  nien- 
te più  da  lui  defiderarji  poteva  .  In- 
defeffo  nel  dirigere  le  anime  al  fa- 
ero  Tribunale  della  penitenza  ,■  afjl- 
duo  con  efemplarità  al  Coro  nelt 
offerire  a  Dio  facrify  di  lode ,  efat- 
tiffimo  nelt  offervan^a  de  riti  Eccle- 
fiajlici  ,  ed  amantijjìmo  della  pro- 
prietà, e  pulizia  della  Cafa  di  Dio, 
proccurò  alla  fua  Chiefa  un  nuovo 
più  vago  afpetto  ,  al  Coro  difinti 
ornamenti  ,  alla  Sagrefiia  facri  ar- 
redi ,  miglior  ordine  alle  cerimonie 
Ecclefiajtiche  ,    maggiori  fpintuali 


agi 


XIX 

avi  al  votolo  ,    e  fino  al  Seminario 
Ab  aliale,  i  cui  intere ffi  maneggiò  lo- 
devolmente  per  pia  anni  ,    recò  van-* 
tao  gì  confida  'abili ,  non  avendo  per 
qiicjlo  fine  risparmiato  ne  attenzio- 
ni ,  ne   viaggi   benché  incomodi,  e 
difiafirofi  per  foflenerne  le  ragioni  in 
una  lunga  intricatifijtma  lite,  che  gli 
riufeì  di  terminare  utilmente  a  prò 
del  medefemo  .  La  fiua  Cafa  era  mai 
fempre  aperta    ad   ogni    ordine  di 
per  Jone  Rehgiofie  ;  e  la   fua   libe- 
ralità inverfio  de  poveri  arrivò  a  fie- 
gno  ,   che    non    avendo   più  ,   onde 
Jowcnirli  ,   g-unfe    a  prendere    in 
prefitto  una  fomma   di    danaro  per 
fiollevarli  dalie  mi  ferie  .    Né   trala- 
f ciava  perciò  d  efiercitarfii  con  gran- 
de  %elo  nel?  Appojlolica  predicazio- 
ne ora  con  fiacre  concioni  ,  ora  con 
ifiru^ioni  morali  ,  ed  ora  con  fami- 
liari dìficorfi  ,  fiudiandofi  per  ogni 
b  2  gufa 


XX 

guifa    di  trarre   alla  retta  firada  i 
traviati  ,  e  di  mantenere  nella  me- 
defima  i  buoni .  Ne  conobbe  di  que- 
llo degno  Sacerdote  la  pietà  ,  e  fo- 
dera il  Re  Vittorio  ;  e  pero   a  lui 
appoggiò  la  vi/ita  delle  Parrocchie 
delle  Valli  di  Lucerna,  commiffio- 
ne  dì  non  poca    importanza  ,    e   di 
fpinojiffime  difficoltà  ripiena ,  ch'egli 
ad  ogni  modo  compiè  felicemente  con 
foddisf anione  e  del  Re ,  e  de3 Superiori 
Rcclejiajlici .   Come  poi  era  pratico 
dell3  Archivio  Ab  aliale ,  e  Capitolare, 
e  delle  ragioni ,  che  già  competevano 
al  Monijlero  di  S.  Michele,  traf 
mefje  alla   Collegiata  di  Gì  ave  no  , 
che  a  quello  fuccedette ,  adoprojfì  nel- 
le occafioni  efficacemente  per  difen- 
dere i  dritti  del  Capitolo  ,   infintane 
tochè  dalle  lunghe  fatiche  ,  ed  in- 
celanti   occupazioni   pel    corfo    di 
treni  anni  ,    quanti  fervi   nel  Cano- 
nicato 


XXI 

meato  a  quella  Ckiefa  ,  confunto  ~f 
dopo  due  mefi  di  molefia  infermiti 
d'  idropisia  di  petto ,  da  lui  pazien- 
temente /offerta ,  cefsb  di  vivere  ai 
cinque ,  come  dicemmo  a  principio, 
di  Giugno  dell  anno  1737.  cor- 
rendo di  fua  età  £  anno  circa  fef- 
Jantejimo  quinto ,  con  fommo  ram- 
marico del  Capitolo ,  e  del  Popolo, 
ma  fievolmente  de  poveri  per  la 
perdita  et  un  benefattore  si  amore- 
.  vote ,  la  cui  memoria  abbiamo  fil- 
mato di  rendere  venerabile  appreffo 
de  pojleri  colla  pubblicazione  di  que- 
flo  fuo  ManoJ crino  . 

Per  venire  al  fecondo  capo,  di 
cui  volevamo  informato  il  nofiro 
Leggitore,  a  noi  ancora  è  accaduto 
ciò  ,  che  a  tutti  fuol  accadere  nella 
fiampa  ,  e  pubblicazione  de*  Tefii 
a  penna  ,  fpezialmeme  ferità  di 
mano  degli  Amori  medefimi  ,  d  in- 
b  1  Goti* 


XXI  I 

controre  molti  intoppi  [ìa  per  le  can- 
cellature ,  fia  per  le  correzioni  o  rìon 
intefe  y  o  non  pofìe  direttamente  a 
loro  luogo ,  fia  ancora  per  la  quan- 
tità delle  cartucce  confufe  y  e  con 
indi/Unti  fgtii  notate  ,  o  ancora 
pel  trasporto  delle  fiejfe  materie 
fuori  de'  loro  capi  ;  onde  non  leg- 
gieri è  fiata  la  no/Ira  fatica  in 
dicif erare  lo  fritto,  in  mettere  al 
loro  fito  le  parti  ,  in  riempiere  i 
voti  y  in  apporre  le  date  y  in  uni- 
re per  dir  così  quefie  membra  dif- 
perfe  y  e  formarne  un  giufio  cor- 
po ;  alle  quali  cofe  tutte  avrebbe 
certamente  fupplito  l'  Autore  y  fé 
foffe  ancora  alcuni  anni  viffuto  y 
come  fi  comprende  dalle  vite  y  che 
con  animo  di  fiamparle  avea  già 
correttamente  trafcnttc  .  E  fìccome 
degli  Autori  y    di  cui  erafi  fervito  y 

egli  o  vagamente    aveva  notato  il 

libro , 


XXI  I  I 

libro,  oppure  non  ne  aveva  citato 
alcuno ,  noi  non  folo  abbiamo  con- 
frontato ,  quanto  eglifcrive,  col  Tuo 
Autore  ,  ma  ancora  abbiamo^  notato 
in  pie  delle  pagine  il  preci fo  libro, 
o  capo  ,  dond  egli  ha  pigliate  le 
fante  narrazioni,  e  tal  volta  enan- 
dio  con   qualche  piccola  giunta  . 

Alle  annotazioni  erudite  dell'Au- 
tore ne  abbiamo  aggiunte  alcune  no- 
-  ftre  ,  o  che  dicono  cofe  ,  eli  egli 
non  ha  potuto  fapere ,  perchè  dopo 
la  di  lui  morte  avvenute  ,  o  che 
mettono  in  miglior  lume  ,  quanto 
egli  ha  detto  negli  Atti,  oppure 
ancora  propongono  opinioni  più  pro- 
babili ,  e  circofan^e  più.  certe  ac- 
cennano de'  fatti  fia  di  tempo  ,  fa 
di  luogo  ,  fa  di  perfone  :  il  che 
tutto  potrà  il  Leggitore  agevolmen- 
te comprendere  dal  modo ,  con  cui 
l*  e f poniamo  ,  Abbiamo  inoltre  ag- 
b  4  giunte 


XXIV 

giunte  le  vite  ,  (  che  in  tempo  deU 
la  fiamma  ci  furono  fuggente  )  di 
S.  Baudolino  Protettore  d'  Aleffan- 
dria>  del  B,  Ugo  Canefri  d'  Alexan- 
dria ,  Cavaliere  Gerojolimitano ,  del 
B.Antonio  Rubino  da  Strambino  del- 
la Compagnia  di  Gesù ,  martiri^ato 
per  la  fede  di  Cri/lo  nel  Giaponz, 
e  della  B.  Giovanna  Francefca  Fre- 
miot  di  Chantal ,  Fondatrice  dell' 
ìnclito  Ordine  della  Vifitayione  dì 
Maria  . 

Quefia  raccolta  d'  Atti  de'  Santi, 
quale  fi  è  ,  ferina  con  grande  di- 
ligenza dal  Canonico  Gallica  ,  fé 
nfvegliajfe  mai  qualche  altro  inge- 
gno de'  noflri  a  profeguirla  col  me- 
de fimo  metodo  fino  all'  intero  fio 
compimento,  avremmo  ben  noi  il  pre%- 
£0  dell'  opera ,  e  la  no  (Ira  indujìria 
nel  pubblicarla  ,  quando  anche  non 
m  venijj}  altro  prò  }  farebbe  affai 

diffUh 


XXV 

degnamente  rìcompenfata  .  Ma  cer- 
tamente ne  verrà  un  vantaggio  gran- 
dijjimo  a  tutti  coloro  di  qual  Jifia 
fiato  yfefio  j  età,  e  condizione,  a  quali 
uio  infpirerà  di  leggerla  attenta- 
mente y  e  con  retta  intensione ,  ed 
è  d  imparare  ad  e/empio  de  Santi, 
le  cui  fante  anioni  fi  defcrivono  , 
a  regolare  fintamente  la  loro  vita  : 
e  gli  fieffi  uomini  dotti  ci  trove- 
ranno di  che  pafcere ,  e  contentare 
la  loro  erudizione  . 

Accetta  dunque  di  buon  grado  ; 
ó  Leggitore ,  chiunque  tu  fi ,  que- 
fia  nofira  attenzione  9  e  •  vivi  felice  » 


IMPRIMATUR. 

Fr.  Johannes  Dominicus  Allonus,  Ma- 
gifter  Vicar.  Gen.  S.  Officii. 

V.  Ffancifcus  Ferrerius  Collegii  TheoL 
Taurinenfìum  Prasfes. 

Se  ne  permette  la  flampa . 
Di  Pralormo  per  la  Gran  Can- 
celleria . 


TAVOLA 

GENERALE 
DE   SANTI- 

A 

SAbondio ,  Tebeo      Tom.   i.  pag.55 
A  B.  Aimone  d'Aofta,  Prio- 
re della  Gran  Certofa       T.   5.  p.  i$i 

B.  Aimone  Tapparella  dell'  Or- 
dine de'  Predicatori         T.   6.  p.  a.50 

SS.  Albano,ed  Antonino,TebeiT.   1.  p.     55 

S.  Alberto  ,  Vefcovo  di  Ver- 
celli, e  poi  Patriarca  di  Ge- 
rufalemme      .      .      .     T.   5.  p.     64 

S.  Albino, Vefcovo  di  Vercelli  T.   1.  p.  356 

S. Albino  II. ,  Vefcovo  di  Ver- 
celli        .        .        .         T.   3.  p.   152 

B.  Alerino  de'Rambaldi,  Vef- 
covo d'  Alba  .  T.  6.  p.   105 

SS.Alverio;e  Sebaftiano,TebeiT.   1.  p.   114 

S.  Amblulfo,  Abate  della  Nova- 

lefa         .        .        .  T.   3.  p.   14* 

B.  Ambrogio,  de'  Feis,  Certo- 
fino        .        .  X.  7<  P-     7? 

S.  Am- 


S.Ambrogio,AbateAgaunenfeT.  3.  p.    £8 

B.  Amedeo  ,  Monaco  Cifter- 

cienfe  .  .         T.  4.  p.  aio 

B.  Amedeo,  Duca  di  Savoja   T.  6.  p,     32 

B.  Anaftafio  ,  Monaco  di  S.  So- 
lutore       .  .  T.  4.  p.     20 

B.  Andrea  de'  Principi  d'Antio- 
chia ,  Canonico  Regolare 
del  S.  Sepolcro ,  morto  in 
Annifsì  *         .        T. 

B.  Angela  Ranzi ,  Agoftiniana  T. 

B.  Angelo  da  Ovattò,  Minore 
Ofiervante      .  .  T. 

S.  Anfelmo,  Arcivefcovo  di 
Cantuaria         .       .         T. 

B.Antelmo,Vefcovo  diBelley  T. 

B.  Araiulfo  martire  ,  Monaco 
della  Novalefa        .        T. 

B.  Anfgarda   Regina        .       T. 

B.  Antonio  Gallo  da  Nizza  dell' 

Ordine  diS.  Agoftino      T.  5,  p.  315 

B.  Antonio  Pavonio  da  Saviglia- 
no  ,  dell'  Ordine  de'  Pre- 
dicatori        .  .         T. 

B.  Antonio  da  Rivoli     .     .     T. 

B.  Antonio  le  Coq,  Certofino  T. 

B.  Antonio  Rubino  della  Com- 
pagnia di  Gesù      .      .      T. 

B.  Archangela  da  Trino      .      T. 

B.  Ardizio  da  Vercelli      .      T. 

B;Ar, 


5.  p. 

44 

6.   p. 

240 

6.  p 

•   7 

4.  p. 

22 

4.  p. 

224 

3.  p. 

9S 

3.  P. 

192 

5- 

P. 

l6m 

6. 

P- 

i6f 

6. 

P- 

182 

6. 

P- 

32* 

6. 

P- 

18} 

i\ 

P- 

1* 

B.Ardoino,  Vefcovo  di  Torino  T.  5.  p.  25 
B.  Artoldo  di  Belley  .  .  T.  5.  p.  154 
S.  Attilo,  Tebeo     .      .      .    T.   1.  p.     71 


B 


S.  Barolo,Tebeo  .     .      T. 

B.  Bartolommeo  da  Cervere  T. 

S.  Baffo,  Vefcovo  di  Nizza     T. 

S.  Baudolino,  Protettore  d'Alcf- 
fandria T. 

S.  Beato,  Vefcovo  di  Lofanna  T. 

B.  Beatrice  d'  Omacien ,  Ver- 
gine Certofma      .      .       T. 

S.  Benedetto,  Vefcovo  d'Alba  T. 

S.  Benedetto  de'  Revelli  ,  Vef- 
covo d' Albenga     .      »     T.   3.  p.  a.53 

S.Benedetto  il  Seniore,  Abate  di 

S.  Michele  della  Chiufa    T.   3.  p.   348 

S.Benedetto  il  Juniore,  Abate  di 

S.  Michele  della  Chiufa   T.   3.  p.   358 

S.S.  Benigno,  Beffo,  e  Bifuzio, 

Tebei         .  T.   1.  p.     57 

S.  Bernardo  di  Mentone         T.   1.  p.   179 

B.Bernardo  I.  Priore  della  Cer- 

tofa  delle  Porte      .     .     T.  4.  p.   120 

B.  Bernardo  Certofmo  ,  Vefco- 
vo di  Belley     .     .     .     T.  4.  p.   né 

B.  Ber- 


I. 

P- 

75 

6. 

P- 

243 

a. 

P- 

116 

5. 

P- 

1 

3- 

P- 

ao 

5- 

P- 

241 

|- 

P- 

66 

B.  Bernardo  Certofmo ,  Vefco- 
vo  di  Dia        .        .        T. 

B.  Bernardo  li.  Vefcovo  di  Bel- 
ley  T. 

B.  Bernardo  della  Torre ,  Prio- 
re della  C ertola  delle  For- 
te, e  poi  Generale      .      T 

B.Bernardo  da  Vercelli,  Abate 
del  Moniltero  di  S.  Paolo 
de'  Monaci  Olivetani  in 
Buda  T. 

B.Bernardo,  Marchefe  di  Ba- 
den         ...         T. 

B.  Bernulfo  ,  Vefcovo  d'  Alti  T. 

S.  Beffo  ,  Vefcovo  d' Ivrea      T. 

B.  Berta  di  Valperga ,  BadelTa 
di  Bufano         .        :         T. 

S.  Bonifazio  ,  Abate  di  S.  Mi- 
chele di  I.ucedio     .     .     T. 

B.Bonifazio  di  Valperga  ,  Vef- 
covo d' Aofta     .     .     .     T. 

S.  Bonifazio  ,  Vefcovo  di  Lo- 
fanna        ...         T. 

B.  Bonifazio  di  Savoja  ;  Arci- 
vescovo di  Cantuaria        T. 

B.  Bonifazio  di  Chalant,  Vefco- 
vo d' Aofta         .       .       T. 

S.  Bononio,  Abate  di  Lucedio  T. 

S.  Bovone  ,  Protettore  di  Vo- 


4.  p.  133 

4.  p.  135 

5.  p.  51 

6.  p.  165 


p.  a$8 

p.  159 

p.  71 

p.  306 

p.  188 

p.  11* 

p.  158 

p.  ,85 

p.  298 

p.  179 


ghera 


T. 


3.  p.  120 
S.  Bru- 


S.  Brunone ,  Vefcovo  di  Segni, 

Patrizio  Artigiano     .      T.  4.  p.  17$ 


B.  Cale  d' Aitone     .     .     .     T.  2.  p.  175 

S.  Candido,  Tebeo     .     .     .     T.  1.  p.  116 

B.  Candido  Rtnzi,Minore  Ofler- 

vante T.  6.  p.  362 

B.  Caterina  da  Raeconigi        T.  7.  p.     83 

B.  Celfo  Martire       .       .  '     T.  2.  p.    156 

SS.  Cefario,e  Chiafredo,TebeiT.   1.  p.     60 

B.  Cherubino  Tefta  dell'  Ordi- 
ne A  goftinìano      .      .     T.  6.  p.   301 

B. Cherubino  da  Morianna  Cap- 
puccino        .  .         T.  7.  p.     79 

B. Claudina,  Vergine  CertofinaT.  5.  p.     91* 

S.  Concorde  Vefcovo ,  morto  , 
e  fepolto  nel  Priorato  di 
Lemens  predò  di  Ciam- 
berl  .         .        .       T.   5.  p.  116 

S.  Coftamino,  Tebeo     .     .      T.   1.  p.     63 

S.  Coltanzo,Tebeo     .    .     .     T.   it  p.     63 

S.  Coftanzo  ,  Vefcovo  di  Ver- 
celli        ,         .         .      T.  3.  p.     13 


SS.  Defi. 


• 

SS.-Defiderio  *,  Demetrio,  e  Di- 
fendente, Tebei         .      T,  x,  p.     69 

S.  Devota,  Vergine,  e  Martire  T.  a.  p.  125 

S.  Diego  ,  o  Didaco  ,   Vefcovo 

di  Vercelli      .      .     .      T.  a,  p.  354 

S.  Dionigi  ,  primo  Vefcovo 
d'  Alba,  poi  Arcivefcova 
di  Milano        ,       .        T.  a.  p.  315 

B.  Domenico  da  Follano ,  Mi- 
nor Offervante     .      .      T.  7.  p.  69 

S. Domiziano  ,  Romito     .      T.   i.  p.  275 

S.  D afcolio  ,  Vefcovo  di  Ver- 
celli        .         .       .        T.  2.  p.  347 

S.  Duterio,  Vefcovo  di  Nizza  T.  2.  p.  138 


E 

S.  Eirardo  ,  Abate  della  Nova- 
lefa        .         .        .        T. 

SS.  Elia,  eMileto  .         T. 

S.  Eldrado  ,  Abate  della  No- 
valefa        .  ,  T. 

S.  Elogio  ,  Vefcovo  d' Ivrea  T. 

B.  Emerico,  Vefcovo  d'Aolta  T. 

B.  Etnilh  Btchieri  da  Vercelli 
dell'Ordine  Domenicano  T. 


3- 

a. 

p.     76 

P.     9* 

3. 
1. 

5- 

p.    196 

p.    361 
p.   291 

5- 

S. 

p.   321 
Emi- 

S.  Emiliano  ,  Vefcovo  di  Ver- 
celli        .        .  T.  2.  p.  376 

B.  Enrico  da  Commentina, Pa- 
triarca di  Coitantinupoli  T. 

E.  Enrico,  Vefcovo  di  Geneva  T. 

B.  Enrico  Scarampi ,  Vefcovo 
di  Feltre         .        .         T. 

B.  Eraldo  ,   Vefcovo  di   Mo- 
riana         ...  T. 

S.  Evafio  Martire  ,    Vefcovo 
d'  Aiti  .  T. 

S.  Evafio  II. ,  Vefcovo  d' Atti  T. 

S.  Eufredo  Martire  d'Alba     T. 

S.  Eulalia  Vergine ,  e  Martire 
d'Aiti  .  T. 

S.  Eufebio  ,    Vefcovo  di  Ver: 
celli ,  e  Martire,      .        T. 

S.  Eufebio   ,    Arcivefcovo    di 
Milano  .  T. 

S.  Eufebio  II. ,  Vefcovo  di  Ver- 

celli         ...         T.  a.  p.   386 

B.  Eufeo  di  Serravaile/ Romito 

diSerravalle    .     .    .     X.  5.  p.  2.35 


5. 

P- 

a44. 

5. 

P- 

51 

6. 

P- 

IIQ 

4- 

P- 

0,50 

2. 

P- 

H 

X. 

P- 

74 

z. 

Pi 

349 

z 

P- 

s>* 

1. 

P- 

1 30 

1. 

P- 

340 

S.  Fa- 


S.  Favorirlo ,  Romito  Vercel- 

lefe        .        .       .        T.  4.  p.  407 

S.  Felmafio,  VefcovodiS.  Gio. 

di  Moriana        .         .     T.  2.  p.  19 1 

S.Filofofo,Vefcovodi  VercelliT.  3.  p.     33 

S.  Flaviano ,  Vefcovo  di  Ver- 
celli        .        .        .      T.  3.  p.     15 

S.  Fortunato  Vefcovo,  fepolto 

nel  Territorio  Senonefe   T.  a.  p.   391 

S.Fortunato,  Vefcovo  di  Fano  T.  a.  p.  395- 

B.  Francefchino  da  Cafale ,  Ca- 
nonico Regolare         .    T.  6.  p.  aoi 

S.  Francefco  di  Sales,  Vefcovo 

di  Geneva     .      .      *      T.  7.  p.  163 

S.  Frodoino  ,  Abate  della  No- 

valefa         .        .      .       T.  3.  p.   163 

S.  Frontiniano,  Diacono ,  mar- 
tirizzato in  Alba    .    .     T.  a.  p.  3  x  1 


G 


S.  Gallo,  Vefcovo  d' Aofta    T.  3  p.  a34 

S.  Gaudenzio ,  Vefcovo  di  No- 
vara       .      .      .      .      T.  1.  p.  ai 5 

S.  Gerardo  d' Ulzio  ,  Vefcovo 

di  Cicerone     .    •    •     X.  4.  p.  330 

S.  Già, 


p. 

74 

p- 

171 

p- 

*59 

p- 

«5 

S.  Giacomo  ,  Arcivefcovo  di 

Tarantafia     .     .     .     •     T.  1.  p.  293 

SS.  Gii  io  ,  Giorio ,  e  Giorgio, 
Tebei      .         .       .         T.   1. 

S.  Giocondo,  Vefcovo  d'Aorta  T.   3. 

B.  Giorgio ,  Abate  del  Viilare  di 

Cottanzo        .         .         T.  6. 

S.  Giovenale,  Tebeo       .         T.   1. 

B.  Giovanna    Frane efea    Fre 

miot  di  Chantal      .         T.  7.  p.  240 

B.  Giovanna  ,  Vergine  Certo- 

1  fina       .  T.  5.  p.     57 

.  S.  Giovanni  Vincenzo,  Arcivef- 
covo  di  Ravenna ,  Protet- 
tore del  Luogo  di  S.  Am- 
brogio      .       .       .         T.   3.  p.  203 

B.  Giovanni  di  Calmeto  ,  Cer- 

tofino         .       .       .       T.  4.  p.   ni 

B.  Giovanni,  detto  lo  Spagnuo- 
lo.primo  Priore  delte  Cer- 
tofa  delKipofatorio         T.  4.  p.   158 

B.  Giovanni ,  Monaco  Certo- 
fino         .        ..         .         T.   5.  p.  62 

S.  Giovanni  di  Matta  ,  Patriar- 
ca dell'Ordine  della  Santif- 
fìma  Trinità  per  la  reden- 
zione degli  Schiavi     .     T.   5.  p.    108 

B.  Giovanni  da  Vercelli ,   Ge- 
nerale dell'  Ordine  de'  Do- 
menicani    .        .      .    T.  5.  p.  21  j 
e  2  B.  Gìo. 


B.  Giovanni  Orfini, ,  Vefcovo 

di  Torino         .        .         T.  5.  '  p. 

B.  Giovanni  di  Dermonda,Cer- 

toiìno        .     .      .     .     T.  6.  p. 

B.  Giovanni  Gromis        .       T.  6.  p. 

B.  Giovanni  Demostene  Ranzi , 

Minore  Oflervaute  T.  6.  p. 

S.  Giuliana  ,  Matrona  d'Ivrea  T.  1.  p. 

S.  Giuthano  ,    o  Giustiniano  , 

Vefcovo  di  Vercelli       T.  a.  p. 

S.  Giuito  ,  Monaco  della  No- 

valefa,  e  Martire       .      T.   3.  p. 

S.  Godone ,  Abate  della  Nova- 

lefa         .         .       .         T.  3.  p. 

S.  Gottofredo  ,  Abate  della  No- 

valefa  .  .         T.  4.  p. 

S.  Gozzelino ,  Abate  di  S.  So- 
lutore .  .         T.  4.  p. 

S.  Grato ,  Vefcovo  d'  Aorta   T.  3.  p. 

S.  Guarino ,  Abate  dell'Alpi  T.  4.  p. 

Sr  Guglielmo,  Abate,  Fondato- 
tele de'  Romiti  di  Monte 
Vergine         .  .         T.   1.  p. 

S.  Guglielmo  ,  Abate  di  S.  Be- 

nigno di  Digione     .     .     T.  3.  p. 

S.Guglielmo  II.  Abate  di  S.  Be- 
nigno di  Fruttuaria         T.   3.  p. 

S.  Guglielmo  de'  Fenolj ,   Cer- 

tofino  diCafoto    .    .    T.  4.  p. 


S.  Gu- 


B.  Guglielmo  Zucchi  ,    Prete 

Aleffandrino  .  T.  5.  p.  376 

B.  Guglielmo  Arnaldi ,  Priore 

della  Gran  Certofa     .    T.  6.  p.       t 


S.  Innocenzo,  Tebeo     .     .    T.  1.  p.  111 


S.Landolfo,  Vefcovo d' Adi T.  3.  p.  3*7 

S.  Lanfranco  ,  Vefcovo  di  Ver- 
celli        .         .        .       T.  1.  p.  374 

S.Lanfranco,  Vefcovo  di  Pavia  T.  4.  p.   193 

B.  Libiana,  BadefTa  di  Bufano  T.  4.  p.       9 

SS.  Liberata ,  e  Fauftina  ,  Ver- 
gini        .         .        .        T.  3.  p.     42 

SS.  Licinia  ,  Leonzia  ,  Flavia  , 
ed  Ampellia,Vergini  Ver- 
cellefì         .  .  T.  1.  p.   351 

S.  Limenio ,  Vefcovo  di  Ver- 
celli        .         .         .      T.  2.  p.  323 

B.  Lodovica  di  Savoja,  Monaca 

di  S.  Chiara       .     .     .      T.  6.  p.  34* 

B.  Luigi  Alemandi ,  Arcivefco- 
vo  d'  Aries ,  e  Cardinale  di 
S.Chiefa        .        .        T,  6.  p.     aa, 
e  3  B.  M*d« 


6. 

P- 

37» 

i. 

P- 

76 

i. 

P- 

150 

i. 

P- 

7<S 

7- 

P- 

59 

2. 

P' 

331 

M 


B.  Maddalena  Bichieri  da  Trino 
del  Terzo  Ordine  di  S.Do- 
menico .         .         T. 

S.  Magno ,  Tebeo     .     .     .     T. 

S.  Majorino,  Vefcovo  d'Acqui  T. 

S.  Marchefe ,  Tebeo         .       T. 

B.  Marco  da  Nizza  de'  Minori 
Offervanti         .        .       T. 

S.Marino,  Martire  di  MorianaT. 

B.  Margherita  di  Duino  ,  Ver- 
gine Certofma         .         T.   j.  p.     6# 

B.  Margherita  di  Savoja ,  detta 

la  Grande         .        .         T.  $.  p.  257 

SS.  Martiniano  ,  Maurizio  fem- 
plice  foldato  ,  e  Mena  , 
Tebei         .  .        T.  1.  p.     78 

B.  Martino  Fontana  da  Vercelli 
dell'  Ordine  Eremitano  di 
S.  Agoftino         .  T.  6.  p.  400 

Martirio  del  Clero  Vercellefe 

per  opera  degli  Unni      T.   3. 

S.Malfimo,Vefcovo  di  Torino  T.  1. 

S.  Malli  mo,  Vefcovo  di  Ver- 
celli        .         .        .       T.  1. 

S.  Matfìmo, Vefcovo  di  Pavfa   T.  $. 

S.  Matfio, Vefcovo  di  Lofanna  T.  3. 

S.  Mau- 


p- 

189 

p. 

1 

p- 

371 

p- 

37 

p- 

12 

S.  Maurizio ,  Capo  della  Legio- 
ne Tebea         .         .         T.  i.  p.       2 

B.  Michele  da  Vercelli ,  Certo- 
fino  .         .         T.  7.  p.     70 

S.Mombo, o Momboto,Tebeo T.  1.  p.  XI^ 


N 


B.  Nantelmo  Certofmo,  Vefco- 

vo  diGeneva  .         T.  4.  p.   m 

B.  Nantelmo ,  Vefcovo  di  Bel- 

„  .  ley     *     *     •     T-.5.  p-  179 

S.  Nitardo  ,   Monaco  di  S.  Be- 
nigno diDigione      .     T.  4.  p.     18 

o 

B.  Occlerio  .  .  T.  4.  p.  i9S 

B.  Oddino  Barotto  "      .         T.  5.  p.  386 
B.  Oddone ,  Monaco  Benedet- 

tino         •        •      •         T.  4.  p.     iP 
S.  Onorato  ,  Vefcovo   di  Ver- 

„      celli           •           •          T.  2.  p.  5. a 
B.Orico  dell'Ordine  degli  Umi- 
liati, Vercellefe     .     .     T.  4.  p.  3«8 
S.  Orfo  ,  Canonico  Regolare  T.  3.  p.  22.6 
S^fpizio,Confcffore     .     .     T.  a.  p.  194 

e  4  B.  Pana- 


T. 

S- 

P. 

369 

T. 

6. 

P- 

130 

T. 

2. 

P- 

246 

B.  Panacea ,  Vergine    . 

B.  Paola  di  Bene 

S.  Pietro  Diacono     . 

S.  Pietro  Conzavio,  Confeflore, 

Cittadino  d'  Adi       .       T.   3.  p.  i6a 

S.Pietro  II.,   Vefcovo  di  Ver- 
celli        .         .       .         T.  3.  p.  335 

S.  Pietro ,  Arcivefcovo  di  Ta 

rantafia        .  ,  T.  4.  p.  169 

S.  Pio  Qu^ito         .         .         T.  7.  p.       1 

S.  Ponzio,  Vefcovo  di  Cimella, 

e  Martire       .         .         T.  a.  p.  165 

S.  Ponzio  di  Balmeto ,  Certo- 
fino        .         .  T.  4.  p.   104 

B.Ponzio,  Abate  di  Six         T.  4.  p.   314 

B.Ponzio  di  Toira , Certofino, 

e  Vefcovo  di  Mafcone      TV  5.  p.   ioj 

S.  Prifcilla  Romana  ,    fepolta 

nella  Badfa  della  No valefaT.   2.  p.     87 

S.  Prot  afìo ,    Vefcovo    di  Lo- 

fanna  .  .  T.  3.  p.     2.1 


S.Qu? 


I 


S.  Quilico,  Tebeo        .         T.  i.  p.  ut 

BB.  Raimondo  Ruffo  ,  Fran- 
cesco ,  e  Lorenzo  d'  Alef- 
fandria  ,  Martiri  dell'  Or- 
dine de'  Minori       .       T.   5.  p.   311 

B.Rainaldo,  Vefcovo  di  BelleyT.  4.  p.  |ia 


B.  Scohftica  da  Trino ,  Carme- 
litana      .        .        .         T.  6.  p.  100 

S.Secondo, Luogotenente  Gene- 
rale della  Legione  Tebea  T.   x.  p.     41 

S.Secondo  ,  Martire,  Patrizio 

Artigiano         .        .         T.  a.  p.  254 

S.  Sereno,  Vefcovo  di  Mariìglia, 

fepolto  in  Biandrata         T.   $.  p.     27 

S.  Severino ,  Abate  di  S.  Mauri- 
zio        .         .         .         T.  3.  p.       i 

S.  Siagrio ,  Vefcovo  di  Nizza  T.  3.  p.     86 

S.  Sina* 


S.  Simplicio ,  Vefcovo  di  Ver- 
celli        •  ■■■.•       •        T.  a.  p.  368 

SS.  Solutore ,   Avventore  ,   ed 

Ottavio,  TebeL      .         T.  1.  p.     86 

S.Stefano  Burgenfe,  Priore  della 

Certofa  diMajorevo       T.  4.  p.   io'i 

S.  Stefano,  Certofino",  Vefcovo 

di  Dia         .         .  T.  5.  p.     93 


B.Tadeo, Vefcovo  d' Irlanda    T.  6.  p.  127 
B.  Teobaldo  ,  Confeflbre        T.  4.  p.  339 
S.  Teonefto,  Tebeo        .        T.  1.  p.  iii 
SS.  Tiberio  ,  e   Tegolo,  Te- 
bei         ...        T.  1.  p.     81 
S.  Tigria ,  o  Tegla„  Vergine     T.  2.  p.  276 
S.  Tomafo  ,  Abate  di  Farfa     T.  3.  p.     77 
B.  Tomafo  d'  Aleffandria  dell' 
Ordine  de'  Servi  di  Ma- 
ria       .        .        .         T.  5.  p,  292 
SS.  Trifone ,  e  Refpicio,  Mar- 
tiri       .        .        .        T.  a.  p.  143 
S.  Turibio ,  Cittadino  Torinefe, 

Vefcovo  d'  Aftorga        T.  2.  p.  209 


S.  Va- 


V 


S.  Valeriane» ,    Vefcovo  di  Ci- 

mella         .       .       .         T.  i.  p.  atfi 

S.  Valerio,  Vefcovo  di  Nizza  T.  a.  p.  a68 

S.  Vedafto  ,  Vefcovo  di  Ver- 
celli        .         .  T.   3.  p.     a$ 

S.  Veremondo,  Vefcovo  d'I  vreaT.   3.  p.   341 

S.  Ugo, Abate  della  Novalefa  T.   3.  p.   144. 

B.  Ugo  Canefri  d'  Alexandria  T.   5.  p.     18 

S.Ugolina,  Vergine  VercellefeT.  4.  p.   361 

B.  Ugone ,  Cardinale     .     .     T.  5.  p.   195 

B.  Ugone  IL ,  Vefcovo  di  Gre- 
noble ,  e  Arcivefcovo  di 
Vienna  ,  e  poi  Certofino 
nel  Moniftero  delle  Porte  T.  4.  p.   n  j 

S.  Vidone,  Vefcovo  d'Acqui  T.   1.  p.  254 

S.  Vidone  di  Lomeilo ,  Vefco- 
vo di  Savona  .  T.  4.  p.   191 

B.  Vidone  di  Valperga,Vefcovo 

d'Alti         .       .       .         T.  5.  p.  195 

S.  Vilcario  ,  Arcivefcovo  di 
Vienna  ,  e  poi  Monaco 
Agaunenfe  .       .       T.  3.  p.     73 

SS.  Vincenzo   ,  ed  Oronzio  , 

Martiri         .  .  T.  1.  p.    100 

S.  Vittore  ,  primo  Vefcovo  di 

Torino         •         .        T.  1.  p.  344. 

SS.  Vie- 


SS. Vittore, e Valerio^Tebei  T.  i.  p.  114. 

S.  Vittore,  e  Compagni  mar- 
tiri di  Pollenzia      .         T.  a.  p.   32.8 

B.Umberto  di  Bugey  ,  Arci- 

vefeovo   di  Lione      .     T.  4.  p.   137 

B.  Umberto  III.  di  Savoja  T.  4.  p.  0.5 5 

■  > 


TAVO- 


T   A  V  O  L  A 

DE'    SANTI, 

1  cui  Atti  defcrivonfì   in  quefto  Primo 
Tomo  . 


SAbondìo  ,  Tebeo         .         .         Fag.     5$ 
À  S.S.  Alban*,  e  Antonino  Tebei      .      .      55 
SS.  Alverto ,  e  Sebajìiano,  Tebei  .  1 1  + 

S.  Ando ,  Tebeo         .  .  .  .  71 

S-  Barolo,  Tebeo  .  .  .  •  7$ 

SS.  Benigno,  Beffo,    e  Befu^io,  Tebei-  57 

S.  Bernard»  di  Mentone  .  .  17  9 

S.  Candido ,  Tebeo       .         .  •      .  116 

SS.   Cefario  ,  e  Qhiafredo ,  Tebei  .  éo 

S.  Cojìantino ,  Tebeo  .  .  .  £8 

S.   Cojlanxp  ,  Tebeo  .  .  .     .  63 

SS.  Defidcrio ,  Demetrio,  e  Difendente,  Tebei  69 
S.  Domixjano,Komito         .  .  •         275 

S.  Eufebio,  Ve f covo  di  Vercelli ,  e  Martire  13© 
S.  Gaudenzio,  Vefcovo  di  Novara  .  .  215 
S.  Giacomo,  Ar cive f covo  di  Tarant afta  .  293 
SS.  Gilto,  Giorio,  e  Giorgio,  Tebei  .  .  74 
S.  Giovenale,  Tebee 

S.  Giuliana,  Matrona  d* Ivrea    .     .     .  269 

S.  Guglie  Imoy  Abate  y  Fondatore  de' Romiti  di 

Monte  Vergine         .  .  .  3°4 

S.  Innocenzo,  Tebeo         «         *  •  l  1  * 

S.  M.u 


S.  Magno,  Tebeo         .         •         ;        ;  76 

S.  Ma jorino  ,  Ve/covo  d'  Acqui     ..      .  250 

S.   Mar  chef  e,   Teùeo          .             .           .  76 
SS.  Man  intatto ,  Maurino,  femplice  foldato, 

e  Mena ,  Tebei          .            .            .  78 
S.   Maurino  ,  Capo  della  Legione  Tebea     .      1 
S.  Mombo ,  0  MombotOy  Tebeo     .      .      .  116 
S-   Quitico ,   Tefoo        .          .          .  118 
S.  Secondo    Luogotenente  Generale  della  Le- 
gione Tebea          ....  45 
SS.   Solutore  ,  Avventore,  ed  Ottavi»,  Tebei  S6 
S.   Teonejlo  ,  Tebeo          .            .          .  12 1 
SS.  Tiberio    e  Tegolo,  Telpei          .          .  81 
S.   Vidone,  Ve j  covo  d'Acqui          .          •  254 
S.  Vittore,  pnmo  Ve/covo  di  Torino     .     .  344 
SS»  Vittore  ,   e  Valerio,  Tebei     .     .      .  1x4 


Omnes 


Omnes  iffi  in  generationibus 
gentis  fuae  gloriam  adepti  flint  , 
pt  in  diebus  fuis  babentur  in  lau- 
pbus  .  Ecclefiaft.  e.  44. 


1 


1 

DI  S.  MAURIZIO 

CAPO  DELLA  LEGIONE  TEBE  A, 

E  DE'  SANTI  SUOI  COMPAGNI 
Martirizzati  in  Agauno  . 

OCHE  cofe  abbiamo  della 
vita  ,  o  fia  del  martirio  di 
S.Maurizio,  Capo  dellr.  Le- 
gione Tebea  ,.  e  de*  Sa    i 
fuoi  compagni  martiriz. 
in  Agauno ,  fuori  che  quelle  fcritte 
S.Eucherio  Vefcovo  di  Lione,  che  vù 
full'  incominciar    del    fecolo    quinto  . 
Quefte  ftefTe  furono  pubblicate  da  Surio, 
e  da  Mombrizio  ,  ma   sì  (corrette ,  e 
di  circoftanze  poco  verifìmili ,  anzi  di 
talli    racconti   sì   ripiene  ,   che  l  il  P. 
Ruinart  fu  corretto   di  cercar  altrove 
i  veri  atti  de' Santi  Martiri .   Oltre  agli 
Tom.  I.  A  atti 

i  Ruinart  Afta  Martyrum  edit.  Veron.  pag.  237. 


7.  Di  S.  Maurizio. 
atti  ci  diede  quefto  dottiffimo  uòmo 
una  prefazione  cavata  da  un  Meflale 
Gotico  Gallicano  antico  di  novecento, 
e  più  anni ,  che  ha  per  titolo  Immo* 
Iasione  della  Meffa ,  regiftrata  dal  P. 
Mabillone  nel  libro  terzo  della  Litur- 
gia delle  Gallie ,  '  nella  quale  leggonfì 
le  feguenti  parole  appartenenti  al  mar- 
tirio de' noftri  Santi:  Eterno  Dìo,  voi 
fofte ,  o  Signore  ,  che  con  un  dolce  ,  e 
Subitaneo  movimento  della  vojlra  grazia 
fermajle  tutta  una  Legione  di  Tebei  neW 
atto  ,  che  le  veniva  comandato  di  fare 
uri  orrìbile  carnifìcina  del  vojlro  popolo  ; 
in  guifa  che  quefii  uomini  generojì  ama- 
rono meglio  lafciarfl  tagliare  a  pezzi  , 
che  lordar fi  le  mani  nelP  innocente  fan- 
gue  de*  Crijliani ,  e  abbaffando  le  loro 
tefle  fono  la  fpada  de  carnefici ,  carica- 
ronfi  eglino  me  de  fi  mi  del  pefo  della  per- 
fecuzione ,  che  per  le  mani  loro  volevafì 
mettere  fulle  fpalle  de  loro  fratelli .  Così 
il  Tiranno  avendo  ordinata  la  decima- 
zione della  Legione ,  chi  fi  trovò  il  de- 
cimo in  numero ,  fu  il  primo  a  rieevere 

la 
l  Pag.  a8i. 


Di  S.  Maurizio.        3 

la  corona  .  Allora  mille  voci  udironfi 
nel  campo  ;  non  fi  pensò  più  al  combat- 
tere ;  fi  tra/curò  la  gloria  di  vincere  ; 
quefìa  non  fece  pia  imprejfione  ne&li  ani- 
mi .  Z'  unica  emulazione  ,  che  fi  vide 
tra  i  Capi ,  ed  i  foldati  ,  fu  a  chi  da' 
rebbe  il  primo  la  vita  fua  per  Gesù  Cri- 
(lo  .  Intanto  queflo  popolo  eletto  è  inu- 
manamente  uccifo  ;  il  fangue  cola  in 
ogni  parte  ;  ma  conferva/i  pura  la  fede 
infra  le  flragi  ,  e  V  orrore  .  In  quejla 
maniera  voi  ,  Signore  ,  proteggete  chi 
combatte  per  la  voftra  gloria  :  amabile , 
e  pojfente  protezione  ,  che  dona  la  pa- 
^ien^a  ne  tormenti ,  e  la  fermerà  nella 
confej/ione  del  voflro  fanto  nome  ! 

A  quefta  prefazione  di  Ruinart  fia- 
mi  lecito  per  onore  della  venerabile 
antichità  aggiungere  quella  ,  che  Ja- 
copo Pamelio  rapporta  nel  Tuo  libro 
della  Liturgia  : 

per  Cri  fio  Signor  noflro  ;  per- 
chè noi  conofciamo  ,  quanto  fa  chiara 
apprejfo  di  voi  la  vita  de1  Santi  ,  la 
morte  predio  fa  de  quali  ci  rallegra  ,  e 
protegge  :  il  perchè  folenni^ando  il  Na- 
A    2  tale 


4       Di  S.  Maurizio. 

tale  glorìofo  de  voflri  Martiri  Maurl^ioj 
Efuperio  ,  Candido  ,  Vittore  ,  Innocenzo  y 
Vitale ,  e  loro  compagni  ,  vi  tributiamo 
lodi  eterne ,  con  fupplichevole  confezione 
dicendo  ,  Santo ,  Santo ,  Santo  te. 

Quelli  documenti  ben  manifeftano, 
quanto  antico  fia  nella  Chiefa  il  culto 
de'  noftri  Santi  Martiri ,  la  cui  Legio- 
ne chiamò  S.  Gregorio  Turonenfe  Le- 
gione Beata  -,  Venanzio  Fortunato  com- 
pofe  in  loro  laude  un  Inno  ;  e  '1  Car- 
dinale Tomarl  regiftrò  ancora  la  Mef- 
fa ,  che  fi  cantava  a  lor  onore  nella 
Chiefa  Gallicana ,  In  Oriente  il  noft.ro 
S.  Maurizio  è  poco  conofeiuto  ,  ma 
in  Occidente  non  havvi  Provincia  , 
che  non  ne  fia  fingolarmente  divota  . 
Ma  veniamo  agli  atti  del  martirio  di 
quefia  Beata  Legione  ,  contenuti  in 
in  una  lettera  di  S.  Eucherio  a  Sal- 
vio  ,  o  come  altri  dicono ,  Silvio  Ve- 
feovo  (  come  fi  ricava  dalla  fiefla 
lettera)  della  diocefi,  di  cui  era  Aga- 
uno ,  cioè  di  Martignì . 


Ai 


» 

v. 


Di  S.  Maurizio.        5 
„  Al  mio  Beariiiimo  Signore,  e 
„  Padre  in  Gesù  Criflo  Salvio 
„  Ve  (covo 

„  Eucherio  prega  fallite. 


M 


Ando  a  Voftra  Beatitudine  una 
relazione  fedele  della  morte 
de1  noftri  illuda  Martiri .  Ho  fcritto 
le  circoitanze  di  un  combattimento 
sì  gloriofo  a  Gesù  Crifto  per  tema, 
che  '1  tempo  non  ne  cancellale  in- 
fenfibilmente  la  memoria.  Per  altro 
„  io  le  ho  ricevute  da  autori  degni 
di  fede  ,  che  mi  hanno  aflicurato 
d*  averle  fapute  dal  Santo  Vefcovo 
di  Geneva  Ifaaco  ,  a  cui  il  Beato 
Teodoro  Vefcovo  di  Ottoduro  x  le 
„  avea  raccontate .  Noi  vediamo  i  fe- 
„  deli  venire  in  folla  dalle  Provincie 
„  più  lontane  alla  tomba  di  quelli 
„  Santi  ,  portando  oro  ,  argento  ,  e 
„  altre  cole  preziofe  ;  onde  vi  man- 
„  diamo  quella  ftoria  ,  acciocché  la 
A   3  met- 

Z  Otfodurenfs  leggono  i  più  antichi  MSS. ,  e  così  fi 
dee  leggere  ,  e  non  Sedunenjìs ,  come  ne'  pofte- 
riori  ,  e  mcn  corretti . 


6  Di  S.  Maurizio. 
mettiate  a'  loro  piedi  .  Sotto  i  vo- 
ftri  aufpicj  noi  prendiamo  la  libertà 
di  prefentarla  loro  ,  {congiurandoli 
d'accordarci  la  loro  protezione  . 
Quanto  a  voi ,  noftro  onorati/Timo 
Padre ,  e  Fratello  cariffimo  in  Gesù 
Crifto  ,  vogliamo  fperare ,  che  non 
ci  perderete  di  memoria  .  Sopra 
tutto  vi  preghiamo  a  ricordarvi  di 
noi  in  quel  giorno  (bienne  ,  che 
ogni  anno  celebrate  ad  onore  di 
cotefti  illuftri  Soldati  ,  e  ancora 
tutte  le  volte ,  che  farete  orazione 
dinanzi  alle  loro  reliquie . 

„  Martirio  de'  Santi  d' Agauno . 

NOI  vogliamo  lafciare  alla  po- 
fterità  T  iftoria  del  martirio  di 
quefti  generofì  Soldati  ,  che  nelle 
campagne  d'  Agauno  donarono  la 
loro  vita  per  amore  di  Gesù  Crifto. 
„  C'invita  la  grandezza  del  (oggetto, 
„  e  ci  (limola  il  defiderio  di  contri- 
„  buire  alla  gloria  di  tanti  Santi ,  per 
„  la  quale  noi  faticheremo  con  (ìcu- 
„  rezza  d'incontrare  il  vero  ,  perchè 

la 


9? 
?J 
55 
55 
55 
55 
55 
55 
55 
55 
55 
55 
55 
59 


Di  S.  Maurizio.  7 
„  la  narrazione  è  cavata  da  memorie 
„  molto  antiche  .  La  tradizione  non 
„  può  ancora  eflere  indebolita  dalla 
„  lunghezza  del  tempo ,  perchè  riamo 
„  poco  lontani  da  quelli ,  che  ne  fu- 
„  rono  teftimonj  .  In  fine  noi  con 
„  gran  piacere  pubblichiamo  la  felici- 
„  tà  d*  Agauno  ,  e  penfiamo  di  fare 
„  cofa  accetta  al  popolo  fedele  ,  che 
„  F  abita  .  Se  le  città  ,  che  hanno 
„  F  onore  d' eflere  le  deportane  delle 
„  fagre  fpoglie  di  un  Martire,  fono  ri- 
„  guardate  con  una  fpezie  di  venera- 
,,  zione  religiofa  ,  quale  rifpetto  non 
„  dee  averi!  per  un  luogo  conlagra- 
„  to  dai  fangue  di  più  di  feimila  Mar- 
„  tiri  ? 

„  Allorché  gemeva  il  Mondo  fotto 
„  la  tirannia  di  Diocleziano ,  e  Maffi- 
„  miano ,  il  Cielo  fi  popolava  di  Mar- 
„  tiri .  Tutte  le  provincie  delF  Impe- 
„  rio  ne  mandavano  in  gran  numero, 
„  e  non  pattava  giorno  ,  che  molti 
„  non  cadeffero  fotto  il  filo  della  fpa- 
„  da .  Maflìmiano  fegnalofll  in  queila 
„  occafione,  e  fé  fopravanzava  il  fuo 
A  5  Col- 


S        Di  S.  Maurizio. 

Collega  in  avarizia ,  in  crudeltà ,  e 
impudicizie  ,  oltrepafTavalo  molto 
più  nelP  attaccamento  ,  che  avea  al 
culto  degP  Idoli  ,  egualmente  che 
nelP  odio ,  che  portava  al  vero  Dio. 
Armò  pertanto ,  dirò  così ,  tutta  la 
fua  empietà  per  rovinare ,  e  diftrug- 
gere  il  nome  Criftiano  .  Se  alcu- 
no pigliava»*  ardire  di  profetare 
apertamente  la  fede  'di  Crifto,  egli 
vedeva  fubito  la  fua  cafa  circondata 
da'  birri ,  che  rapivanlo  dalle  brac- 
cia della  famiglia,  e  conducevanlo 
al  fupplizio  .  In  fine  il  Tiranno  fi 
era  porto  talmente  in  cuore  di  abo- 
lire la  religione  di  Gesù  Crifto  ,  che 
fece  un' ignominiofa  tregua  co' Bar- 
bari per  applicarti  tutto  alla  perfe- 
cuzione  de'  Fedeli . 
„  NelP  armata  di  Cefare  militava 
allora  una  Legione  ,  chiamata  Te- 
bea ,  comporta  ■  di  feimila ,  e  fei- 
cento  foldati  effettivi ,  che  Maifimia- 

no 

i  L'  antico  Martirologio  d'  Occidente  attribuito  a 
S.  Gerolamo  ne  numera  5585.  Un  antichiflìmo 
d'  Anveiia  66^6.  ,  e  gli  Atti  regiftrati  da 
Suiio  6666. 


Di  S.  Maurizio.  9 
no  avea  fatto  venire  dall'  Oriente  , 
ov'  ella  era  in  quartiere  .  Col  rinfor- 
zo di  quefta  avrebbe  ben  egli  po- 
tuto fcompigliare  fubito  il  nemico, 
fé  l' ingiufta  paffione  ,  che  lo  ani- 
mava contro  de'  Criftiani  ,  non  gli 
aveffe  fatto  anteporre  il  piacere  di 
fpargere  il  fangue  loro  alla  gloria 
di  trionfare  de'  nemici  dell'  Imperio. 
Quefta  Legione  di  Tebei  era  com- 
porta di  bravi  foldati ,  il  Cui  valore 
era  ftato  più  volte  fperimentato  j 
„  intrepidi  ne' pericoli ,  e  per  la  mag- 
9,  gior  parte  invecchiati  nella  profe£ 
„  rione  dell'armi,  ma  da  altro  canto 
„  fedeli  a  Gesù  Crifto ,  fermi  nella  lo- 
9,  ro  fede ,  e  che  fapevano  rendere  a 
„  Dio  ciò  che  a  Dio  fi  debbe ,  fenza 
9,  mancare  di  dar  a  Cefare  ciò ,  che 
„  a  Cefare  ii  appartiene  .  Ora  l' Im- 
„  peratore  avendoli  con  altre  truppe 
mandati  contro  de' Criftiani ,  cui  egli 
faceva  in  ogni  parte  cercare,  e  mo- 
rire ,  effi  dichiararono  fchiettamen- 
„  te  di  non  poter  ubbidire  a  comandi 
9y  così  ingiuri  7  e  d'efTere  nel  campo 

per 


io      Di  S.  M  aur  i  zi  o. 

per  ajutarlo  a  riportar  vittorie,  ma 
non  per  eflere  miniflri  della  fua  cru- 
deltà .  Marfimiano ,  che  ritiratoli  a 
Martignì  per  ripolare  alquanto  dal 
lungo  viaggio  non  era  lontano  dal 
campo  ,  neh"  udire  tal  nuova,  incam- 
minoilì  colà  pieno  di  rabbia ,  e  non 
refpirando,  che  fangue,  e  vendetta. 
„  Prima  però  di  pattar  oltre  ,  ra- 
gion vuole ,  eh'  io  deferiva  il  luogo, 
ove  flava  accampata  la  Legione  . 
Agauno  è  dittante  da  Geneva  fettun- 
ta miglia,  e  dai  Lago  Lemano  quat- 
tordici .  Quello  luogo  è  fituato  in 
una  valle  formata  dall'  Alpi ,  le  cui 
cime  fervongli  di  corona .  Il  Roda- 
no ,  che  la  traverfa ,  non  lafcia  nelle 
fue  ripe  ,  che  un  cammino  ttretto  , 
e  difficile  per  le  rocche  ,  che  dall' 
una  ,  e  l'altra  parte  del  letto  fi  avan- 
zano fino  alla  fponda  .  Ma  dopo  un 
lungo  fpazio  il  pie  della  montagna 
fi  va  allargando  alla  deftra  ,  e  alla 
finittra  ,  e  forma  un  cerchio  ,  che 
racchiude  una  campagna  affai  dittefa, 
nel  cui  mezzo  ila  il  Borgo  d' Agau- 
no. 


Di  S.  Maurizio,  h 
»  no .  Ivi  erari  ritirata  la  Legione  Te- 
y,  bea,  dopo  aver  fatto  la  Tua  dichia- 
„  razione  di  non  poter  ubbidire  a'  bar- 
0  bari  comandamenti  dell'Imperatore. 
0  Ora  il  furore  ,  che  quefta  dichiara- 
„  zione  eccitò  nell'animo  del  Principe, 
0  fu  sì  violento,  ch'egli  comandò  im- 
0  mantinente  ,  che  fi  decimafle  la  Le- 
„  gione  j  fperando  con  quefto  coman- 
„  do ,  che  coloro  ,  a'  quali  non  fareb- 
„  be  toccata  la  forte  ,  ed  il  gaftigo  , 
„  fpaventati  dal  pericolo ,  che  aveano 
»  sfuggito ,  e  dalia  veduta  de'Compa- 
„  gni  fotto  gli  occhi  loro  decapitati  , 
H  fi  rifolverebbero  d'  ubbidire  .  Ma  in- 
0  gannoffi  il  Tiranno,  concioflìachè  né 
„  il  lagrimevole  fpettacolo  ,  né  il  ti- 
»  more  di  un  confìmile  dettino  punto 
„  li  motte ,  non  che  fpaventogli .  Anzi 
„  tutti  alzarono  le  grida  ,  dicendo  , 
»  che  non  fi  lorderebbero  giammai  le 
»  mani  nel  fangue  innocente  de'  lor 
„  fratelli  .  Defecarono  il  culto  degl* 
„  Idoli,  e  dittero  d'eflere  adoratori  del 
»  vero  Dio ,  pronti  a  patire  gli  ultimi 
,  fupplizj ,  e  la  morte  piuttotfo  ,  che 

far 


ii  Di  S.  Maurizio. 
M  far  cofa  ,  la  quale  forfè  contr'  alla 
n  Religione,  che  profetavano.  A  tale 
„  racconto  ordinò  Maffimiano ,  che  fi 
„  decitnafìe  per  la  feconda  volta  la  Le- 
„  gione,  e  che  fi  coftringeffero  nulla- 
M  dimeno  i  fuperftiti  ad  efeguire  i  fuoi 
„  comandi  .  La  Legione  fu  dunque 
^  nuovamente  decimata  ;  ma  gli  altri 
„  fenza  perderti  d'animo  perfeveraro- 
y>  no  fempre  nel  rifiuto  di  adorare  gi* 
a  Idoli,  confortandoti  vicendevolmente 
£  a  ftare  fermi  ,  e  coftanti  nella  loro 

fanta  rifoluzione  . 

»  Quegli ,  che  loro  infpirava  quefla 
»  mirabile  cofìanza ,  era  S.  Maurizio, 
»  loro  Capo,  e  Condottiere^  cui  uni- 
„  ronfi  Efuperio  x  Marefciallo  di  Cam- 
M  pò,  e  Candido  Senatore  della  Legione. 
„  Non  cefìavano  quefìi  tre  Capi  di 
w  rapprefentar  loro  la  fantità  del  giu- 

ra- 

X  Eucherio  chiama  Efuperio  Campidoftor  ,  la  qual 
voce  è  interpretata  da  du  Cange  ,  qui  fcientiam 
armorum  ,  6*  omnes  armatura:  numeros  mil'uibus 
tradit .  Guglielmo  BaldeiTani  la  ipiega  Alfiere 
Generale,  e  Tillemonte  Alfiere,  o  Maggiore.  Sem- 
bra ,  che  il  noftro  Scrittore  abbia  letto  Campi- 
dutfor  ,  come  fi  legge  in  alcuni  efemplari,  i» 
vece  di  Campidofior . 


» 


Di  S.  Maurizio.      13 

»  ramento  fatto  a  Gesù.  Crifto  ,  e  la 
„  fedeltà  ,  che  doveano  al  loro  vero 
„  Imperatore  :  eh'  era  cofa  gloriofa  il 
„  morire  per  la  difefa  della  legge  di 
n  Dio  ;  che  T  elempio  de'  loro  Compa- 
„  gni ,  i  quali  vedeano  dittefì  fopra  '1 
„  terreno,  come  tante  vittime  fagrifì- 
n  cate  ali'  onore  di  quello  grand'  Id- 
n  dio ,  doveva  maravigliofarrjente  ani- 
„  marli  ;  che  dall'  alto  del  Cielo  ,  ove 
„  di  frefeo  erano  (aliti ,  tendevano  lor 
„  ie  mani ,  e  loro  inoltravano  le  co- 
i  rone ,  tutte  (ìmili  a  quelle  ,  che  rif- 
„  plendevano  fopra  le  proprie  tefte  . 
„  Quelli  tre  grandi  Uomini  non  fi  tra- 
„  vagliarono  molto  per  accendere  nel 
M  cuore  de' loro  foldati  quel  fuoco  di- 
„  vino  ,  di  cui  già  ardevano .  Tutti 
„  anelavano  al  martirio  ,  e  così  ani- 
„  mati  da  quello  bel  fuoco  fecero  pre- 
»  fentare  a  Maflìmiano  una  fcrittura 
»  conceputa  di  preffo  in  quelli  ter- 
„  mini. 


SI- 


» 


» 


*4     Di  S.  Maurizio. 
»  SIGNORE. 

NOI  fìamo  voftri  foldati,  è  vero, 
ma  fìamo  ancora  fervi  del  ve- 
ro Dio  ,  e  ci  facciamo  gloria  di 
confefTarlo  .  Voi  ci  avete  onorati 
d'accettarci  nella  voftra  milizia;  ma 
fìamo  debitori  a  Dio  del  dono  dell* 
innocenza.  Se  da  voi  riceviamo  il 
foldo ,  come  una  ricompenfa  dovuta 
alle  noftre  fatiche  ,  da  Dio  ricevem- 
mo la  vira  ,  come  un  dono  gratui- 
to ,  che  non  polliamo  giammài  me- 
ritare .  Non  è  dunque  a  noi  permeilo 
di  ubbidire  al  noftro  Imperatore  , 
quando  ce  '1  vieta  il  noftro  Iddio  , 
che  è  altresì  il  vofr.ro  ,  o  Signore  . 
Balla,  che  ci  comandiate  cofe  giu- 
fte  ,  ed  allora  ci  troverete  fottomeffi, 
ubbidienti ,  ed  apparecchiati  ad  in- 
traprendere qual  fi  fìa  cofa  pei  vo- 
ftro  fervizio ,  e  per  la  voftra  gloria. 
Conduceteci  in  villa  dell'  inimico  , 
e  '1  metteremo  in  ifcompiglio  '.  Le 
noftre  mani  non  afpettano  che  'l  vo- 

ftr© 


Di  S.  Maurizio.      15 

M  (Irò  comando  per  ìnfanguinarfi  ;  ma 
n  noi  non  ifpargeremo  mai  quello  de* 
„  noftri  fratelli ,  voiìri  fudditi .  Abbia- 
„  mo  noi  forfè  pigliate  Tarmi  per 
h  efterminare  i  Romani ,  o  per  difen- 
n  derli?  Infin  ad  ora  non  abbiamo  com- 
„  battuto  ,  che  per  la  giuftizia  ,  per 
n  la  confervazione  dell'  Imperio,  e  per 
„  mantenere  la  tranquillità  .  Quefto 
n  fu  fempre  il  prezzo,  ed  il  motivo 
„  di  tanti  pericoli  ,  a'  quali  ci  riamo 
11  efporti ,  e  ci  efponiamo  ogni  giorno. 
11  Che  fé  noi  manchiamo  alla  fedeltà 
H  promefla  a  Dio ,  quale  fìcurezza  po- 
11  trefte  avere  ,  che  noi  conferverem- 
>y  mo  quella ,  che  a  voi  abbiamo  giu- 
»  rata  ?  Un  doppio  giuramento  ci  lega 
n  inverfo  Dio ,  e  inverfo  il  noftro  Im- 
»  peratore  .  Violando  il  primo,  poco 
„  ci  coderebbe  rompere  anche  il  fe- 
M  condo  .  Voi  ci  comandate  di  fcan- 
„  nare  i  Criftiani  :  perchè  non  impie- 
„  gate  per  un  sì  gran  difegno  gli  al- 
11  tri  foldati ,  da'  quali  fotte  sì  ben  fer- 
»  vito  ,  allorché  comandante  loro  di 
„  ftrozzare   i  noftri  compagni  ?    Che 

afpet- 


i6     Di  S.  Maurizio. 

0  afptttate  a  farne  altrettanto  di  noi? 
„  Chi  vi  ritiene  ?  Noi  conferiamo  un 
H  Dio  Creatore  di  tutte  le  cofe  ,  e 
w  Gesù  Criflo  fuo  Figliuolo ,  e  Dio  , 
„  come  fuo  Padre .  Vidimo  poco  fa  i 
H  noftri  compagni  fpirare  fotto  '1  ferro 
m  micidiale  de'  carnefici ,  e  coperti  re- 
H  Itamrao  del  loro  fangue  .  Offervafte 
H  in  noi  una  lagrima  »  né  fendile  un 
w  fofpiro ,  abbiamo  noi  compianta  la 
0  loro  morte  immatura?  Accompagnati 
H  gli  abbiamo  co'  noftri  voti ,  e  defi- 
i  derj ,  anzi  con  mille  contraffegni  di 
»  giubilo.  Noi  portiamo  loro  invidia, 
»  noi  li  giudichiamo  beati  per  edere 
„  flati  degni  di  patire 'per  Crifto.  Del 
a  refto  non  temiate  punto ,  che  la  dif- 
„  perazione  ,  o  '1  timore  della  morte 
„  ci  metta  P  armi  in  mano  per  rifof- 
u  pingere  quella ,  che  ci  verrà  data  . 
m  Ancorché  1'  Imperatore  abbia  giura- 
„  to  di  perderci  ,  non  lafceremo  di 
„  rifpettarlo  .  Noi  non  impediremo  i 
„  colpi ,  che  ci  verranno  avventati,  né 
„  ci  ferviremo  delle  noftre  armi  per 
»  oliare  all'efecuzioné  de' fuoi  coman- 

di, 


Di  S.  Maurizio.  17 
„  di  ,  quantunque  ingiufti  .  Amiamo 
i  dunque  meglio  morire  ,  che  fare  un 
M  minimo  male  a'  noftri  fratelli,  e  non 
„  vi  ha  luogo  all'  elezione  tra  '1  vive- 
„  re  colpevoli ,  e  '1  morire  innocenti . 
k  In  fine  noi  damo  Criftiani ,  né  un- 
^  quemai  ci  rifolveremo  a  fpargere  *I 
M  fangue  de'  Criftiani . 

„  Maflimiano  dopo  aver  letto  que- 
%  Ito  fcritto  forte  infierne ,  e  rifpetto- 
*  fo  ,  né  più  fperando  di  poter  vin- 
„  cere  la  coftanza  di  que'  generofì 
„  Criftiani,  (labili  di  farli  pattare  tutti 
„  al  filo  delle  fpade  .  I  noftri  Santi 
„  nel  vedere  avvicinarti*  i  foldati  colle 
»  fpade  nude  in  mano ,  pofero  giù  le 
„  armi ,  e  predando  il  collo  a'  carne- 
>y  fici  ricevevano  fenza  lamenti  il  col- 
w  pò  mortale .  Avrebbero  potuto  ven- 
»  dere  cara  la  loro  vita  ,  e  forfè  pel 
H  numero ,  e  valore  far  provare  a1  fol- 
w  dati ,  che  gli  fcannavano  ,  che  non 
„  era  così  agevole  cofa  il  levarla  loro. 
„  Ma  ricordevoli ,  che  quegli ,  di  cui 
»  erano  adoratori  ,  e  per  amor  del 
„  quale  morivano,  come  agnello  man- 
fi  fueto 


18  Di  S.  Maurizio. 
„  fueto  neppur  avea  aperto  la  bocca 
„  per  dolerfì  dell'  ingiuftizia  de'  Tuoi 
»  nemici ,  quali  pecorelle  innocenti  da 
»  una  truppa  di  lupi  affamati  ailalite 
M  in  un  deferto ,  lafciaronfi  ftrozzare . 
„  Il  terreno  reftò  in  un  fubito  rico- 
„  perto  di  corpi  o  morti,  o  moribon- 
„  di,  e  da  rivi  di  fangue,  che  colava 
„  da  ogni  parte ,  bagnato  .  Qual  tiran- 
„  no  ne  fece  mai  fpargere  in  tanta  co- 
„  pia  full'  arena  ?  Un  folo  comando 
„  non  punì  mai  tanti  colpevoli  in  una 
„  volta  :  e  laddove  una  colpa  com- 
H  meffa  da  molta  gente  reità  per  lo 
„  più* impunita,  qui  nemmeno  la  mul- 
„  titudine  potè  falvare  gì'  innocenti  . 
»  Così  un  folo  uomo  abufando  di  fua 
„  autorità  fé  perire  con  una  fola  pa- 
„  rola  un  popolo  intero  di  Santi  .  In 
„  tal  maniera  rimafe  eftinta  nei  pro- 
„  prio  fuo  fangue  una  Legione  d'An- 
„  gioii  mortali,  la  quale  forza  è  cre- 
„  dere  ,  che  in  quel  momento  andò 
w  ad  unirii  alle  Legioni  degli  Spiriti 
„  del  Cielo  per  lodare ,  e  benedire  in 
„  eterno  il  Dio  degli  eferciti. 

Il 


Di  S.  MAurizio.      19 

„  11  martire  Vittore  non  era  afcrit- 
>y  to  a  quella  Legione ,  e  nemmeno 
„  era  più  afcritto  alla  milizia  ,  anzi 
„  avendo  ottenuto  lettere  di  Veterano 
„  (lavali  ritirato  alla  campagna.  Portò 
„  T  incontro  ,  eh'  egli  viaggiando  en- 
„  trò  nel  Campo  di  Maflimiano  in  quel 
„  medefìmo  giorno ,  eh'  erari  fatta  sì 
„  orribile  fpedizione  ,  e  ritrovò ,  che  i 
„  micidiali  banchettavano  allegramen- 
»  te  .  Aveano  appunto  ottenute  per  ri- 
»  compenfa  della  loro  infame  crudeltà 
»  le  Ipoglie  de' Martiri,  e  dopo  averle 
»  divife  rallegravano  per  sì  buona  for- 
»  tuna  .  Appena  (coprirono  Vittore  , 
„  che  l'invitarono  a  bere  in  loro  com- 
M  pagnia  ,  e  già  ubbriache  più  del  loro 
„  folle  giubilo,  che  di  vino,  fecergli 
n  il  racconto  di  quanto  era  leguito  . 
„  Ma  egli  fremendo  per  l'orrore  ,  e 
»  deteftando  dentro  di  fé  que'  mici- 
„  diali  ,  non  volle  toccare  quelle  vi- 
»  vande  afperfe  di  fangue  umano  . 
„  Levoflì  dunque  prontamente ,  e  fug- 
„  gendo  una  menfa  cotanto  funefta  , 
i>  meditava  di  ritirare ,  quando  i  fol- 
B  2  dati 


» 


» 


» 


» 


» 


» 


2,o     Di  S.  Mauri  zio. 

dati  avvedendocene  ,  dimandarongli 
afpramente  ,  s' egli  era  Crifliano .  Sì, 
loro  rifpofe ,  io  fon  Criftiano ,  e  lo 
farò  coli'  ajuto  di  Dio  ,  fintantoché 
avrò  fpirito  vitale  .  Appena  pronun- 
ciate quelle  parole,  fcagliaronfegli  ad- 
doftb  ,  e  lo  strozzarono. 
„  Di  quefto  gran  numero  di  Martiri 
noi  non  abbiamo  potuto  fapere  il 
nome  di  altri ,  che  di  S.  Maurizio , 
di  S.  Efuperio,  e  di  S.  Candido  , 
per  qualunque  ricerca  abbiamo  fat- 
ta .  E'  però  vero,  che  la  città  di 
Soleura  conferva  ancor  a'  noftri  gior- 
ni la  memoria  di  Vittore,  e  d'Orfo, 
che  comunemente  crederi  foriero  due 
foldati  di  quefta  Beata  Legione  ,  e 
che  foffrirono  ivi  il  martirio  . 
*  Conviene  ora  per  foddisfazione  de* 
Lettori,  che  io  racconti, quale  fofle 
il  fine  tragico ,  e  funefto  del  Tiran- 
no .  Avendo  egli  formato  il  difegno 
di  far  perire  Coftantino  fuo  genero, 
che  dopo  la  morte  di  Coilanzo  fuo 
padre  era  flato  follevato  all'  Impe- 
rio a  quefti  avuta  notizia  delle  pefli- 

me 


Di  S.  Maurizio,      ti 

jj  me  intenzioni  del  fuocero  ,  e  feli- 
„  cernente  falvatofì  dall'  infidie  del  me- 
„  defimo ,  lo  forprefe  in  Marfiglia  ,  e 
y>  fecelo  ftrangolare  .  Cosi  terminò  la 
„  vita  per  una  morte  ben  degna  uno 
y>  de'  pia  federati  uomini ,  che  faliffe- 
„  ro  fui  trono  de'  Cefari . 

„  Quanto  poi  ai  Beati  Martiri 
%  d' Agauno  ,  fi  ha  per  tradizione  , 
„  che  parecchi  anni  dopo  '1  loro  mar- 
»  tirio  Teodoro  Vefcovo  di  Ottoduro, 
„  avuta  relazione  del  luogo  ,  ov'  era- 
„  no  riporti  i  loro  fanti  Corpi  ,  ivi 
n  fece  fabbricare  una  belliffima  Chiefa. 
„  Mentre  quefta  fabbricavafi ,  avvenne 
„  un  cafo  degno  di  memoria ,  che  noi 

*  qui  rapporteremo  .  Tra'  manovali  , 
n  che  davano  opera  alla  fabbrica,  avea- 
»  ne  uno  di  religione  pagano ,  il  qua- 
„  le  in  giorno  di   Domenica ,  aflìften- 

*  do  tutti  gli  altri  al  divino  uffizio  , 
„  oftinom*  a  continuare  il  fuo  lavoro; 
„  quando  i  noftri  Santi  Martiri  gli 
„  comparvero  tutti  rifplendenti  di  glo- 
„  ria,  rimprocciandolo  della  fua  em- 
»  pietà ,  e  dell'  ardire ,  che  avea  avu- 

B   3  to 


22  DI  S.  Maurizio. 
n  to  di  metter  le  fue  mani  profane,  e 
N  idolatre  in  un'  opera  desinata  al  cul- 
»  to  del  vero  Dio  .  Anzi  fentitofì  Tuo- 
»  mo  pigliare  da  mano  inviabile  ,  fu 
»  lungo  tempo  tormentato .  Spaventa- 
»  to  dunque  dalla  vifìone  ,  atterrito 
„  dalla  parlata  ,  e  addolorato  per  li 
»  colpi  ricevuti,  fi  condurle  di  poi  alla 
»  Chiefa,  ove  ftavano  i  Fedeli  ,  e  fi 
»  fece  CrifHano . 

»  Aggiungerò  ancora  un  miracolo  , 
H  del  quale  tutta  la  Provincia  è  infor- 
,>  mata.  La  conforte  di  Quinzio,  per- 
„  fonaggio  riguardevole  per  la  fua  di- 
»  gnità,  effendo  del  tutto  paralitica  , 
„  ficchè  non  poteva  far  ufo  delle  gam- 
»  be  ,  defiderò  d'  efTere  condotta  ad 
„  Agauno  colla  fperanza  di  ricuperare 
»  la  fartità  per  V  interceffione  de' Santi 
»  Martiri.  E  in  fatti,  ottenutane  dal 
»  marito  la  permifììone ,  non  fu  fitto- 
»  ilo  portata  alla  Chiefa ,  che  i  mem- 
i»  bri  per  metà  morti  ripigliarono  una 
»  nuova  vita  .  Ritornò  co'  fuoi  piedi 
„  all'  albergo ,  e  porta  feco  ancora  al 
»  prefente ,  ovunque  va  ,  una  pruova 

vifi- 


Di  S.  Maurizio:  15 
M  viabile,  ed  autentica  del  potere  di 
„  quelli  Santi  Martiri  appretto  Dio  . 
„  Lafciamo  per  ora  molti  altri  mira- 
h  coli  ,  che  accadono  giornalmente 
„  per  la  loro   interceffione  . 

Sin  qui  S.  Eucherio  pretto  di  Rui- 
nart  ;  alle  quali  cofe  non  abbiamo ,  né 
Tappiamo  che  aggiungere . 

Nel  luogo,  ove  S.  Maurizio  infieme 
co'  compagni  patì  il  martirio,  fu  in- 
fìn  dai  primi  fecoli,  ch'ebbero  i  Cri- 
ftiani  la  pace  ,  eretta  una  Chiefa  .  Se 
datti  fede  ad  un'antica  relazione  cita- 
ta da  Baldettani ,  e  della  quale  Surio 
ne  fa  menzione  ,  e  Tillemonte  anco- 
ra nelle  fue  Memorie  del  tomo  quar- 
to ,  a'  tempi  di  S.  Martino  già  ivi 
flava  una  Bafilica  ,  uffiziata  da' Mo- 
naci ,  a'  quali  avendo  il  Santo  diman- 
data qualche  reliquia  de'Martiri ,  per 
lo  rifiuto  ,  che  gliene  fecero  ,  per- 
chè noi  conofcevano,  tagliato  un  cef- 
puglio  d' erbe  in  quelle  campagne  , 
ne  vide  ufcire  fangue  frefchiffimo ,  e 
in  tale  abbondanza  ,  che  ne  riempiè 
alcuni  vafi  .  Il  che  per  iftinto  divino 
B  4  ma- 


\\  Di  S.  Maurizio, 
manifeftato  a'  Monaci  ,  quefti  venne- 
ro in  cognizione  della  fantità  sì  del 
pellegrino  ,  di  cui  fatta  aveano  poca 
ftima  ,  sì  del  luogo  ,  che  abitava- 
no .  Soggiunge  quella  relazione  ,  che 
S.  Martino  dedicò  pofcia  a  S.  Mauri- 
zio non  folo  la  fua  Cattedrale ,  ma  an- 
che quella  d'  Angers ,  portando  Tempre 
feco  un  vafo  di  quel  fangue ,  ficcome 
dappoi  S.  Gallo  introduttore  dell'Ordi- 
ne Monadico  nella  Germania  ,  ed  Ap- 
posolo degli  Svizzeri  Tempre  aveva 
feco  alcune  reliquie  del  Santo  .  La  co- 
mune opinione  però  fi  è  ,  che  S.  Si- 
gismondo Re  di  Borgogna  rofTe  quello, 
che  fece  fabbricare  al  Santo  la  Chiefa, 
ed  il  Moniftero,  febbene  Nauclero  lo 
aferiva  a  Simone  Fratello  del  Santo 
Re ,  che  da  lui  fu  fatto  ivi  feppellire. 
Si  lamentano  perciò  con  gran  ragione 
gii  eruditi ,  che  le  notizie  ,  che  fi  han- 
no delP  incominciamento  di  quefta 
Chiefa ,  fieno  confufe  ,  E  fé  in  alcuni 
atti  di  S.  Eucherio  fé  ne  fa  menzione, 
fi  crede,  1  che   fia    una    giunta   fatta 

ai 

x  Tillem.  t.4.  Ruinart  aft.Mart.  p.285.  Pagi  ad  an.»95. 


Di  S.  Maurizio,     t  ? 

ai  medefìmi ,  da  chi  li  copiò  ;  perchè 
Eucherio  precedette  Sigifmondo  d'anni 
forfè  ièfTanta  ,  onde  non  potè  parlare 
degli  onori  ,  che  dal  pio  Re  furono 
fatti  ai  Tebei  sì  per  motivo  della  pro- 
pria divozione ,  che  per  le  iftanze  di 
Maffimo  Vefcovo  di  Geneva.  Ora  quel 
1  che  di  certo  pofììamo  dire  ,  fi  è  , 
che  quefto  Principe  ,  fé  non  fondò  la 
Chiefa  ,  riftorolia  ,  e  P  ingrandì  ;  fé 
non  v'  introduffe  i  Monaci ,  ne  aumen- 
tò il  numero ,  e  ne  accrebbe  le  ren- 
dite ;  fé  non  fu  il  primo ,  che  la  ta- 
ccile uffiziare  ,  ne  regolò  gli  uffizj  ; 
perchè  ordinò ,  che  i  Monaci  cantaf- 
fero  a  due  cori  ,  com'  egli  era  irato 
degno  d' udire  dagli  Angioli  ,  il  che 
quantunque  già  praticato  in  molti  luo- 
ghi, non  lo  coftumava  però  la  Chiefa 
Gallicana  ,  e  né  pure  a'  noftri  giorni 
fi  fa  nella  Metropolitana  di  Lione  : 
anzi  volle  di  più  il  Santo  ,  che  ivi 
1'  uffiziatura  folte  continua ,  2  che  chia- 
mano 

I  V.  Mabillon.  ann.  Bened.    tom.   t.    pag.  27.,  Til- 
lemonte  tom.  4.  delle  Memorie  .  Bolland.  toni. 
1.  Feb.  p.  65. 
a  Gregor.  Turon.  1.  3.  huì.  Frane,  n.  i.  p.   108. 


26     Di  S.  Maurizio» 

mano  Laus  perennìs  ,  il  che  fece  pofcia 
praticare  ad  efempio  de' Monaci  Agau- 
nefì  Dagoberto  Re  di  Francia  nel  fuo 
Monifìero  di  S.  Dionigi  ,  ove  però 
poco  durò  il  pio  coftume  per  negli- 
genza d'  un  Abate . 

La  Chiefa  Abaziale  più  volte  diftrut- 
ta  dal  furore  de'  Barbari ,  rialzo/fi  Tem- 
pre più  gloriofa  dalle  fue  rovine;  e  fi 
fa ,  che  Cario  Magno  dopo  le  deva- 
ftazioni  de' Longobardi  rifabbricoPa  in 
più  vaga  forma ,  che  non  era  .  Oltre 
a  Santi  Sigifmondo,  e  Gontranno  non 
vi  fu  Re  di  Borgogna,  che  non  Pave£ 
fé  in  (ingoiar  venerazione  ;  e  folevano 
quei  della  Borgogna  Transjurana  ivi  ri- 
cevere la  Reale  Corona ,  ficcome  alcu- 
ni 1'  ejeffero  per  luogo  di  loro  fepoi- 
tura .  Defolato  poi  di  nuovo  il  Moni- 
ftero  in  occaflone  di  guerre  feguite  in 
Borgogna  ,  il  Re  Ridolfo  ad  iitanza 
di  Burcardo  Arcivefcovo  di  Lione,  cui 
doleva  molto  veder  quel  fanto  luogo 
fenza  venerazione  ,  non  folamente  lo 
redimì  infìeme  cogli  edifizj  air  antico 
fplendore  , x    ma  coli'  autorità  de'  fuoi 

i  L'anno    1014.  Ofdl- 


Di  S.  Maurizio.     17 

ordini  ricuperogli  ,  quanto  già  avean- 
g!i  donato  gli  antichi  Monarchi .  Così 
rinovato  il  culto  divino  ,  sì  grande 
dappoi  fu  il  concorfo  de'  popoli  per 
vietare  le  reliquie  de'  Santi  Martiri  , 
che  in  progreflb  di  tempo ,  attiguo  ai 
Moniftero  fu  fabbricato  un  groflb  Bor- 
go ,  che  da  S.  Maurizio  pigliò  il  no- 
me ,  e  fi  chiama  di  Valefia  ,  per  dif- 
ferenziarlo da  un  altro  porto  in  Taran- 
tafìa .  Ed  è  cofa  notabile ,  che  in  una 
fcrittura  rapportata  dall'Abate  Ughelli, 

1  ove  fi  numerano  tutti  i  più  cofpicui 
Santuarj  della  Criftianità ,  in  fello  luo- 
go è  notato  quello  de'  Martiri  Tebei  ; 
il  che  ben  manifefta ,  in  quale  venera- 
zione i  noftri  Maggiori  abbianlo  fem- 
pre  mai  tenuto  . 

Come  poi  il  Corpo  di  S.  Sigifmon- 
do  per  avvifo  degli  Angioli  fotte  ca- 
vato dal  pozzo ,  in  cui  era  flato  get- 
tato in  Orleans  ,  e  portato  nel  Moni- 
ftero di  S.  Maurizio,  a  me  ora  non 
occorre  ricordarlo .  Ricorderò  bensì  , 
che  fi  contano  da  feflanta  Vefcovi  af- 
fittenti 

2  In  S.  Gaudentio  Ariminenfi . 


2$     Dr  S.  Maurizio. 

fidenti  x  alla  fondazione  dì  quel  Mo- 
niitero  ,  fra'  quali  in  fecondo  luogo  è 
nominato  Teodoro ,  o  Teodulo  Vefco- 
vo  d' Ottoduro  ,  eh'  è  prefentemente 
Martignì ,  città  Vefcovile  ,  prima  che 
fofTe  rovinata  ,  e  trafportato  folle  a  Sio- 
ne il  Vefcovado .  Dirò ,  che  fu  retto 
il  Moniftero  da  molti  Abati  ,  che  o 
falirono  a  Sedie  Epifcopali ,  o  merita- 
rono d' avere  il  loro  nome  fra'  Santi  . 
A  quelli  donò  da  principio  la  regola 
il  Vefcovo  Diocefano  ;  ma  di  poi  ab- 
bracciarono quella  di  S.  Benedetto  . 
Convien  però  dire  ,  che  ben  pretto 
s' introducete  ivi  la  Regolatezza  de' 
coftumi ,  mentre  Lodovico  il  Pio  ad 
efìì  foftituì  Canonici  fotto  il  governo 
d'  un  Prepofto ,  come  11  legge  appref- 
fo  Guifcenone  nel  libro  delle  Pruove  ..* 
E  tra'  Canonici  dopo  trecento  anni 
venne  a  dicadere  talmente  la  difcipli- 
nà  Ecclefìaftica ,  che  mancando  in  efìì 
la  divozione  ,  mancò  parimente  lo- 
ro la  fuffiftenza  .  Ma  Rinaldo  figliuolo 

d'Um- 

i  Mabillon.  Annal.  Benedift.  tom.  i.  p.  28. 
2  Pag.  32. 


Di  S.  Maurizio.      29 

d' Umberto  IL  Conte  di  Savoja ,  elet- 
to Prepongo,  tanto  fi  adoperò  con  Ame- 
deo III.  fuo  fratello ,  che  quelli  fece 
rifiorire  in  quella  Chiefa  la  difciplina 
Ecclefiaftica  ,  ne  ricuperò  in  parte  le 
rendite ,  e  ne  accrebbe  i  beni .  Reftò 
il  Conte  ,  come  leggiamo  in  un  fuo 
Diploma  ,  ■  toccato  da  vivo  dolore 
nell'  animo ,  vedendo  la  defolazione  di 
quella  Chiefa  ,  e  portatori  fui  luogo  , 
col  configlio  di  S.  Ugone  Vefcovo  di 
Granoble ,  e  di  altri  grandi  Perfonaggi 
perfuafe  ai-  Canonici  Secolari  di  lafciar 
il  Moniftero ,  e  la  Chiefa  a  Canonici, 
che  vivefTero  in  comune  ,  come  fu  fat- 
to ,  -venendo  il  tutto  approvato  con 
fua  Bolla  da  Onorio  II.  a  In  quella 
preferirle  il  Sommo  Pontefice,  che  do- 
po riabilito  un  numero  fufficiente  di 
Canonici  Regolari  fi  aveffe  ad  eleg- 
gere un  Abate  dotato  di  tale  fapien- 
za ,  e  di  coftumi  sì  regolati ,  che  va- 
lerle a  reggere  degnamente  quel  Col- 
legio .  Ma  la  dignità  Abaziale  non  fu 

rifta- 

l  Guifcenone  Pniove  pag.  31. 
a  Guifceoone  Pr.  pag.  .32. 


3  o      Di  S.  Maurizio. 

riftabilita  ,  che  da  Eugenio  III. ,  come 
fi  vede  per  una  Bolla  data  dal  mede- 
iìmo  in  Lione . 

Umberto  III.  Conte  di  Savoja  fu 
egli  ancora  molto  inclinato  a  benefi- 
care quella  Chiefa  ,  raccomandatagli 
dal  B.  Amedeo  Vefcovo  di  Lofanna  . 
In  una  lettera  fcritta  dal  pio  Vefcovo 
al  Conte  ,  ■  di  cui  era  tutore,  così  gli 
parla  :  Studiatevi ,  Signore  ,  di  confer- 
mare con  gran  diligenza  i  diritti  sì  della 
Chiefa  di  S.  Maurilio  ,  che  delle  fue 
dipendente  ,  affinchè  la  Legione  Tebea 
combatta  per  noi  ,  e  interceda  appreffo 
Dio  ,  Jìcchè  promuova  la  nojlra  dignità^ 
ed  accresca  le  nofire  entrate.  Continua- 
rono dipoi  i  Principi  della  Reale  Cafa 
a  favorire  quel  Moniftero ,  onde  in  ri- 
compenfa  n'ebbero  dall'Abate  Ridolfo 
T  anello  del  Santo ,  che  fervi  pofcia  ai 
Conti,  e  ai  Duchi- di  Savoja  per  con- 
traflegno  nel  pigliare  pofTefìb  de'  loro 
Stati .  Fu  quell'  anello  donato  al  Con- 
te Pietro  verfo  l' anno  1250.  z  Rac- 
conta 

1  Guifcenone  Pr.  pag.  38. 
a  Guifcenone  Pr.  pag.  73. 


Di  S.  Maurizio.      31 

conta  BaldefTani,  ■  che  guerreggiando 
il  Conte  Amedeo  detto  il  Verde  a  fa- 
vore del  Papa  contro  Galeazzo,  e  Ber- 
nabò Signori  di  Milano  ,  dopo  avere 
vinto  iì  primo  coli'  armi ,  fu  in  peri- 
colo d' eiTere  colla  frode  vinto  dall' 
altro .  E  ciò ,  perchè  Bernabò  fece  at- 
torniare le  vettovaglie  ,  che  conduce- 
vanti  all'  efercito  de'  Savojardi  -,  onde 
accadde  gran  mortalità  tra'  foldati  . 
Allora  Amedeo  ricorrendo  alla  prote- 
zione di  S.  Maurizio  intinfe  nel  vino 
P  anello  del  Santo  Martire ,  che  diirri- 
buito  poi  a' foldati,  non  folamenre  re- 
carono prefervati  quelli ,  che  non  avea- 
no  ancora  guftato  il  veleno ,  ma  furo- 
no altresì  rifanati  quelli ,  che  già  per 
lo  veleno  erano  in  pericolo  di  morire. 
Del  refto  S.  Maurizio  fu  dagli  Oc- 
cidentali considerato  come  il  difenfo- 
re  ,  e  protettore  della  Chiefa  ,  nella 
guifa  ,  che  gli  Orientali  confederano 
S.  Giorgio  .  Carlo  Martello  volendo 
combattere  aontro  de'  Saraceni ,  volle 
la  celata,  e  la  lancia  già  ufata  da  S.  Mau- 
rizio 

1  L.  2.  pag.  103, 


3*  DiS.  Maurizio. 
rizio  ;  Carlo  Magno  ne  ufava  lo  flen- 
dardo  nelle  guerre  contra  i  Barbari  , 
il  quale  cadde  nelle  mani  di  Ottone  il 
Grande  ;  Carlo  IV.  Imperatore  otten- 
ne dalP  Abate  ,  e  dal  Conte  di  Savoja 
colla  tefta  di  S.  Sigifmondo  la  fcure 
di  S.  Maurizio.  La  fpada  è  un  gioiel- 
lo preziofo  ,  che  polTeggono  i  noftri 
gloriofi  Sovrani .  Né  dobbiamo  tacere, 
che  nella  Bahìica  di  S.  Pietro  nel  Va- 
ticano fta  una  Cappella  dedicata  al  no- 
ftro  S.  Martire  -,  e  che  dinanzi  al  fuo 
altare  riceve  il  nuovo  Imperatore  de' 
Romani  la  fagra  unzione  ,  allorché  vie- 
ne folennemente  coronato  peonie  fcri- 
ve  Nauclero  eflerii  praticato  con  Fe- 
derigo III.  ultimo  degl'Imperatori  co- 
ronati in  Roma ,  e  fi  legge  ancora  nel 
Cerimoniale  del  Papa. 

Quanto  al  Corpo  di  S.  Maurizio  , 
non  fi  può  negare ,  che  qualche  parte 
di  lui  fu  conceduta  a' Principi,  che  ne 
dimandarono,  e  ne  è  una  pruova  quel 
fuo  braccio ,  che  già  donato  ad  Otto- 
caroRe  di  Boemia  ,  è  flato  ridonato  a 
Carlo  Emmanuello  il  Grande  -,  e  la  fua 

Un- 


Di  S.  Maurizio.      33 

lingua  confervata  in  un  Convento  de' 
Francefcani  in  Cauel  Reale  nella  Dio- 
cefi  di  Tolone .  Si  fa  ancora  per  tefìi- 
monianza  di  Ditmaro  ■ ,  che  Ottone  I. 
fece  portare  alcuni  Corpi  de'  Santi  Te- 
bei  con  quello  di  S.  Maurizio ,  cioè 
con  qualche  parte ,  a  Maddemburgo  ; 
e  S.  Gregorio  Turonenfe  *  attefta,  che 
la  Tua  Cattedrale  avea  qualche  reliquia 
di  S.  Maurizio  ;  e  Lucio  III.  ne  man- 
<Iò  qualche  porzione  a  Guglielmo  il 
Buono  Re  di  Sicilia  ,  che  collocolla 
nel  Tuo  Moniftero  di  Monreale.  E  Mar- 
lot ,  che  ha  fatto  la  noria  della  Me- 
tropoli di  Rems,  rapporta  il  frammento 
d'una  lettera  in  data  dell'anno  1115. 
feruta  da  un  Abate  di  S.  Maurizio  ai 
Canonici  di  quella  Chiefa,  nella  quale 
dice  di  mandar  loro  una  porzione  confi- 
derabile  delle  reliquie  di  S.  Maurizio  , 
e  fuoi  Compagni,  a  condizione  di  ofler- 
vare  il  promenb  giuramento  ,  che  le 
metterebbono  nella  Chiefa  di  S.  Sinfo- 
ri  ano  .  Molte  altre  Chiefe  vantanti  di 
Tom.  L  C  avere 

1    Chron.  1.  a.  pag.  224. 
2.  L.    io.  hift.  Frane,  n.  19. 


34     Di  S.  Maurizio. 
avere  reliquie  del  Santo  :  ma  o  fono 
particelle ,  o  di  qualche  altro  di  nome 
conrimile.  Per  altro  dalle   anellazioni 
del   Vefcovo    di   Sione    Illebrando    di 
Riedmatten  ,  e  dell'  Abate  di  Si  Mauri- 
zio Adriano  '  di  Riedmatten  dell'anno 
1590.,  che    fi   leggono   appretto   Gu- 
glielmo Baldeflfani ,  fi  vede ,  che  le  re- 
liquie divife    in  quell'anno  fecondo  i 
patti  erano  per  antichiffima  tradizione 
credute  le  vere  ,  e  indubitate  reliquie 
di  S.  Maurizio   Capo  ,   e  Condottiere 
della  Legione  Tebea ,  Per  intelligenza 
di  che  è  da  faperfi  ,  come  febbene  En- 
rico IL  Re  di  Francia  per  la  pace  di 
Cambray  ,    e  per    lo    matrimonio   di 
Margherita  fua  forella   col  Duca  Em- 
manuel  Filiberto    avefie    reftituito    a 
quello  Principe  gli  Stati  ufurpati  a  Car- 
lo III.  fuo  padre,  i  Valefiani  però,  che 
prevalendoli   delle  anguftie    del   Duca 
eranfi  impolMati  di  varj  luoghi  della 

Co- 

1  Reftò  dunque  ingannato  dal  cognome  Riedmatten 
il  P.  Sigismondo  Cappuccino  nella  vita  di  S. 
Sioifmondo,  e  appretto  lui  l'Abate  dell'  Itola , 
ouando  fcrhTero  ,  che  Adriano  di  Riedmatten 
era  infieme  Vefcovo  di  Sione.  ,  e  Abate  di  S. 
Maurizio . 


Di  S.  Maurizio.      35 

Corona  di  Savoja,  fé  li  ritennero,  fra* 
qua]i  era  il  Borgo  ,  e  1  Moniilero  di 
S.  Maurizio  .  Anzi  quefti  nelP  anno 
1589.  per  mantenerfene  in  poffefTo  , 
pigliarono  le  armi  a  favore  di  Geneva 
contro  Carlo  Emmanuele  I. .  Ciò  diede 
luogo  ad  un  trattato  ,  nel  quale  fu  ac- 
cordato ,  che  i  Valefiani  continuaffero 
a  poffedere  que'  luoghi ,  con  patto  pe- 
rò ,  che  rimetterebbero  al  Duca  le  fa- 
gre  offa  di  S.  Maurizio  .  Ma  allorché 
giunìero  gli  Ambaiciatori  di  Savoja  , 
capo  de' quali  era  il  Vefcovo  d'Aorta, 
follevatofi  il  popolo  di  quel  Borgo  , 
che  non  voleva  rimaner  privo  d'un  te- 
foro  ,  che  rendevalo  sì  riguardevole  , 
convenne  venire  a  un  nuovo  trattato , 
e  che  gli  Ambafciatori  fi  contentaffe- 
ro  di  partirle  ,  giudicando  meglio  aver- 
ne la  metà  con  Scurezza,  e  buona  gra- 
zia dei  Borghefi ,  che  di  efporre  il  ne- 
gozio al  pericolo ,  già  vociferandoli  di 
voler  pigliar  l'armi,  o  foftituire  un  al- 
tro corpo  a  quello,  che  fi  chiamava. 
Ai  29.  dunque  di  Decembre  del  1590. 
dopo  la  Meffa  folennemente  celebrata 
C  2  nella 


36     Di  S.  Maurizio. 

nella  Cappella  dei  Santo  da  Monsignor 
d' Aofta  ,  e  tolto  il  giuramento  dall' 
Abate ,  e  dal  Sacrifta  fopra  F  identità 
delle  reliquie,  fi  fé  la  divisone  delle 
fagre  offa,  che  colla  fpada  del  Santo, 
e  colla  dovuta  atteftazione  fi  confegna^- 
rono  al  Vefcovo  d'  Aofta  ,  e  a'  Tuoi 
Compagni  ,  che  con  grand' onore  le 
portarono  prima  in  Aofta ,  e  poi  a  To- 
rino .  *  Di  quella  traslazione  fé  ne  ri- 
nova la  memoria  ogni  anno  nella  Me- 
tropolitana, celebrandofene  F  uffizio  fot- 
to  rito  di  doppio  ai  quindici  di  Gen- 
naro ,  che  è  F  anniverlario  del  giorno, 
in  cui  ella  feguì  nelF  anno  1 5  9 1 .  La 
fefta  poi  fi  celebra  fino,  ab  antico  in 
tutto  '1  Dominio  ai  12.  di  Settembre; 
ed  ultimamente  Benedetto  XIII.  ha 
conceduto  F  uffizio  con  rito  di  prima 
claffe ,  e  coli'  ottava  per  tutto  i  Do- 
minio , 


Anno- 

1  V.  Baldeflani  Storia  Tebea  pag.  313.  e  feg. 


Di  S.  Maurizio.      37 
Annotazioni. 

CHE  dopo  la  pubblicazione  del  Van- 
gelo negli  eferciti  degC  Imperatori 
fi  ritrova/fé  fempre  un  gran  numero  di 
Fedeli ,  ne  fa  teflimonian^a  il  Martiro- 
logio ,  che  di  tanti  Santi  fa  onorata 
menzione  .  //  folito  però  fu  di  ejìgere 
da'  Crifliani  un  giuramento  fecondo  la 
forma ,  che  riferifce  Vegeto  con  queflt 
parole  -,  giurano  per  Dio ,  per  Crifto  , 
e  per  lo  Spirito  Santo ,  e  per  la  Mae- 
ftà  dell'  Imperatore  ,  la  quale  fi  dee 
dagli  uomini  e  amare  ,  e  riverire  . 
Promettevano  ancora  di  combattere  va- 
lorofamente ,  di  ubbidire  agli  ordini,  di 
non  abbandonare  la  milizia  ,  e  ove  por* 
taffe  tocca/ione  ,  di  morire  per  la  Ro- 
mana Repubblica.  iVe  rifiutavano,  come 
offerva  Tertulliano  neW  Apologetico  ,  di 
giurare  per  la  vita  d$  Cefari ,  avvegna- 
ché non  voleffero  giurare  pei  loro  genjy 
come  facevano  i  Pagani ,  perchè  i  genj 
erano  Demonj  ,  laddove  la  vita  de  Ce- 
C   3  fari 


38     Di  S.  Maurizio. 

fari  doveva  effere  loro  cara  .  Di  eia 
troviamo  efempj  negli  atti  de*  Santi  Mar' 
tiri ,  e  fpe^ialmente  di  S.  Potamiena  ai 
2S.  di  Giugno,  e  di  S.  Giulio  ai  25. 
di  Maggio  ,  che  fono  dei  più  finceri  , 
Ora  perchè  Maffimiano  per  P  odio ,  che 
portava  alla  noflra  religione  ,  pretefe 
dalla  Legione  Tebea  fagrifiy ,  e  giura" 
menti  fecondo  7  rito  de1  Gentili ,  la  Le- 
gione feparojji  daW  efercito  r  e  venne  poi 
due  volte  decimata ,  e  finalmente  del  tutta 
trucidata . 

Tillemonte  nel  tomo  quarto  d'elle  fue 
Memorie  fé  la  prende  con  gran  ^elo  con- 
tro d1  un  Miniflro  l  Anglo-Sabaudo ,  il 
quale  per  ifcreditare  i  Tebei  di  Torino 
impugnò  tutta  la  Legione  .  E  pure  il 
martirio  di  quefia  è  appoggiato  a  tefti- 
monian^e  antichijjime  ,  e  a  monumenti 
indubitati ,  tal  che  la  minore  taccia,  che 
abbia  quegli  meritata  ,  fi  è  di  temerà* 
rio  ,  negando  ciò ,  che  ritroviamo  ancora, 
confermato  da  Meffali  Gotici  della  Chiefa 
Gallicana  antichi  di  mille  anni.  Speria- 
mo 

1  M.  Dubourdieu    Miniflro  della    Chiefa   di  Savoja 
a  Londra . 


Di  S.  Maurizio.      39 

mo  di  vedere  in  breve  le  fatiche  erudite 
de  Continuatori  di  Bollando ,  i  quali  pro- 
mettono nel  Settembre  a"  impugnare  vi' 
v amente  la  critica  disertatone,  che  quel 
Minifiro  pubblicò  in  Lingua  Francefe  9 
e  Inglefe . 

Ma  il  noflro  Autore  non  ha  fatto  of- 
ferva^ione  a  quanto  fcrijfe  il  P.  Soleri 
contro  il  medefimo  miniflro  Anglo- Sa- 
baudo nelle  fue  annotazioni  [opra  7  Mar- 
tirologio a"  HJ fuor  do  alla  pagina  68£. 
E  nemmeno  ha  letto ,  o  per  dir  meglio^ 
ha  potuto  leggere  la  Difefa  della  veri- 
tà della  Legione  Tebea  in  rifpofta  alla 
Differtazione  critica  del  Miniftro  Du- 
bourdieu  dell'  Abate  D.  Giufeppe  Dell' 
Ifola  dell'Ordine  di  S. Benedetto,J?am- 
pata  in  Nancy  l'anno  1737.  ,  e  dedi- 
cata a  Carlo  Emmanuele  Re  di  Sar- 
degna ,  poiché  nel  medefimo  anno  egli 
pafsò  ad  altra  vita  .  Quefia  difefa  è 
ferina  con  calore ,  con  vivacità,  con  eru- 
dizione ,   e  verità  . 

Nulla  fcrive  S.  Eucherio  del  tempo 
del  martirio  de  foldati  Tebei  ,  il  che  ha 
dato  luogo  a  varietà  d'opinioni.  Il  Car- 
C  4  dinaie 


40  Di  S.  Maurizio* 
dinaie  Baronio  *  la  mette  alP anno  197» 
Ma  perchè  Diocleziano  pigliò  per  fuo 
collega  Mafjimiano  per  opporlo  ad  Fila- 
no ,  ed  Amando  v  che  uniti  alla  gente  fa- 
cinorofa  della  campagna  fono  7  nome  di 
Bagaudi ,  fi  erano  follevati  nelle  Gallie9 
nelt  anno  286.,  nella  quale  occajìone  fu 
chiamata  daW  Oriente  la  Legione  Tebea9 
Tillemonte  nel  citato  tomo  quarto  delle 
Memorie  è  di  opinione ,  che  il  martirio 
feguiffe  alcuni  anni  prima  ,  cioè  nello 
fleffo  anno  286.,  come  è  molto  più  pro- 
babile a  .  Ed  in  queflo  cafo  dovremo  di- 
re ,  che  i  faldati  Tebei  ritrovarono  in 
Roma  non  già  il  Pontefice  Marcellino  , 
ma  Cajo .  Comunque  la  faccenda  fia,  certo 
€ ,  che  il  martirio  de1  noflri  Santi  prece- 
dette la  perfecu^ione  generale  di  Diocle- 
ziano ,  che  incominciò  non  prima  deW 
anno  303. 

//  motivo    del  martirio  ,    per  quanto 
fcrive  S.  Eucherio  ,  fu ,  perchè  non  volle 

la 

1  Ann.  1.  Marcellinl  Papa  pag.  69$.  edit.  Rom.   Le 

Cointe  ad  ann.  638.  n.  118.    Morino    com,  de 
reb.  Conft.  Magn.  part.  2.  pag.  216".  &  feq. 

2  II  P.  Labbe    tom.   1.    Chron.    part.  2.    pag.  216. 

il  P.  Ruinart  Aft.  Mart.    p.  288.    ir.  7.   Baillet 
vita  de'  Santi  ai  12.  di  Settembre  . 


Di  S.  Maurizio.     41 

la  Legione  infanguinarfi  Umani  nel  fan* 
gue  de  Criflianì .  Quefio  non  ripugna  a 
ciò ,  che  ne  dicono  altri ,  vale  a  dire  , 
che  non  volle  ajjifiere  a  profani  f agri fiy 
ordinati  da  Ce  fare ,  e  fare  il  giuramento 
feconda  il  rito  de1  Gentili  ;  conciofjiachè 
potrebbe  effervi  intervenuto  ?  uno,  e  l'al- 
tro motivo  y  co  fa  molto  verifimile ,  che  fi 
ritrova  ferina  negli  atti  de  Santi  Tebei 
pofleriori  a  S.  Eucherio,  il  quale  può  o 
mver  ignorata  qualche  circofian^a  ,  o 
averla  ommeffa  .  Non  fi  può  ad  ogni 
modo  prefiar  fede  ad  una  vita  di  S.  Ba- 
b alino  ,  nella  quale  fcrive  C  Autore  ,  che 
viveva  nel  fecola  f et  timo  ,  effere  fiati 
Crifiiani  Amando  ,  ed  Eliano  ,  e  però 
anche  tali  i  Bagaudi ,  i  quali  tumultua* 
vano  ,  perchè  non  volevano  fottometter fi 
a  Principi  facrileghi .  Or  quantunque  fi 
ammetta ,  che  alcuni  de  Bagaudi  foffero 
Crifiiani  ,  ■  non  fi  dee  però  credere  di 
tutti  y  e  fecondo  i  principi  della  nofira 
religione  fi  dee  ubbidire  nelle  cofe  lecite 
anche  ai  Sovrani  infedeli  ,  e  niuno  de* 
Crifiiani  iti  primi  f ecoli  pigliò  giammai 

tarmi 
1  Tillemont.  tora.  4.  meo1* 


42      Di  S.  Maurizio. 
P  armi  contro  degly  Imperatori  a  titolo  del 
loro  paganefimo  . 

Quanto  alla  fepoltura  de  Tebei  ,  è 
credibile  ,  che  feguiffe  fubito  dopo  la  car- 
nificina  :  pfbichè  come  penfare ,  che  fi  la- 
fciaffero  tanti  cadaveri  infepolti  con  rif- 
chio  d?  infettare  l*  aria  ?  Diedero  facilità 
di  feppellire  qué*  corpi  le  molte  caverne  9 
che  flavano  in  quella  valle ,  fatte  forfè 
daW  efcrefcen^a  del  Rodano  ,  fiume  affai 
rapido  .  Si  crede ,  che  veniffero  quelle 
reliquie  manifeflate  al  Vefcovo  Teodoro , 
che  viveva  neW  anno  380.  E  non  è  in- 
veri fimile  ,  che  a  lor  onore  faceffe  ivi 
ergere  una  Chiefa  ,  che  foffe  poi  vifita- 
ta  da  S.  Martino .  Ma  perchè  rari  era- 
no in  quel  tempo  i  Monaci  in  Francia , 
è  fofpetta  a  Tillemonte  l  la  narrazione 
del  miracolo  raccontato  da  Surio  fulla 
fede  a1''  una  lettera  di  alcuni  Canonici  di 
Cafielnuovo  a  Filippo  Arcivefcovo  di  Co- 
lonia .  Il  primo  Arcivefcovo  di  tal  nome 
vivea  neW  anno   11S0, 


DI 

a  Tom.  4.  delle  Memorie  ; 


41 


DI  S.  SECONDO 

LUOGOTENENTE  GENERALE 

DELLA  LEGIONE  TEBEA, 

E  MARTIRE. 

S  Secondo  fu  non  folo  faldato  della 
A  Legione  Tebea  ,  ma  uno  de'  prin- 
cipali ,  anzi  Luogotenente  Generale  di 
S.  Maurizio .  Adorava ,  come  tutti  gli 
altri  della  medefìma  Legione  ,  Gesù 
Criito  ,  quando  incamminandofi  coli' 
efercito  verfo  le  Gallie  ,  giunfe  alle  ra- 
dici dell'Alpi  Graje.  Quivi  da' zelanti 
del  culto  degF  Idoli  fu  accufaro  a  Maf- 
fimiano  qual  uomo  ,  che  faceife  più 
T  uffizio  di  predicatore  de'  Criitiani  , 
che  di  Capitano  de'  foldati  ;  onde  fu 
chiamato  alla  prefenza  dell'  Imperato- 
re .  Era  Secondo  flato  allevato  in  Cor- 
te ,  e  per  le  fue  nobili  qualità  molto 
caro  a  Maflìmiano ,  il  quale  fece  ogni 

fuo 


44      Di  S.  Secondo." 

{tio  sforzo  per  tirarlo  al  culto  de'  fuoi 
Dei  ,  ma  non  ebbero  forza  alcuna  fo- 
pra  il  magnanimo  fuo  cuore  né  le 
premerle  ,  né  le  minacce  .  Anzi  con- 
fefTando  palefemente  d' effere  Criftiano, 
e  predicando  ad  alta  voce  non  eflervi 
altro  Dio  ,  che  Gesù  Crifto  7  fu  per 
ordine  di  Maffimiano  imprigionato  , 
affegnandogli  pochi  giorni  di  tempo 
per  ravvedere .  Maurizio  non  mancò 
di  vietarlo  bene  fpeflb  ,  e  di  animar- 
lo a  ftare  coftante  nella  generofa  ri- 
foluzione  di  perdere  piuttofto  la  vita , 
che  la  fede .  Moki  altri  Uffiziali  dell' 
armata  o  fofTero  mandati  dall'  Impera- 
tore ,  o  avefìero  di  lui  compaffione 
per  la  fua  giovinezza ,  e  pel  fuo  valore, 
andarono  parimente  a  vederlo,  per  con- 
fortarlo ad  ubbidire  al  fuo  Sovrano  , 
dal  quale  avea  già  confeguito  una  ca- 
rica sì  onorevole  con  ifperanza  di  otte- 
nerne delle  maggiori .  Ma  egli  rifpofe, 
che  i  beni  del  Mondo  ugualmente  che 
la  vita  fono  cofe  caduche ,  e  pertanto 
non  meritevoli  de'noftri  affetti;  al  con- 
trario doveri!  amare  quella  vita,  ch« 

non 


Di  S.  Secondo.       45 
non  ha  fine ,  ed  è  prometta  da  Dio  a 
chi  gli  è  fedele. 

Pafsò  intanto  il  termine  prefitto  al 
Santo  dall'  empio  Imperatore,  il  quale 
avendo  faputo,  che  Secondo  perfifteva 
nel  fuo  antico  proponimento ,  coman- 
dò ,  che  fotte  condotto  ad  Agreftio 
Prefetto  di  quella  Provincia,  acciocché 
lo  facefle  decapitare  .  Dubitò  forfè  di 
qualche  tumulto  nell'efercito,  ove  que- 
gli fotte  ivi  decollato;  tanto  era  l'af- 
fetto, che  i  Soldati  portavano  al  Santo 
giovane  ;  onde  volle ,  che  in  qualche 
diftanza  feguifle  Tefecuzione.  S.Mau- 
rizio con  altri  Capitani  della  Legione 
accompagnollo  fino  al  luogo ,  ove  fu 
decapitato,  e  fu  refo  degno  di  vedere 
la  beli'  anima  di  Secondo  effere  dagli 
Angioli  portata  in  Cielo  .  Verfo  la  fera 
fu  il  fagro  Corpo  del  Santo  martire 
levato  dal  porlo  ,  ov'  era  flato  uccifo  , 
per  dargli  nel  feguente  giorno  onore- 
vole fepoltura .  Ma  dopo  avere  Mau- 
rizio pattato  qualche  ora  della  notte 
cantando  inni  ,  e  falmi ,  addormenta- 
tofi   co' compagni  ,  fu  il  Corpo    indi 

leva- 


a6      Di  S.  Secondo. 

levato  da  altri,  e  forfè  dagli  Angioli, 
come  dice  la  tradizione  ,  e  come  feri- 
ve  Baldeffani ,  x  e  portato  a  Torino, 
ove  fu  decentemente  fepolto  vicino 
alla  Dora  in  un  luogo  affai  ameno  , 
Quivi ,  redimita  alla  Chiefa  la  pace  , 
fu  a  lui  eretto  un  nobile  tempio  ,  che 
durò  fino  al  fecolo  decimo  fefto,  quan- 
do fu  diroccata  quella  Bafilica  dai 
Francefì  .  Scrivono  Monsignor  della 
Chiefa  , z  ed  altri  ,  che  Guglielmo  Ve- 
feovo  di  Torino  ,  il  quale  ville  nel 
principio  del  fecolo  decimo,  portò  nella 
fua  Città  le  fante  offa  .  Certo  è,  eh'  egli 
levò  dal  luogo  ,  in  cui  prima  era  fla- 
to fepolto ,  il  Corpo  di  S.  Secondo , 
e  portollo  nella  Cattedrale  ,  o  come 
altri  dicono  ,  nella  Chiefa  del  Santo 
vicino  alla  porta,  che  chiamavano  del 
Palazzo .  S.  Maurizio  vedendo  manca- 
re il  Corpo  del  Santo ,  raccolfe  con 
venerazione  il  fangue ,  di  cui  era  tin- 
to il  terreno ,  e  ritornato  alla  fua  Le- 
gione,  col  racconto  della  vittoria  ot- 
tenuta 

1  Lib.  i.  pag.  41.. 

*  Hift.  Chron.  Epifc.  pag.  62. 


Di   S.    S  EC  ONDO.         47 

tenuta  dal  Tuo  Luogotenente  ammolla 
a  ilare  colante  ,  e  falda  nella  fede. 

Grande  invero  è  la  divozione  de'To- 
rinetì  verfo  il  Santo  Martire  ,  invocando* 
lo  fpezialmènte  per  ottenere  o  acqua 
dal  Cielo  ne'  tempi  di  liceità  ,  o  il 
fereno ,  allora  quando  le  troppe  acque 
danneggiano  le  campagne  -,  onde  fre- 
quenti fono  le  novene  ,  che  fanu*  al 
fuo  altare.  Se  ne  recita  l' uffizio  Tor- 
to rito  di  doppio  di  prima  claffe  con 
ottava  ai  26.  d'Agofto,  e  a  fuo  ono- 
re ceffa  tutta  la  Città  dalle  opere  fer- 
vili ,  efTendo  fella  di  precetto ,  e  co- 
me tale  fi  fefleggia  infino  da'  tempi 
di  Monfìgnore  Gianlodovico  della  Ro- 
vere ,  come  confta  da  un  fuo  Sinodo 
nel  capitolo  quarantefìmo  fettimo.  Con- 
corre col  Corpo  dell'  Augufta  Città 
anche  una  nobile  Compagnia  di  cento 
Fratelli  ,  ed  altrettante  Sorelle ,  e  in- 
oltre la  Confraternita  di  S.  Maurizio 
per  rendere  più  magnifica  la  feria  , 
nella  quale  11  portano  le  offa  del  San- 
to entro  un  buflo,  ed  una  torre  d'ar- 
gento in  proceffione  dopo  i  vefperi. 

Negli 


4g       Di  S.  Secondo. 

Negli  atti  riferiti  da  Mombrizio  G. 
legge,  che  per  li  meriti  del  S.  Mar- 
tire confeguivano  i  Torinefi  immenfl 
favori  ;  che  al  fuo  fepolcro  era  il  ri- 
corfo  dei  febbricitanti  ,  e  degl'  infer- 
mi ,  rinnovando^  talora  i  prodigj ,  che 
fi  ammiravano  alla  tomba  d' Elifeo  . 
Aggiunge,  che  i  Fedeli  raccogliendo 
della  polvere  del  fuo  fepolcro  ,  ritro* 
vavanla  poflente  a  cacciar  ogni  male , 
cxonchiude  ellere  la  Città  di  Torino 
felice  ,  perchè  ha  il  patrocinio  di  Santi 
così  miracolo»* . 

In  Vintimiglia  conferva^  la  fua  pre- 
ziofa  tetta,  ed  è  ancora  confiderato  , 
come  Protettore  principale  della  Città, 
facendofene  la  fetta  coli' uffizio  fotto 
rito  di  prima  claffe  ,  Ma  come  ,  e 
quando  ila  a' Vintimigliefì  arrivato  que- 
fto  teforo,  né  a  noi  è  venuto  a  no- 
tizia, né  penfo,  eh'  eglino  lo  fappiano, 
avvegnaché  nano  nell'opinione  ,  che 
il  S.  Martire  nella  loro  Città  patirle 
il  martirio . 


Anno- 


Di  S.  Secondo.       49 
Annotazioni. 

NEL  Martirologio  Romano  ai  26, 
a"  Agofio  abbiamo  la  memoria  di 
queflo  Santo  colle  feguenti  parole  :  A 
Vintimiglia  Città  della  Liguria  S.  Se- 
condo Martire  uomo  riguardevole  ,  e 
Capitano  della  Legione  Tebea  .  Di 
lui  per  tejlimonian^a  del  Baronio  nelle 
fue  note  [opra  7  Martirologio  trattano 
Beda  ,  Ufuardo  ,  Adone ,  ed  altri  .  Ne 
regijlra  gli  Atti  Mombri^io ,  e  più  bre- 
vemente  Pietro  de  A 'atali  .  Ma  gli  Atti 
di  Mombri^io  a  mio  parere  fono  di 
molto  pofleriori  al  martirio  del  Santo  , 
e  forfè  fono  un  omilia  fatta  a  di  lui 
onore  da  autore  a  noi  ignoto,  il  quale 
potrebbe  effere  Guglielmo  Vefcovo  di  To- 
rino ,  di  cui  fi  legge  ,  che  compofe  la 
Storia  di  S.  Solutore ,  e  Compagni .  Da 
quefli  però  raccoglie  fi  una  forte  conghiet- 
tura  per  penfare ,  che  f ebbene  in  Vinti' 
miglia  fé  ne  confervi  il  Capo  ,  non  fìa 
però  in  quel  luogo  feguito  il  martirio 
di  Secondo  .  Si  dice  ivi  ,  che  fu  uccifo 
Tom.  I,  D  il 


50       Di  S.  Secondo. 

il  noflro    Santo    un    miglio    lontano    dal 
Caftello  Cefario  ,    cui    Annibale     chiamò 
Vi&imolis  y  perchè  in  quefto  luogo  vinfe 
quìndicimila  uomini  ,    che  prima   in  uny 
altra  battaglia  vinto  aveano  i  fuoi .   Ora 
vicino  a  Vintimiglia  non  vi  è  memoria, 
che  paffaffe  Annibale ,  giudicandofi  falfa 
dagli  Eruditi  V  opinione  di  coloro  ,  che 
dicono,  Vintimiglia  effere fiata  così  chia- 
mata ,  perchè  in  quelle  vicinante  fojfero 
flati  uccifi  ventimila  uomini  -,  e  neppure 
evvi  memoria ,  che  ci  foffe    un    Caftello 
chiamato    Cefario ,   o  Cef ariano  .Si  fa 
dunque  luogo  ad  uri  altra  opinione ,  che 
è  di  Monfignor  Ferrerò  ,    il  quale  feri- 
re, che   il  Corpo   di  S.  Secondo  fu  ri- 
trovato preffo    di    Cerione   (  e  quefto    è 
il  Caftrum  Csfarianum  ,  o  Csfarium  ) 
vicino   al  monte  Vittumullo ,  ov  era    un 
Caftello   di    tal   nome   preffo  Salu^ola  , 
menzionato   in   alcuni  privilegi  accordati 
da  Ottone  III.  ,    da  Corrado  IL  ,  e  da 
Enrico  IL  alla  Chiefa  di  Vercelli.  Tale 
opinione  è  ancora  fondata  fopra   /'  auto* 
rità    d'Ufuardo  ,    ed    è    abbracciata    da 
Monfignor   della  Chiefa   nella  fua  Cero* 

na 


Di  S.  Secondo.       51 

na  Reale  *  $  ove  ferire  ,  facilmente  ef- 
ferfì  potuti  ingannare  gli  Scrittori  ,  at- 
tefo  la  fimilituiine  de*  nomi  Vittumullo, 
e  Vintimiglia  ,  e  daW  effere  V  uno  ,  e 
1*  altro  luogo  collocati  nelP  antica  Ligu- 
ria .  A  nojtri  giorni  il  monte  Vittumullo 
è  chiamato  della  Beffa  ,  preffo  cui  fla 
una  Badia  dedicata  a  S.  Giacomo ,  fon- 
data da  Reinero  Vefcovo  di  Vercelli 
verfo  Iranno  1100.  Per  altro  fé  la  Le- 
gione Tebea  era  incamminata  da  Roma 
verfo  il  paefe  degli  Svifferi ,  come  mai 
può  effere  ,  che  paffaffe  per  Vintimiglia  ? 
quando  non  vogliamo  dire  ,  che  venijfe 
per  mare  ;  cofa  inverijimile  ,  perchè  fi 
fa  ,  che  pafsò  da  Piacenza  ,  ove  reflò 
S.  Antonino ,  che  fu  poi  nella  medefima 
Città  martiri^ato  *  . 

Dice  Baldeffani  3  ,  che  Majjlmiano , 
fatto  imprigionare  S.  Secondo,  mandollo 
poi  a  Agreflio  Prefetto  della  Liguria  , 
dal  quale  fu  in  Vintimiglia  condannato 
a  morte  .  Ma  è  mai  credibile  ,  che 
S.  Maurilio  con  altri  Ufficiali  della  Le- 

D   2  gione 

i  Part.  2.  pag.  259.     2  V.  Ferrari  Cat.  SS.  Itali*. 
3  il.  Tebea  1.  1.  p.  40. 


52       Di  S.  Secondo. 

gione  abbia  accompagnato  il  Santo  sì 
lontano  dalla  fua  truppaì  Laddove  fé  fi 
ammette  ,  che  S.  Secondo  foffe  martirio- 
Tato  a  Vittumullo  y  poco  fé  ne  difcofia- 
ya  .  Né  giova  opporre  ,  che  in  Vinti- 
miglia  fé  ne  conferva  il  Capo  :  imperoc- 
che  V avere  una  Città  reliquie  di  un  Santo 
non  prova ,  che  in  quella  efeguito  fi  fia 
il  di  lui  martirio . 

In  S.  Secondo  luogo  vicino  a  Pine- 
rolo  fi  crede,  che  il  S.  Martire  J off riffe 
la  prigionia ,  e  la  tortura  .  Io  non  fa- 
prei ,  quale  fondamento  abbia  quefia  tra- 
dizione. Da  S.  Secondo  però  a  Vintimi- 
glia  havvi  ancora  un  gran  tratto  di 
paefe  ;  e  però  fi  potrebbe  ammettere  la 
prigionia  in  Pinerolo ,  fen^a  effere  in  ne- 
ceffità  di  concedere  il  martirio  in  Città 
sì  lontana*. 


DE' 


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DE'  SS-  MARTIRI  TEBEI 

Dispersi  in  Varj  Luoghi  ,  e  Citta* 
della  savoja  ,  e  del  piemonte. 

QUando  fi  dice  ,  che  la  Legione 
Tebea  fu  per  ordine  di  Mafìi- 
miano  Imperatore  prima  due  vol- 
te decimata  ,  e  poi  dall'  Efercito  Ce- 
fareo  interamente  trucidata  ,  ciò  non 
fi  dee  intendere  in  guifa  ,  che  niuno 
avanzaffe  de'  foldati  ,  o  niuno  dalla 
flrage  comune  campafle  .  Egli  non  è 
credibile  ,  che  tutti  i  foldati  della  Le- 
gione fi  trovaffero  nelle  campagne 
d' Agauno ,  ove  feguì  l' eccidio  ;  e  fi 
fa  ,  che  o  per  diminuire  il  numero 
della  foldatefca  ,  che  dava  a  temere 
di  follevazione  ,  ove  tutta  fi  fotte  ri- 
trovata unita  ,  o  perchè  la  neceflìtà  lo 
richiedefle ,  S.  Gereone  con  un  buon 
nerbo  di  gente  fu  inviato  nelle  Fian- 
dre,  e  che  in  Treviri,  in  Colonia,  e 
D   3  nelle 


54  De' Ss.  Martiri  Tebei. 
nelle  vicinanze  furono  dipoi  martiriz* 
zati .  Altri  ancora  fi  ritrovavano  fuori 
del  campo  ,  o  fé  ne  ritirarono  prima 
della  fìrage  totale  in  altri  luoghi ,  ed 
ivi  un  gloriofo  martirio  foffrirono.  Ed 
è  certo,  che  parecchi  Eroi  di  quella 
Legione  hanno  col  loro  fangue  inaf- 
fìate  altre  campagne ,  che  quelle  d'Aga- 
uno ,  e  colle  loro  reliquie  arricchite 
hanno  varie  città  ,  e  luoghi  della 
Lombardia  ,  della  Savoja  ,  del  Delfi- 
nato,  e  ancora  della  Provenza  .  Noi 
parleremo  folamente  di  quelli,  che  pa- 
tirono il  martirio  nella  Savoja  ,  nel 
Piemonte ,  e  in  altre  provincie  del  Do- 
minio della  Real  Cafa  di  Savoja . 

S.  Abondio  .  Nella  fondazione  del 
Moniftero  di  Caramagna  tra  le  molte 
Reliquie  ,  che  donarono  alla  Chiefa 
Olderico  Manfredo  Marchefe  di  Sufa , 
e  Berta  fua  conforte ,  fi  contano  quel- 
le de'  Ss.  Martiri  Abondio ,  Afterio  , 
Cefario  ,  Longino  ,  Mauro  ,  e  Deme- 
trio ,  giudicati  della  Legione  Tebea  : 
e  fi  crede ,  che  foffero  compagni  de* 
Santi  CoftanZo ,  e  Valeriano  martiriz- 
zati 


De' Ss.  Martiri  Tebei.     55 
rati  nelP  Alpi    Cozzie  ,  e  marittime  . 
Fa  menzione    di  loro   BaldefTani   nella 
fua  Storia  Tebea  J  :  né  altro  di  effi  ci 
è  venuto  a  notizia. 

S.  Albano  ,  che  BaldefTani  a  crede 
Martire  Tebeo,  ha  dato  il  nome  ad 
un  caftello  poco  dittante  dalla  città  di 
Foffano .  Non  fi  fa  però  ,  dove  fieno 
ripofte  le  fue  reliquie  ,  che  forfè  fi 
veneravano  in  quelle  vicinanze .  Si  può 
ad  ogni  modo  conghietturare ,  che  in 
que'  contorni  egli  fòrTriffe   il  martirio  . 

S.  Antonino  .  Nella  valle  di  Sufa 
fi  vede  un  luogo ,  che  altre  volte  chia- 
moflì  Borgo  di  S.  Agata  ,  ed  ora 
S.  Antonino  .  Si  crede,  che  pigliaffe 
il  nome  da  un  foldato  Tebeo  per  no- 
me Antonino  ,  in  quelle  vicinanze  mar- 
tirizzato ,  e  differente  da  un  altro  di 
fimil  nome  venerato  in  Piacenza.  Ma 
i  difaflri  da  quella  Valle  fofferti  han- 
no confufe  in  guifa  le  cofe  ,  che  ora 
nella  Parrocchiale  ri  dorata  a'  noflri  tem- 
pi per  opera  di  D.  Ignazio  Carroccio 
Prepofto  della  Metropolitana  di  Tori- 
D  4  no, 

1  PaS-  374-    *•  P»S-  372-  373- 


5  6  De' Ss.  Martiri  Tebei. 
no  ,  e  Vicario  Generale  allora  della 
Badia  di  S.  Michele ,  fi  onora  S.  An- 
tonino Prete  ,  e  fé  ne  fa  la  fetta  ai 
due  di  Settembre  ;  tanto  che  del  Te- 
beo  fi  farebbe  ivi  fmarrita  la  memo- 
ria ,  fé  non  ne  facefle  menzione  Bal- 
defTani  . 

S.  Benigno  .  Ritrovanti  al  dire  dì 
BaldefTani  x  alcune  reliquie  di  un  S.  Be- 
nigno martire  Tebeo  nella  Badia  di 
S.  Solutore  in  Torino .  La  foprafcritta 
di  effe  reliquie ,  che  lo  dice  martire 
Tebeo ,  ci  dà  motivo  di  credere ,  che 
quelle  non  fìano  d' altri  Santi  di  no* 
me  confimile,  i  quali  nulla  hanno,  che 
fare  co'  compagni  di  S.  Maurizio  . 
Noi  piangiamo  con  ragione  la  voraci- 
tà del  tempo ,  che  di  quefto  Santo  non 
ci  ha  lafciato,  che  il  folo,  e  nudo  nome. 

S.  Besso  fu  uno  di  que'  Tebei,  che 
dopo  la  flrage  della  Legione  in  Aga- 
uno  ripafsò  i  monti  verfo  P  Italia  in 
compagnia  di  S.  Tegolo .  Ricoveratoti 
in  alcuni  monti  della  Città  d' Ivrea  , 
ftavafene  colà  afcofo  ,   infìnchè  ceflaf- 

fero 

i  L.  i.  pag.  27. 


De*  Ss.  Martiri  Tebei.  ^y 
fero  le  ricerche  de'  folcisti  mandati  da 
Maffimiano  dietro  ai  Tebei  fuggitivi  $ 
quando  per  F  occasione ,  che  racconta 
"*  Baldeflani ,  ei  fu  fcoperto .  Avevano 
alcuni  pecoraj  fatto  cuocere  una  pe- 
cora rubata  al  loro  padrone  ,  e  vedu- 
to Beilo  in  que'  contorni  ,  invitarono 
feco  loro  a  mangiarla  .  Beffo  ricusò 
di  pigliarne  ;  anzi  fi  mife  a  fgridarli, 
come  richiedeva  il  zelo  della  giultizia. 
Quegli  o  fpinti  dal  timore  di  venirne 
accufati  al  padrone  ,  o  incitati  dallo 
fdegno  per  la  riprenfìone  di  Beffo,  in 
una  valle,  che  fi  chiama  Soana,  dalle 
balze  del  monte  precipitarono  .  Ma, 
affinchè  più  illuftre  foffe  il  fuo  marti- 
rio ,  non  effendo  egli  per  la  precipi- 
tofa  caduta  morto  ,  fopraggiunfero  colà 
alcuni  foldati  dell'  Imperatore,  da'ouali 
riconofciuto  per  Tebeo ,  e  ritrovatolo 
nella  fede  di  Crifto  piucchè  mai  co- 
llante,  fu  così  infanguinato,  com'era, 
barbaramente  uccifo  .  Reftarono  le  fa- 
gre  reliquie  del  Santo  in  quella  valle 
molti  anni ,  fintantoché  per  divina  prov- 

viden- 

i  Lib.  i.  pag.  129. 


^S  De' Ss.  Martiri  Tebei. 
videnza  alcuni  uomini  del  Monferrato 
le  fcoprirono  .  Pigliato  quelli  il  fagro 
teforo  con  difegno  di  arricchirne  la 
loro  patria ,  lo  ripofero  in  un  Tacco , 
e  ovunque  pattavano  ,  riponevano  il 
facco  in  un  cantone  della  cafa  .  Ma 
quantunque  pia  foffe  l'intenzione  loro, 
fu  punito  non  pertanto  il  poco  rifpet- 
to ,  che  a  quelle  fante  fpoglie  porta- 
vano ;  e  però  privi  ne  rimafero  .  Im- 
perocché giunti  in  Ozegna,  fece  Iddio 
comparire  la  notte  molti  lumi  attorno 
il  facco  in  un  cantone  dell'  albergo  ri- 
porto -,  il  che  veduto  dall'otte  non  fen- 
za  fua  grande  maraviglia,  volle  quefti 
vedere ,  cofa  contenere  il  facco  j  ri- 
trovò le  fante  reliquie ,  ed  avvedutoli, 
che  quelli  aveanle  rubate  ,  e  ne  pri- 
vavano la  diocefi  d' Ivrea  ,  pigliolle,  e 
in  luogo  decente  le  ripofe  ,  rimetten- 
do nel  facco  offa  tolte  dal  comune  ci- 
miterio . 

Reftò  in  Ozegna  il  Corpo  di  S.  Bef- 
fo fino  a'  tempi  del  Re  Ardoino ,  che 
dalla  fama  fpinto  de'  miracoli ,  che  fi 
facevano  nella  Chiefa ,  ov'  egli  era  fla- 
to 


De' Ss.  Martiri  Tebei.  59 
to  ripoflo  ,  volle  arricchirne  la  Città 
capitale  di  quella  provincia  .  Se  ne 
fece  la  traslazione  con  tutta  la  pom- 
pa immaginabile  ,  che  fu  ancora  ac- 
compagnata da  prodigj  .•  Nel  pafTare  il 
ponte  della  Dora  Baltea  rettati  immo- 
bili coloro ,  che  portavan  le  facre  ce- 
neri ,  avanzar  non  poterono  un  parlo, 
finché  i  Cittadini  non  promifero  con 
voto  di  collocarle  fotto  un  altare ,  fo- 
pra  cui  fi  celebrale  la  fanta  Merla  . 
Fatto  il  voto,  cefsò  la  prodigiofa  gra- 
vezza, e  furono  agevolmente  portate 
alla  Cattedrale  ,  e  nella  cappella  fot- 
terranea  fotto  T  aitar  maggiore  ripo- 
fte  ,  ove ,  dice  Baldeffani  ■  ,  fi  celebra 
ogni  giorno  la  fanta  Merla  ,  e  feguo- 
no  ad  onore  del  Santo  frequenti  mi- 
racoli .  Onde  il  S.  Martire  in  Ivrea  è 
in  grande  venerazione ,  ed  è  uno  de' 
Protettori  della  Città ,  e  però  fé  ne  fa 
T  uffizio  al  primo  di  decembre  fotto 
rito  di  doppio  maggiore  . 

S.  Bisuzio  .  Negli  archivj  della  Cat- 
tedrale  di  Torino    fi  fa  menzione   di 

S. 

«  Lib.  2.  pag.  270-271. 


6o  De' Ss.  Martiri  Tebei. 
S.  Bifuzio  martire  Tebeo  con  altri 
fuoi  compagni  .  Di  lui  altro  non  ci 
retta ,  che  il  nome  :  qualche  cofa  però 
ne  diremo,  quando  avremo  a  parlare 
di  S.  Martiniano . 

S.  Cesario  .  Truovafi  il  nome  di 
quefto  Santo  tra  le  reliquie  della  Chie- 
fa  Abaziale  di  Caramagna  :  altro  di  lui 
non  Tappiamo . 

S.  Chiafreek),  che  altri  chiamano 
Jafredo,  o  Teofredo,  è  in  molta  ve- 
nerazione nel  Marchefato  di  Saluzzo . 
Si  crede ,  che  foffe  del  numero  di  quei 
Tebei ,  che  avanzati  dalla  ftrage  della 
Legione  vennero  in  Piemonte  ,  e  che 
feguitato  dai  foldati  di  Maffimiano 
foffe  martirizzato  vicino  alle  foci,  ove 
incomincia  il  Po  .  Fu  fepolto  in  Crif- 
folo  terra  preffo  del  monte  Vefulo  , 
ed  effendo  ftato  per  lungo  tempo  ivi 
celato  ,  finalmente  volle  la  divina  prov- 
videnza con  un  miracolo  manifeftarlo. 
Mentre  un  bifolco  arava,  precipitaro- 
no da  una  rupe  i  buoi  coli'  aratro  -, 
difcefo  l'agricoltore  nella  valle  ritro- 
vò le  fue  beftie  totalmente   fané  ;    e 

s'av- 


De' Ss.  Martiri  Tebei.     6i 
s'avvide,  che  l'aratro  nel  cadere  avea 
fcoperto  un  fepolcro  .  Dall' ifcrizione  , 
eh'  era  (opra  la  pietra,  fi  venne  in  co- 
gnizione ,   che   ivi  flava   il  Corpo   di 
S.  Chiafredo  martire  Tebeo  ;  il  perchè 
fu  eretta  in  un  monacello  vicino  una 
Chiefa  ,    ove   fi    ripofero   quelle  facre 
olla  ,   E'  quella  Chiefa   in  grande  ve- 
nerazione  per  li  miracoli   ivi   da  Dio 
operati   ad  interceffione    del  Santo;  è 
particolarmente  vifitata  ai  fette  di  Set- 
tembre, nell'ultima  domenica  di  Ago- 
ito  ,  ed  ancora    nella  fefta  del  Corpo 
de    Signore,  e    d' Ogniffanti  .    Scrive 
Baldeflam  * ,  che   il   nome   del  Santo 
tu  m  fogno  rivelato  da  un  Angelo  al 
Contadino ,  ma  Ferrari  vuole  ,  che  fi 
leggeffe  fopra  la  pietra  fepolcrale 

Affalita  poi  quella  valle  dagli  ereti- 
ci ,  Carlo  Emanuele  I.  ordinò,  che  fi 
trasferiffero  le  reliquie  nella  Rocca  di 
Revello  circa  l'anno  M9J.  Vi  furono 
pero  lafciate  unacofeia,  ed  una  mano, 
le  quali  nell'anno  1655.  ai  12.  di  Giu- 
gno per  poco  non  vennero  nelle  mani 

de' 

*  Lib.  2.  pag.  266. 


Ci     De' Ss.  Martiri  Tebe-i. 
de' Barbetti .    Imperocché  ufciti  quefti 
dalle  valli  di  Lucerna  ,  e  dato  a  facco 
il  luogo ,  e  le  Chiefe  di  Criffolo  ,  fa- 
rebbero le  reliquie  reftate   loro  preda, 
fé   il  Paroco  prevedendo  il  pericolo  , 
portate  non  le  aveffe   in   una  caverna 
del  monte  vicino .  Quivi  ancora  pene- 
trò la  cupidigia   di  quegli  empj ,  ma 
per  Divin  volere  non  rubarono,  le  non 
eli  arredi ,  e  rimafero    in  falvo  le  re- 
liquie ,  verificandoli   il  detto   del   Sal- 
mifta,  che  fiatino  [otto  la  cufiodia  del 
Signore  le  offa  de'  Santi  .  Non  andaro- 
no però  impuniti  quegli  fcellerati,  per- 
chè incontrati  da  una  banda  di  caval- 
leria del  Duca  furono  tagliati  a  pezzi 
in  numero  di  fettanta  col  loro  condot- 
tiere,  come  racconta  Monfignor  della 

Chiefa  x  . 

Seguita  poi  la  demolizione  della 
Rocca  di  Revello  ,  fu  il  Corpo  dei 
Santo  trasferito  nella  Cattedrale  di  Sa- 
luzzo,  e  riporto  fotto  l'aitar  maggio- 
re .  Finalmente  fabbricatafi  dalla  pietà 
di  Monfignor  Morozzo  una   magnifica 

cap- 

I  P.  I.  Cor.  Real.  pag.  451. 


De' Ss.  Martiri  Tebei.     63 
cappella ,  chiamata  delle  Reliquie  ,  fu 
con  pompa  collocato  nella  medefima , 
e  come  Protettore  del  Marchefato  vie- 
ne ora  con  molta  divozione  venerato. 

Annotazione. 

TUtto  queflo  racconto  pare  fofpetto 
a  Baglietto  ,  perchè  il  nome  di 
Teofredo ,  o  Chiafredo  non  era  ne  Ro- 
mano ,  né  del  J ecolo  di  S.  Maurilio  . 
Ma  con  buona  pace  di  queflo  dottiffimo 
Scrittore ,  egli  dovea  fare  attenzione  , 
che  i  Soldati  Tebei  facevano  si  una 
parte  dell'  Efercito  Romano  ,  ma  non 
erano  Romani  ,  né  Italiani  di  nafcita  ; 
onde  potevano  avere  nomi  differenti  da 
quelli  ,  eh!  erano  in  ufo  appreffo  de* 
Romani . 

S.  Costanzo  fu  uno  de' principali 
della  Legione  Tebea  ,  che  calato  in 
Piemonte  ritiroffi  nel  Marchefato  di 
Saluzzo  con  alcuni  de'  fuoi  compagni. 
Quefti  furono  martirizzati  nella  valle, 
che  dal  fiume ,  che  la  bagna,  fi  chia- 
ma 


6  4  De'  Ss.  Martiri  Tebei, 
ma  di  Macra  ;  e  Coftanzo  ,  il  quale 
agli  altri  fopravvifTe ,  ebbe  cura  di  fep- 
pellirli  onorevolmente  .  Poco  appretto 
caduto  anch' egli  nelle  mani  de'perfe- 
cutori ,  fu  nella  fìmil  guifa  morto  in 
odio  della  fede ,  che  profeffava  .  Col 
progreffo  del  tempo  fu  a  fuo  onore 
eretta  una  Chiefa  tra  Dronero  ,  e  1 
Villare  .  Come  poi  fianfì  fcoperte  le 
fue  reliquie,  raccontalo  Baldeflani  nelr 
la  fua  floria  Tebea  ? .  Un  Negroman- 
te veduto  P  avello  del  Santo  ,  eh'  era 
di  pietra  affai  bella ,  s' immaginò,  che 
forfè  ivi  colle  reliquie  ftefle  riporto 
qualche  gran  teforo  :  e  però  dando  di 
piglio  ad  un  piccone  ruppe  il  fepol- 
cro  ,  e  ne  tolfe  la  fpada  ,  ch'era  in 
qualche  parte  dorata ,  e  di  bel  lavoro. 
Or  avvenne  ,  che  net  ritirarti  a  cafa 
foffe  il  Negromante  da  una  fquadra  di 
venti ,  e  più  ladroni  affalito  :  impugna- 
ta la  fpada ,  tuttoché  naturalmente  t> 
mido ,  e  mal  difpofto  di  fua  perfona, 
egli  maneggiolla  sì  bene,  che  non  fo- 
lamente  fi  difefe ,  ma  ne  uccife  tre  , 

molti 

I  Lib.  2.  pag.  262. 


De' Ss.  Martiri  Tebei.  65 
moki  ne  ferì,  e  il  redo  li  diede  a  pre- 
cipiterà fuga  .  La  ritenne  poi  il  Mago 
in  fua  caia  ;  ma  gli  fu  tolta  da  un  Cat- 
tolico ,  al  quale  fa  altresì  involata  , 
non  fenza  fofpetto  ,  che  o  il  Mago 
colle  fue  malie  la  ricoverale  ,  o  che 
folle  da  un  eretico  alcofamente  afpor- 
tata  .  Il  foprammenzionato  Baldeflani 
racconta ,  come  cofa  fucceduta  quali 
a'  fuoi  tempi  ,  che  due  eretici  volen- 
dola rubare  ,  nei  toccarla,  ancorché  ri- 
polla  nel  fodero  ,  trovarono  feriti  nelle 
mani ,  e  colle  dita  poco  meno  che  ta- 
gliate ,  e  però  aigretti  furono  di  la- 
rdarla .  Ma  non  fapendofi  più ,  dove 
flia  ,  fi  laida  luogo  a  dubitare  ,  che 
dappoi  cadette  in  mano  di  qualcuno , 
che  ne  facefTe  fine  . 

NelP  avello  fu  ritrovato  il  Corpo  del 
•Santo  con  un  pezzo  del  fuo  ftendardo 
di  feta  roda ,  e  bianca  :  vi  mancava  il 
capo ,  che  li  dice  eflere  flato  portato 
nella  Città  di  Milano .  Nella  pietra  fu- 
periore  erano  fcolpite  quefte  parole  , 
Hic  jacet  Martyr  Domini  Conflanùus 
ex  Tkebceorum  Legione  ,  qui  ad  diern 
Tom,  L  E  XFIII. 


66  De' Ss.  Martiri  Tebei. 
XVlll.  Septembris  martyrìum  fub  Dio- 
cletiano ,  &  Maximiano  bnperatoribus  paf- 
fus  cfl  .  Non  fi  nota  1'  anno  -,  convie- 
ne però  dire  ,  che  foffe  1'  anno  feguen- 
te  al  martirio  degli  altri  Tebei  ,  non 
dovendoli  penfare ,  che  il  martirio  di 
lui  precederle  quello  della  Legione . 

Nella  Chiefa  dedicata  a  quefto  San- 
to è  itata  eretta  una  nobile  Badia  di 
Monaci  Benedittini  per  opera  del  Re 
Ariperto ,  la  quale  rovinata  da'  Sarace- 
ni fu  riftorata  dalla  pia  Adelaide.  E' 
ora  data  in  Commenda ,  e  s'intitola  Ba- 
dia del  Villare  de' Santi  Coftanzo  ,  e 
Vittore.  Era  Hata  arricchita  di  molti 
beni  dai  Marchefì  di  Saluzzo  ,  e  di 
Bufca  ,  e  di  nobili  privilegi  sì  dai  Som- 
mi Pontefici ,  che  dagli  Arcivefcovi  di 
Milano ,  che  n'  erano  Metropolitani  . 
L'  Abate  Commendatario  anche  a'  no- 
tòri giorni  ha  giurifdizione  quali  Epi- 
fcopale  in  alcuni  luoghi  del  Marche- 
fato.  Oltre  alla  Chiefa  Abaziale ,  fcri- 
ve  Monfignor  della  Chiefa ,  vederi  fui 
monte  un'  altra  Chiefa  al  medefimo  San- 
to dedicata  ,  la  quale  colla  fua  gran- 
dezza, 


De' Ss.  Martiri  Tebei.  67 
dezza  ,  e  bruttura  ,  efTendo  ricca  di 
bianchi/lìmi  marmi  ,  e  avendo  il  fuo 
Rettore,  ch'è  Commendatario  con  ti- 
tolo di  Priore  ,  e  le  primizie  di  tutta 
la  valle  di  Macra ,  in  quale  coniidera- 
zione  ella  foffe  a'  tempi  antichi ,  chia- 
ramente manirefta . 

Del  refto  nel  Marchefato  di  Saluz- 
zo  grande  è  la  venerazione  al  Santo 
Martire  Coftanzo  a  cagione  delle  gra- 
zie ,  che  per  di  lui  interceflione  otten- 
gono i  popoli .  Si  racconta ,  che  una 
donna  di  Dronero  gravida  cadendo  da 
una  grande  altezza  ,  invocato  V  ajuto 
del  Santo  ,  fenza  faper  come,  ritrovoffi 
nel  luogo ,  donde  era  caduta  .  E  ap- 
preso BaldelTani  l  fi  legge  ,  che  con- 
ducendo gli  eretici  un  loro  confratello 
per  feppellirlo  in  quella  Chiefa ,  avvi- 
fati  da  Flamminio  Vacca  Gentiluomo 
di  Saluzzo ,  che  badaflero  a  fé ,  per- 
chè fi  udivano  tuoni  ,  e  ftrepiti  in 
aria  ;  quelli  con  tutto  ciò  non  celiaro- 
no di  {limolare  i  buoi  ,  che  conduce- 
vano il  carro.  Ma  che  avvenne?  Com- 
E  2  parve 

1  Lib.  i.  pag.  264* 


6$  De' Ss.  Martiri  Tebei. 
parve  fopra  il  carro  una  nuvola  nera, 
che  rapì  il  cadavero  ,  talché  non  fu 
mai  più  veduto ,  e  quelli ,  che  lo  ac- 
compagnavano ,  atterriti  dagli  eftraor- 
dinarj  ftrepiti,  recarono  sì  {lorditi ,  che 
alcuni  ne  morirono  . 

Maggiori  notizie  avremmo  di  S.  Co* 
ftanzo  ,  fé  non  fofle  fmarrita  la  fua  fto- 
ria ,  che  manofcritta  fi  confervava  .  Si 
perdette  quella  per  quanto  fulla  tefti- 
monianza  di  un  pio  Sacerdote  afleri» 
fce  Baldeflani  ■  ,  allorché  neli'  anno 
1579.  il  Duca  di  Bellagarda  occupò 
Saluzzo . 

S.  Costantino  .  Alcuni  martirologi 
al  dire  del  più  volte  lodato  BaldefTani 
2  danno  per  compagno  a  S.  Coftanzo 
un  Coilantino .  Giova  ricordarne  il  ne- 
nie ^  perchè  altro  di  lui  non  ci  refta; 
fuorché  fue  fieno  alcune  reliquie,  che 
ìnfieme  con  quelle  di  Coftanzo  nella 
Chiefa  foprammenzionata  Abaziale  del 
Villare  fi  confervano . 

S.  Dalmazio  .  Anche  di  quefio  San- 
to  Martire   Tebeo  fi  fa  menzione  tra 

i 

1  L.  2.  pag.  262.    1.  L.  i.  pag.  28. 


De' Ss.  Martiri  Tebei.     69 
ì  compagni  di  S.  Coftanzo  ■ ,  né  altro 
fi  la  di  lui . 

S.  Desiderio  forfè  donò  il  nome  ad 
una  terra  della  Valle  di  Sufa  ,  che  cor- 
rottamente chiamano  Si  Didier. 

S.  Demetrio  è  nominato  fra'  Santi, 
de'  quali  confervanfì  le  reliquie  nella 
Badia  di  Caramagna ,  donate  dal  pio 
Manfredo  Marchefe  di  Sufa ,  e  dalla 
Contefla  Berta  fua  conforte  a  . 

S.  Difendente  ,  le  cui  reliquie  fi 
venerano  in  Cafale  di  Monferrato  nel- 
la Chiefa  de'  Padri  Agostiniani .  La  di- 
vozione a  quello  Santo  "Martire  è  mol- 
to fparfa  nel  Piemonte  ;  fpezialmente 
è  venerato  in  CivafTo  ,  e  in  Cafale  , 
come  altresì  in  Novara  ,  nel  Genove- 
fato  ,  e  nello  Stato  di  Milano  :  molte 
cappelle  truovanfi  dedicate  al  fuo  no- 
me j  anzi  alcuni  luoghi  ne  folennizza- 
no  la  fefta  coli'  allenerà*  dall'  opere  fer- 
vili ,  la  quale  cade  ai  due  di  Gennajo, 
nel  qual  giorno  fi  fa  in  Ci^aiTo  a  fuo 
onore  una  folenne  proceflìone  ,  afcri- 
vendon*  alia  fua  protezione  la  libeta- 
E   3  zione 

I  Baldef.  ibid.      2  Baldef.  Ift.   Teb.  pag.  374. 


jo  De' Ss.  Martiri  Tebei. 
zione  da  non  fo  qual  difaitro  .  Carlo' 
poi  '  a  Bafìlica  Petri  Vefcovo  di  Nova- 
ra x  aggiunge  »  cne  il  nome  del  no- 
ftro  Santo  fi  dà  non  di  rado  per  titolo 
di  pietà ,  e  chr  è  invocato  contro  gì' 
incendj  ,  e  nelle  infeftazioni  de' lupi. 

Annotazioni. 

Pietro  Gale/ino   mette  il  martirio  del 
noflro  Santo  neW  anno  308.  Si  cre- 
de però  ,   che  morijfe   alcuni  anni  prima 
fono    Maffimiano  ,    il   quale    infieme    col 
fuo  compagno  avev  abbandonato  già  L'Im- 
pero neW  anno   308.    An^i  è  probabile  , 
che  (offe  mar  urinato  poco  dopo   la  flra- 
ge  della  Legione  ,   vale  a   dire  ,   mentre 
il  Tiranno  area  fpedito  bande  di  foldati 
in  cerca  de  Tebei  avanzati  dal  macello  . 
Ferrari  z  nel  fuo   Catalogo    de*  Santi 
d*  Italia  penfa  ,  che  un  folo  fia  il  Santo 
di  tal  nome  ,    vale  a  dire ,  quello  ,  che 
f offrì  il  martirio  preffo  del  Rodano  con 
alcuni    compagni  ,    ad   onore    del    quale 
S.  Teodoro  Vefcovo  di  Marjiglia  innalzò 

un 

1  Noy.  Sac.  lib.  13.    a  Pag.  $. 


De' Ss.  Martiri  Tebei.     71 

un  tempio  ,  riponendovi  le  fue  reliquie . 
Ma  è  più  certo  ciò ,  che  ferire  Baldef- 
fani  l  ,  oltre  a  quello  di  Alarflglia  ef- 
fere  flato  martirizzato  in  Piemonte  un 
altro  Difendente  ;  e  di  quefla  opinione 
è  anche  il  Vefcovo  di  Novara  Carlo  a 
Bafilica  Petri  a  . 

Sì  dice ,   che  gli  Atti  di  queflo  Santo 
fieno     in    un    manuferitto   confervato    in 
Bergamo . 

S.  Atilo  è  venerato  con  (ingoiare 
divozione  in  Trino  ,  fortezza  del  Mon* 
ferrato  .  Se  fofTe  di  nazione  Tebeo,  o 
pure  Cittadino  di  Trino ,  ma  aicritto 
nella  Legione  Tebea  alla  milizia,  co- 
me di  altri  fi  fcrive ,  varie  fono  degli 
Scrittori  le  opinioni .  Si  crede ,  che  il 
fuo  Corpo  ripofì  nell'antichiffima  Chie- 
fa  di  S.  Michele ,  chiamata  in  Infula 
fuori  delle  mura  di  Trino  .  Quivi  fi 
vede  dipinta  P  effigie  del  Santo  fopra 
la  muraglia ,  a  pie  della  quale  ita  un 
pezzo  di  pietra  giudicata  avanzo  della 
fua  lapida  fepoicrale  con  quefte  paro- 
le Atilus  .  Era  quefta  Chiefa  una  di 
E  4  quelle, 

»  Pag.  375.     a  Nov.  Sac.  1.  i.  pag.  24. 


72  De' Ss.  Martiri  Tebeì. 
quelle,  alle  quali  S.  Eufebio  affegnò 
Canonici  Regolari  per  uflìziarla ,  e  co- 
me di  Collegiata  di  Canonici  Regolari 
fé  ne  fa  menzione  in  alcune  Scritture 
dell'anno  12  17.  confervate  nellT Archi- 
vio della  nuova  Collegiata  di  Trino  a 
Ma  rovinata  pofcia  la  fabbrica  prima 
da  Federigo  Barbarofìa ,  e  poi  da  Ce- 
fare  di  Napoli  Capitano  di  Carlo  V., 
più  non  fi  fa  ,  dove  fìa  il  Corpo  del 
Santo  Martire  .  Continuava  ad  ogni 
modo  sì  il  Clero ,  che  '1  popolo  a  fre-* 
quentarla ,  e  rifpettarla  ,  come  matrice 
anche  nelle  fue  rovine  :  ma  a  dì  no- 
flri  fi  è  riflaurata  ,  quantunque- vi  tìa 
in  città  la  Chiefa  Collegiata  di  S.  Bar* 
tolommeo.  Onde  fi  può  giudicare,  che 
in  que'  contorni  foffe  Arilo  martiriz- 
zato ,  ed  ivi"  fepólto  .  BaldefTani  r  lo 
chiama  Etolo  ,  ed  Eliano  1'  Autore  del 
Teatro  Sabaudo  Piemontefe  :  che  poi 
foffe  di  Cafa  Bondonis,  e  però  di  Tri- 
no ,  afcritto  tra*  Tebei  j  a  noi  non 
conila . 

S. 

«  Pag.  543. 


De' Ss.  Martiri  Tebet.  73 
S.  Barolo  ha  dato  il  nome  ad  un 
Cartello  porto  nelle  Langhe  ,  feudo 
della  nobiliflima  Cafa  Falletti  con  ti- 
tolo di  Marchefato  .  Quivi  il  Santo  è 
venerato  con  particolar  divozione  per 
teftimonianza  di  Monfignor  della  Chie- 
fa  l  .  Altro  di  lui  non  Tappiamo:  anzi 
non  ritroviamo  né  pure  il  fuo  nome 
nella  Storia  Tebea  del  Canonico  Bal- 
delTani  . 

S.  Fiorenzo  .  Nella  Bartia,  terra  della 
Diocefi  di  Mondovì  ,  rta  una  Chiefa 
dedicata  a  S.  Fiorenzo  Martire  Tebeo^ 
nella  quale  vederi  dipinta  la  Storia  del- 
la Legione ,  alla  quale  egli  era  afcritto. 
La  moltitudine  de'  voti ,  che  nella  me- 
desima fi  veggono  ,  fono  evidenti  fe- 
gni  del  concorfo  ,  e  della  divozione 
de'  popoli ,  anzi  ancora  delle  grazie  , 
che  ne  riportano  per  Y  intercertìone 
del  Santo  Martire  .  Or'  avvegnaché  fi 
giidichi ,  eh'  egli  forte  compagno  de' 
Sarti  Coftanzo  ,  Alverio  ,  e  Sebaftia- 
no ,  e  però  che  riceveffe  in  que'  con- 
torni la  palma  del  martirio ,  non  fi  fa 

però, 

1  Cor.  R.  p.   1.  pag.  217. 


74    De' Ss.  Martiri  Tebei. 
però ,  dove  ritrovine  le  fue  reliquie  * 
le  quali  Iddio   per    li  fuoi  infcrutabili 
giudi zj  ci  tiene  celate. 

Di  un  altro  Martire  Tebeo  di  fimil 
nome  x  hanfì  le  reliquie  in  Bona,  città 
della  Diocefl  di  Colonia  ;  {limiamo 
però  ,  che  il  noftro  fìa  differente  da 
quello,  perchè  non  è  verifimile  ,  che 
nelle  Alpi  marittime  fi  veneri  un  Te- 
beo martirizzato  in  Germania ,  di  cui 
forfè  né  meno  il  nome  era  venuto 
a'  noftri  maggiori ,  che  gli  dedicarono 
T  antica  Chiefa  .  Si  può  dunque  con 
ragione  conghietturare  ,  che  nella  Le- 
gione Tebea  vi  foriero  più  Fiorenzi  , 
e  che  uno  di  quefìi  calafTe  nella  Li- 
guria ,  quando  già  l' altro  con  S.  Ge- 
reone,  e  Compagni  era  flato  manda- 
to da  Maflìmiano  nella  Bada  Lamagna. 

S.  Gino,  o  S,  Egidio,  come  lo  chia- 
mano alcuni,  ha  dato  il  nome  ad  un 
Camello  della  Valle  di  Sufa .  Può  ef- 
fere ,  che  in  quelle  vicinanze  egli  forfè 
martirizzato ,  come  S.  Valeriano  :  ma 
le  inondazioni  de'  Barbari ,  le  peftilen-* 

ze, 

z  V.  Baldef.  Ift.  Teb.  pag.  374, 


De' Ss,  Martiri  Tebei.  75 
ze ,  e  gli  altri  difaftri  ,  che  ha  patiti 
quella  Valle  ,  difperfe  ne  hanno ,  e  dif- 
fipate  le  notizie  ,  anzi  per  la  medefi- 
xna  cagione  remiamo  ancora  privi  delle 
Tue  lagre  reliquie . 

S.  Giorio  ,  donde  è  venuto  il  no- 
me ad  un  Camello  (ìtuato  vicino  alla 
Dora  ,  quattro  miglia  lontano  da  Sufa, 
e  poco  lungi  dalla  fpelonca  ,  ove  fu 
martirizzato  S.  Valeriano  .  A'  noftri 
giorni  fé  ne  fa  la  fetta  ivi  nel  dì ,  in 
cui  fi  fa  T  uffizio  del  martire  S.  Gior- 
gio .  La  fomiglianza  de'  nomi  ,  che 
ancora  nel  Martirologio  Romano  ha 
fatto  unire  i  Santi  Anonimi ,  può  aver 
dato  luogo  a  quefta  fefta  .  Delle  fue 
reliquie  non  fé  ne  ha  contezza  . 

S.  Giorgio  è  un  compagno  de* 
Ss.  Martiri  Maurizio  ,  e  Tiberio  vene- 
rati in  Pinerolo  ,  come  diremo  ap- 
preso parlando  di  S.  Maurizio  ibldato 
Tebeo . 

S.  Magno  è  creduto  uno  de'  compa- 
gni di  Coftanzo,  che  colto  nella  Valle  di 
Macra  fu  da'  perfecutori  ivi  martirizza- 
to .  In  Caftel  Magno  nella  Valle  di  Gra- 
na 


7  6  De' Ss.  Martiri  Tebei. 
na  fi  venerano  alcune  fue  reliquie  in  una. 
vecchia  Chiefa ,  le  quali  fono  vifìtate 
da1  popoli  vicini  ,  in  fegno  delle  gra- 
zie, che  da  Dio  ottengono  per  la  Tua 
interceffione,  come  attefta  nella  Tua  Co- 
rona Reale  Monfignor  della  Chiefa  x. 

S.  Giuliano  fu  uno  de' compagni  di 
S.  Martiniano  venerato  in  Torino ,  co- 
me diremo  a  fuo  luogo. 

S.  Marchese  è  in  molta  venerazio- 
ne nella  Villa  d'  Alteflano  poco  dittan- 
te da  Torino  ,  Dopo  la  ftrage  fatta 
della  Legione  in  Agauno ,  egli  paftò  in 
Piemonte ,  e  da'  foldati  mandati  da  Maf- 
fimiano  in  cerca  de'  Tebei  fuggitivi 
raggiunto  nelle  vicinanze  di  Torino  , 
fu  da  medefimi  ivi  trucidato ,  e  poco 
lungi  dal  luogo  del  fuo  martirio  ono- 
revolmente fepolto .  Reftò  il  fuo  Cor- 
po dimenticato  fino,  alla  metà  del  fe- 
colo  decimo  fedo  ,  che  piacque  a  Dio  di 
manifeftarlo  nella  maniera  feguente  z . 

Cavando  alcuni  contadini  la  terra  in 
una  pofleflione  di  Francefco  Gu  eri  Ilo 
Senatore ,  e  Collaterale  del  Regio  Par- 

la- 

i  P.  i.  pag.  466.     1  Baldef.  Irt.  Teb.  pag.  173. 


De*  Ss.  Martiri  Tebei.  77 
lamento  di  Torino  ,  e  facendo  alcune 
•foffe  non  molto  lontano  dal  Caitello 
^PAlteffano  ,  venne  loro  fatto  di  fco- 
prire  un  fepolcro  ,  e  in  effo  un  cada- 
vere con  un  calice ,  ed  un  libro  ,  che 
conteneva  la  vita  del  S.  Martire  ,  e 
faceva  fede ,  che  quelle  erano  fue  re- 
liquie .  I  contadini ,  pigliato  il  libro  , 
ed  il  calice  ,  fé  ne  andarono ,  lafcian- 
do  fcoperte  quelle  facre  offa .  Ma  Id- 
dio ,  che  ne  cuftodifce  ogni  particella, 
fece  comparire  una  venerabile  Matro- 
na ,  creduta  la  Santi/lima  Vergine ,  ad 
un  pover'  uomo  ,  che  talora  portava!! 
in  quel  diftretto  non  tanto  per  cavarli 
la  fete  ad  un  fonte ,  che  fcaturiva  in 
quelle  vicinanze ,  quanto  per  recitare 
ivi  le  fue  orazioni  ;  e  incaricollo  non 
folamente  di  avvifare  il  Paroco ,  e  i 
Signori  del  Luogo  a  fabbricare  una 
Cappella  al  Santo  Martire ,  ma  perchè 
fé  gli  predarle  fede ,  gP  impreffe  nella 
mano  i  fegni  d'una  mano  candidi/lima. 
Si  accinfero  pertanto  tutti  alla  fabbri- 
ca delia  cappella  ,  e  ripofero  nelP  al- 
iare il  fagro  teforo  col  calice  ,  e  co^ 

libro. 


yS  De' Ss.  Martiri  Tebei. 
libro  ,  che  già  dai  contadini  aveano 
ricuperato  .  Ma  feguita  in  quei  tempi 
nel  Piemonte  mutazione  di  dominio  , 
per  effere  flati  reftituiti  gli  Stati  al 
Duca  Carlo  Emmanuele  Filiberto  ,  il 
libro  fi  è  fmarrito,  che  fi  crede  foffe 
portato  in  Francia  da  qualche  Cava- 
liere Francefe ,  che  fi  era  pigliato  l'af- 
funto  di  farlo  tradurre .  A'  noftri  tem- 
pi rovinata  la  Cappella ,  fi  confervano 
le  reliquie  fotto  l'altare  maggiore  della 
Chiefa  parrocchiale  d' Alteffano  in  una 
cafietta  preziofa  di  madreperla,  tenen- 
done le  chiavi  il  Marchete  di  Carma- 
gnole Signore  del  Luogo  ,  com'  ere- 
de del  Conte  di  Druento  di  Cafa  Pro- 
vana . 

Dal  nome  ,  che  ha  del  Tedefco  , 
pigliò  motivo  Baldeflani  di  giudicare , 
che  S.  Marchefe  non  folle  Tebeo  d'ori- 
gine ,  ma  Alemano  ,  e  fola  mente  ai 
Tebei  aggregato . 

S.  Martiniano  .  Negli  archivj  della 
Cattedrale  di  Torino  faffi  memoria  de* 
Santi  Martiniano ,  Giuliano  ,  e  Bifuzio 
Tebei,  e  fé  ne  recita  l'uffizio  ai  nove 

di 


De' Ss.  Martiri  Tebei.  79 
di  Decembre  .  Si  crede  ,  che  avendo 
eglino  patito  il  martirio  nelle  vicinanze 
di  quella  Città  ,  in  effa  veniffero  fe- 
polti ,  e  che  fletterò  le  loro  reliquie 
nella  Chiefa  parrocchiale ,  che  ora  va- 
namente ,  come  dice  con  ragione  Bal- 
deflani  ■  ,  è  intitolata  a'  Santi  Procettb, 
e  Martiniano  ,  de'  quali  fi  fa  la  fetta 
ai  due  di  Luglio. 

Dobbiamo  avvifare  ',  che  fotto  1'  al- 
tare maggiore  della  Metropolitana  fta 
l'intero  Corpo  di  un  Santo  Martire  , 
a    cui  fi  è  dato  il  nome  di  Martinia- 
no ;  ma  quello  nulla   ha  che  fare  co' 
Tebei  ;    perchè   fu  portato    da   Roma 
dopo  la  metà  del  fecolo  pattato  .   Né 
coftando    dell'  identità  dei   Corpo  ,   fi 
efpone  bensì    alla  venerazione  in   una 
delle   felle   della  Pentecotte ,  ma    non 
fé  ne  fa  1'  uffizio  a  tenore  del  Decre- 
to della  Sacra  Congregazione  de' Riti. 
S.  Maurizio  femplice  foldato  Tebeo, 
differente   da  quello ,  eh'  era  Capo ,  e 
Condottiere  della  Legione  Tebea.  Nella 
Badia  di  Santa  Maria  di  Pinerolo,  fon- 
data 
1  L.  2.  pag.  175. 


So  De' Ss.  Martiri  Tebei. 
data  dalla  pia  Adelaide  Marchefana  di 
Sufa  ,  ripofano  i  Corpi  de'  Santi  Mar- 
tiri Tebei  Maurizio  ,  Giorgio  ,  e  Ti- 
berio .  Era  quefta  Chiefa  uffiziata  dai 
Monaci  Benedittini  y  ma  dal  famofo 
Cardinale  Vincenzo  Lauro  ,  degno  fuc- 
cefìore  di  S.  Pio  V.  nel  Vefcovado  di 
Mondovì  ,  ch'era  Commendatario  di 
quella  Badia  ,  furono  in  loro  vece  col- 
locati i  Padri  Ciftercienfi  Riformati  , 
i  quali  per  la  vicinanza  degli  eretici 
delle  Valli  di  Lucerna  più  yolte  fono 
flati  neceflìtati  di  portare  altrove  quelle 
reliquie  per  falvarle  dal  loro  furore  . 
Si  confervano  ancora  ad  ogni  modo  , 
e  dura  la  divozione  del  popolo  di  Pi- 
neroio  verfo  i  Santi  Martiri  7  de'  quali 
a  cagione  delle  guerre ,  che  per  lungo 
tratto  di  tempo  affliflero  que' contorni, 
ii  è  fmarrita  la  Storia. 

S.  Mena  .  In  una  Parrocchia  poco 
distante  da  Geneva  fi  onora  S.  Mena, 
creduto  Tebeo,  e  fi  conferva  nella  me- 
defima  una  fua  reliquia  .  Viene  parti- 
colarmente invocato,  da'  lebbrofi  ,  ed 
è  cofa  notabile  ,   che  facendo   quefti 

ivi 


De' Ss.  Martiri  Tebei.  8i 
ivi  la  novena ,  e  toccandoli  colPacqua, 
in  cui  fianii  immerfe  le  fue  reliquie  , 
guarifcono  perfettamente  .  Anzi ,  cola 
mirabile  !  confeguifcono  la  medelìma 
grazia  gli  eretici  ;  onde  lì  vede ,  che 
il  noftro  Mena  ugualmente,  che  l'Egi- 
zio ricordato  nel  Martirologio  ai  quin- 
dici di  Novembre ,  opera  miracoli  an- 
che a  favore   degi'  infedeli . 

S.  Tiberio  .  Di  quello  Santo  Mar- 
tire altro  non  abbiamo ,  che  '1  Tuo  no- 
me ,  e  che  fu  compagno  di  S.  Mauri- 
zio venerato  in  Pinerolo . 

S.  Tegolo  è  uno  di  quei  Tebei  , 
che  fcampati  dal  furore  de'  foldati,  al- 
lorché nelle  campagne  d' A^auno  tru- 
cidarono la  Legione  ,  lì  condulTero  in 
Piemonte  ;  ove  raggiunto  dai  perfecu- 
tori  nelle  vicinanze  d' Ivrea ,  con  un 
gloriofo  martirio  terminò  la  vita.  Re- 
ftò  il  fepolcro  del  Santo  fenza  venera- 
zione inlìno  ai  tempi  del  Beato  Ve- 
remondo  Arboreo  Vefcovo  di  quella 
Città  ,  Prelato  di  tanta  fantità  ,  che 
meritò  gli  veniffe  rivelato  da  Dio  il 
luogo ,  ove  ftavano  ripclte  le  reliquie 
Tom.  L  F  del 


8  2  De'  Ss.  Martiri  Tebei. 
del  Santo  Martire  .  Portatoti  adunque 
con  alcuni  del  Clero  al  luogo  dimo- 
fìrato ,  appena  fi  cominciò  a  fcavare 
il  terreno ,  che  ne  ufcì  una  fragranza 
di  paradifo ,  dalla  quale  ricreati  i  cir- 
colanti concepirono  vie  maggior  di- 
vozione verfo  le  fante  reliquie  ;  le 
quali  furono  con  folenne  proceffione 
portate  nella  Chiefa  Cattedrale ,  e  ri- 
porre fotto  un  altare  .  Per  li  grandi 
benefizj  ottenuti  da  Dio  ad  interceffio- 
ne  del  Santo  ,  hanlo  quei  cittadini  elet- 
to per  comprotettore  della  loro  Città, 
e  fé  ne  recita  l'uffizio  fotto  rito  di 
doppio  maggiore  ai  25.  d'  Ottobre. 

S.  Valeriano  .  Nella  Valle  di  Sufa, 
ove  fu  martirizzato  ,  in  Cumiana  ,  ove 
viffe  Qualche  tempo  ,  e  ancora  ne'  con- 
torni,  ove  ha  fatto  molte  grazie  a'fuoi 
divoti ,  è  tenuto  in  grande  venerazio- 
ne S.  Valeriano  Martire  Tebeo.  Que- 
sti calato  dal  monte  Giove  fi  portò  in 
Piemonte ,  e  o  forfè  allettato  dalla  fo- 
litudine  ,  o  incitato  dal  zelo  a  con- 
vertire que'  popoli  ,  fermò  il  fuo  do- 
micilio in  Cumiana ,  dove  è  fama,  che 

pre- 


De*  Ss.  Martiri  Tebei.  83 
predicale  il  Vangelo .  Non  fu  però  la- 
fciato  lungo  tempo  in  ripofo  :  imperoc- 
ché la  fagacità  de'  foldati  mandati  da 
Maflimiano  in  cerca  de'  Tebei ,  che  fi 
erano  (buratti  dal  generale  macello  del- 
la Legione ,  lo  colle  Copra  d'  un  colle 
vicino  a  Cumiana  .  Era  egli  giovine  , 
e  robufto  ,  onde  per  allora  gli  riufcì 
di  larvarti  colla  fuga  dal  furore  de' per- 
fecutori ,  avendo  però  prima  lafciate 
imprefle  le  orme  dei  due  ginocchi ,  e 
di  una  gamba  in  un  fafTo  ,  che  dura- 
no ancora  a'  noftri  giorni .  Ma  fegui- 
tato  da' miniitri  dell'Imperatore  dopo 
qualche  tempo  fu  ritrovato  in  una  ca- 
verna tra  Borgon  ,  e  Chiavrie  ,  e  fui 
rifiuto  d'  adorare  gì'  idoli  barbaramen- 
te uccifo  . 

Che  ivi  il  medetimo  fia  flato  fepol- 
to ,  fi  rende  verifìmile  dal  vederti  in 
quel  luogo  un'  antichi/lima  Cappella  da' 
divoti  a  fuo  onore  fabbricata  ,  predo 
della  quale  fé  ne  vede  un'  altra  più 
ampia,  e  forfè  eretta,  perchè  la  pri- 
ma congiunta  alla  rupe  è  affai  umida. 
E'  quella  Cappella  vititata  con  gran  di- 


$4  De' Ss.  Martiri  Tebei. 
vozione  da'  popoli ,  fpezialmente  il  lu- 
nedì dopo  Pafqua  ,  a  cagione  delle 
grazie ,  che  ne  riportano .  Né  minore 
è  il  concorfo  al  luogo ,  dove  fu  colto 
il  Santo  Martire  ,  ma  non  già  tra  Cu- 
miana  ,  e  Giaveno  ,  come  fcrive  Bal- 
deffani  ■  ,  ma  tra  Cumiana',  e  Frofa- 
fco ,  dove  imprefTe  avea  le  veftigie  di 
una  gamba  .  Perchè  ivi  oltre  ad  un 
Pilone  fopra  la  miracolofa  pietra  ,  in 
cui  egli  è  rapprefentato  in  atto  di 
orare,  fabbricatati*  fino  ab  antico  una 
Cappella ,  che  fi  è  ingrandita  ,  e  ri- 
modernata dopo  F  ultima  guerra  ,  è 
quel  luogo  affai  frequentato ,  Più  vol- 
te fi  è  efperimentato  ,  quanto  fia  va- 
lido appreffo  Dio  il  fuo  potere ,  effen- 
dofi  veduti  ivi  liberare  gP  indemoniati, 
ceffate  le  febbri ,  e  reftituire  la  fanità 
agP  infermi .  Anche  fopra  di  un  colle 
vicino  a  Piofafco  ha  il  Santo  una  Cap- 
pella ,  indizio  evidente  della  divozio- 
ne ,  che  in  quelle  vicinanze  fi  porta  a 
S.  Valeriano  $  il  quale  in  tutti  i  luoghi 
è  rapprefentato  in  abito  di  foldato 
Tebeo .  S. 

I   L.  2.  pag.   268. 


De' Ss.  Martiri  Tebei.  85 
S.  Gingolfo  .  Tra  Geneva  ,  e  '1  Bor- 
go di  S.  Maurizio  fi  ritrova  una  Terra, 
chiamata  corrottamente  S.  Gingò,  ove, 
come  fcrive  BaldefTani  ■  ,  fi  onora  un 
Santo  ,  che  chiamano  Gingolfo  .  Vie- 
ne comunemente  giudicato  foldato  Te- 
beo ,  e  come  tale  rapprefentato  in  an- 
tichifftme  pitture  :  da  quefte  ricavai! 
effere  quel  Santo  differente  da  S.  Gan- 
golfo  gentiluomo  Borgognone  ,  che  fa 
uccifo  a  tradimento  dall'  adultero  di  fua 
moglie  400.  anni  dopo  '1  martirio  de' 
Tebei .  Non  fi  ha  altra  notizia  di  que- 
fto  Santo ,  e  reftano  ancora  ignote  le 
fue  reliquie ,  che  forfè  furono  malme- 
nate nelle  frequenti  fcorrerie ,  che  fe- 
cero gli  eretici  in  quelle  parti . 

S.  Giovenale  .  Poco  lontano  dalla 
terra  ,  che  chiamano  Andrate  della  Dio- 
cefi  d' Ivrea  ,  hawi  una  Chiefa  cam- 
pestre con  un  cimiterio  attiguo,  in  cui 
fi  feppellifcono  i  defunti  ,  dedicata  a 
S.  Giovenale,  creduto  Martire  Tebeo, 
e  forfè  compagno  de'  Santi  Beffo  ,  e 
Tegolo  ,  e  con  effi  martirizzato  in 
F   3  quelle 

1  Pag.  525. 


86  De'  Ss.  Martiri  Tebei. 
quelle  vicinanze  <  Dà  indizio ,  che  ivi 
fieno  ripofte  le  fue  reliquie  *  il  vederli 
in  quella  Chiefa  un  fepolcro  con  una 
mano  dipinta  nel  muro  ,  ed  un'  liba- 
zione ,  che  parla  di  un  S.  Giovenale  . 
Così  fcrivea  a'  Tuoi  tempi  BaidefTani  * . 

Nella  Parrocchiale  del  prenominato 
Luogo  è  dipinto  il  Santo  in  mezzo  a 
due  altri  in  fegno  della  divozione  di 
quel  popolo .  Da  Torrazzo  i  Sala  ,  e 
Dona ,  luoghi  poco  difcofti  ogni  anno 
nella  fefta  dell'  Afcenfìone  di  Noftra 
Signore  portane  a  quefta  Chiefa  que* 
terrazzani  in  proceflìone  a  dimandare 
il  di  lui  patrocinio  contro  P  irritazio- 
ne de'  lupi  -,  e  per  quanto  mi  afficura- 
no  perfone  degne  di  fede  ,  quando  han- 
no tralafciata  la  vifita ,  ne  hanno  pro- 
vato 1  flagello  ,  onde  è  flato  d'  uopo 
continuarla ,  come  fi  pratica  oggidì . 

Ss.  Solutore  ,  Avventore  ,  ed  Ot-, 
TAVio  .  Quefti  Santi ,  che  furono  i  pri- 
mi' Protettori  dell'  Augufta  Città  di 
Torino ,  ebbero  per  panegirica  S.  Maf- 
fìmo ,  che  nella  fua  omilia  quarantèii- 
ma 

I  Pag.  $24. 


De' Ss.  Martiri  Tebei.  87 
ma  ne  parla  con  quella  energia  di  Uri— 
le  ,  che  vale  ad  imprimere  negli  ani- 
mi una  {ingoiare  divozione  verfo  de' 
medesimi .  Due  Leggende  antiche  ab- 
biamo ,  nelle  quali  fi  legge  la  loro  vita; 
una  più  breve  ,  che  co'  Refponforj  fer- 
viva  di  lezioni  nell'  Uffizio ,  che  fi  re- 
citava, opera,  come  credono  gli  eru- 
diti ,  di  Guglielmo  Vefcovo  di  Torino, 
che  vifle  nel  principio  del  fecolo  de- 
cimo ;  l' altra  verifìmilmente  componi- 
mento del  medefimo  Autore ,  più  lun- 
ga ,  che  porta  quello  titolo  ,  Sequun- 
tur  qucedam  de  ipjìs  Sanclis  reverta  in 
antiquis  libris  inclita  Abbatta  S.  Solu- 
tori* .  A'  noftri  giorni  ne  ha  ferino  la 
vita  il  P.  Carlo  Giacinto  Ferreri  della 
Compagnia  di  Gesù  .  Seguendo  io  dun- 
que le  tracce  di  uomo  sì  erudito  dirò 
in  riftretto  quello  ,  eh'  egli  ne  fcrive 
in  nove  brevi  capitoli  ,  e  vi  aggiun- 
gerò alcune  cofe  ,  le  quali  potranno 
illuftrare  alcuni  punti  ofeuri  della  Sto- 
ria di  tutti  gli  altri  Santi  Tebei . 

Furono  dunque  i  noftri  Santi  nativi 
di  Tebe,  Città  famofa  del  Reeno  d'Egit- 
F  4  to, 


8  8  De' Ss.  Martiri  Tebei. 
to,  la  quale  prima  fa  ridono  di  abbo- 
minazione  nel  tempo  dell"  idolatria  ,  e 
poi  teatro  di  tutte  le  virtù  ,  e  patria 
d' infiniti  Santi  .  Fra  quefti  contanti  i 
foldati  di  una  Legione  comporta  de' 
fuoi  Cittadini ,  che  meritò  d'avere  luo- 
go fra  le  Legioni  Palatine  ,  deftinate 
alla  cuftodia  dell'  Italia  ,  e  della  perfo- 
na  de'  Cefari .  A' tempi  di  Diocleziano 
aveva  per  Generale  S.  Maurizio  ,  uo- 
mo di  gran  valore  nelP  efercizio  dell* 
armi)  e  di  Angolari  virtù  per  lafan- 
tità  della  vita .  Suo  Luogotenente  era 
S.  Secondo,  già  allevato  nella  Corte 
di  Cefare ,  dalla  quale  ufcì  fotto  pre- 
teso d'  attendere  alio  Audio  ,  ma  in 
realtà  per  profetare  con  libertà  la  fe- 
de di  Crifto  .  Alfiere  di  tutta  là  Le- 
gione era  Efuperio  ,  il  quale  portava 
un  montone  d'  oro  nel  fuo  ftendardo , 
che  S.  Gontranno  Re  di  Borgogna  pi- 
gliò poi  per  imprefa ,  ed  ora  è  l'info* 
gna  dell'  Ordine  del  Tofon  d'  oro  . 
S.  Candido  era  Auditore  di  Guerra  , 
cioè  giudicava  le  caufe  de'  foldati .  In 

una  Legione  sì  numerofa  non  doveva- 
te 

no 


De'  Ss.  Martiri  Tebei.  $9 
no  mancare  i  Colonelli  ,  e  i  Maeiìri 
di  Campo  ,  quali  fi  crede  foriero  i 
Santi  Gereone^  Tirfo ,  ed  Orio,  man- 
dati nella  BalTa  Germania ,  ed  ancora 
i  Centurioni ,  fra' quali  li  giudica  tenef- 
fero  i  primi  luoghi  i  noirri  tre  Santi . 
Portavano  quefti  per  contraflfegno  di 
loro  autorità  una  verga  di  vite  ,  la 
quale  ferviva  ancora  per  gaitigare  i 
foldati ,  che  mancavano,  e  farebbe  fta- 
to  delitto  capitale  il  far  renitenza  . 
Vaghi/limo  era  il  loro  abito  militare  i 
di  cui  ne  abbiamo  la  detenzione  nel 
racconto  dell'  invenzione  del  Corpo  di 
S.  Gereone  ritrovato  in  Colonia  per 
rivelazione  fattane  a  S.  Norberto.  Ave- 
vano un'ampia,  e  lunga  fopravvefr.a 
di  colore  vermiglio,  che  feorreva  tre 
dita  fotto  '1  ginocchio,  e  fopra^fiaun' 
altra  di  feta  più  corta  ,  e  di  più  vivo 
fcarlatto ,  e  immediatamente  fui  corpo 
un'  altra  di  feta  fottiliiìima,  un  poco  rof- 
feggiante  .  Le  calze  erano  ricamate  a 
fiori ,  a  foggia  d'  occhi  di  coda  di  pa- 
vone fpiegata  ,  a'  fianchi  portavano  una 
cinta  di  cuojo  nero  per  reggere  la  fpa- 

da, 


9©    De'  Ss.  Martiri  Tebei; 
da,  e  fui  petto  una  croce  d'oro  gra- 
nito ,  larga  un  dito ,  e  lunga  un  piede  -, 
il  che  accrefceva  in  loro  la  maeftà ,  e 
la  leggiadria . 

Ora  (lava  bensì  quella  Legione  fe- 
condo F  ufo  delle  Palatine  in  Italia;  ma 
perchè  accadde  una  rivolta  in  Egitto, 
nella  quale  fperimentò  l'Imperatore  la 
di  lei  fedeltà ,  e  valore ,  fconfitti  i  ri- 
belli ,  e  dato  alle  fiere  Achille  loro  ca- 
po, ei  giudicò  di  lafciarla  in  quel  Re- 
gno per  annodare  la  tranquillità  del 
paefe  .  I  foldati  dalla  voce,  e  dall'efem- 
pio  animati  del  loro  Generale  S.  Mau- 
rizio profittarono  dell'  ozio ,  che  donò 
loro  la  pace  ,  per  predicare  a'  popoli 
la  fede  di  Crifto ,  con  gran  vantaggio 
della  Religione,  che  fi  andava  propa- 
gando ,  infinchè  Ci  die  principio  alla 
fiera  perfecuzione,  che  donò  tanti  Mar- 
tiri al  Cielo  .  Imperocché  allora  i  Te- 
bei  ,  come  dichiarati  Criftiani ,  fi  die- 
dero ad  aflifiere  a'  Martiri  ,  a  conc- 
iarli ne'  tormenti  ,  e  a  dare  onorata 
fepoltura  a*  defunti .  E  ben  previdero  , 
che  niuno  de'  perfecutori  avrebbe  ar- 
dire 


De' Ss.  Martiri  Tebei.  $1 
dire  di  far  motto  ,  o  di  vietar  loro 
quelle  dimoftrazioni  di  carità  criftiana 
pel  loro  gran  numero.  Ma  perchè  era- 
no ancora  Catechumeni,  ftimò  il  San- 
to Generale  di  condurre  tutta  la  Le- 
gione a  Gerufalemme  sì  per  vifitare  le 
l'agre  memorie  del  Redentore,  che  per 
ricevere  il  battefìmo ,  il  quale  fu  loro 
amminiftrato  al  Giordano  dal  S.  Ve- 
fcovo  Zambda  ,  o  come  penfa  Tille- 
monte  nel  tomo  quarto  delle  fue  Me- 
morie, da  Imeneo  Vefcovo  della  me- 
desima Città  . 

Ritornati   a   Tebe   ripieni  di  nuovo 
fervore  ,  continuarono  ad  efercitare  il 
loro   appoftolico  impiego  ,  fintantoché 
dopo  Tanno  291.,  o  come  vuole  Tii- 
Iemonte  ,  nel  286.  fu  la  Legione  chia- 
mata in  Italia  a  cagione  de'  rumori  , 
che  facevano  nelle   Gallie   Eliano ,  ed 
Amando  ,   e  uniti   a  loro  i  Bagaudi  . 
Conobbero    i  Tebei  d' eflere  chiamati 
piuttofto   al  fupplizio ,  che  alla  batta- 
glia ;  ad  ogni  modo  vollero  ubbidire , 
e  per  armari!  colle  armi  de' veri  Cri- 
ftiani  ,  in  Roma   gettatifi  a1  piedi  del 

Pon- 


fi  De7  Ss.  Martiri  Tebei. 
Pontefice  S.  Marcellino  ,  o  Cajo  ,  al 
dire  di  Tiliemonte ,  da  lui  ebbero  con 
molti  fanti  ammaeftramenti  ancora  il 
Sagramento  della  Confermazione.  Da 
Roma  paiTarono  verfo  le  Gallie  per  in- 
groffare  l' efercito  di  Maffimiano ,  de- 
sinato contra  i  popoli  ,  che  tumul- 
tuavano ;  e  nel  breve  foggiorno  ,  che 
fecero  in  Torino ,  è  fama  ,  che  i  no- 
ftri  Santi  contraefTero  amicizia  con  al- 
cuno de'  cittadini  ,  e  concephTero  an- 
cora il  deriderlo  di  convertire  una  Città, 
nella  quale  non  aveano  potuto  fcorge- 
re  orma  di  Criftianefimo  .  Perdettero 
nel  Canavefe  S.  Secondo  ,  e  tirando 
dritto  ,  ove  loro  comandava  Cefare  9 
paffati  i  monti ,  perdettero  ancora  in 
Agauno  il  Generale  con  tutta  la  Le- 
gione ,  che  dopo  la  feconda  decima- 
zione fu  ivi  interamente  trucidata  .  f 
noftri  Santi  però  nel  veder  venire 
T  efercito  Cefareo  per  fare  il  generale 
macello  ,  aflaliti  da  due  contrarj  af- 
fetti ,  o  di  dare  ivi  la  vita  per  Cri- 
ito  ,  o  di  rigenerare  a  Crifto  i  Tori- 
nefi ,  mentre  ftavano  in  quefta  perplef- 

iltà, 


De' Ss.  Martiri  Tebei.     $$ 
iità  ,  fotirattifi  per  divina  infpirazione 
fegretamente  da' compagni,  fi  condu£- 
fero  per  gioghi  alpeftri  in  Piemonte  , 
e  vennero  a  Torino . 

Giunti  felicemente  in  quefta  Città 
incominciarono ,  fecondochè  veniva  lo- 
ro l' occaiìone  ,  a  predicarvi  il  Van- 
gelo .  Sulla  fera  però ,  affine  di  non 
effere  colti  da'  Miniftri  di  Cefare  f 
ritiravanfi  in  una  fpelonca  ,  che  aveano 
eletta  preflb  la  Dora  ,  e  della  notte 
parte  ne  davano  al  ripofo ,  parte  ali* 
erazione  ,  iniìnchè  dopo  '1  tratto  di  tre 
meri  furono  ritrovati  da'  Miniftri  dell' 
Imperatore  .  Quefti ,  che  avevano  or- 
dine da  Maffimiano  di  trucidare  i  Te- 
bei  ,  che  fottratti  fi  erano  alla  fpada 
in  Agauno  ,  e  di  farfì  confegnare  dalle 
Città ,  ove  eranfì  rifuggiti  ,  chiunque 
della  Legione  in  effe  viveva ,  feppero, 
che  in  Torino  trovavano  i  noftri  tre 
Santi .  Laonde  ricercatili  con  diligen- 
za ,  finalmente  fui  far  del  giorno  ìi 
videro  ufcire  dalla  loro  caverna  .  Al- 
lora interrogati  ,  fé  voleffero  ubbidire 
a  Cefare  ,  e  adorare  gli  Dei  ,  fui  ri- 
fiuto, 


94  De' Ss.  Martiri  Tebe!. 
fiuto  ,  che  ne  fecero  ,  corlero  ioro  ad- 
dotto colle  lance  bafle  i  foldati  .  I 
Santi  Avventore  ,  e  Ottavio  colti  in 
mezzo  a  più  colpi  refìarono  morti,  e 
diftefi  in  terra .  S.  Solutore  più  giova- 
ne ,  e  più  deftro ,  fu  bensì  ferito ,  ma 
fi  pofe  in  falvo  ,  riferbandolo  Iddio  per 
un  più  gloriofo  trionfo  .  A,  gran  parli 
portatori  ad  Ivrea  ,  ivi  in  una  grotta 
fi  afcofe ,  ove  veduto  da  un  fanciullo, 
fegli  tante  carezze ,  eh'  egli  ogni  gior- 
no veniva  poi  a  vietarlo  .  Intanto  Cor- 
revano per  le  campagne  i  perfecuto- 
ri ,  di  lui  cercando  novelle  ,  quando 
feoperto  dalP  innocente  garzoncello  , 
fu  col  cofìui  indizio  ritrovato  ,  ed  in- 
terrogato ,  fé  volerle  rinunziare  alla 
fede  di  Criflo.  Erano  i  foldati  accom- 
pagnati da  gran  numero  di  popolo  ve- 
nuto per  riconofeere  un  uomo  cercato 
con  tanta  premura  d'ordine  di  Cefare; 
il  che  ofTervato,  dimandò,  ed  ottenne 
licenza  il  Santo  di  parlare  .  Salito  dun- 
que fopra  un  farlo  vicino  ,  efpofe  ad 
alta  voce  la  cagione  ,  per  la  quale  egli 
era  cercato  a  morte ,  e  parlò  con  grand* 

^ner- 


De' Ss.  Martiri  Tebei.  95 
energia  de'  mifterj  della  Criftiana  Re- 
ligione .  Poco  tempo  però  fugli  dato 
di  parlare  ;  perocché  udendo  i  foldati, 
com'  ei  deprezzava  il  culto  degl'idoli, 
gettatolo  a  terra ,  fu  quello  fteiìb  faflò, 
ove  predicava ,  troncarongli  il  capo  . 

Onorò  Iddio  la  morte  del  Santo  con 
due  miracoli,  de' quali  poterono  effere 
teftimonj  tutti  i  circondanti .  Il  primo 
fu,  che  il  fangue  s'incorporò  nel  fallo, 
quaiì  quello  folle  u#a  fpugna ,  come 
fi  vede  ancora  a'  noftri  giorni  ,  rite- 
nendo la  pietra  il  colore  vermiglio  • 
Il  fecondo  ,  che  gittato  il  corpo  per 
difprezzo  in  una  palude,  quelle  acque 
immonde  11  ritirarono  ,  e  tutta  la  pa- 
lude s' inaridì  .  Anzi  avendo  un  gran 
fervo  di  Dio  dappoi  veduto  quel  luo- 
go illuminato  da  celefte  fplendore  , 
fabbricò  ivi  una  Chiefetta  ad  onore  del 
Santo,  la  quale  fu  illuftrata  da  molti 
miracoli  .  Succedette  il  fuo  martirio 
in  Caravino  preffo  d'Ivrea  ,  nel  qual 
luogo  continua  la  divozione  al  Santo 
Martire  ,  che  col  fangue  inaffiò  quel 
terreno . 

Vi- 


9 6     De'  Ss.  Martiri  Tebei. 

Viveva  di  quei  tempi  in  Ivrea  una 
Tanta  Matrona,  Criftiana  di  religione, 
per  nome  Giuliana ,  della  quale  a  fuo 
luogo  daremo  la  vita .  Or  quella  tro^ 
vatafi  prefente  al  martirio,  ed  oflervati 
i  due  miracoli  ,  conobbe  da  eflì  i  me- 
riti del  Santo  ,  e  concepì  il  defìderio 
di  dare  al  #fuo  cadavere  onorevole  fe^ 
poltura.  Avvicinatati  dunque  deftramenr 
te  a'  faldati ,  invitogii  con  belle  manie- 
re ,  come  mini%t  fedeli  dell'Impera- 
tore, a  tua  cafa.  Incamminaronfl  que- 
fli  colla  fcorta  d' un  fervo  alla  cafa  , 
ed  efìa  frattanto  con  altri  raccolfe  il 
facro  Corpo  ,  e  portolo  in  fìcuro  in- 
fìeme  col  farlo ,  volò  alla  fua  abitazio- 
ne per  trattare  i  fuoi  ofpiti ,  col  peri- 
fiero  di  fapere  da  loro  ,  chi  folle  il 
Santo  Martire  .  Intefe  la  fanta  donna 
con  fuo  fommo  rammarico  la  ftoria 
della  pa/ììone  di  tutti  i  Tebei  in  Aga- 
uno  ,  e  de' due  compagni  di  Solutore 
uccifi  preffo  di  Torino  ;  onde  pigliò  ri- 
foluzione  d'  unire  infieme  i  tre  Corpi, 
e  feppcliirli ,  acciocché  reftaffero  uniti 
in  un  fepolcro  quelli  ,  che  furono  sì 
«y  con- 


De' Ss.  Martiri  Tebei.     97 
congiunti  di  patria ,  di  fede  ,  e  come 
41  crede ,  ancor  di  fangue . 

Sopraffatti  dal  vino  i  Cefariani  refta^ 
rono  profondamente  addormentati  :  il 
perchè  Giuliana  fatto  alleitire  un  car- 
ro, andò  a  raccogliere  il  Corpo  di  S.So- 
lutore  ,  e  fi  pofe  in  cammino  verfo 
Torino ,  con  ordine  a'  dimettici  di  dire 
agli  ofpiti ,  che  un  affare  di  gran  ri- 
lievo aveala  coftretta  a  partire  prima 
del  giorno  .  Iddio ,  che  aveale  fugge- 
rito  un  tal  difegno  ,  gliene  agevolò  an- 
cora P  efecuzione  con  più  prodigj:  per- 
chè non  folamente  arrivò  a  falvamen- 
to ,  ma  pafsò  il  carro  ,  ed  ella  a  pie 
afciutti  la  Dora  Baltea,  fiume  da  nou 
arrifchiarvifi  in  verun  modo  sì  per  la 
rapidezza ,  che  per  la  copia  delle  fue 
acque  :  feguitando  poi  il  carro  a  pie 
nudi  lafciò  imprefle  le  fue  pedate  in 
un  farlo ,  che  volle  portar  a  Torino  , 
e  dura  ancora  a'  noftri  giorni .  Lo  fief- 
fo  favore  di  parlare  a  pie  afciutti  le 
acque ,  fi  crede ,  eh'  ella  riceverle  negli 
altri  quattro  fiumi ,  che  s'  incontrano 
tra  Ivrea ,  e  Torino  ;  e  non  minore  fu 
Tom.  L  G  l'aver 


98  De*  Ss.  Martiri  Tebei> 
l'aver  ritrovati  per  rivelazione  i  Cor* 
pi  de' Santi  Avventore  ,  ed  Ottavio  . 
Incerta  poi ,  ove  avefìe  a  feppellirli  , 
le  fu  da  Dio  rnanifeftato  di  feppellirli 
nella  parte  quali  oppofla  al  luogo  del 
martirio ,  cioè  tra  ponente  ,  e  mezzo 
giorno ,  ove  allora  era  il  tempio  d'Ifìde, 
e  oggidì  fi  vede  la  Cittadella  .  Quivi 
fabbricato  un  picciolo  oratorio  per  li 
Santi  ,  ed  una  cella  per  fé  ,  ripofe  i 
facri  pegni  ,  e  dimenticata  la  patria 
fpefe  il  rimanente  de'  fuoi  giorni  in 
opere  pie,  e  fante  meditazioni.  Man- 
cata poi  da' viventi  fu  fepolta  a  canto 
de'  Ss.  Martiri  .  E'  da  crederli  ,  che 
quello  folle  il  primo  oratorio  eretto 
ad  onore  di  Dio  nelP  Augufta  Città,  e 
che  i  pochi  Criftiani ,  che  vi  erano  , 
avellerò  da  Giuliana  le  notizie  degli 
avvenimenti  feguiti ,  che  tramandatili 
per  qualchei  fecolo  da  padre  in  figlio 
furono  poi  regiftrati  dai  primi  Monaci, 
che  ufìiziarono  la  Chiefa  de'  Ss.  Solu- 
tore ,  Avventore ,  ed  Ottavio . 

Quelli,  che  fcrivorio  il  martirio  di 
quelli  Santi ,  vogliono  ,  eh'  elfi  venil- 

fero 


De' Ss.  Martiri  Tebei.     99 
fero  in  ajuto  di  Coftantino ,  che  nelle 
campagne   Torinefì   inferiore   di   forze 
vinfe   il   partito   di  Meflenzio  :  peroc- 
ché è  fama  pubblica  ,  che  in  quel  fat- 
to d' armi  calò   dal  Cielo   un  efercito 
d' uominiarmati ,  i  quali  dicevano  d'an- 
dare in  foccorfo    di  Coftantino  ,  affin- 
chè debellata  la  formidabile  Cavalleria 
Torinefe  fi  apriffe  a  Coftantino  la  ftra- 
da  per  annientare  l'idolatria.  E  al  cer- 
to dopo  due  fatti  d'armi,  ne'quali  egli 
rimafe  vincitore  ,  ordinò  ,  che  disfatti 
i  tempj  degl'idoli,  fi  donafTero  a'Cri- 
fliani  ;   onde    S.  Vittore  il  primo   fra' 
Vefcovi  di  Torino,  recato  a  niente  il 
tempio  d' Iride  vicino  all'oratorio  fab- 
bricato da  S.  Giuliana ,  ne  impiegò  le 
rovine   per  edificare  una  fontuofa  Ba- 
fiìica  ad  onore  de'noftri  Santi,  richiu- 
dendovi  dentro   l'oratorio  della   fanta 
Matrona ,  e  alzando  in  faccia  del  fagro 
edifizio   un  belli/limo  portico   fecondo 
1'  ufo  di  que'  fecoli . 

Due  fecoli  durò  quella  Chiefa  fotto 
il  governo  de'  Vefcovi  ,  ad  onore  de' 
quali  abbiamo  un  iermone  del   Gran 
G  2  S. 


ioo  De' Ss.  Martiri  Tebei. 
S.  Maffimo ,  infinchè  introdottivi  i  Mo- 
naci verfo  il  principio  del  fecolo  fefto, 
fu  data  ai  Benedittini  ,  ed  eretta  in 
Badia .  Fra'  Monaci  fi  diftinfe  Anafta» 
fio  9  che  è  annoverato  fra'  Santi ,  e  fra 
gli  Abati  Gozzelino,  de'quali  daremo  a 
iuo  luogo  la  vita  .  Ma  decaduta  poi  la 
Badia  dall'  antico  fuo  fplendore  a  ca- 
gione dei  difaftri  ,  prima  fu  riftorata 
dal  Vefcovo  Landolfo  ,  ficco  me  era  ftar 
ta  accrefciuta  di  rendite  da  Olrico  Man- 
fredo ,  e  Berta  Marchefi  di  Sufa  ,  ge- 
nitori della  pia  Adelaide  ;  e  poi  dal 
Vefcovo  Giacomo  ,  che  la  fottopofe 
all'Abate  Gufino  .  Ma  poco  dopo  ef- 
fe ndofi  rimeria  nelP  antica  libertà ,  dur 
rò  in  effa  fino  all'  anno  1536.,  e  non 
1559.,  come  vuole  Tillemonte  ,  che 
occupata  la  Città  di  Torino  da'Fran- 
cefi ,  a  titolo  di  fortificare  la  Città  ne 
fu  diroccata  la  Chiefa,  e  '1  Monifiero. 
Comparve  allora ,  quale  foffe  la  divo-? 
zione  de'  Cittadini  a'  loro  Santi  Pro- 
tettori .  Imperocché  febbene  venifTe  la 
Città  riftretta  ,  anzi  dimezzata  colla 
rovina  di  quattro  gran  Borghi,  che  la 

cir- 


Di'  Ss.  Martiri  Tebei.  ioi 
circondavano ,  di  quelli  nulla  folleciti, 
tutta  la  lor  cura  fi  fu  di  falvare  le  re- 
liquie de'  Santi  Martiri  .  In  fatti  rau- 
i^tifi  in  Coniglio  fpeziale  i  Decurioni, 
quando  già  i  Francefi  col  cannone  at- 
terravano la  Chiefa ,  eglino  col  Clero 
sì  Regolare ,  che  Secolare ,  e  col  po- 
polo fi  portarono  alla  Bafilica  de' Mar- 
tiri ;  e  pigliate  le  urne  ,  che  contene- 
vano le  loro  ceneri ,  ed  ancora  quelle 
di  S.  Giuliana,  e  di  S.  Gozzelino,  con 
effe  proceflìonalmente  pattando  fuori 
delle  mura  s1  incamminarono  verfo  la 
parte  oppofta  della  Città,  e  per  modo  di 
depofìto  lafciaronle  nella Chiefa  di  S.An- 
drea nella  venerabile  Cappella  della 
Beatiffima  Vergine  ,  detta  la  Confolata, 
Monailero  pure  de'  Benedittini ,  nella 
quale  fletterò  da  anni  trenta  nove,  cioè 
fintantoché  rellituiti  furono  gli  Stati  ad 
Emmanuele  Filiberto  Duca  di  Savoja  . 

Allora  Vincenzo  Parpaglia  Commen- 
datore della  Badia  di  S.  Solutore ,  uo- 
mo di  grandi  talenti,  Ambafciatore  del 
Duca  in  Roma  ,  afflitto  ,  perchè  la  Ba- 
dia era  fenza  Chiefa ,  e  le  reliquie  de' 
G  3  Santi 


io2  De' Ss.  Martiri  Tebei. 
Santi  quafi  fenza  venerazione  ,  col 
confentimento  del  Duca  negoziò  con 
S.Francefco  Borgia  Generale  della  Com- 
pagnia di  Gesù. ,  acciocché  i  Padri  po- 
co prima  introdotti  in  Torino  fi  pigliaf- 
fero  il  carico  di  fabbricare  una  Chiefa 
ad  onore  de'  tre  Santi  ,  con  promefla 
di  applicare  al  Collegio  parte  delle  ren- 
dite della  fua  Badia ,  e  vale  a  dire  , 
quanto  poffedeva  in  Torino ,  Settimo, 
Druento  ,  e  Pianezza  ,  e  di  far  loro 
dono  de'  Santi  Corpi .  Ottenuta  poi  an- 
che da  S.  Pio  V.  Sommo  Pontefice  una 
Bolla  ,  che  ciò  approvava ,  in  data  de- 
gli otto  di  Luglio  dell'anno  1570.  , 
fi  venne  all'  atto  di  fare  la  traslazione 
delle  reliquie  ,  anche  prima  che  foffe 
terminata  la  Chiefa  ,  perchè  quefto 
portava  lunghezza  di  tempo  . 

Pertanto  col  confentimento  di  Gre- 
gorio XIII.  fucceduto  a  S.  Pio  ,  anti- 
cipatavi la  traslazione  ,  quefta  feguì  ai 
19.  di  Gennajo  del  1575.  vigilia  della 
loro  fetta .  Si  fece  la  traslazione  con 
pompa,  intervenutivi  oltre  all' Arcive- 
fcovo  della  Città  con  Monfìgnor  Nun- 
zio 


De' Ss.  Martiri  Tebei.  103 
zio  i  due  Arcivefcovi  di  Vienna  ,  e  di 
Tarantafia  co'  Vefcovi  di  Geneva  ,  e 
di  Venza ,  arrivato  un  poco  tardi  quel- 
lo di  Vercelli  .  Concorfero  ancora  i 
Cavalieri  dell'  Ordine  de'  Santi  Mauri- 
zio ,  e  Lazzaro  col  Duca  ,  e  col  Prin- 
cipe di  Piemonte  per  rendere  più  ma- 
gnifica la  folennità .  Furono  per  allora 
depofitati  i  cinque  fanti  Corpi  nel  pic- 
ciolo oratorio  de'  Padri.  Alzata  poi  la 
nuova  Chiefa  neh"  anno  1584.  ai  23. 
di  decembre  fi  fece  una  nuova  trasla- 
zione coli'  intervento  del  Duca  ,  e  di 
tutta  la  Corte  ,  affittendovi  ancora  i 
due  Cardinali  Guido  Ferrerò  ,  e  Vin- 
cenzo Lauro  ,  i  quali  portarono  effi 
medefimi  la  facra  Urna  ,  che  ora  fi 
vede  fotto  l'altare  maggiore  della  Chie- 
fa ,  a'  lati  del  quale  ftanno  le  due  mi- 
racolofe  pietre  ,  la  prima  tinta  del  fan- 
gue  di  S.  Solutore ,  e  l' altra  colle  pe- 
date di  S.'  Giuliana. 

S.  Mafììmo  nella  fua  omilia  fa  men- 
zione di  molti  fegnalati  miracoli,  che 
feguivano   alla   giornata  per   li   meriti 
di  quelli  Santi  Martiri ,  e  '1  Vefcovo 
G  4  Gu- 


104     De' Ss.  Martiri  Tèéeì* 
Guglielmo  nella  citata  Storia  fcrìve  * 
che  al  loro  fepolcro  gì'  infermi,  i  leb-» 
brofì ,  gli  ofceffi  ,  i  ciechi ,  i  muti ,  i 
paralitici  ricuperavano  la  falute . 

A  noi  viene  in  acconcio  il  ricordare 
quel  tanto ,  che  accadde  nell'anno  1537. 
PofTedevano  allora  i  Francefi  la  Città, 
quando  i  Corpi  de'  Santi  Martiri  fi  ri- 
trovavano nella  Cappella  della  Confo- 
lata prefìb  al  baftiorte ,  che  chiamano 
di  S.  Giorgio  -,  e  Celare  da  Napoli  Ca- 
pitano di  Carlo  V.  tentava  .tutte  le 
maniere  per  ricuperarla.  Non  avendo 
egli  forze  badanti  per  efpugnarla,  di- 
fegnò  di  tentarne  la  forprefa  con  qual- 
che intelligenza,  che  dentro  ci  avea. 
Era  fuo  penfìere  trucidato  il  prefìdio 
dare  a  facco ,  e  a  fuoco  la  Città  .  Ma 
Iddio  per  interceflione  de'  Santi  Mar- 
tiri ,  che  vegliavano  alla  di  lei  difefa, 
per  difturbare  gli  umani  difegni  fece 
nafcere  un  picciolo  intoppo  ,  che  baftò 
a  fconvolgere  una  macchina  sì  ben  or- 
dinata .  Saliti  fu  i  baluardi  gli  aggref- 
fo'ri  fenza  eflere  fcoperti  s' avviarono 
verfo  la  porta,  che  fecondo  l'accordo 

do- 


De' Ss.  Martiri  Tebei.  105 
dovea  effere  aperta  ;  e  aperta  appunto 
fi  era  lafciata  da  chi  avea  ordito  il 
tradimento .  Ma  fpingendola  con  forza 
in  vece  di  trarla  a  fé ,  come  fi  doveva 
per  aprirla,  e  vedendo,  che  non  ce- 
deva agli  urti ,  fofpettarono  di  eflere 
traditi  da'  loro  corrifpondenti .  Or  men- 
tre (lavano  perpieffi ,  fé  aveflero  a  ri- 
tentare P  entrata  ,  alzati  gli  occhi  vi- 
dero tre  foldati  d' alta  fratura  in  atto 
minacciofo  ,  e  con  em*  una  fchiera  di 
guerrieri  ,  onde  datili  alla  fuga  ,  chi 
non  potè  arrivare  alle  fcale  ,  gettofli 
giù  dai  baftione.  Quei  romore  ,  che 
fu  udito  da  un  artigiano  ,  che  a  cafo 
pafTava  in  quelle  vicinanze  ,  gli  diede 
motivo  di  rifvegliare  le  guardie,  colle 
quali  faliti  i  cittadini  fulle  mura ,  ac- 
corfero  alla  difefa ,  quando  già  fi  era 
ritirato  l' inimico  ,  e  ritrovata  la  porta 
aperta  fi  venne  in  cognizione",  che  fen- 
za  la  protezione  de'  Santi ,  i  Corpi  de' 
quali  ftavano  nella  Chiefa  vicina ,  era 
evidente  la  rovina  di  Torino .  Confef- 
farono  dappoi  gì'  Imperiali  d'avere  ve- 
duto in  aria  foldati  di  fovrumano  af- 

petto; 


io 6  De' Ss.  Martiri  Tebei. 
petto  ;  e  fu  tale  la  perfuafìone  de'  cit-> 
ladini,  quelli  effere  flati  i  Santi  loro 
Protettori  ,  che  uno  di  effi  regiftrò  il 
cafo ,  e  un  altro  lo  fece  rapprefentare 
in  un  quadro . 

E'  altresì  opinione  ben  fondata ,  che 
i  medeiìmi  Santi  difendeffero  la  Città 
a'  tempi  del  Dighiera  ,  all'  interceffio- 
ne  de'  quali  era  ricorfa  una  Gentildonna 
Torinefe,  anzi  tutta  la  Città,  che  te- 
meva di  fé ,  e  molto  più  del  Sovrana 
allora  adente  .  Anzi  alla  protezione  de' 
medefimi  fu  afcritta  la  liberazione  di 
Torino  dal  contagio  nell'anno  1599., 
quando  per  voto  obbligarono  i  citta- 
dini a  farne  due  volte  l' anno  la  fefta. 
E  non  è  minore  la  grazia  l' effere  flati 
nel  corfo  delle  guerre  fofferte  nel  fine 
del  fecolo  paffato ,  e  nell'  incominciarfi 
del  prefente  prefervati  da  que'  difaftri, 
che  temevano  giuftamente  i  più  avve- 
duti . 

Celebra  tutta  la  Città  la  fefta  de' 
Santi  Martiri  ai  20.  di  Novembre,  nel 
qual  giorno  fi  fa  di  effi  menzione  nel 
Martirologio  Romano  ,    e  ai   20.    di 

Ceti" 


De'  Ss.  Martiri  Tebei.  107 
Gennajo ,  giorno  della  loro  traslazione. 
Ma  nella  Chiefa  ad  effi  dedicata  fi  fa 
ancora  l' uffizio  dell'  invenzione  delle 
loro  reliquie  nel  mefe  di  Febbrajo  ai 
dieci . 

Oltre  alla  Chiefa  Abaziale  era  anti- 
camente in  Torino  un'  altra  Chiefa  in- 
titolata a  S.  Solutore  ,  che  a  distinzio- 
ne della  prima  chiamavafi  S.  Solutore 
Minore .  Di  effa  non  fé  ne  vede  più 
alcun  veftigio . 

Annotazione. 

Tlllemonte  non  fa  intendere  ,  come 
S.  Solutore  ricevuta  la  ferita  fé  ne 
/za  fuggito  ,  perchè  ,  dice  ,  non  fé  ne 
trova  un  altro,  che  condannato  dal  giù- 
dice  a  morire  per  Gesù  Criflo  flap  fug- 
gito :  aggiunge  ancora  ,  che  S.  Ma/fimo 
nella  fua  omilia  fuppone  ,  che  fia  flato 
ugualmente ,  che  gli  altri  due  ,  uccifo  in 
Torino  .  Non  mancano  però  efempi  ;  ab- 
biamo negli  Atti  de*  Martiri ,  che  S.  Gè- 
nejio  d'  Arles  fu  uccifo  fuggendo  ,  an^i 
per  ifchivare  il  furore  della  perfezione 

fi 


io 8  De' Ss.  Martiri  Tebei. 
fi  gettò  nel  Rodano  .  Né  fi  può  dire  $ 
che  S.  Solutore  foffe  da  Giudici  condan- 
nato -,  imperocché  era  piuttofio  ricercato^ 
come  gli  altri ,  con  ordine  di  farne  fine 
fen^a  formalità  di  proceffo  .  Havvi  poi 
differenza  tra  floria ,  ed  omilia  ;  quefìa 
non  abbraccia  tutte  le  particolarità  dei 
fatti ,  come  la  floria .  Onde  a  S.  Maf* 
fimo  baflò  il  dire  ,  che  furono  i  tre 
Santi  martiri^ati  in  Torino  ,  abbenchè 
uno  di  loro  abbia  finito  altrove  il  fuo 
martirio  . 

Ss.  Alverio  ,  e  Sebastiano  .  I  Bol- 
landifK  fotto  i  due  di  Gennajo  fcrivo 
no  ,  che  avendo  dimandato  delle  noti- 
zie di  quelli  due  Santi  ai  Canonici  di 
Foffano ,  che  ne  pofTedono  le  reliquie, 
fu  loro  rifpofto ,  che  avendo  mandate 
le  fcritture  al  Canonico  BaldefTani ,  al- 
lorché componeva  la  ftoria  della  Le- 
gione Tebea  ,  quefte  dappoi  fi  erano 
Smarrite  ;  rincrefcere  però  loro  di  non 
poter  contribuire  alla  gloria  de'Ss.  Mar- 
tiri ,  ed  alle  loro  erudite  fatiche  ;  fic- 
chè  que*  Padri  poco  poterono  dirne,  e 
ciò  che  ne  difTero ,  lo  ricavarono  dai 

P.Fi- 


De' Ss.  Martiri  TEBEt.  io* 
P.  Filippo  Ferrari ,  che  nel  fuo  Catalo- 
go de' Santi  d'Italia  fé  ne  fpedifce  in 
poche  parole,  dolendovi  anch' egli,  che 
non  fi  trovafTero  gli  Atti  di  quelli  due 
Santi  ;  difgrazia  comune  a  parecchi  al- 
tri,  che  fi  onorano  in  Piemonte.  Con- 
viene però  dire  ,  che  fcarfe  follerò  le 
memorie  mandate  a  BaldelTani;  poiché 
te  ne  fpedifce  anch'  egli  in  poche  pa- 
role j  ficcome  faremo  noi  ancora  co- 
rretti di  fare  . 

Furono  dunque  i  Santi  Alverio  ,  e 
Sebaftiano  foldati  della  Legione  Tebea, 
e  del  numero  di  quelli ,  che  o  non  fi 
riprovarono  nelle  campagne  d*  Agauno, 
o  da  effe  fi  fottrafTero ,  allorché  feguì 
il  generale  macello  de'  loro  compagni. 
Portatili  in  Piemonte  ,  ivi  anelerò  a 
fantificare  fé  ftefli  colla  meditazione 
della  Legge  Vangelica ,  e  alla  conver- 
fione  de*  popoli ,  in  luoghi  però  poco 
frequentati.  Ma  fu  tale  la  diligenza  de- 
miniilri  mandati  dietro  a'  Tebei,  i  quali 
fuggirono ,  che  i  noitri  due  Santi  fu- 
rono colti  nelle  vicinanze  di  Romani- 
fio  ,  prefTo  '1  qua!  luogo  fu  pofcia  fab- 
bri- 


^£o     De' Ss.  Martiri  Tebei. 
oricato  Follano  ,  ed  ivi  martirizzati  in 
odio  della  fede  . 

Coli'  andare  del  tempo  fmarritefi  le 
loro  reliquie  a  cagione  delle  guerre,  e 
calamità  fofTerte  dal  noftro  Piemonte, 
piacque  finalmente  al  Signore  di  farle 
ritrovare  con  un  prodigiofo  avvenimen- 
to .  Stavano  que'  facri  pegni  fepolti  in 
un  campo  preffo  alla  Chiefa  campeftre 
di  S.  Martino ,  che  fu  altre  volte  par- 
rocchia di  un  picciol  borgo ,  il  quale 
pofcia  fi  unì  a  FofTano  .  Ora  accade  ai 
due  di  Gennajo  dell'anno  1417.,  che 
alcuni  ^trlanelli,  i  quali  cuftodivano  gli 
arménti  in  quel  campo  ,  udifTero  una 
celemale  melodia  del  tutto  infolita  , 
che  pareva  loro  ufcilTe  dal  terreno  . 
L'interiore  confolazione ,  che  quelli  al- 
lora provarono,  gi'induffe  a  ritornare 
ne'  giorni  feguenti  allo  fteflò  luogo ,  e 
di  nuovo  udirono  la  melodia  di  pri- 
ma ;  onde  avendone  dato  ragguaglio 
a' cittadini,  quefti  infieme  co' Superiori 
Ecclefìaftici  vennero  a  quel  campo ,  e 
udito  il  canto ,  fcavarono  ivi  la  terra, 
e  ritrovarono  due  caflette  ben  chiufe, 

orna- 


De' Ss.  Martir?  Tebei.  m 
ornate  d'  alcuni  lavori ,  e  afficurate  con 
latóre  di  ferro ,  lunghe  circa  tre  palmi. 
Avendole  poi  aperte  ,  dall'  ifcrizione 
ritrovata  vennero  in  cognizione ,  effe- 
re  quelle  facre  offa  de' Ss.  Martiri  Al- 
verio ,  e  Sebatóiano  *  indi  le  portarono 
con  grande  folennità  nella  Chiefa  Col- 
legiata di  S.  Giovenale  ,  al  prefente 
Cattedrale  ;  e  con  appiaufo  di  tutto  '1 
popolo  furono  pofcia  i  Santi  acclamati 
Tutelari ,  e  Compatroni  della  Città  . 
La  loro  traslazione  fi  celebra  ai  16. 
di  Gennajo  . 

S.  Innocenzo  .  Molti  foldati  della 
Legione  Tebea  portarono  il  nome  d'In- 
nocenzo -,  a  noi  non  occorre  parlare , 
che  di  uno  ,  il  quale  fu  martirizzato 
cogli  altri  nelle  campagne  d'  Agauno . 
Ne  fcoprì  le  facre  reliquie  il  Rodano, 
preffo  cui  il  Santo  era  tóato  fepolto  , 
al  dire  di  Surio  ;  onde  concorrendo  a 
venerarle  i  popoli  ,  vi  fi  conduffero 
ancora  con  S.  Grato  Vefcovo  d' Aofta 
i  Vefcovi  di  Sione  ,  e  di  Geneva .  Le- 
vate quelle  con  onore  ,  le  trasferirono 
folennemente  nella  Chiefa  proflìma  di 

S. 


xi2  De' Ss.  Martiri  Tebei. 
S.  Maurizio  ;  ed  allora  fu,  che  S.  Gra- 
to ottenute  alcune  reliquie  de'  Tebei , 
ergere  volle  nella  fu  a  Cattedrale  un  al- 
tare al  Santo  Condottiere  .  Il  capo  di 
S.  Innocenzo  fu  poi  portato  in  Auffe- 
ra,  ove  fino  ab  antico  è  una  Chiefa 
dedicata  a?  Tebei  da  S.  Germano,  nella 
quale  dicono  ritrovarli  ancora  il  Corpo 
di  un  altro  Tebeo ,  chiamato  S.  Amore. 

Quanto  al  Corpo  di  S.  Innocenzo , 
ora  fi  crede  in  Colonia  col  Capo  di 
un  Santo  Vitale .  Scrive  Baldeffani x , 
che  Adelaide  Marchefana  di  Sufa ,  al- 
lora Sovrana  della  Valefia,  li  fece  do- 
nare ad  Annone  Vefcovo  di  Colonia , 
divotiflìmo  de'  Martiri  Tebei ,  che  go- 
vernava P  Italia  a  nome  d' Enrico  III. 
Imperatore  coi  titolo  di  Legato  Impe- 
riale ,  e  che  vi  furono  ricevuti  con  giu- 
bilo univerfale ,  e  con  folenne  procef- 
fione  ,  anzi  ancora  collocati  nella  Ba- 
dia Sigebergenfe  nell'anno  1070. ,  cor- 
rendo la  feria  dell'  Afcenfione .  Anche 
i  Monaci  della  Badia  di  Siburgo  fitua- 
ta  a  quattro  leghe  da  Colonia,  fecondo) 

1  L.  2.  pag.  187» 


De"'  Ss.  Martiri  Tebei  .  j  1 3 
la  teftimonianza  dei  Bollandoti  ■ ,  pre- 
tendono d'avere  delle  reliquie  de'Ss.  Vi- 
tale ,  ed  Innocenzo  j  e  però  ne  cele- 
brano la  fe/la  della  traslazione  ai  13. 
di  Maggio . 

Annotazioni. 

TUtto  quejlo  racconto  è  di  Guglielmo 
Baldeffani ,  nel  quale  mi  di/piace 
ritrovare ,  che  a  tempi  di  S.  Grato  vi- 
veffe  un  Domiziano  Vefcovo  di  Genevay 
ed  un  Protajìo  Vefcovo  di  Sione ,  il  che 
non  fo ,  fé  vorranno  ammettere  i  Critici. 
I  Sammartani  mettono  Domiziano  neW 
anno  816.  Grato  neW  anno  7 7  5 .  Prota- 
jìo prima  del  650.,  e  quejli  intervenne 
al  Sinodo  Cabillone  fé  nel  644.,  al  quale 
ritroviamo  parimente  Papolo  ,  o  Paolo 
di  Geneva  .  Io  per  isfuggire  una  diffi- 
coltà ,  che  non  fo  diflricare  ,  mi  fono 
contentato  di  nominare  i  Vefcovadi ,  ta- 
ciuto il  nome  de  Vefcovi  ,  che  qualche 
copìfla  può  aver  alterati  ,  o  pofli  a  fuo 
capriccio ,  perchè  può  effere  vera  la  nar- 

Tom.  L  H  '  rapo- 

x  Tom.  3.  Maii  p.  187. 


n4     De' Ss.  Martiri  Tebei. 

ragione ,  e  falfo  il  nome  de1  Vefcovi  .  Il 
medejìmo  sbaglio  Jì  legge  in  Surio  ,  e 
fulla  fede  di  Surio  neW  Abate  deW  Ifola  . 

Della  traslazione  di  S.  Innocenzo  al 
Monijlero  Sigebergenfe  fondato  da  S.An- 
none ,  non  v*  è  luogo  a  dubitare  ,  feri' 
vendone  quanti  regìjtrano  le  anioni  di 
quel  finto  Arcivefcovo  ,  il  quale  dedicò 
il  Monijlero  a  S.  Michele  fono  V  patro- 
cinio  di  S.  Maurilio ,  e  fuoi  Compagni, 

Si  dee  ancora  notare  ,  che  i  primi  Mo- 
naci chiamati  dal  Santo  per  ufficiare  la 
Chic  fa ,  furono  poi  da  lui  onorevolmente 
rimandati  a  loro  Monijìerj  ,  quando  ri- 
tornato di!  Italia  vi  collocò  dodici  Monaci^ 
che  feco  avea  condotti  dal  Monijlero  di 
S.   Benigno  Fruttuarienfe  x. 

S.  Vittore  .  Oltre  a  Vittore,  di  cui 
parlano  gli  Atti  de'  Santi  Tebei ,  fal- 
dato non  Tebeo ,  ma  veterano,  che  fu 
ucciib  nel  medeiimo  giorno ,  che  la 
Legione  Tebea  fu  trucidata  ne'  Campi 
Agaunefi  in  odio  della  fede ,  haffi  me- 
moria d'un  altro  Vittore  loldato  Te- 
beo, il   Corpo   del  quale  fu  trasferito 

a 

i  V.  Dionif.  S.  Marth.  in  Archiepifc.  Colon. 


De' Ss.  Martiri  Tebei.  115 
a  Valencene  Tanno  1133.  Seguì  la 
traslazione  per  opera  della  pia  moglie 
di  Ferrante  di  Portogallo  Conte  di 
Fiandra ,  la  quale  fece  fabbricare  una 
preziofa  caiTa  d'  argento  per  riponere 
le  fante  offa  ;  e  quella  fu  collocata 
nella  Chiefa ,  che  la  medefima  avea 
fatta  edificare  per  li  Padri  di  S.  Fran- 
cefco . 

Gli  eretici  nel  fecolo  decimo  fefto 
impadronitili  di  quella  Città  diffiparo- 
no  le  reliquie  del  Santo  ,  e  con  effe 
ancora  le  altre ,  che  arricchivano  quel- 
la Chiefa  .  S.  Vittore  viene  parimente 
venerato  in  Pùvalta ,  come  fuo  Protet- 
tore ,  ed  è  dipinto  in  abito  cavalle- 
refco ,  come  i  Tebei . 

Di  un  altro  Vittore  fi  fa  memoria 
nella  Badia  di  S.  Coftanzo ,  e  fi  ri- 
trova un  S.  Vittore  trasferito  a  Gene- 
va  da  Soleura  forto  Clotario  II.  Panno 
fettimo  di  Teodorico  Re  di  Borgogna, 
cioè  P  anno   601. 

S.  Valerio  .  Nel  Monferrato  fi  ono- 
ra un  Santo  di  quefto  nome ,  creduto 
comunemente  Martire  Tebeo  . 

H  2  S. 


n6     De' Ss.  Martiri  Tebei. 
S.  Mombo  ,  o  Momboto  .  Non  fi  ha 
alcuna  memoria  del  luogo ,  ove  ftia  ri^ 
porto  il  fagro  Corpo    di  quello  Santo, 
ehe  fi  crede  fofTe  martirizzato  nella  Valle 
di  Stura .  Egli  è  particolarmente  vene- 
rato in  Moiola ,  terra  di  quella  Valle, 
ove   fé    ne  confervano  alcune    antiche 
pitture .  A  lui  fanno  ricorfo  i  popoli  in 
occasione  di  qualche  infermità  dei  be- 
ffami ,  e   fpezialmente   de'  buoi ,  forfì 
perchè  porta  un  bue  nella  fua  infegna, 
come  lo  portavano  gli  Egizj  '. 

S.  ^Isidoro  .  Di  un  S.  Irtdoro  Tebeo 
fanno  menzione  alcuni  antichi  Mano- 
fcritti  della  Cattedrale  di  Torino  per 
tertimonianza  di  Baldeffani  2 .  Ma  di 
lui  non  è  venuto  a  nortra  notizia  al- 
tro ,  che  '1  nome  . 

S.  Teodoro.  Memoria  di  S.  Teo- 
doro fa  Baldeffani  3  ,  il  quale  penfa  , 
che  ila  uno  di  que' Tebei,  che  furono 
martirizzati  in  Piemonte. 

S.  Candido  .  In  Merufengo,  Cartel- 
lo poco  difcorto  dalla  Città  di  Cafale, 

con- 

i  Baldef.  I.    2.  pag.  265.       1.  L.  I.  pag.  29. 
3  L.  1.  pag.   113.  —   129. 


De' Ss.  Martiri  Tebei.  117 
conferva*!  buona  parte  delle  reliquie 
di  S.  Candido  Martire  Tebeo ,  e  non 
P  intero  Corpo  ,  come  pare  ,  che  ac- 
cenni BaldelTani  l  .  Coniiilono  quelle 
nel  cranio,  o  fìa  nella  coppa  del  capo, 
e  in  un  braccio  con  molti  frammenti, 
che  fono  polli  in  un  butto  d'  argento 
per  relazione  di  D.  Michele  Ghiotti  , 
Rettore  di  quella  Parrocchiale  dedica- 
ta a  S.  Antonio  ,  febbene  S.  Candido 
ila  il  Protettore  del  Luogo .  Ne  fanno 
que'  Terrazzani  la  fella  nel  giorno  de- 
dicato a  S.  Maurizio  ,  e  l'onorano  con 
folenne  proceffione  ,  quantunque  fi  cre- 
da ,  che  foffe  infieme  con  S.  Quilico 
martirizzato  otto  giorni  dopo,  che  la 
Legione  fu  trucidata .  Ed  è  tradizione 
collante ,  che  in  que'  contorni  venifTe- 
ro  ambidue  uccifì  in  odio  della  fede  , 
fìcchè  ivi  reflaflero  le  loro  fpoglie  . 

L'Abate  Ughelli  -,  che  nel  parlare 
de'  Vefcovi  d'  Afli  fa  menzione  di  que- 
lli due  Santi,  fcrive  ,  che  S.  Candido 
fu  Pretore  militare  della  Legione  ,  Bal- 
delTani lo  chiama  Auditore  di  Campo  , 
H   3  Tille- 

i  L.  a.  pag.  268.     2  lui.  fac.  tcm.  IV.  Col.  382. 


1 1 8  De' Ss.  Martiri  Tebei. 
Tillemonte  Senatore  ,  che  è  anche  il 
nome ,  che  gli  dà  S.  Eucherio  .  Del 
luogo ,  ove  ripofino  le  altre  fue  reli- 
quie ,  a  noi  non  è  giunta  la  notizia  , 
e  nò  meno  degli  altri  fatti ,  che  a  lui 
appartengono . 

S.  Quilico  ,  o  come  lo  chiama  Bai- 
deflani ,  Quirico  ,  il  crede  fofie  infie- 
me  con  S.  Candido  martirizzato  nel 
Monferrato  ,  e  vicino  a  Merulengo  :  è 
ora  venerato  con  culto  fpeziale  in  Afti, 
avvegnaché  non  li  fappia  ,  ove  ftiano 
le  fue  reliquie.  E*  però  credibile,  che 
ripofino  nella  Chiefa ,  che  a  lui  fu  de- 
dicata ,  allora  quando  furono  portate 
in  Adi ,  il  che  avvenne  nella  feguente 
Qccaiìone  . 

Guerreggiando  gli  Àftigiani  col 
Marchefe  di  Monferrato  per  ragione 
de'  confini  ,  accadde  ,  che  quelli  ricu- 
perafTero  Merufengo  ,  uno  de7  feudi  del- 
la Chiefa  d'  Arti ,  di  cui  erari  impadro- 
nito il  Marchefe  -  Ora  avendo  i  vin- 
citori intefo ,  che  colà  ri  confervava  il 
Corpo  del  S.  Martire  Quilico,  il  quale 
prima  flava  in  maa  Chiefa  prefìb  d'Ol- 

dalen- 


De' Ss.  Martiri  Tebei.  119 
dalengo  ,  e  per  maggior  cautela  fi  era 
portato  nel  ricuperato  Caftello ,  deli- 
berarono di  farlo  trasferire  in  Aiti  ;  e 
per  maggiormente  meritarli  la  fua  pro- 
tezione gli  fabbricarono  una  Chiefa-  , 
intitolandola  al  fuo  nome .  La  trasla- 
zione delle  fante  reliquie  fi  fece  con 
folennità ,  e  gran  pompa  ;  ed  è  nota- 
bile ,  che  non  vollero  già  ,  che  il  Sau- 
to Corpo  entrafie  per  una  delle  por- 
te ;  ma  gettarono  a  terra  una  parte 
dei  muri  ,  come  fi  praticava  nelP  in- 
greffo  ,  che  tacevano  nelle  Città  gl'Im- 
peratori .  Affegnarono  poi  rendite  fuf- 
fìcienti  per  due  Monifteri ,  uno  di  Mo- 
naci Umiliati  ,  e  Y  altro  di  Religiofe 
del  medefimo  Ordine  ,  che  in  tempi 
differenti ,  e  in  Cori  dipinti  cantava- 
no le  divine  laudi  giorno  ,  e  notte  ; 
e  fabbricatali  una  porta  vicino  alla 
Chiefa  fu  chiamata  di  S.  Quilico .  Tut- 
to ciò  feguì  a'  tempi  del  Vefcovo  Uber- 
to ,  o  Oberto  II.  ,  che  cominciò  a  go- 
vernare la  Cattedrale  d'  Arti  nell'  anno 
1283.  Fu  poi  la  Chiefa,  che  per  l'an- 
tichità minacciava  rovina  ,  rincorata  con 
H  4  varie 


no    De' Ss.  Martiri  Tebei. 
varie  altre  a'  tempi  di  Monfìgnor  Ga£ 
paro    Capris    fui  declinare    del  fecolo 
decimo  fedo  ,    ed  ora  porta  *il  titolo 
di  Prepofìtura  . 

Annotazione. 

SCrive  P  Abate  Ughelli ,  che  S.  Qui" 
Lieo  era  nella  Legione  Nomenclatore 
quejlo  ufficio  a  mio  parere  confifleva  nel 
tenere  il  ruolo  ,  o  regijlro   de  nomi   de' 
foldati .  So  ,   che  quejla  parola  s  intende 
in  altro  fenfo   preffo    gli   Autori  Eccle- 
fiaflici ,  e  talora  fignifica    chi  chiamava 
per  nome  quelli ,  cK  erano  invitati    alla 
menfa    del  Papa  ,    e   riceveva    i  memo- 
riali  ,   che  fé  gli  presentavano  .  So  anco- 
ra ,  che  gli  autori  profani    cosi  chiama- 
vano alcuni ,  che    conofeevano   per  nome 
tutti  i  cittadini  \    onde  accompagnavano 
poi  le  perfone  grandi  per  dir  loro,  chi 
foffero  quegli. ,   che    li  falutavano  *   An^i 
preffo    degV  idoli    per   offprva^ione    delP 
erudito  Lipfìo  flava  ancora  uno,  il  quale 
recitava  i  nomi   di  chi  gli  adorava  ,    e 
loro  offriva  fagrifi^j  .    Ma  perchè    nella 

Legio- 


De' Ss.  Martiri  Tebei.     m 

Leoìone  Tebea  non  pareva  necejfario 
quefT  ufficio  ,  di  cui  nella  milizia  non 
truovo  e  [empio  ,  io  piuttojlo  inclino  a  cre- 
dere ,  che  S.  Quilico  teneffe  il  ruolo  de* 
foldati  . 

S.  Teonesto  .  Non  è  così  facile  de- 
cidere ,  chi  tofte  S.  Teonefto ,  tutela- 
re della  Città  di  Vercelli .  Si  crede  da 
molti  ,  eh'  egli  fofle  uno  di  que'  Te- 
bei  ,  che  fuggiti  dalla  ftrage  fatta  in 
Agauno  della  Legione,  venifle  a  Ver- 
celli a  predicarvi  la  fede ,  come  fece- 
ro in  Torino  i  tre  Santi  Solutore,  Av- 
ventore, ed  Ottavio.  Altri  portarono 
opinione ,  che  fofle  un  femplice  citta- 
dino di  Vercelli ,  che  per  lo  zelo  della 
fede  Criftiana  fu  martirizzato  .  Final- 
mente Monsignor  Ferreri,  il  P.  Cor- 
bellini ,  ed  altri  vogliono  ,  che  Teo- 
nefto fofle  infieme  Vercellefe ,  e  della 
Legione  Tebea  ,  cioè  Vercellefe  di  na- 
feita ,  ed  aggregato  alla  Legione  Te- 
bea .  Noi  non  veggendo  ragioni  né 
da  una  parte ,  né  dall'  altra ,  che  per- 
fettamente ci  appaghino,  feguiremo  per 
ora  la  coftoro  opinione. 

E' 


ili     De' Ss.  Martiri  Tebei. 

E'  dunque  tradizione ,  che  paiTando 
S.  Secondo  Luogotenente  generale  di 
S.  Maurizio  coli'  accompagnamento  di 
varj  altri  a  Vercelli ,  vi  faceffe  nota- 
bili acquifti  per  la  Cattolica  religione, 
cui  egli  fotto  mano  andava  insinuando; 
ed  avendo  fatto  amicizia  con  Teone- 
fto  patrizio  Vercellefe  ,  uomo  di  gran- 
de integrità ,  e  di  buon  giudizio ,  ab- 
biagli perfuafa  colla  vanità  del  genti- 
lefimo  la  verità  del  Vangelo  .  Fatto 
Criftiano  per  opera  di  S.  Secondo,  volle 
in  ogni  maniera  eflere  aggregato  ,alla 
fua  Legione  in  compagnia  d' un  altro 
cittadino  chiamato  Teodoro  .  Scrivono, 
che  a  lui ,  come  a  perfona  di  merito, 
fofle  affegnato  1'  uffizio  d' affegnare  alla 
truppa  gli  alloggiamenti. 

Bramofo  pertanto  il  Santo  Campio- 
ne di  comunicare  agli  altri  quella  fe- 
de ,  che  rendeva  lui  sì  contento ,  ftu- 
diavafi  di  guadagnare  i  (uoi  concitta- 
dini ;  nò  pago  il  tuo  zelo  di  riitringerfì 
tra  le  private  mura  di  una ,  o  più  caie, 
ufciva  ben  fovente  in  pubblico  predi- 
cando il  Vangelo  ,  e  catechizzando  chi 

deli- 


De' Ss.  Martiri  Tebet.  125 
defiderava  irruzione  .  Anzi  perchè  fi 
fcarfeggiava  di  Sacerdoti ,  egli  mede- 
fimo  amminiftrava  il  fanto  Battefimo  -y 
donde  viene ,  che  in  alcune  pitture  an- 
tiche fi  vede  rapprelentato  in  abito 
facerdotale  .  Ma  non  potè  lungo  tem- 
po efercitare  il  fuo  zelo  :  imperciocché 
effendo  allora  la  perfecuzione  nel  mag- 
gior Tuo  furore ,  i  miniitxi  dell1  Impe- 
ratore lo  fecero  chiudere  in  un'orrida 
prigione ,  ove  fu  battuto  ,  e  in  più 
maniere  afflitto . 

Nulla  tralafciò  il  Proconfolo  per  far- 
lo ritornare  al  culto  degP  idoli,  minac- 
ciando caftighi ,  e  promettendo  ricom- 
penfe .  Ma  quando  vide ,  che  niente 
profittava ,  e  che  tutto  ail'oppofto  egli 
non  cefTava  di  predicare  contra  le  va- 
nità degP  idolatri  ,  detestando  fpezial- 
mente  quegli  ofiequj  ,  che  ad  onore 
d'  Apolline  facevano  i  Vercellefi  ,  con- 
dannollo  a  morte .  Penfando  poi ,  che 
i  patimenti  d'uno,  ove  foflero  de' più 
barbari ,  fervirebbero  per  far  ravvedere 
molti  altri  Criftiani  ,  che  fapeva  effe- 
re  nella  Città  ,   ordinò  ,   ch'ei  morùTe 

fulla 


124  De' Ss.  Martiri  Tebei, 
fulla  ruota .  Apparecchiato  dunque  fol- 
la pubblica  piazza  il  fiero  ordigno  tut- 
to ripieno  di  chiodi,  e  coltelli  acutif- 
fimi ,  a  quello  fu  Teonefto  fofpefo  ,  e 
tra  due  ruote,  che  {tracciarono  tutto  il 
fuo  corpo ,  terminò  la  vita ,  come  un 
gloriofo  Martire .  Seguì  ciò  ai  2  o,  di 
novembre  dell'  anno  trecentefimo  di 
Crifto .  Con  lui  furono  ancora  marti- 
rizzati Albano ,  ed  Orfo ,  i  quali  è  tra- 
dizione ,  che  ficcome  gli  furono  com- 
pagni, nella  milizia  ,  così  gli  tennero 
anche  compagnia  nel  fofTrire  collante- 
mente la  morte  per  Crifto. 

I  Fedeli  afflitti  per  la  perdita  fatta 
di  tanto  uomo ,  che  loro  era  padre,  e 
maefiro ,  tolto  fegretamente  il  di  lui 
cadavere ,  feppellironlo  con  onore  pref- 
fo  della  porta  orientale  della  Città  -, 
ove  ripofarono  le  fue  reliquie ,  fintan- 
toché ceffate  le  perfecuzioni ,  fu  data 
la  pace  alla  Chiefa .  Allora  per  opera 
di  S.  Eufebio  fu  eretta  a  fuo  onore 
una  magnifica  Chiefa ,  che  fervi  in  fe- 
guito  di  Cattedrale  ,  e  s'intitolò  col 
fuo  nome  :  rifabbricatati  pofcia  dal  Ve- 

fcovo 


De' Ss.  Martiri  Tebei.     125 
fcovo  Albino  I.    chiamoflì   d' allora  in 
poi  di  S.   Eufebio .  Nella  riftaurazione 
del  Coro    fu  ritrovato  il  fagro  Corpo 
del    S.    Martire  a' tempi  del  Cardinale 
Guido    Ferreri    con  quefta  ifcrizione  : 
Hic  jacet  S.  Theoneflus  Martyr  Chrijll . 
Era  il  fanto  Corpo  confalo  con  al- 
tre  reliquie    credute    degP  Innocenti  , 
che  dall'  Oriente  portò  S.  Eufebio  ;  ma 
fi  vedeva  veftito   con  abito  militare  , 
adorno  di  lamine  d'  oro  ;  di  oro  pari- 
mente era  la  croce  ,  che   gli  pendeva 
fui  petto  ,  e   T  anello  ,  che    teneva  in 
un  dito ,  nel  quale  erano  fcolpite  alcu- 
ne   lettere  ,  che   non   fi  poterono   più 
leggere .   Nel  cingolo ,  e  in  altri  fru- 
menti ,  o  abbigliamenti  militari  eranvi 
fìbbie  altresì  di  puro  oro  ;  onde  fi  cal- 
colò ,  che  T  oro  afcendeva  al  valore  di 
cinquecento  feudi  ;  indizio  non   meno 
della  dignità ,  che  il  Santo  aveva  efer- 
citata  in  vita,  che  della  divozione  del 
popolo  ,  che  lo  feppellì  con  tanta  fpefa. 
Chi   legge   in  Surio    l' invenzione   del 
Corpo  di  S.  Gereone  Martire  Tebeo, 
che  fu  uccifo  in  Colonia ,  ritrova  cofe 

con- 


nò     De' Ss.  Martiri  Tebei. 
conlìmili  erTerfi  ritrovate  nel  di  lui  fe- 
polcro ,  onde  havvi  ragione  di  penfa- 
re ,  che  tutti  due  foriero  della  mede- 
fìma  Legione  . 

In  Vercelli  fé  ne  fa  i'  uffizio  iVto 
rito  di  doppio  di  feconda  clafTe ,  e  H 
mantiene  ih  vigore  la  divozione  al 
S.  Martire . 

Annotazioni, 

ALcuni  appreffo  Ferrari  nel  fio  Ca- 
talogo  de  Santi  dy  Italia  ,  hanno 
confufo  S.  Teonefo  Martire  con  S.  Teo- 
neflo  Vefcovo  d1  Aitino  $  e  ciò  majjìma- 
mente ,  perchè  da  qualche  pittore  antico 
il  Vercellese  fu ,  come  accennammo,  rap- 
prefentato  in  abito  Sacerdotale  .  Ora  io 
non  nego  ,  che  le  pitture  poffano  ammae- 
strarci in  qualche  punto  di  Jloria  ;  ma 
farà  fempre  con  tre  condizioni .  La  pri- 
ma ,  che  non  fieno  fatte  da  gente  igno- 
rante ;  perchè  taluno  per  ef empio  dal  fen- 
tir  dire  ,  che  Teonejlo  predicò  ,  e  bat- 
terò ,  può  per  ignoranza  avere  pigliato 
motivo  di  dipingerlo  in  abito  facerdota- 

fc; 


De' Ss.  Martiri  Tebei.  127 
Le  ;  quafi  in  qui  tempi  attefo  la  fcarfe7?a 
di  Sacerdoti  non  fojfe  lecito ,  unn  anco- 
ra talvolta  nece  [farlo  a  Laici  Cammini'' 
Jìrare  il  Battefimo  ,  non  che  predicare  , 
e  catechi^are  .  In  fecondo  luogo  convie- 
ne effere  ficuri ,  che  il  Pittore  non  fiafi 
prefo  licenza  di  fingere  a  capriccio  ,  il 
che  non  meno  a  Pittori  ,  che  a  Poeti 
fuole  rimproverar  fi .  Donde  ne  fé  gite  , 
che  allora  potranno  le  pitture  fervire  a 
provare  la  fiori  a  ,  quando  fi  avranno  al- 
tri documenti  ,  perchè  poco  fondamento  fi 
può  fare  di  effe ,  quando  quefii  mancano; 
che  è  la  ter^a  condizione ,  cti  io  ricer- 
cherei ,  allorachè  di  effe  voleffi  valermi , 
come  di  pruova . 

Qitanto  a  Teonefio  Vefcovo  d1  Aitino, 
vogliono  i  Ver  celle  fi ,  eli  egli  foffe  di- 
fcepolo  di  S.  Eufebio ,  e  che  ivi  foffe 
martirizzato  dagli  Ariani .  Gli  Atti  però 
di  lui  al  P.  Ferrari  l  fembrano  viziati, 
e  con  ragione  .  Ma  non  è  mia  provincia 
C  efaminarli  .  Dirò  folamente  parere  , 
che  fiano  flati  per  la  famigliarità  di  no- 
mi confufi   con    quelli    del    nofiro  Santo 

Mar- 
1  Ai  20  di  novembre  pag.  718. 


n8  De' Ss.  Martiri  Tebei, 
Martire  ,  e  maffimamente  parlandofi  in 
ejji  di  un  Sf  Albano ,  e  di  un  S.  Orfo9 
ì  quali  al  certo  è  pia  credibile  foffero 
compagni  del  nojlro  Teoneflo .  Fra  i  Ve- 
scovi a"  Aitino  riconojce  Ughelli  nel 
tom.  5.  coi  8.  S.  Teoneflo  ;  il  Martiro- 
logio Romano  ancora  ne  fa  menzione  ai 
30.  a"  Ottobre .  Il  Colletti  però  nel  tom. 
io.  ,  o  fla  ne  IP  Appendice  all'opere 
d*  Ughelli  al  cap.  1  o.  dice  ,  che  Jìccome 
è  certo ,  che  Teoneflo  fu  martire  in  Ai- 
tino ,  cosi  è  molto  dubbio ,  fé  ne  foffe 
Vefcovo . 

Leandro  Alberti  nel  fuo  catalogo  chia- 
ma  S.  Teoneflo  Sacerdote  ,  e  Martire  j 
ma  V  invenzione  del  fuo  Corpo   lo  mani-r 
fefla  Tebeo ,  e  /'  ammetterne  due  in  Ver- 
celli pare  fen^a  fondamento .   Chi  ne  bra- 
ma pia  ampie   informazioni  ,  può    appa- 
gar/i leggendo  ,  quanto  ferire  Monflgnor 
Ferreri  nella  vita  di  ■  S.  Eufebio  del  no- 
flro  Santo.  Ivi  r -acconta ,  veder  fi  Teone- 
flo in   alcune  immagini  antiche ,  ed  an- 
cora   in    monete    rapprefentato    in    abito 
talare ,  ma  colla  fola  palma  in  mano ,  e 
fenici  yerun  fegno  di  Vefcovado .  Mette 

però 


De' Ss.  Martiri  Tebei.  129 
però  ancora  la  figura  £  altra  moneta^  in 
cui  fla  in  abito  militare ,  ma  in  tutte 
dice  non  ritrovarfi  altro  ferino  a  parer- 
go ,  che  S.  Theoneftus  Martyr ,  fegno, 
che  non  aveva  altra  qualità.  Sono  quelle 
monete  del  Principato  di  Maff erano  ,  e 
del  Marchesato  di  Crevacuore  ,  ove  la 
divozione  al  Santo  è  molto  in  vigore  . 
Nelle  antichiffime  Litanie  ufate  nella  Chie- 
fa  di  Vercelli  S.  Teoneflo  è  invocato  pri- 
ma di  S.  Maurilio  ,  e  di  alcuni  altri 
Tebei  ,  e  nella  Diocefi  s1  incontrano  molti 
tempj  >  e^  aUari  •>  i  quali  fono  unitamente 
ad  ambidue  dedicati . 


Tom.  1.  I  DI 


i  30 

DI  S.  EUSEBIO 

VESCOVO  DI  VERCELLI,  E  MARTIRE, 
Soprannominato  il  Grande. 

Eca  a  molti  non  poca  maraviglia 
il  vedere  ,  che  la  Chiedi  Roma- 
na abbia  ripofto  nel  fuo  Calendario 
col  foio  rito  di  femplice  l' Uffizio  di 
un  Santo,  il  quale  e  per  l'eccellenza 
della  dottrina,  e  per  la  fantità  della 
vita ,  e  per  li  martirj  {offerti  fi  è  me- 
ritato il  nome  di  Grande  con  infinito 
numero  d'elogj.  E  creice  ancora  l'am- 
mirazione ,  fé  fi  riflette  ,  che  quefto 
fteflb  infimo  luogo ,  eh'  egli  ha  nel  Bre- 
viario ,  non  1'  ebbe ,  fé  non  fé  per  le 
richiede  di  Monfìgnor  Gianftefano  Fer- 
rea ,  com'  egli  medefìmo  accenna  nella 
fua  dedicatoria  della  vita  del  Santo  , 
e  riferifee  il  Gavanto  ai  1 6.  di  decem- 
bre  ,  che  fu  il  giorno  di  fua  ordina- 
zione .  Ma  ben  fanno  gli  eruditi ,  non 

do- 


Vescovo  di  Vercelli  .  131 
doverti  giudicare  de'  meriti  ,  né  della 
gloria  de' Santi  dal  rito  ,  con  cui  ne 
celebra  la  Chiefa  la  feria  ,  o  dagli 
onori ,  che  loro  fi  tributano  in  terra . 
Anzi  né  meno  fi  può  formarne  giudi- 
zio per  quel  tanto  ,  che  di  loro  fap- 
piamo .  Imperocché  il  meglio  delle  ope- 
re loro  a  noi  non  è  palefe ,  proceden- 
do dagli  atti  interni,  che  a  Dio  folo 
fono  manifefti . 

Nel  macrcrior  furore  della  perfecuzio- 
ne ,  che  fecero  alla  Chiefa  Dioclezia- 
no, e  Maflìmiano  Imperatori  Romani, 
fu  condotto  dall'  Africa  a  Roma  il  Pa- 
dre del  noftro  Santo  ,  uomo  per  nobil- 
tà di  fangue  ,  e  ancora  più  per  la  fede 
riguardevole  .  Non  poterono  ad  ogni 
modo  i  Tiranni  faziare  la  loro  barba- 
rie coi  fargli  fofTrire  il  martino ,  per- 
chè morì  nel  corfo  della  navigazione, 
e  fenza  dubbio  a  cagione  de'patimenti. 
La  madre  ,  che  Reltituta  chiamavafi  , 
e  che  in  Cagliari  di  Sardegna  nell'an- 
no 286.  avea  già  partorito  il  Santo  , 
e  fucceffivamente  una  figlia,  vedendoli 
vedova  ,  pigliò  rifoluzione  di  portarti 
li  a 


132  Di  S.  Eusebio 
a  Roma  infieme  con  fuoi  figliuoli  -,  ne 
faprei ,  fé  a  ciò  la  fpingefle  divozione, 
come  fi  può  prefumere  in  una  donna, 
che  tutti  fcrivono  forfè  molto  data  alla 
pietà ,  o  pure  qualche  altro  motivo  . 
Refia  in  Cagliari  ancora  la  cafa,  in  cui 
è  fama  nafcefle  Eufebio ,  che  ora  con- 
vertita in  un  oratorio  è  dedicata  a 
Santa  Reftituta,  degna  madre  di  sì  gran 
Figlio . 

Giunta  la  fanta  Dama  in  Roma,  la 
fua  prima  follecitudine  fu  di  far  ammi- 
nifirare  il  fagramento  del  Battefimo 
a'  figliuoli ,  il  che  prima  in  Sardegna 
per  la  perfecuzione  non  fi  era  efegui- 
to .  Prefentogli  dunque  a  S.  Eufebio 
Sommo  Pontefice ,  il  quale  allora  go- 
vernava la  Chiefa  di  Dio .  Conobbe  il 
Santo  Papa  per  divina  infpirazione,  che 
un  grand'  uomo  farebbe  nella  Chiefa  il 
Catecumeno ,  che  gli  fi  offeriva ,  e  ri- 
trovandolo ammaendato  a  perfezione 
ne'  dogmi  della  fede  per  opera  de'  fuoi 
genitori,  non  folamente  amminiffrogli 
il  facro  lavacro ,  ma  ancora  gli  die  il 
proprio   nome    nella  vigilia  del   fanto 

gior- 


Vescovo  di  Vercelli  .  133 
giorno  di  Pafqua.  E'  fama,  che  nel  me- 
defimo  dì  fotte  ancora  battezzata  la  fo- 
rella  ,  che  fu  anch'  ella  chiamata  Eu- 
iebia  ,  e  fiorì  per  fantità  in  Vercelli  nel- 
lo flato  di  vergine  . 

Era  Euiebio  nell'anno  vigefimo  quar- 
to di  fua  età  ,  quando  ricevette  il  fan- 
to  Battemmo  ,  il  che  non  fembrerà  Ara- 
no a  chi  fa ,  che  in  que'  tempi  era  fti- 
le  de' Catecumeni  di  ^  non  ricevere  il 
Battemmo,  che  in  età  molto  avanzata  ; 
coitume  ,  per  cui  togliere  molto  fi  ado- 
perarono in  Occidente  i  Santi  Ambro- 
gio ,  ed  Agogno  ,  e  in  Oriente  i  Santi 
Bafilio  ,  e  Gregorio  Nazianzeno  .  La 
dilazione  però  del  Battefimo  nel  noftro 
Santo  non  procedette  da  verun  reo  mo- 
tivo ,  ma  dal  furore  della  periecuzione; 
onde  fé  fi  crede  a  S.  Antonino  ,  e  a 
Vincenzo  Belluacenfe,  non  accadde  fen- 
za  miracolo  :  imperocché  fcrivono,  che 
comparve  vilibilmente  un  Angelo  in 
forma  umana  ,  che  con  iftupore  di  tutti 
levollo  dai  fagro  fonte  . 

Dopo  il  Battefimo   il  tanto  Giovine 
attefe  a  perfezionarfi  nelle  arti  liberali, 

1  j 


i34  Di  S.  Eusebio 
e  nella  cognizione  delle  divine  Scrittu- 
re ,  ma  molto  più  nella  fcienza  de'  San- 
ti, che  confìtte  nella  pratica  delle  virtù 
Criftiane  .  Fra  quelle  rifplendeva  in  lui 
una  fomma  modeilia ,  e  un  amore  rin- 
goiare alla  purità  verginale  ,  cui  egli 
conferve»  fino  agli  ultimi  Tuoi  giorni  -, 
anzi  può  dirli  ,  che  in  lui  la  mantenne 
Iddio  con  un  palefe  miracolo  .  Era  egli 
flato  dalla  natura  dotato  di  belli/lime 
fattezze  ,  e  d' un'  aria  sì  avvenente ,  e 
infieme  modefta  ,  che  fi  guadagnava 
ogni  cuore  .  Ora  avvenne  ,  che  una 
Dama  invaghitavi  di  lui ,  giunfe  a  fe- 
gno  di  andare  alia  fua  camera  per  in- 
durlo a  peccare  .  Qualunque  indufiria 
ufafTe  la  rea  femmina  ,  non  potè  giam- 
mai ritrovare  la  porta  della  camera 
d'  Eufebio  ,  o  come  altri  fcrivono,  non 
le  fu  potàbile  d'  entrarci  dentro ,  fen- 
tendofì  da  forza  fuperiore  refpinta  .  At- 
territa pertanto,  e  fpaventata  nel  vederlo 
ufcire  ,  gettoffegli  a'  piedi,  chiedendogli 
perdono  ,  e  ritirandoti  confufa,  pentita, 
è  lagrimante  .  Quello  Cafo,che  lo  refe 
dappoi  anche  più  guardingo  ,  tantoché 

fug- 


Vescovo  dì  Vercelli  .  135 
fuggiva  ancora  la  familiarità  della  ma- 
dre ,  e  della  forella  ,  maggiormente 
affezionollo  ad  una  virtù  ,  che  rende 
1'  uomo  fimile  agli  Angioli ,  e  lo  difpo- 
neva  a  maggiormente  avanzarvi  nelle 
lettere  ,  e  nella  pietà  . 

Mancato  il  Santo  Pontefice ,  da  cui 
aveva  ricevuto  il  Battemmo  ,  il  nome, 
e  la  Confermazione  ,  fu  eletto  Melchia- 
de  ,  che  ben  fapeva  i  meriti ,  e  le  vir- 
tù del  noftro  Santo  ,  e  che  volendolo 
confagrato  a'  minifterj  Ecclefiaftici,  or- 
dinollo  Lettore  .  S.  Silveftro  poi  iucce- 
duto  a  Melchiade  ,  che  ville  poco  tem- 
po ,  lo  promofle  agli  altri  ordini  facri 
infino  al  Diaconato  ,  e  finalmente  da 
S.  Marco  fugli  conferito  il  Sacerdozio, 
talché  pattava  gli  anni  ieflanta,  quando 
arrivò  a  quel  grado  fublime  ,  che  al- 
lora conferivafi  folamente  a  perfone 
provette  in  età,  e  in  virtù.  Deftinollo 
ancora  il  Papa  ,  per  teftimonianza  di 
S.  Gerolamo  ,  ad  interpretare  le  divi- 
ne Scritture ,  avendo  a  ciò  grande  abi- 
lità ,  attefo  loit,udio,  che  fopra  di  effe 
aveva  tatto ,  e  la  cognizione  delle  let- 
I  4  N     tere 


136         D  I   S.    E  U  S  E  B  I  o 

tere  Greche ,   la  quale   in  lui  era  {in- 
goiare . 

Ma  più  ampio  campo  fi  dovea  alla 
virtù  del  noftro  Santo ,  e  a  maggiori 
cimenti  avealo  deftinato  la  Provviden- 
za. Sollevato  dunque  fui  trono  di  S.  Pie- 
tro Giulio  Sommo  Pontefice ,  il  quale 
da  lungo  tempo  conofceva  i  rari  talenti 
d'  Eufebio ,  deftinollo  per  mantenere  la 
Fede  Cattolica  nell' Infubria  col  carat- 
tere di  fuo  Legato  Appoftolico .  L'  ere* 
sia  d'Ario ,  febbene  condannata  da  più 
Concilj  ,  faceva  continui  progreffi  per 
le  ingannevoli  arti  de' Vefcovi  Urfazio, 
e  Valente  con  altri  dei  loro  partito  . 
Era  però  neceffario ,  che  qualche  per- 
sonaggio di  petto  uguale  alla  dottrina 
loro  fi  opponeffe  ;  ed  a  ciò  fu  Eufebio 
giudicato  fra  gli  ottimi  il  migliore  . 
Girò  per  alquante  Città ,  e  finalmente 
capitato  in  Vercelli ,  che  fra  molte  te- 
neva il  primato,  fermom*  in  effa  lun- 
go tempo  ,  e  colle  prediche  non  mer 
no,  che  co' difcorfi  familiari  fi  fiudiò 
di  purgarla  ,  e  di  prefervarla  dagli 
errori. 

Le 


Vescovo  di  Vercelli.     137 
•    Le  belle  qualità ,  che  in  lui  ebbero 
campo  d'offervare  i  Vercellesi  ,  l'affa- 
bilità, con  cui  accoglieva  ancora  gl'in- 
fimi, la  gravità  de'coftumi,  la  ferenità 
del    volto ,  1'  uguaglianza  dello  fpirito 
lo  facevano   da  tutti  ammirare,  e  te- 
nere in  conto  di  padre  ;  onde  era  de- 
fìderio  di  tutti  il  non  averne  giammai 
a  perdere  la  prefenza  .   Lo  chiefero  per- 
tanto  al    Papa  per  loro  Vefcovo  ;  nel 
che  vi  fu  tale  conformità    di    voleri   , 
che    S.  Ambrogio  nella  fua  epiftola  a' 
Vércellefi   l  fcritta  in    occafione    della 
difcordia  ,    in  cui  erano  per  eleggere  un 
fucceffore  a  S.  Limenio ,  ebbe  a  dire, 
che  ben  aveva    a  crederfì  edere  flato 
eletto  per  divino  giudizio  quello  ,  che 
da  tutti  era  flato  chiamato.   Condifce- 
fe  il  Papa  alle  loro  dimande  :  chiama- 
tolo a  Roma  confagrollo  Vefcovo  ,  e 
lo  rimandò   a  Vercelli ,  donde  egli  po- 
teva giovare  a  molte  Città  vicine,  fenza 
trafcurare  la  propria  Diocefi . 

Fu  Eufebio    al  parere   degli  eruditi 
il  primo  Vefcovo  di  Vercelli,  ed  av- 

ve- 

i  Tom.  z.  part.  I.  epiftol.  63.  pag.  iozi. 


138  Di  S.  Eusebio 
vegnachè  non  fi  fappia,  in  qual  anno 
fi  portaffe  a  Vercelli ,  molte  conghiet- 
ture  però  ci  perfuadono  ,  ciò  effere  ac- 
caduto circa  Tanno  340.  di  Crifto  . 
Sollevato  all'  Epifcopato  ,  come  una  lu- 
cerna pofta  fui  candeliere ,  incominciò 
per  le  fue  private ,  e  paftorali  virtù  a 
rifplendere  nella  Chiefa  in  guifa  ,  che 
i  Vefcovi ,  ed  i  Sacerdoti  non  meno  , 
che  ogni  ordine  ,  e  grado  di  Fedeli, 
poterono  in  lui  ritrovare  un  efemplare 
perfetto,  a  cui  conformare  nel  vivere.  E 
che  tale  eì  fofle  già  in  quel  tempo  , 
lo  fa  palefe  la  fua  Leggenda ,  che  rife- 
rifce ,  come  non  di  rado  ,  mentr'  egli 
celebrava  il  Santiffimo  Sagrifizio,  udite 
furono  armonie  di  paradifo ,  o  veduti 
Angioli,  che  fervivanlo  fìa  nelPammi- 
niftrare  il  fanti/fimo  Sagramento  a' Fe- 
deli ,  fìa  nel  maneggiarlo  full'  altare  . 
L'acqua,  con  cui  dopo  la  meffa  lava- 
vafi  le  mani  ,  era  un  fìcuro  rimedio 
ad  ogni  malattia ,  tantoché  i  di  lui  di- 
fcepoli  fenza  fua  faputa  la  confervava- 
no  per  diftribuiria  a  chi  la  chiamava . 

Avve- 


Vescovo  di  Vercelli  .     139 

Avvegnaché  egli  dato  fofTe  affai  alla 
contemplazione ,  non  lafciava  ad  ogni 
modo  di  accudire  daddovero  alla  vita 
attiva  ,  propugnando  la  verità  della  fe- 
de co'  fuoi  fermoni ,  attendendo  a  pa- 
trocinare le  vedove  ,  ricevendo  i  pel- 
legrini ,  vietando  gì'  infermi ,  aflìften- 
do  i  poveri .  Premendogli  di  condurre 
la  Tua  greggia   a  pafcoli  falutari  della 
vera  perfezione,  conobbe,  che  ciò  in 
gran  parte  dipendeva  dalla  cultura  del 
Clero  .  Laonde  applicofH  a  ridurre  ì  fuui 
Canonici  ,  e  Chierici  ad  unire  la  vita 
monaftica  colla   vita  Clericale ,  abitan- 
do in  comune,  e  fotto  lo  fteffo  tetto. 
Ebbe  S.  Ambrogio  ad  ammirare  la  buo- 
na  condotta  d'Eufebio,  il  quale  fu  il  pri- 
mo, com'egli  fcrive  neh"  epiftola  a' Ver- 
cellefi,  che  nell'Occidente  unì  nel  Clero 
due  cofe  tra  fedifparate,  ricche  porto 
in  una  Città  ritenerle  l' iftituto  de'  Mo- 
naci ,  e  facefle  a  prò  de'  proflimi,  quan- 
to  devono  i  Chierici  :  lo  fteffo  ripete 
nel  fermone  fefTantefìmo  nono  . 

Ma   fé   ebbe    il  noftro   Vefcovo  un 
Santo  per  ammiratore ,  può  dirfì ,  che 

molti 


i4©     -Di  S.  Eusebio 

molti  Santi  furono  fuoi  imitatori}  un 
Ilario  di  Pottieri,  un  Martino  di  Tours, 
un  Maffimo  di  Torino  ,  un  Agoftino 
di  Bona ,  un  Remigio  di  Rems  ,  un 
Patrizio  ,  e  cento  altri,  i  quali  ad  efem- 
pio  d' Eufebio  vollero  ,  che  nel  loro 
Clero  foffe  in  vigore  colla  follecitudi- 
ne ,  che  loro  prefcrive  il  minuterò  , 
anche  la  folitudine ,  e  ritiratezza,  che 
deve  offervarfi  da'  Cenobiarchi . 

Quale  poi  foffe  il  profitto  ,  che  Te 
ne  ritraile  ,  lo  manifefta   il  medefimo 
S.  Ambrogio,  che  nella  pillola  citata 
fcrive,  che  le  vicine  Cfriefe  non  d'al- 
tronde Colevano  pigliare  i  Vefcovi,  che 
dal  Clero  di  Vercelli,  Seminario  di  Pre- 
lati. Di  là  ufcì  un  Dionigi  per  Mila- 
no ,  il  quale  fi  tiene  per  certo,  che  dal , 
noftro  Santo  foffe  conflagrato  -,  S.  Gau- 
denzio per  Novara ,  S.  Elìiperanzio  per 
Tortona,  S.  Donato  per  Arezzo,  S.  Eu- 
logio per  Ivrea ,  S.  Zenone  per  Vero- 
na, S.  Teonefto  per  Aitino  ,  S.Siro  per 
Pavia ,  S.  Evario  I.  per  Arri ,  i  Ss.  Li- 
menio ,  ed  Onorato  fuoi  fucceffori ,  e 
S.  Maffimo  per  Torino  . 

Nò 


Vescovo  di  Vercelli  .  141 
Né  fu  fola  l'Italia  a  partecipare  del 
bene  ,  che  proveniva  da  quella  Congre- 
gazione .  Anche  alle  provincie  più  ri- 
mote  propagom*  ;  la  Francia  ebbe  S.  Mar- 
tino di  Tours ,  e  S.  Marcellino  d'Am- 
brun  ,  la  Spagna  Olio  di  Cordova  colli 
Santi  Modello,  e  Manfueto,  la  Gallia 
Trevirefe  S.  Paolino ,  e  ancora  l'Orien- 
te S.  Evagrio  d'  Antiochia  .  E'  opinio- 
ne di  molti,  che  il  grande  S.  Girola- 
mo dopo  averlo  avuto  per  maeftro  in 
Roma  ,  mentre  interpretava  le  Divine 
Scritture,  lo  abbia  ancora  feguitato  a 
Vercelli,  e  così  S.  Tigrino  Prete  ,  e 
S.  Vittorino  Eforciita  ,  e  tanti  altri  ; 
onde  potè  S.  Ma/fimo  fcrivere  di  lui , 
che  plures  reliquit  fui  facerdotii  fuccef- 
fores  . 

Ma  tempo  è  ormai,  che  difendia- 
mo a  raccontare  que' cimenti ,  a'quali 
fu  efpofto  il  noftro  gran  Santo  ,  per 
occafìone  dell' Arianifmo ,  che  dopo  la 
morte  di  Collante ,  Imperatore  Catto- 
lico, favorito  da  Coftanzo  fuo  fuccef- 
fore  pigliava  ogni  dì  maggior  vigore» 
Lunga  cofa  farebbe  qui  il  raccontare 

tutte 


i42       Di  S.  Eusebio 

tutte  le  controverse  ,  eh'  eccitarono 
nella  Chiefa  di  Dio  Urfazio ,  e  Valen- 
te Vefcovi  Orientali  con  Saturnino 
d' Arles ,  e  le  perfecuzioni ,  che  forni- 
rono i  Cattolici ,  le  quali  furono  così 
fiere ,  che  fé  alcuni  Vefcovi  refiftette- 
ro  con  petto  facerdotale  alla  violenza, 
altri  per  fievolezza  cedettero  al  volere 
del  Regnante  .  Non  ebbe  poco  che  fare 
il  noftro  Santo  per  mantenere  lontana 
dalla  fua  Città  l'eresia .  Ma  voleva  Id- 
dio anche  di  più  da  un  tant'  uomo  , 
e  vaie  a  dire  ,  che  la  sbandirle  dal 
mondo . 

Il  Papa  Liberio ,  che  aveva  desina- 
to a  Cefare  Lucifero  Vefcovo  di  Cagliari 
con  Pancrazio  Prete  ,  e  Ilario  Suddia- 
cono nella  medefima  qualità  di  fuoi 
Legati,  ch'erano  fiati  in  Oriente,  don- 
de venivano  di  frefeo ,  volle  ,  che  Eu- 
febio  grFaccompagnafle,  ficcom'  ei  fece. 
Abbiamo  ancora  due  lettere  fcrittegli 
dal  Papa  in  tale  occafione ,  che  faran- 
no un'  eterna  tefiimonianza  della  ftima, 
che  fi  faceva  di  un  Santo ,  di  cui  era; 
a  Roma  palefe  la  dottrina  fana  egual- 
mente 


Vescovo  di  Vercelli.  143 
mente  che  '1  zelo  della  Cattolica  Reli- 
gione .  Iti  dunque  in  Francia  i  Legati, 
ove  (lava  allora  1'  Imperatore ,  da  lui 
ottennero  ciò  ,  che  bramava  Liberio  , 
vale  a  dire ,  che  in  Milano  fi  teneffe 
un  Concilio ,  giacché  ivi  doveva  por- 
tarli Cefare  nell'anno  feguente. 

Fu  dunque  intimato  dal  Papa  il  Con- 
cilio ;  e  nell'anno  355.  congregatiti  ben 
trecento  Vefcovi  tutti  Cattolici ,  trat- 
tone alcuno  ,  che  feguitando  la  Corte, 
dipendeva  dalla  Corte  anche  nel  cre- 
dere, Liberio  refcrifle  ad  Eufebio,  rac- 
comandandogli non  meno  i  Legati ,  eh' 
erano  gli  ftem"  ,  che  gì'  intere/fi  della 
Religione.  Ma  egli  odorando  ,  che  il 
fine  della  Corte  non  era  /incero  ,  per- 
chè fi  pretendeva  la  condannazione  di 
Atanafio  Santo  Vefcovo  d'  Alexandria  , 
eh'  era  il  principale  difenfore  della  fede 
in  Oriente,  e  però  l'oggetto  dell'odio 
degli  Ariani ,  non  giudicò  di  andare  al 
Concilio .  I  Padri  pertanto ,  e  fpezial- 
mente  gli  eretici  conofeendo  ,  quanto 
avrebbe  accrefeiuto  di  luftro  alle  loro 
determinazioni  l'autorità  d'un  tanto  uo- 
mo, 


144  Di  S.  Eusebio 
mo ,  inviarono  alcuni  Vefcovi  con  let- 
tere fcritte  dal  Concilio  per  invitarlo . 
Non  arrendendoti  Eufebio  ,  V  Imperato- 
re ,  e  ancora  i  Legati  aggiunfero  nuo- 
ve iftanze ,  le  quali  furono  a  lui  por- 
tate da  quattro  Vefcovi ,  e  da  Dionigi 
Vefcovo  di  Milano  già  fuo  difcepolo, 
dal  quale  intendendo ,  in  quanto  peri- 
colo foffe  la  caufa  di  Dio  ,  finalmente 
fi  arrefe  di  portarti  a  Milano  dopo 
avere  da  Dionigi  intefo  in  che  flato 
erano  le  cofe . 

Notabile  fu  il  primo  incontro  de 'due 
Vefcovi  maeftro  ,  e  difcepolo .  Impe- 
rocché quefti  effendoti  lafciato  indurre 
a  fottofcrivere  la  condannazione  di 
S.  Atanatio,  il  che  ti  può  dire  faceffe 
con  fine  non  reo  ,  nel  vedere  Eufebio 
gettoifegli  a' piedi,  tenendo  in  mano  il 
fanto  Vangelo ,  e  la  Croce,  e  dicendo* 
Padre  ,  peccai  ,  liberatemi  ,  fé  potete  -, 
il  che  fugli  promefib  dal  noftro  Santo. 
Diffi,  che  ti  era  fottofcritto  con  fine 
non  reo  ,  attefochè  incominciateti*  le 
Congreghe  del  Concilio  ,  pretefero  i 
Legati,  ed  i  Padri,  che  ti  venifle  alla 

prò- 


Vescovo  di  Vercelli.  145 
profeflìone  del  Simbolo  Niceno  ,  lad- 
dove la  fazione  delia  Corre  altro  non 
bramava  ,  che  la  condanna  d'Atanaflo. 
Ora  il  Vefcovo  Dionigi  dimoftrandofl 
prontiflimo  di  aderire  alla  inchiefla  de' 
Legati  colla  fottofcrizione  de'  Simboli, 
pigliò  la  penna ,  e  già  flava  per  fe- 
gnare  la  carta ,  quando  Valente  gliela 
rapì  di  mano  con  violenza  indegna  di 
queir  auguito  luogo  .  Sollevo/li  allora 
fra  gli  Ariani  ,  ed  i  Cattolici  un  gran 
contrailo ,  (ottenendo  quelli  eflere  con- 
gregato il  Concilio  non  per  un  fatto 
particolare ,  ma  per  materie  generali, 
e  dogmatiche  ;  e  opponendo  quelli  ef- 
fere  mente  dei  Papa ,  e  di  Celare,  che 
prima  li  delle  luogo  alla  giuftizia,  ap- 
provando le  condanne  già  prorerte  con- 
tro d' Atanaflo  dai  Conciìj  Orientali,  e 
che  poi  efaminate  iarebbonii  le  cofe 
fpettanti  alla  tede .  Dopo  una  lunga  con- 
teia  Dionigi  filila  ingannevole  Speran- 
za datagli ,  che  condannato  Atanaiio  lì 
procederebbe  ad  aflicurare  i  punti  con- 
troverti della  fede  Cattolica  ,  non  ri- 
flettendo ,  che  il  condannare  il  Santo 
Tom.  L  K  Ve- 


146  Di  S.  Eusebio. 
Vefcovo  era  condannare  la  dottrina  da 
lui  proiettata ,  lafcioffi.  indurre  a  fotto^ 
fcrivere  la  condanna ,  Checché  ne  feri- 
va un  autore  l  ,  certo  è  tal  cofa  effe-^ 
re  fucceduta ,  prima  che  Eufebio  giun^ 
geffe  in  Milano  . 

Il  noft-ro  Santo  adunque  dopo  aver 
corretta  Pingiuftizia  del  fuo  difcepolo, 
efortollo  a  ritrattare .  Ma  a  che  avrete 
be  giovato  proteftare  violenza ,  e  dis- 
approvare in  voce  il  fatto  ,  quando  gli 
Ariani  tenevano  in  mano  la  ferma  di 
proprio  fuo  pugno?  Si  ftudiò  dunque 
di  toglierla  dalle  loro  ugne  con  un* 
induitria  fuggerita  fenza  dubbio  dallo 
Spirito  Santo  . 

Giunto  Eufebio  in  Milano  fu  invita- 
to dagli  Ariani  nella  prima  fefììone  del 
Concilio  ,  cui  egli  intervenne  ,  a  fot- 
toferivere  la  condanna  d*  Atanafio  ad 
efempio  di  Dionigi,  il  quale  doveva 
confiderarfi  di  molto  ,  attefo  il  gran  po- 
flo  ,  che  teneva  tra'  Vefcovi .  Eufebio 
coftantemente  rifiutò  di  ciò  fare  ,  e  die- 
de per  ragione  del  fuo  rifiuto,  che  non 

dove- 

1  Battaglini  in  Conci!.  Med. 


Vescovo  di  Vercelli.  147 
dovevafi  alterare  il  Cerimoniale  della 
Chieia ,  fecondo  cui  egli  Vefcovo  mol- 
to più  anziano  av^va  a  fottofcriverfì 
prima  di  Dionigi ,  effendo  un  difordine 
r  anteporfì  il  figlio  al  padre  in  terra  , 
da  chi  negava ,  che  il  Figlio  forfè  al 
Padre  uguale  in  Cielo  .  Applaudirono 
tutti  al  dire  dei  Santo,  e  i'ìando  loro 
a  cuore  d*  avere  del  partito  un  uomo 
famofo  in  tutto  Occidente,  pigliarono 
il  mezzo  termine  di  radere  con  dili- 
genza dal  foglio  il  nome  di  Dionigi , 
fìcchè  non  potefìe  venirfi  ili  cognizio- 
ne ,  che  giammai  ci  fofTe  flato,  per  dare 
il  primo  luogo  ad  Eufebio ,  nulla  du- 
bitando ,  che  dopo  di  lui  Dionigi ,  e 
molti  altri  fegnato  avrebbero  la  carta . 
Ma  il  Santo ,  che  per  dire  con  S.  Pao- 
lo ,  cum  ejfem  ajlutus  ,  dolo  vos  capi , 
allora  proteflò  ,  che  ne  efTo  ,  nò  fuo  fi- 
glio mai  avrebbero  confentito  di  con- 
dannare un  innocente  fenza  udirlo,  vie- 
tandolo ogni  legge  umana,  e  divina. 
Quali  follerò  allora  le  furie  degli 
Ariani,  non  è  facile  il  ridirlo,  ma  fol- 
levatitì  i  Cattolici  per  difendere  i  due 
K  z  Col- 


14S         D.lS.   EUSEBIO 

Colleghi ,  mentre  quelli  avanzane  per 
opprimerli  ,  fi  riempì  il  Confetto  di 
confufìone  ,  con  crje  terminoflì  infeli- 
cemente la  feflione  .  Ora  acciocché 
quefto  più  non  fuccedeffe ,  fi  ordinò  , 
che  dalla  Chiefa  fi  trafportafle  l' adin 
nanza  nell'  imperiale  [palazzo  ,  fperanr 
do ,  che  la  prelenza  di  Cefare  calme- 
rebbe gli  fpiriti  :  e  quefta  fu  apparen- 
temente induftria  degli  Ariani  ,  che 
avendo  P  Imperatore  favorevole,  la  cor 
flui  maeftà  proccurato  avrebbe  favori 
alla  loro  fentenza. 

Fu  dunque  celebrata  la  feconda  {e(- 
fione  dal  Concilio  nel  palazzo  alla  pre^ 
fenza  di  Coftanzo  ;  e  in  quella  Luci- 
fero di  Cagliari  col  noftro  Eufebio  fu^ 
rono  i  primi  a  parlare ,  dicendo ,  che 
le  accufe  contro  d' Atanafio  erano  ca- 
lunnie per  teflimonianza  degli  ftem*  Urr 
fazio ,  e  Valente  ,  i  quali  nell'  antece- 
dente Sinodo  di  Milano  avevano  ritrat- 
tato i  loro  errori  :  eiTere  pertanto  inu- 
tile P  occupare  i  Padri  nello  fcrutinio 
di  cofa ,  che  già  fapevafi  effere  falfa  . 
Più  volevano  dire  ;    ma    P  Imperatore 

alza- 


Vescovo  di  Vercelli.  149 
alzatoli  per  dar  pefo  alie  querele,  dnTe, 
lui  effere  P  accufatore  d'  Atanafìo ,  e 
pretendere  ,  che  fi  facefle  un  conve- 
niente rifleflb  alle  accufe .  Non  fi  fgo- 
mentarono  perciò  i  Padri  Cattolici,  che 
anzi  con  petto  facerdotale  replicarono, 
trattarli  ivi  non  d' un  affare  dell'  Im- 
peratore ,  in  cui  dovette  prevalere  il 
detto  di  Cefare ,  ma  bensì  della  caufa 
d'unVefcoYO,  che  apparteneva  al  Con- 
cilio . 

Alterato  Coltanzo  fece  cacciare  dalla 
Tua  prelenza  i  Vefcovi ,  che  le  gli  era- 
no oppofti ,  e  diede  fine  al  Concilio  ? 
il  quale  ficcome  incominciò  male,  così 
malamente  terminò  col  bando  de'  più 
accreditati  Prelati ,  che  lo  componeva- 
no .  Dionigi  fu  trasferito  in  Oriente 
dopo  effere  fiato  in  più  guife  maltrat- 
tato ;  Eufebio  prima  firafcinato  giù  del- 
la fcala  ,  fu  mandato  ad  una  Città  della 
Paleftina  ,  chiamata  Scitopoli ,  ma  rin- 
chiufo  in  una  gabbia  di  ferro ,  in  cui 
è  facile  di  argomentare ,  quanto  eg\{ 
avefle  a  foffrire  per  la  malignità  de' 
foidati ,  che  lo  accompagnavano,  e  per 
K  3  la 


150  D  1  S.  Eu  S  E  B  I  o  . 
la  povertà  ,  e  malagevolezza  della  (ba- 
da .  Ad  ogni  modo  il  fuo  efilio  fu  e 
di  lui ,  e  della  (qòq  un  trionfo  .  Im- 
perocché non  toccava  villaggio,  cui  co* 
fuoi  infervorati  difcorfì,  e  col  fuo  efem- 
pio  non  giovante . 

Giunto  finalmente  in  Scitopoli,  ove 
Patrofilo  uomo  Ariano  era  Vefcovo  , 
farebbe  flato  malamente  accolto,  fé  non 
incontravafì  colà  Giufeppe  ,  fopranno* 
minato  il  Conte  ,  che  già  da  Coftan- 
tino  Magno  beneficato  r  era  nemicifìi- 
rao  degli  Ariani  i  ed  il  principale  di- 
fenfore  della  fede  Cattolica  in  quevpaefi. 
Volle  il  Conte  albergarlo  nella  propria 
cafa,  e  riflorollo  dai  patimenti  fofTerti 
nel  lungo  non  meno ,  che  penofo  viag- 
gio ;  e  fu  il  Santo  vifìtato  da  quanti 
in  quel  distretto  erano  riguardevoli  o 
per  nafcita,  o  per  merito.  Fra  quefli 
debbe  contarfì  S.  Epifanio  Vefcovo  di 
Salamina  in  Cipro  ,  che  lo  racconta  . 
Arrabbiando  però  gli  Ariani  nel  vede- 
re gli  onori  ,  e  i  trattamenti  ,  che  fi 
facevano  al  Santo  Vefcovo  ,  valendoli 
del  credito  9  in  cui  erano  preffo   dell' 

Impe- 


Vescovo  di  Vercelli  .     151 

Imperatore  ,  violentemente  rapironlo 
dalla  cafa  del  Conte ,  e  così  ordinan- 
do Patrofìlo  in  un'  ofcura  prigione  lo 
rinchiufero. 

Non  rallento/li  punto  il  zelo  d' Eu- 
febio  ,  ed  .il  fervore  della  lua  fede  j 
parve  anzi ,  che  gli  ftrapazzi ,  e  le  in- 
giurie gii  dettero  lena,  onde  dalla  pri- 
gione facevafi  fentire  co'  fermoni ,  che 
faceva  a  chi  lo  vifitava  ,  e  con  lettere 
giunfe  ,  ove  non  poteva  arrivare  la 
voce .  ScruTe  a'  fuoi  Vercellefi  per  man- 
tenerli fedeli  ;  e  fapendo ,  quanto  fof- 
fero  anguitiati  i  Milanefì,  a' quali  dopo 
Tefilio  di  Dionigi  aveva  Cefare  dato 
per  Vefcovo  un  Ariano,  (  Aufenzio  chia- 
mavafi  )  anche  quelli  efortò  con  una 
fenfatiilìma  epiftola  a  ritenere  l'antica 
fede ,  e  a  durarla  coftantemente  nella 
confefììone  della  fede  Cattolica  .  Ab- 
biamo ancora  a  difpetto  del  tempo  , 
che  ha  confumato  tante  altre  cofe  , 
quelle  epiftole ,  dalle  quali  fi  vede  per 
una  parte  il  zelo  del  Santo  ,  e  per 
l'altra  ,  quanto  gravi  foffero  i  fuoi 
patimenti ,  e  quale  la  fua  generosità* , 
K  4  e 


152       Di  S.  Eusebio 
e  l'averfione,  che  aveva   agli  eretici», 

Coflantemente  rifiutò  di  pigliare  il 
cibo ,  che  dagli  Ariani  eragli  manda- 
to non  tanto  per  foflentarlo  in  vita  , 
quanto  per  vanamente  gloriarfi,  ch'egli 
feco  loro  avelie  comunicato/  ne' cibi  i 
oppure  per  infamarlo  rifiutandoli ,  col 
dire,  che  da  fé  fi  era  uccifo.  Previde 
Eufebio  le  loro  arti  ,  e  perciò  in  un 
libello  da  fé  pubblicato,  e  fatto  tene- 
re a  Patrofilo.,  p rotella ,  che  per  non 
comunicare  con  effi  non  avrebbe  gu- 
idato boccone  di  pane,  né  ftilla  d'acqua, 
fé  non  fi  confettava  a' Cattolici  di  re- 
care a  le,  ed  a'fuoi  compagni  gli  ali- 
menti .  Quattro  giorni  la  durarono  in 
queflo  flato  ,  dopo  i  quali  furono  ri- 
mandati ad  un  ofpizio  ,  ove  prima 
abitavano . 

Dimoflrarono  i  Cattolici  il  loro  giu- 
bilo per  la  liberazione  d' Eufebio  coir 
attorniare  l'albergo  di  lumi  in  fegno  di 
fefla.  E  datofi  il  Santo,  come  prima, 
a  fovvenire  i  poveri ,  né  potendolo  fof- 
frire  gli  Ariani  ,  non  paffirono  venti- 
cinque giorni,  che  di  nuovo  furono  i 

com- 


Vescovo  di  Vercelli  .  15$ 
compagni  violentemente  rapiti  ,  e  dif- 
perfi  in  varie  prigioni ,  ed  egli  lafciato 
coi  folo  Tigrino  Tuo  prete  .  Per  fei 
giorni  lafciati  furono  fenza  cibo ,  prof- 
umi a  venir  meno ,  quando  fu  permeilo 
ad  un  Cattolico  di  portar  loro  di  che 
ristorarli  ;  ma  vietato  a  chi  che  fia  di 
vietarli .  Scrive  inoltre  S.  MafTimo,  che 
più  volte  lo  ììrafcinarono  per  una  (cala, 
interrogandolo  ,  fé  voleva  comunicare 
con  eflì ,  e  rifpondendo  fempre  di  no, 
replicavano  quello  ftrazio;  onde  infranti 
ne  recavano  il  capo  ,  e  le  membra  , 
ma  l'animo  fempre  collante .  Accenna 
il  Santo  quefto  fuo  martirio  nel  prin- 
cipio delle  fue  lettere  a  Patrofìlo .  Con 
ragione  adunque  fi  lamenta ,  che  fotto 
un  Imperatore  Criitiano  era  egli  co'fuoi 
compagni  trattato  affai  peggio  di  quel- 
lo foffero  da'  Pagani  tormentati  gli  an- 
tichi martiri  ;  ed  era  certo  cofa  deplo- 
rabile vedere  la  Chiefa  perfeguitata  dal 
figlio  di  Coftantino  più  acerbamente, 
che  da  Diocleziano  .  Tre  volte  gli  fece- 
ro cangiar  luogo  ,  facendolo  paflare  da 
Scitopoli  in  Cappadoccia,  e  dalla  Cap- 
pa- 


1 54  Di  S.  Eusebio, 
padocia  in  Egitto .  Iddio  però  folito  a, 
convertire  in  bene  anche  le  perii  me 
volontà  degli  uomini,  ciò  difpofe  non 
folamente  per  confermare  molti  nella 
fede  Cattolica,  ma  anche  per  cavare 
moiri  dagli  errori  della  Gentilità . 

Accadde  intanto  ,  che  nel  Concilio 
di  Sirmio  il  grande  Ofio  fi  lafciò  pre- 
venire ,  e  in"  quello  di  Rimini  la  mag-  . 
gior  parte  de'  Vefcovi,  ed  alcuni  ancora 
de' Legati  lafciaronfi  fedurre,  tanto  che 
S.  Girolamo  «  ferirle  :  lngemuit  totus 
orbis  ,  &  fé  Arianum  ejfe  miratus  efi  . 
La  nuova  della  caduta  ài  sì  grandi  uo- 
mini giunfe  adEufebio  apparentemen- 
te per  lettere  di  Gregorio  Vefcovo  di 
Coliure  nella  Spagna  .  Gli  referiffe  il 
Santo  Prelato ,  dimoftrandofi  afflitto  per 
la  caduta  degli  uni ,  e  rallegrandoli  con 
lui  per  avere  foflenuto  la  vera  religio- 
ne ;  e  lo  prega  a  dargli  nuove  di  quelli, 
ch'egli  colle  fue  efortazioni  avrebbe 
potuto  o  mantenere  nella  via  della  ve- 
rità ,  o  alla  via  della  verità  ricondurre. 

Da 

1  Dialog.    adverfus  Lucifcriaoos    rom.    4«   Part-    ** 
C«l.  300.  301. 


Vescovo  di  Vercelli  .  155 
Da  quella  lettera  fi  vede ,  che  già  tre 
volte  gli  era  flato  mutato  il  luogo  delP 
efilio ,  e  fi  erede  forfì  fcritta  tre  anni, 
dappoiché  fu  trasportato  in  Oriente  . 
Né  fi  dee  lafciar  di  ricordare,  che  fu 
quivi  da  Siro  Diacono,  e  da  Gauden- 
zio fuo  difcepolo  vifìtato  :  ma  egli 
amando  meglio  provvedere  alla  fua  Dio- 
cefi  ,  che  avere  conforto  nelle  lue  pe- 
ne ,  rimandò  Gaudenzio  a  Vercelli  co- 
flituendolo  tuo  Vicario  Generale  . 

Ma  oh  come  Dio  è  mirabile  ne' 
fuoi  Santi!  Coftanzo  ,  che  faceva  pro- 
feffione  di  Criftiano  ,  e  voleva  efiere 
tenuto  in  conto  di  Principe  pio,  per- 
seguito in  mille  guife  non  Solamente  i 
Vefcovi  Cattolici ,  ma  ancora  i  Sommi 
Pontefici  ;  e  da  Giuliano  Y  Apoftata  , 
che  a  lui  Succedette  ,  gli  efiliati  furo- 
no alle  fedie  loro  rimandati  .  Allora 
l'Egitto,  fono  parole  di  S.  Girolamo, 
f  ricevette  vittoriofo  il  fuo  Atanafio  ; 
la  Chiefa  Gallicana  abbracciò  il  fuo  Ila- 
rio ,  che  ritornava  dalla  battaglia  ;  l'Ita- 
lia cangiò  le  lue  vefti  lugubri  nel  ri- 
vedere 

1.  Nel  citato  Dialogo, 


156  Di  S.  Eusebio 
vedere  Eufebio .  Non  volle  però  il  no* 
Aro  Santo  iittofto  abbandonare  l'Orien- 
te ,  ove  vedeva  eflere  necefFario  un 
Concilio  generale  per  riftorare  i  danni* 
che  nell'  imperio  di  Coflanzo  patiti 
aveva  la  Chiefa  Cattolica.  A  querV  ef- 
fetto dopo  aver  fatti  molti  viaggi,  por- 
toni in  Alexandria  per  concertare  col 
grande  Atanasio  ciò,  che  in  tali  con- 
giunture far  fi  doveva . 

Il  punto  principale  era  trattare,  fé 
doveflero  riceverli ,  o  no  a  penitenza 
que'  Vefcovi ,  che  nel  Concilio  di  Ri- 
mini erano  caduti  :  il  perchè  il  noftro 
Santo  pregò  Lucifero  di  Cagliari  a 
portarti  con  etib  lui  in  Alexandria  . 
Ma  Lucifero  giudicando  migliore  par- 
tito l'andare  in  Antiochia  ad  oggetto 
d'  efHnguere  la  fcifma  ,  che  da  lungo 
tempo  vi  regnava ,  nel  che  però  non 
riufcì ,  dettino  due  fuoi  Diaconi,  (  Ruffi- 
no fcrive  un  foto  )  che  a  nome  fuo  inter- 
veniffero  nel  Sinodo  AlelTandrino . 

Congregatiti  i  Vefcovi,  ch'erano  pò* 
chi  pel  numero ,  ma  che  pei  meriti , 
e  per  l'integrità   della  fede  potevano 

con- 


Vescovo  di  Vercelli  .  157 
contare  per  moki ,  difaminarono  ,  co- 
me potette  dopo  tante  tempere  met- 
terti in  tranquillità  la  Santa  Chiefa  . 
Pafsò  dipoi  il  Santo  ad  Antiochia ,  re- 
candovi la  lettera  del  Concilio  ;  e  ri- 
trovando quel  popolo  divifo  in  fazio- 
ni, perchè  non  fu  da  tutti  ammefTa  la 
elezione  di  Paolino  in  Vefcovo  fatta 
da  Lucifero  ,  difapprovò  nel  fuo  cuore 
k  condotta  di  Lucifero ,  abbenchè  pel 
fommo  rifpetto ,  che  gli  portava ,  nulla 
gli  dicefle  .  Ma  Lucifero  avvedendote- 
ne ,  lo  ebbe  tanto  a  male  ,  che  più 
non  volle  comunicare  con  lui  ,  anzi 
eflendo  di  fpirito  aiuterò,  ebbe  difpia- 
cere  ,  che  i  Vefcovi  caduti  rimefìì  fol- 
lerò nelle  loro  fedi  ,  e  che  Eufebio 
a  tal  effetto  andando  per  le  Città  li 
reftituiffe  alle  loro  cattedre  fecondo  '1 
decreto  del  Concilio  .  E  quefta  fu  T  ori- 
gine della  fcifma  Luciferiana,  che  die- 
de pofcia  tanto  che  fare  alla  Chiefa  , 
dappoiché  Lucifero  feparatofì  da  Eufe- 
bio,  e  difguftato  cogli  altri  ,  ritircilx 
alla  fua  Diocefi . 

Intan- 


i58       Di  S.  Eusebio, 

Intanto   Eufebio  ,   come  raccontano 
Ruffino,  e  Socrate  ,  girando  per  l'Orien- 
te ,  a  gisifa  di  Medico  eccellente  ftu- 
diavafi   di   rifanare  coloro  ,   ch'erano 
fiacchi  nella  fede  ,   o  che  in  efla  va- 
cillavano ,  ammaendando  que7  popoli  in 
guifa,  che  infiniti  ne  riduffe  all'ovile 
di  Crifto .  Partendoti  poi  per  ritornare 
in  Italia  col  nuovo  carattere  di  Lega- 
to   del    Concilio    Alefìandrino  ,    vifitò 
tutte  le  Chiefe  dell'Illirico,  e  dell'Ita- 
lia ,  eh'  erano    fui  cammino  ,  riconci- 
liando tutti  que'  Vefcovi ,  che  a  gara 
ivano  a  lui,  confettando  bensì  d' efiere 
ftati  o  deboli  nel  refiftere,  o  poco  cauti 
neh"  aderire   a' Vefcovi  ,  ne' quali   non 
fofpettavano  eresia  ,    ancorché   fottero 
eretici  ;  ma  proiettando  per  altra  parte 
di  non  avere  giammai  aderito  agli  er- 
rori d'etti  nel  Concilio  Ariminefe.^ 

Ritornato  in  Ponente ,  il  fuo  primo 
penliero  fi  fu  portarli  a  Roma,  e  ren- 
dere conto  al  Sommo  Pontefice  delle 
cofe  ,  che  in  qualità  di  fuo  Legato  ave- 
va operate  in  Oriente .  Dall'  epiftola 
di  S.  Atanafio  a  Ruttino  fi  ricava,  che 

furo- 


Vescovo  di  Vercelli.  159 
furono  mandati  a  Roma  gli  atti  del 
Concilio  Aleflandrino ,  ed  è  forte  la 
conghiettura  per  dire,  eh' Eufebio  ne 
fotte  il  portatore  .  Ma  impazientiffimo 
il  noftro  Santo  di  rivedere  la  fua  Dio- 
cefi  ,  licenziatoli  dal  Sommo  Pontefice 
s'incamminò  a  quella  volta.  Il  Papa, 
che  ben  conofeeva  i  bifogni  della  Li- 
guria ,  e  dell'  Infubria  ,  raccomando- 
gli  con  calore  quelle  Chiefe ,  cui  non 
meno  dell'  afTenza  Tua ,  e  del  Vefcovo 
Dionigi  aveva  danneggiato  la  prefenza 
d'Aufenzio  Vefcovo  Ariano,  il  quale 
fotto  afpetto  di  Cattolico  a'  Cattolici 
faceva  occulta  guerra  . 

Noi  non  abbiamo  termini  per  efpri- 
mere  le  fette  ,  e  '1  giubilo  de' Vercellefi 
nel  rivedere  il  loro  ottimo  Pallore ,  e 
amantifììmo  Padre ,  che  gloriofo  per  la 
confezione  della  Cattolica  fede,  per  la 
difefa  della  religione ,  per  fantità,  e  per 
meriti  ritornava  alla  fua  fede.  La  Città 
di  Milano  ancora  ,  quantunque  gover- 
nata dall'  empio  Aufenzio,  giubilò  nell' 
udire  la  nuova  ,  eh'  egli  era  ripatriato, 
e  per  quanto  ne  dicono  le  antiche  me- 
morie 


i6o      Di  S.  Eusebio 

morie  della  Chiefa  di  Vercelli  ,  {pedi 
a  Eufebio  lettere,  e  Legati,  rallegran- 
doli con  lui  del  iuo  ritorno ,  e  pregan- 
dolo di  vilitare  la  loro  afflitta  Chiefa. 
Aggiungono  ancora ,  ch?  egli  condifcenr 
dendo  al  loro  genio  li  portò  a  Milano, 
ove  fu  ricevuto  dal  Clero ,  e  dal  po- 
polo ,  quali  folle  il  loro  proprio  pallo- 
re ,  e  padre  .  Ma  chi  può  dubitare  di 
quello ,  fé  riflette  alle  già  citate  parole 
di  S.  Girolamo  ,  che  l'Italia  tutta  canr 
giò  le  fue  velli  lugubri  nell'  arrivo  del 
noftro  Santo  ?  Sei  anni  durò  il  fuo  pe- 
nofo  pellegrinare  in  efìlio,  nel  qua!  tem- 
po ebbe  a  l'offrire  tanti  patimenti ,  che 
per  quelli  foli  alcuni  Scrittori  gli  dan- 
no il  titolo  di  martire . 

Non  fu  però  fìttofto  in  Vercelli  Eu- 
febio ,  che  ben  lungi  dal  refpirare  ,  e 
prendere  ripofo  dopo  tante  fatiche  , 
intraprefe  con  cuore  magnanimo  nuo- 
ve opere  per  la  gloria  del  Signore  ,  e 
per  la  riforma  de  collumi .  Era  crefciu- 
to  in  Città  il  numero  degli  Ariani  : 
applicofri  dunque  il  Santo  a  convertirli, 
ed  avvegnaché  galleggiati ,  e  favoriti, 

non 


Vescovo  di  Vercelli  .  1 6 1 
non  ardivano  però  alzare  il  capo  ,  e 
palefarfì  per  tali,  dappoiché  conobbe- 
ro ,  quanto  egli  poteva  anche  predo 
Dio  .  Erann"  gli  Ariani  col  favore  d'Au- 
fenzio  impadroniti  della  Bafìlica  di 
S.  Maria  ,  che  chiamano  Maggiore  , 
ch'era  la  Cattedrale,  prima  che  il  no- 
ilro  Santo  ergeffe  il  tempio  ad  onore 
di  S.  Teonello  .  Era  ftata  quella  Chiefa 
prima  tempio  di  Venere  ;  rifforata  poi 
dal  gran  Cottantino  in  occasione,  ch'egli 
pafsò  in  Vercelli ,  fu  dedicata  alla  Gran 
Madre  di  Dio  .  Ora  occupata  quella 
dagli  Ariani ,  pretefe  il  Santo  di  cac- 
ciarli di  là,  e  a  tal  effetto  già  era  in 
cammino  ,  quando  effi  avvedutici  delia 
fua  intenzione ,  chiufe  le  porte  ,  e  affi- 
curatele  con  ogni  diligenza  ,  'penfarono 
d'efcludernelo  ,  e  che  non  ardirebbe  ufa- 
re  violenza  .  Ma  il  Santo  Vefcovo ,  ri- 
trovate le  porte  chiufe,  porte  a  terra 
le  ginocchia  ,  kcc  una  breve  orazione, 
la  quale  fu  così  efficace  ,  che  da  fé  me- 
desime fpalancateiì  tutte  le  porte ,  egli 
ebbe  agio  d'  entrare  ,  di  riconciliare  la 
Chiefa ,  e  di  offerire  a  Dio  in  ringra- 
zi. I.  L  zi**- 


I  62         D  I   S.    E  U  S  E  B  I  o 

ziamento  del  manifefto  miracolo  l' in- 
cruento fagrifizio  della  Mefla . 

Al  certo  era  cofa  a'  buoni  non  poco 
grave  il  vedere  ,  quanto  poterle  Aufen- 
zio  nella  Corte  di  Valentiniano  ;  don- 
de ne  veniva ,  che  gli  Ariani  pigliava- 
no  maggiormente  ardire  .  Ora  avendo 
Eufebio  conofciuto  ,  di  quanta  impor- 
tanza foile  pel  bene  di  tutta  l'Infubria, 
tanto  raccomandatagli  dal  Papa,  il  por- 
tarti in  Milano  ,  e  follicitato  ancora 
dai  Milanefi ,  imprefe  il  viaggio  a  quel- 
la volta  .  Studiofli  di  fcoprire  a  Valen- 
tiniano ,  eh'  era  di  ritorno  dalla  guer- 
ra Germanica,  le  frodi,  e  P  ipocrisia  di 
quell'  empio ,  il  quale  da  lui  furrepito 
aveva  un  referitto  alla  fua  falla  fetta 
molto  favorevole,  perchè  fi  faceva,  e 
fpacciava  come  zelante  Cattolico  ;  il 
che  fu  origine  di  molti  mali  nella  Chiefa 
di  Milano  .  In  ciò  fu  il  noftro  Santo 
ajutato  da  Ilario  Veicovo  di  Pottieri  , 
ti  quale  però  come  calunniatore  fu  ri- 
mandato ai  fuo  Vefcovado  ,  e  da  Fi- 
larino Vefcovo  di  Brefcia,  che  fu  an- 
che flagellato,  e  da  Evagrio  d'Antio- 
chia, 


Vescovo  di  Vercelli.  16$ 
chia,  che  aveva  dall'Oriente  feguirato 
Eufebio  per  l'amore  ,  che  a  lui  portava. 
La  cagione  ,  per  la  quale  Valenti- 
niano  fu  si  crudele  co'  Vefcovi  Catto- 
lici ,  non  procedette  da  altro ,  fé  non 
fé  dall'  opinione ,  che  fi  aveva  di  Au- 
fenzio,  creduto  comunemente  Cattoli- 
co 5  perchè  nonfolamente  fi  fìngeva  tale, 
ma  ancora  con  un  libello  prefentato 
all'Imperatore,  nel  quale  faceva  mille 
lamenti  d'  Eufebio  ,  e  d' Ilario  ,  fece 
una  profeflìone  di  fede  ingannevole,  e 
frodolenta .  Ben  ne  fcoprì  Ilario  le  ca- 
villazoni ;  ma  perchè  Aufenzio  fece , 
che  nei  volgo  11  fpargeffe  la  fama ,  che 
la  fua  profeflìone  di  fede  in  nulla  era 
differente  da  quella  del  Vefcovo  di 
Pottieri ,  quefto  fu  conlìderato ,  come 
calunniatore ,  ed  Aufenzio,  come  Cat- 
tolico .  In  fine  tanto  potè  Aufenzio  ap- 
pretto l'Imperatore  ,  che  arrivò  a  dargli 
ad  intendere,  che  in  tutti  quefti  gar- 
bugli nulla  ci  era ,  che  intereflarTe  la 
fede ,  e  baftare  di  non  dar  orecchio 
agli  uomini  fediziofi  ,  e  torbidi ,  quali 
erano  Eufebio ,  ed  Ilario  ,  per  aver  pace 
L  2  nella 


164      Di  S.  Eusebio 

nella  Chiefa  di  Dio  :  di  tutto  ciò  po- 
terne dare  teftimonianza  i  due  Magi- 
{Irati ,  che  di  fuo  ordine  avevano  udite 
le  difpute  fatteti  in  tale  occafìone  . 

Fatto  perciò  più  audace  Aufenzio  , 
tanto  che  gli  riufcì  colle  frodi  di  gua- 
dagnare F  animo  di  Cefare  ,  e  guada- 
gnato l'animo  di  Cefare,  di  cacciare 
i  Vefcovi  fuoi  contraddittori  da  Mila- 
no ,  e  dalla  Corte  ,  ufcì  anche  Eufebio, 
e  vifìtò  tutte  le  Chiefe  dell'  Infubria  , 
e    della  Liguria  per    confermare   nella 
fede  i  Cattolici .  E  quantunque  S.  Da- 
malo   in   un  Concilio   Romano   averle 
condannato  Aufenzio,  e  i  di  lui  fegua- 
ci ,  e  tutti  gì'  inimici   di  S.  Eufebio  , 
il  che  fecero  ancora  alcuni  Sinodi  con- 
gregati nelle  Gallie  ,  e  nelle  Spagne , 
ad  ogni  modo  non  vi  fu  mezzo  di  cac- 
ciare Aufenzio  da  Milano ,  il  quale  fi 
può  dire ,  che  sì  per  ragione  della  vi- 
cinanza ,   sì  per  ragione   dell'  autorità 
niuno  più  temeva  d'  Eufebio .  Non  ar- 
diva ,  è  vero ,  invidiargli  palefemente 
alla  vita  ;  ma  occultamente  proccurò  di 
farlo  togliere  dal  mondo  col  perfuadere- 

agli 


Vescovo  di  Vercelli.  165 
agli  Ariani,  eh' etfendo  in  concetto  di 
uomo  fediziofo  preflò  ali'  Imperatore  , 
non  vi  era  da  dubitare,  ch'egli  non 
avrebbe  giudicato  reo  ,  chi  lo  avefTe 
tolto  dal  mondo . 

E  quella  è  la  ragione  a  mio  parere, 
per  la  quale  alcuni  anni  dopo  em*  pre- 
fero la  baldanza  di  levarlo  dal  mon- 
do ;  e  il  loro  delitto  appunto  reftò  im- 
punito,  almeno  niuna  memoria  fi  ha, 
che  fé  ne  facefle  il  minimo  rifentimen- 
to  .  E'  credibile ,  che  folle  ad  Eufebio 
palefe  il  mal  animo  degli  Ariani  ;  e 
perciò  a  livello  degl'  infegnamenti  evan- 
gelici ,  per  isfuggire  la  loro  perfecuzio- 
ne ,  non  di  rado  ritiravafi  negli  eremi, 
e  ne'  luoghi  più  aipeftri  della  fua  Dio- 
cefi  .  Noi  portiamo  opinione ,  che  de- 
siderando il  ianto  ozio  di  Maddalena 
averle  ancora  per  fine  in  qualche  oc- 
cafione  di  raccogliere  il  fuo  fpirito  nella 
contemplazione  delle  verità  eterne.  Ma 
è  forza  confetfare ,  che  talora  die  mo- 
tivo a'  fuoi  ritiri  la  perfecuzione  deo-li 
eretici ,  i  quali  fatti  baldanzofi  pel  fa- 
vore ,  che  ad  Aufenzio  accordava  Ce- 
L   3  fare 


166       Di  S.  Eusebio 
fare  unitamente   colla  conforte  Giunti- 
na ,  non  poco  moleftavanlo  . 

Due  luoghi  fono  reftati  in  fomma 
venerazione  preflb  a' Fedeli,  per  eflere 
flati  frequentati  dal  Santo  Vefcovo ,  e 
fono  i  monti  d'  Oroppa  ,  e  di  Crea  * 
Nel  ritorno  dalla  Palestina  avea  recate 
feco  Eufebio  varie  reliquie,  fra  le  quali 
tre  Corpi  de'  Santi  Innocenti  con  tre 
fìmolacri  della  Beatiffima  Vergile  Ma- 
ria ,  opera  ,  come  credefì  ,  dell'  Evan- 
gelica S.  Luca .  Di  quefti  tre  fìmolacri 
uno  ne  mandò  a  Cagliari  fua  patria  , 
ov'  è  in  (ingoiare  venerazione  ;  un  altro 
ne  collocò  in  un  monacello  del  Mon- 
ferrato,  vicino  al  caftello  diCreadonr,, 
di  cui  appena  più  ne  reftano  le  vefti- 
gie  ,  ed  ora  chiamati  il  monte  di  Crea: 
il  terzo  ripofe  fopra  un  monte  orrido 
al  di  fopra  della  Città  di  Biella  ,  che 
dal  torrente  Oroppa,  che  ivi  ha  fua 
origine,  pigliato  ha  il  nome. 

Sopra  di  quefU  due  monti ,  ove  ora 
più  che  mai  fono  venerate  le  ftatue  di 
Maria  Vergine  lafciate  da  S.  Eufebio, 
ritiravafi  non  di  rado  il  Santo,  e  quivi 

per 


Vescovo  di  Vercelli.     167 

per  eflere  allora  amendue  nella  fua 
Diocefì,  attendeva  alla  meditazione  de* 
fanti  mifterj .  E*  fama  corroborata  dall' 
antica  Leggenda ,  che  di  lui  ha  la  Chie- 
fa  Vercellefe  ,  avere  egli  in  quel  pollo 
fcritti  di  proprio  pugno  i  quattro  Van- 
geli, che  confervanfi  nel  teforo  di  Ver* 
celli .  Si  può  penfare ,  che  in  quel  fa- 
gro  riiiro  componete  parimente  le  ope- 
re ,  che  di  lui  ci  reitano  .  Certo  è  , 
che  que'  due  luoghi  furono  fovente  fan- 
tiflcati  dalla  fua  prefenza ,  e  non  è  cofa 
nuova  il  vedere  nelle  vite  de'Santi  Ve- 
fcovi ,  com'  effi  talora  interrompevano 
le  cure  laboriofe  della  vita  attiva  per 
ripigliare  lena  ,  e  fpirito ,  attendendo 
per  qualche  tempo  alia  vita  contem- 
plativa. Di  là  fu,  ch'egli  portava  quel- 
lo fpirito  Appoftolico ,  con  cui  fi  op- 
poneva agli  eretici ,  quella  carità,  colla 
quale  affiiteva  i  poveri ,  gli  orfani ,  le 
vedove ,  quel  zelo  ,  con  cui  proccura- 
va  la  falute  di  tutti.  E  non  è  già  , 
eh'  egli  impiegale  per  quefto  fine  le 
fole  efortazioni,  e  i  foli  ragionamenti 
paflorali  ;  non  meno  di  efìì  giovavano 
L  4  le 


168  Di  S.  Eusebio 
le  fue  lagrime,  le  Tue  preghiere  ,  lafua' 
Criftiana  manfuetudine  ,  i  fuoi  digiuni, 
le  veglie  ,  in  fomma  i  vivi  efempj  d'ogni 
virtù,  che  in  lui  fi  notavano.  Contali 
modi  ridurle  a  Dio  innumerabile  molti- 
tudine di  perfone  d'  ogni  fedo  *  e  con- 
dizione ,  pofìedendo  appieno  i'  arte  di 
governare  Y  anime  ,  e  la  difcrezione 
degli  fpiriti . 

Su  tale  propofìto  leggiamo  di  lui  i 
che  venuto  a  ritrovarlo  un  Romito  quan- 
to povero  di  virtù  ,  altrettanto  ricco 
d' oro  ,  e  d'  argento  ,  fìnfe  di  volerli 
rendere  fuo  difcepolo  .  A  quefV  effetto 
coprendo  (otto  '1  velo  dell' ipocrisia  ciò, 
che  covava  nel  cuore  ,  pregollo  con 
molta  iftanza  d'  accettarlo  tra'  fuoi  ,  e 
d'  ammaeftrarlc  nella  via  della  perfe- 
zione .  Ed  Eufebio ,  a  cui  per  lume  fo- 
prannaturale  era  manifefta  la  coftui  fin- 
zione ,  rimprocciogli  la  fua  ipocrisia  , 
e  peflìma  vita  con  tal  vigore,  che  con- 
fuso ,  e  turbato  per  alcun  tempo  non 
potè  aver  pace  .  Finalmente  compaflìo- 
nando  lo  flato  di  quel  miferabile  ,  il 
buon  Vefcovo  pregò  per  lui  ,  liberollo 

dall' 


Vescovo  di  Vercelli.     169 
dall'inquietudine  ,  e  colle  lue  efortazio- 
ni    lo   ridurle   ad  efTere  veramente  vir- 
tuofo  ,  e  a  darri  alla  pratica  d'ogni  ope- 
ra buona  . 

Era  poi  in  (ingoiare  venerazione  pref- 
(o  de'  Vercellesi  S.  Teonelto  ,  che  in 
tempo  degP  Imperatori  Diocleziano,  e 
Maflìmiano  era  ftato  martirizzato  nella 
loro  Città .  Ma  perchè  parve  ad  Eufe- 
bio  i  che  le  reliquie  del  Santo  Martire 
non  fodero  decentemente  cuftodite,  fe- 
ce fabbricare  a  di  lui  onore  un  magni- 
fico tempio  ,  che  poi  ottenne  il  titolo 
di  Chiefa  Cattedrale ,  ove  ripoie  folen- 
nemente  le  reliquie  del  Santo  Martire. 
Parve  ,  che  con  ciò  egli  apparecchiale 
ancora  a  fé  il  fepolcro,  perchè  di  là  a 
poco  venendo  a  morte  fu  nella  mede- 
rima  Chiefa  collocato  il  fuo  corpo . 

Continuava  Aufenzio  non  a  governa- 
re ,  ma  a  dilli  pare  la  Chiefa  di  Mila- 
no ,  covando  nel  cuore  il  livore  molti 
anni  prima  conceputo  contra  '1  noftro 
Santo  Vefcovo ,  e  proteggendo  a  tutto 
potere  gli  Ariani ,  i  quali  perciò  erano 
molto  infoienti .  Aggiungeva  loro  ardi- 
re 


170       Di  S.  Eusebio 

re  l'Imperatrice  Giuftina ,  che  nell'ari* 
no  370.  fpofato  avea  l'Imperatore  Va- 
lentiniano  ,  femmina  orgogliofa  per  in- 
dole ,  e  Ariana  di  fetta .  L'Imperatore 
poi  poco  zelante  della  fede  o  chiude- 
va gli  occhi  per  non  vederne  i  pregiu- 
dizi >  °  *n  a^tre  cure  diftratto  a  quefto 
nulla  badava  ;  onde  gli  eretici,  fi  crede, 
pigliaffero  baldanza  di  dare  la  morte 
al  Santo  Vefcovo  .  Per  dar  luogo  al  fu- 
rore di  quefti  non  di  rado  configliollo 
la  prudenza  a  fuggire  dalla  Città  ,  e 
ritirarfi  nel  fuo  folito  deferto  ora  d'Orop- 
pa,  ora  di  Crea.  Ebbe  finalmente  il 
Santo  una  vifione  ,  nella  quale  fagli 
chiaramente  fignificato  ,  com'  egli  nelle 
calende  d' Agofto  farebbe  volato  da  un 
monte  all'altro,  e  portato  in  un  palaz- 
zo più  rifplendente  del  fole ,  il  che  egli 
interpretò  di  fua  morte  . 

Congregato  dunque  il  fuo  numerofo 
Clero ,  e  tutti  i  fuoi  difcepoli ,  narrò 
ad  e/fi  la  vifione  avuta ,  come  indizio 
del  fuo  proffimo  martirio  ,  ed  efortò 
ciafcuno  ad  apparecchiarfi  per  ogni  ca- 
fo ,  che  potefle   accadere ,  collo  #are 

co- 


Vescovo  di  Vercelli  .  171 
cottami ,  e  di  animo  forte  per  la  glo- 
ria di  Critto  .  Afllcurogli  ,  eh'  ei  folo 
farebbe  uccifo  ,  raccomandando  loro  , 
che  perfeverafTero  dopo  fua  morte  nel 
bene  incominciato ,  e  che  con  lui  fep- 
pellhTero  ogni  fua  vette .  Ed  ecco  ap- 
punto ,  che  pochi  giorni  dopo  ritorna- 
to dal  fuo  ritiro  fu  il  S.  Vefcovo  afla- 
lito  nella  propria  cafa  da  una  truppa  di 
Ariani ,  i  quali  violentemente  ttrafei- 
nandolo  giù  delle  fcale  ,  e  poi  maltrat- 
tandolo in  varie  guife  ,  finalmente  a  col- 
pi di  pietre  ne  fecero  fine*,  rettando  il 
pavimento  tinto  del  fuo  fangue ,  e  dal 
fuo  celabro .  Così  con  tre  laureole  di 
Vergine  ,  di  Dottore  ,  e  di  Martire  volò 
il  Santo  alla  gloria  del  Cielo  ,  e  ali* 
amplefib  di  quel  grand' Iddio,  per  amo- 
re del  quale  aveva  intraprefe  fatiche 
fenza  numero  ,  e  fofferto  ogni  genere 
di  patimenti  .  Correva  allora  F  anno 
371.,  come  dice  chiaramente  S.  Giro- 
lamo ,  e  di  fua  età  era  V  ottantennio 
quinto  .  I  fuoi  difcepoli  terminato  il  fu- 
rore degli  Ariani  raccolfero  con  dili- 
genza le  fue  fante  reliquie ,  e  colloca- 
tele 


171      D i  S.  Eusebio 
tele  in  un  preziofo  avello ,  le  ripofero 
nella  Chiefa   Cattedrale  ,   che  ,   come 
accennammo  ,  egli    aveva   dedicata    a 
S.  Teonefto . 

Fu  neir  anno  1575.  ritrovato  il  fuo 
fanto  Corpo  fotto  V  altare  ,  che  flava  in 
mezzo  del  Coro  j  il  che  riempì  di  giu- 
bilo il  Clero  ,  e  '1  popolo  di  Vercelli, 
anzi  può  dirfi  ancora  tutta  l' Italia  . 
Monfignor  Bonomio  deaerando  cele- 
brarne folenne  traslazione  ,  dato  aveva 
tutti  gli  ordini  necelTarj  ;  ma  prevenu- 
to dalla  morte  in  Vienna ,  non  la  potè 
efeguire .  Sopra  '1  coperchio  del  fepol- 
cro  {lavano  alcuni  verfi  acroftici,  le  pri- 
me lettere  de'  quali  dicevano  Eufebius 
Epìfcopus ,  &  Martyr  ;  grande  argomen- 
to ,  che  antichiffima  è  la  tradizione  in 
Vercelli  del  martirio  di  S.  Eufebio,  con- 
fermata ancora  dall' aver  trovate  nel  fuo 
avello  alcune  pietre  tinte  di  fangue,  e  '1 
fagro  Corpo  infranto  dai  colpi  delle 
medeilme,  ed  i  capelli  increfpati  a  ca- 
gione del  fangue  uicito  dalle  ferite . 

Che  il  fepolcro  del  noftro  Santo  re- 
{tafTe  poi  famofo  per  miracoli,  lo  rac- 
conta 


Vescovo  di  Vercelli.  175 
conta  l'antica  Tua  Leggenda,  nella  quale 
il  legge ,  che  ivi  i  ciechi  ricevevano  la 
viltà  ,  i  lordi  V  udito  ,  i  muti  la  loque- 
la ,  gì'  infermi  la  fanità  ;  che  in  quel 
luogo  non  di  rado  vedevano"  Angeliche 
apparizioni  ,.  che  il  Santo  compariva  ta- 
lora a'  fuoi  difcepoli ,  inftruendoli  ne" 
dubbj  ,  consolandoli  nelle  afflizioni  ,  e 
foccorrendoli  ne'bifogni.  Né  lafciò  Id- 
dio impunita  del  tutto  la  malvagità  de- 
gli uccifori  del  Sdnto  :  imperocché  ofcu- 
ratoft  il  fole  ,  e  ingombrata  V  aria  da 
folte  tenebre ,  riempì  di  tale  fpavento 
gli  Ariani,  che  niuno  di  loro  potò  d'air 
lora  in  poi  abitare  in  Vercelli ,  o  en- 
trare nella  fuaChiefa,  per  testimonian- 
za del  mede/imo  autore  della  citata 
Leggenda.  Anche  S.  Gregorio  Turonen- 
fe  regiftra  varj  miracoli  feguiti  per  la 
di  lui  interceflìone  in  Vercelli .  E  che 
altrove  ancora  manifeftafle  il  Signore 
con  molti  prodigj  il  potere,  ch'egli  ha 
in  Cielo ,  lo  dimoftrano  i  molti  tempj 
in  varie  parti  della  Criftianità  fabbricati 
a  fuo  onore  .  Uno  ve  ne  ha  nella  Dio- 
cefi  di  Lofanna  ,  a  cui  Monfìgnor  Ago- 
*  ftino 


174  Di  S.  Eusebio 
{lino  Ferreri  donò  di  confenfo  del  Ca- 
pitolo di  Vercelli  nell'anno  1515.  un 
foglio  del  libro  de'  Santi  Vangeli ,  che 
ferino  di  proprio  pugno  del  Santo  il 
conferva  nel  teforo  della  Cattedrale  , 
ricoperto  di  lamine  d'  argento  ,  opera, 
come  porta  la  tradizione,  del  Re  Be- 
rengario ,  e  lo  dicono  ancora  alcuni 
verS  pofti  fotto  la  fua  effigie ,  che  fi 
vede  nel  primo  foglio . 

Annotazioni, 

POtrehbè  dubitar fi ,  fé  S.  E ufebio  pris- 
ma ,  o  dopo  7  fuo  efìlio  ridotto  ab* 
bla  il  Clero  di  Vercelli  alla  vita  mona" 
jìica ,  avvegnaché  il  gran  Padre  della 
Storia  Ecclefìaflica  appoggiato  ad  alcune 
conghietture  penfi ,  che  ciò  egli  impara  [fé 
in  Oriente  .  Nientedimeno  giudichiamo 
più  veriflmile  l' opinione  di  Monfigncr 
Ferreri  ,  il  quale  fcrive  ,  che  il  Santo 
fece  la  riforma  del  fuo  Clero  prima  del 
fuo  viaggio  ;  e  ne  è  un  forte  argomen- 
to il  vedere  in  primo  luogo,  che  S.Gau- 
den^h'y  il  anale  accompagnollo  in  Oriente^ 

fi* 


Vescovo  di  Vercelli  .  175 
fu  da  lui  rimandato  a  Vercelli  per  go- 
vernare in  fua  ajfen?a  la  Diocejl ,  di* 
cendoji  nella  fua  vita  ,  cìi  egli  èra  già 
prima  fi  sto  fuo  difcepolo ,  e  però  Cajio- 
nico  Regolare  in  Vercelli  :  fecondarla* 
me  ite ,  che  ne1  fermoni  de*  Santi  Ambro- 
gio ,  e  Maffimo  fi  parla  prima  dell'  ere- 
zione del  Moniftero  ,  che  della  perfecu- 
7Ìone  ,  per  la  quale  egli  fu  difeacciato 
dalla  fua  fede  ed  è  credibile  ,  che  fa- 
puta  la  pratica  dy  alcuni  Santi  Vejcovi  deW 
Oriente  già  del  tempo  ,  cK  egli  era  in 
Roma  ,  giunto  poi  alla  fua  refiden^a  ivi 
volejfe  introdurla  .  Si  giudica  di  più  , 
ck"  e  orli  introducete  anche  nelle  donne  lo 
fiato  monaftico  ,  e  lo  a [f  cura  una  fua  vi- 
ta manoferitta  antichiffima  ,  ove  fi  rac- 
conta ,  che  Santa  Eufebia  vergine  fua  fo- 
rella  fu  madre  di  molte  religio  fé ,  e  che 
del  mede/imo  monijlero  foffero  poi  le  quat- 
tro Sante  Vergini  forelle  Leonia ,  Li- 
cinia ,  Ampelia,   e  Flavia. 

E?  una  queflione  molto  controverfa  tra 
gli  Scrittori ,  fé  il  nofiro  Santo  moriffe 
di  morte  naturale  ,  0  pure  foffnffe  il  mar- 
tirio .  Noi  abbiamo  feguitata  opinione 

co- 


176       Di  S.  Eusebio 

comune  de  noflri  Scrittori ,  che  accorda*? 
no  al  Santo  la  qualità  di  martire  non 
tanto  pel  Juo  efilio  ,  e  pei  crudeli  pati' 
menti  /offerti  in  vita ,  quanto  per  la  vio- 
lenta fua  morte  .  Per  altro  non  ci  è 
ignoto  ciò  ,  che  [opra  quefto  punto  ha 
fcritto  con  molta  dottrina  ,  ed  erudizione 
Tillemonte  nel  tomo  fettimo  delle  fue  Me' 
morie  pag.   777. 

Oltre  a  tutti  i  Martirologj  parlano  di 
S.  Eufebio  martire  con  fomme  lodi  i 
Santi  Atanajlo ,  Ilario  ,  e  Girolamo  .  Ab- 
biamo intere  omilie  fatte  a  fuo  onore  da 
Santi  Ambrogio ,  e  Maffimo  di  Torino , 
e  ancora  da  Atone  Vefcovo  Vercellese  .  Il 
Dottor  Muratori  a  nojlri  giorni  ha  dato 
alle  /lampe  alcuni  f emioni  inediti  afcritti  a 
S.  Ma  (fimo  in  laude  del  mede  fimo  Santo. 
Sono  i  fuoi  fatti  regifìrati  negli  Annali 
del  Baronio ,  e  preffo  a  tutti  gli  Anna- 
Ufi  della  Chiefa .  Diede  inoltre  F  Abate 
Ughelli  alle  flampe  una  Leggenda ,  ca- 
vata dagli  archivj  della  Badia  di  No- 
nantola  ,  della  quale  noi  ci  Jiamo  in  molti 
punti  volentieri  ferviti .  Giudica  il  detto 
Abate ,  che  fia  opera  antichijfima^  come. 

ma- 


Vescovo  di  Vercelli  .     177 
mani f eflava  il  codice,  da  cui  la  eflraffe-, 
ma  perchè  è  ferina  7  nome    deW  autore , 
non  è  poffibile  fapere  in  qual  j ecolo  fojfe 
ferina  . 

Per  la  fua  dottrina  il  noflro  Santo  è 
ripoflo  nel  Catalogo  degli  Scrittori  Eccle- 
Jiaflici  da  S.  Girolamo ,  e  da  altri .  Ab- 
biamo le  fue  Opere  nella  Biblioteca  de 
Santi  Padri  ,  che  conflflono  in  una  lunga 
lettera  al  fuo  Clero ,  in  un  libello  a  Pa- 
troclo Vefcovo  di  Scitopoli  ,  ma  Ariano, 
e  nella  traduzione  del  Commentario  d' Eu- 
fdbio  Cefarienfe  fopra  i  Salmi,  nella  qua- 
le però  ,  come  dice  S.  Girolamo ,  Com- 
mentarium  hseretici  hominis  venir  in 
noftrum  eloquium  ,  licet  haeretica  pras- 
termittens  optima  quoque  tranftulerir. 
Reflano  inedite  altre  fue  Opere  ,  e  nella 
Biblioteca  Vaticana  fi  ha  un  amìchìfjìmo 
Codice,  intitolato  Opus  S.  Eufebii  Ver- 
cellarum  Epiicopi  de  imitate  Trinita- 
ri s  .  Una  copia  di  tal  Codice  ho  veduta 
nella  Biblioteca  de  PP.  deW  Oratorio  di 
Torino ,  che  fu  loro  donata  daW  Abate 
Lorenzo  Scoto ,  forfè  perchè  ufficiando 
F  antica  Parrocchiale  dedicata  al  Santo 
Tom.  I.  M  in 


ijS     Di  S,  Eusebio  Vesc.  di  Ver. 

in  Torino  ,   ny  erano  ,  come  lo  fono  anche 
ora  ,  particolarmente   divoti . 

Finalmente  è  da  notar fi ,  che  in  Ver' 
celli  folevano  far/i  i  pubblici  giuramenti 
col  toccare  il  Codice  dei  Vangeli  ,  ferino 
da  Eufebio  ,  il  quale  niuno ,  dice/i^  toccò 
mai  giurando  il  falfo  fen^a  perdere  /'  ufo 
degli  occhi ,  o  di  qualche  altro  membro  . 
Scrivono  ancora ,  che  queflo  Codice ,  con 
cui  a  fomiglian7a  degli  antichi  Crifiiani 
camminava  fempre  il  Santo ,  nel  poffare 
il  fiume  Sejìa  gli  cadde  di  mano  ,  men- 
tre portavafi  a  Milano  ,  e  piangendone 
la  perdita  nel  ritornare  gli  veniffe  refli' 
tu  ito  dalle  rapide  acque  illefo  ,  e  fen^a 
cancellatura  . 


DI 


179 

DI  S.BERNARDO 

DI     MENTONE 

Fondatore  dei   Monisteri 
di  Monte  di  Giove. 

QUefto  gran  Santo  ,  che  da  S.  Fran- 
cefco  di  SaJes  fu  chiamato  l'Alef- 
fio  delle  noftre  Alpi ,  e  di  cui 
ebbe  in  animo  di  fcrivere  la  vita ,  na- 
cque nell'anno  913.  da  una  delle  più 
illuftri  famiglie  del  Geneveie ,  che  pre- 
te il  fuo  nome  daMentone,  luogo  fi- 
tuato  fui  lago  d'  Annefsì ,  che  fino  ab 
antico  ebbe  il  titolo  di  Baronia .  Suo 
padre  fu  Ricardo  Barone  di  Mentone, 
e  fua  madre  Bernolina  di  Duino  ,  di- 
fcendente  dai  Conti  di  Geneva ,  e  fu 
il  figliuolo  loro  primogenito  .  Ebbe  per 
patrino  Bernardo  Barone  di  Belforte  , 
che  gli  diede  il  fuo  nome  -,  e  quafi  vo- 
lerle Iddio  dare  fin  nella  fua  infanzia 
qualche  indizio  della  fua  futura  fantità, 
M  t  fi 


180     D  i  S.  Bernardo 

fi  offervò  ,  cti  egli  follevava  non  di  ra- 
do gli  occfii  al  Cielo  ,  e  le  mani  an- 
cora ,  allorché  le  aveva  libere  ,  o  pure 
le  teneva  giunte  a  guifa  di  chi  fa  ora- 
zione .  Già  grandicello  abborriva  ogni 
traftullo  de'  fanciulli ,  e  '1  maggiore  fuo 
divertimento  confifteva  nel  maneggia- 
re alcuni  libri  divori  de'  fuoi  genitori, 
anzi  non  fi  fentiva  mai  piangere,  che 
quando  glieli  toglievano  di  mano.  Que- 
llo fuo  genio  fece,  che  imparò  facil- 
mente a  leggere,  e  feorgendo  fuo  pa- 
dre in  lui  un'  indole  tutta  inclinata 
alle  virtù ,  giudicò  dovergli  dare  ogni 
comodità  di  attendere  alle  feienze  . 
Affegnatogli  dunque  un  eccellente  mae- 
ftro  ,  che  lo  potelTe  promuovere  ugual- 
mente nello  ftudio  delle  lettere,  e  della 
pietà,  fotto  gli  occhi  de' fuoi  genitori 
imparò  la  gramatica  ,  e  V  umanità  . 
Pofcia  il  padre  mandollo  allo  Audio  di 
Parigi  ,  accompagnato  dal  medefimo 
maeftro  ,  che  avea  avuto  in  cafa  ;  e 
ne' cinque  anni,  che  dimorò  in  quella 
Università  ,  fu  a  fuoi  compagni  fr.udenti 
un  modello  d'  ogni  virtù  Criitiana  . 

Avvan- 


Di     Mentone.     181 

Avvantaggiatofì    intanto    il    giovane 
Bernardo  più    nella  fcienza  de'  Santi  , 
che  in  crucila  delle  fcuole ,  andava  Tem- 
pre più  fcoprendo  le  fallacie  del  mon- 
do ,  e  gF  inganni ,  ne'  quali  vivono  gli 
uomini  :  il  perchè  animato  ancora  dal 
fuo  maeftro  ,  eh'  era  uomo  di  gran  pie- 
tà ,   e    defiderofo   di  darli  del  tutto  a 
Dio ,  fece  rifoluzione  di  rinunziare  ad 
ogni  cofa  del  mondo  .    Ben   previdero 
ambidue  le  gravi  difficoltà ,  che  avreb- 
bero ad  incontrare  per  parte  de' geni- 
tori ,  ma  non  difperarono  di  fuperarle. 
A  queiV  effetto  invocarono  la  protezio- 
ne di  S.  Niccola  di  Bari ,  le  cui  reli- 
quie  di   frefeo   erano   ilate  portate  in 
Lorena ,  ove  operava  Iddio  molti  mi- 
racoli per  la  di  lui  interceffione .  Non 
perdeva  però  tempo   il  Demonio  ,   il 
quale  da  que'  principi   di  fantità  argo- 
mentando P  afpra  guerra  ,  che  apparec- 
chiavagli  Bernardo  ,  con  tentazioni  vio- 
lente lo  affali ,  e  combattè  per  lungo 
tempo ,  rapprefentandogli  nella  mente 
la  grave  afflizione  del  padre  ,  e  della 
madre ,  cui  egli  tanto  amava,  e  da'  quali 
M  3  era 


182  Di  S,  Bernardo. 
era  teneramente  amato  ,  ove  gli  ab- 
bandonale, e  accendendogli  inoltre  nel- 
le vifcere  tal  fuoco  di  concupifcenza , 
che  ne  reflava  il  buon  giovane  per  la 
novità  attonito .  Refìftette  Bernardo  a 
tutti  quefti  affarti ,  e  coli'  ajuto  di  Gesù 
CrocififTo  ,  davanti  a  cui  paffava  le  gior- 
nate in  atto  fupplichevole ,  e  colle  la- 
grime agli  occhi ,  trionfò  di  tutte  le 
tentazioni . 

Mentre  in  fimil  guifa  pacavano  gii 
affari  di  Bernardo  in  Parigi ,  trattava 
fuo  padre  di  accafarlo  con  una  Dami- 
gella pari  fua  in  Savoja  .  Scriffegli  dun- 
que ,  che  fenza  dilazione  partirle  da 
quella  Città  per  ritornare  a  Mentone, 
come  fece  1'  ubbidiente  figliuolo .  Ri- 
trovò ivi  alcuni  Nobili  venuti  per  ve- 
derlo, ed  accoglierlo,  talché  parlarono 
parecchi  giorni  in  banchetti ,  danze  , 
e  caccie  .  Ammirava  ognuno  nel  fanto 
Cavaliere  infieme  colla  prontezza  di 
fpirito  una  Criftiana  moderazione.  Paf- 
fato  qualche  mefe,  il  padre  prefolo  in 
difparte  ,  gli  ditte  ,  eh'  era  tempo  di 
penfare  ad  ammogliarti,  e  pertanto  gli 

la- 


Di     Mentone.     i8j 

lafciava  la  libertà  di  eleggere  una  con- 
forte fra  quelle,  che  gli  andò  propo- 
nendo .  Un   tale   difcorfo  fu   al   Tanto 
giovine  una  voce  di  tuono  ,  che  Io  fpa- 
ventò .  Inginocchiatofegli  adunque   di- 
nanzi gli  rifpofe   di  eiTerfi   già   confà- 
grato   al  fervizio  del  Signore  ,  e  che 
però  lo  fcongiurava   a  dargli    agio   di 
profeguire  gli  ftudj  per  poterfi  meglio 
applicare  a  que'  minifterj  ,  a'  quali   il 
Signore  da  lungo  tempo  chiamavalo  . 
Si  sforsò  il  padre  di  rimuoverlo  da  tale 
rifoluzione ,  e  impiegò  ancora  gli  uf- 
rlzj  della  madre  ,  la  quale  e  colle  pre- 
ghiere ,  e  colle  lagrime  lo  efortava  di 
fare  il  volere  del  padre ,  potendo  cre- 
dere*, che  in  ciò  farebbe  il  volere    di 
Dio .  Ma  Bernardo  inoltro/fi  infleflìbi- 
le  a  tal  fegno ,  che  infuriato  il  padre, 
afcrivendo  tale  rifoluzione   alle  fugge- 
ftioni  del  maeftro ,  e  di  tre  altri ,  che 
avevanlo  fervito  in  Francia ,  licenzi- 
gli dalla  cala  ,  e  né  pure    volle   udire 
ciò ,  che  in  loro  difefa  potevano  addur- 
re .  Quelli ,  che  tutt'  altro  fi  afpettava- 
no ,  attribuirono  alla  divina  provviden- 
M  4  za 


184     Di  S.  Bernardo 
za  il  colpo;  laonde  ritiratici  nel  vicino 
moniftero  di  Taloira  ,  pigliarono  in  eflò 
l'abito  religriofo. 

Continuavano  ad  ogni  modo  le  furie 
di  Ricardo  ;  per  la  qual  cofa  il  buon 
giovane  pensò  di  burlare  il  nemico  con 
una  fìnta  pace ,  riftringendofì  (blamen- 
te a  dimandare  qualche  dilazione  di 
tempo  .  Ma  perchè  non  finiva  mai  di 
rifolverii ,  il  padre  fenza  affettare  altro 
confentimento  del  figliuolo  ,  fece  diman- 
dare per  ifpofa  una  figlia  del  Barone 
di  Miolano ,  che  ben  volentieri  gli  fu 
accordata  ;  e  da  ambe  le  parti  furono 
fegnati  i  capitoli  del  matrimonio  .  In 
quali  ftrettezze  fi  ritrovarle  il  cuore  di 
Bernardo ,  Iddio  lo  fa  :  con  tutto  ciò 
fperando  nella  divina  grazia  non  fi  per- 
dette d'  animo  .  Era  egli  sì  ofTervato  , 
che  il  fuggire  di  giorno  gli  pareva  im- 
poffibile  ;  flabilì  dunque  nel  fuo  cuore 
di  farlo  di  notte  .  Il  modo  però  fu  ma- 
ravigliofo  .  Era  già  il  Caftello  di  Men- 
tone  ripieno  di  nobiltà  per  le  nozze 
imminenti ,  quando  dovendo  il  giorno 
appreflo  venire  la  fpofa  ,  egli  la  fera 

dopo 


Di     Mentone.     185 

dopo  aver  complito  co'  foreflieri ,  fìn- 
gendo d'  avere  qualche  affare  in  came- 
ra ,  ritiro/lì  nella  medefima  .  E  chiufa 
la  porta  fece  fervente  orazione  ,  e  fi 
raccomandò  alla  Santiffima  Vergine  Ma- 
ria ,  ed  al  fuo  S.  Niccola ,  il  quale  è 
fama,  che  allora  apparendogli  lo  ani- 
mante a  fuggire ,  indirizzandolo  a  Pie- 
tro Arcidiacono  della  Cattedrale  d'Ao- 
fta.  E  così  appunto  egli  efegui,  dopo 
avere  fcritto  in  una  lunga  lettera,  quan- 
to poteva  recare  qualche  follievo  in  tale 
incontro  a'  fuoi  genitori .  Ma  per  fug- 
gire non  ci  volle  meno  di  due  mira- 
coli .  Il  primo  fu ,  che  gettatoti  da  un' 
alta  fineftra  del  cartello ,  non  foffrì  al- 
cun danno  nella  perfona  :  il  fecondo  , 
che  la  mattina  feguente  per  vie  a  lui 
dei  tutto  incognite  fi  trovò  alle  porte 
d'  Aofta ,  ficchè  in  poche  ore  fece  il 
cammino  di  tre  buone  giornate  .  E  qui 
non  fi  può  negare  ,  che  F  Angelo  fuo 
cuftode  lo  foftenne  pei  capelli  nel  ger- 
tarfi  dalla  fineftra  ,  e  che  S.  Niccola  gli 
fece  fcorta ,  o  fervi  di  guida  nel  viag- 
gio .   In  Aofta  il  Santo   ritrovò   nella 

Cat- 


i$6  Di  S.  Bernardo 
Cattedrale  1'  Archidiacono  Pietro  ,  il 
quale  avvifato  precedentemente  dal  Si- 
gnore ,  lo  accolfe  con  ogni  amore ,  e 
condottolo  a  cafa  fi  riputò  fortunato 
neh"  efìerfl  degnato  l'Altiffimo  di  fargli 
capitare  un  tanto  ofpite  ;  ficcome  egli 
ebbe  occasione  di  ringraziarlo  per  aver- 
lo miracolofamente  cavato  dall'  Egitto 
del  mondo  . 

E'  facile  cofaora  P immaginare, qual 
folle   lo  ftupore   di  chi   era  reftato  a 
Mentone ,  quando  la  mattina  feguente 
non  11  ritrovò  Bernardo  ;  quale  il  cor- 
doglio del  padre,  allorché  ritornarono 
a  cafa  tanti  merli  ,  che  in  ogni  vicolo 
cercato  1'  avevano  inutilmente  j  quali  le 
furie  del  Barone  di  Miolano,  che  te- 
nendoli  offefo  ,   e  burlato  minacciava 
guerra  ,  e  fuoco  .  Al  certo  era  inevita- 
bile lo  fpargimento  di  fangue  ,   fé  la 
fpofa  tocca  nel  cuore  dall' efempio  del 
fanto  giovine ,  e  molto  più  dalla  divi- 
na grazia  ,  non  averle  placato  il  padre, 
avendogli  dimandato  per  favore  di  po- 
tere anch'  efla  entrare  in  un  Moniftero, 

Ora 


Di     M  e  n  t  o  n  e.     187 

Ora  mentre  in  Savoja  ftavali  in  in- 
quietudine per  la  fuga  di  Bernardo,  e 
fi  continuavano  le  ricerche  per  fapere, 
dov'  ei  fuggito  fi  fofle ,  godeva  il  San- 
to in  Aorta  quella  pace  ,  che  Iddio 
promife  a  fuoi  fervi  fedeli  ;  onde  tut- 
to era  intento  a  fantificare  fé  fteflb  . 
Ma  perchè  non  può  ilare  lungo  tem- 
po afcofa  la  fantità  ,  offervando  i  Ca- 
nonici di  quella  Cattedrale  le  molte  vir- 
tù ,  che  ogni  dì  più  fi  andavano  in  lui 
fcoprendo ,  conferirongli  una  prebenda, 
che  venne  a  vacare  ;  e  però  dal  Ve- 
fcovo  fu  ordinato  Sacerdote .  In  quefto 
nuovo  flato  ftudiofli  il  Santo  d*  adem- 
piere efattamente  que' doveri,  eh' efìge 
un  ministero  così  iublime  .  Pattava  le 
notti  nella  contemplazione  de'  divini 
miilerj  ,  e  la  giornata  nel  comporre 
paci  ,  nel  vifìtare  infermi  ,  e  in  altre 
opere  di  carità  Criftiana  .  Desinato  dal 
fuo  Prelato  a  predicare  la  divina  paro- 
la ,  ciò  efeguiva  con  tal  profìtto  degli 
uditori ,  che  fi  guadagnò  gli  applaufi 
di  tutti ,  e  quel  che  più  importa ,  an- 
cora molte  anime  a  Dio  :  tanto  che 

palla- 


1 88  Di  S.  Bernardo 
paffato  a  miglior  vita  P  Arcidiacono 
Pietro ,  Tuo  maeftro ,  fu  con  voti  con- 
cordi a  quella  dignità  follevato  nell'an- 
no 962. ,  correndo  di  fua  età  il  quaran- 
tenni ofefto  .  Una  tale  dignità,  cui  egli 
non  accettò ,  fé  non  per  ubbidienza  , 
impegnollo  a  fervire  Dio  con  maggiore 
perfezione  di  prima  ;  il  perchè  fi  riduffe 
a  non  volere  per  cibo ,  che  puro  pane, 
ed  acqua  ,  per  letto ,  che  le  nude  ta- 
vole ,  per  abito  ,  che  un  drappo  rozzo, 
e  vile  .  Impiegava  le  rendite  del  fuo 
benefìzio  a  prò  de' poveri ,  e  delle  Chie- 
fe  ;  vifitava  a  piedi  le  parrocchie  ,  ed 
accudiva  per  tenere  ognuno  nel  fuo  do- 
vere ,  Premevagli  affai ,  che  non  fi  pro- 
moveiTero  agli  ordini  facri,  fenonper- 
fone  di  buoni  coftumi  ,  delle  quali  ù 
poteffe  fperare  riufcita  ,  e  fopra  tutto 
premevagli ,  che  le  terre ,  e  i  villaggi 
foffero  provveduti  di  maeftri,  che  colle 
lettere  infegnaffero  la  pietà  a'  fanciulli . 

Adoperandoli  dunque  il  Santo  in  que- 
lli ,  e  confimili  efercizj  di  pietà  ,  la 
provvidenza ,  che  di  lui  voleva  fervirfi 
in  cofa  di  grande  rilievo ,  infpirogli  la 

fon- 


Di     Mento  ne.     189 

fondazione  di  due  monifterj,  o  fia  ('pe- 
dali ,  che  già  chiamarono  di  S.  Nic- 
cola  per  la  divozione ,  eh'  egli  aveva 
a  quel  Santo  ,  ed  ora  da  lui  avendo  pi- 
gliato il  nome,  chiamanti  di  S.  Ber- 
nardo ,  r  uno  Culle  Alpi  Pennine  nel 
gran  cammino,  che  dalla  Città  d'Ao- 
ila  conduce  ai  Valefiani  ;  e  T altro  full' 
Alpi  Graje  nella  via ,  che  dalla  mede- 
timi  Città  mette  nella  Tarantatia.  Con- 
fiderò il  Servo  del  Signore ,  che  i  pel- 
legrini nel  paiTare  quelle  Alpi ,  attefa 
f'afprezza  delle  ftrade  incontravano  mol- 
ti incomodi ,  anzi  talora  venivano  me- 
no pel  mancamento  delle  cole  necef- 
farie .  Pensò  dunque  di  fabbricare  ivi 
due  monifterj  ,  dove  continuamente  lì 
lodatie  Iddio,  e  fi  foccorrefTero  con  ogni 
carità  i  viandanti,  che  per  colà  patina- 
vano :  e  così  fece  chiamando  i  Cano- 
nici Regolari  di  S.  Agoftino  sì  per  uffi- 
ziare  le  Chiefe ,  che  per  fervire  i  paf- 
feoraieri . 

Non  farà  rincrefcevole  al  mio  leggi- 
tore ,  che  io  qui  traferiva  ciò ,  che  di 
quella  Congregazione  dice  S.  Francefco 

di 


190  Di  S.  B  ERN ARDO 
di  Sales  nel  capo  nono  del  libro  otta- 
vo del  Tuo  Teotimo  ,  perchè  in  poche 
parole  fa  conofcere  quanto  eccellente 
carità  ììa  quella  de'Religiofi  ,  che  da 
S.  Bernardo  furono  intimiti  :  V  ospita- 
lità fuori  di  cafi  d*  efrema  necejjità  è 
un  configlio  :  ricevere  il  forestiere  è  il 
primo  grado  di  effo  ,  ma  porf  fulle  ve- 
nute delle  fìrade  per  invitarlo ,  come  fa-' 
ceva  Abramo ,  è  un  grado  più  alto  ,  e 
ancora  tpià  prendere  albergo  ne1  luoghi 
pericolo  fi  per  ritirarli ,  ajutarli  ,follev  ar- 
ti,  e  fervidi  .  In  quejto  fi  fegnalò  il 
Gran  S.  Bernardo  di  Mentone  ,  origi- 
nario di  quefta  Diocefì ,  il  quale  ufcito 
da  una  cafa  illuflre  ,  abitò  molti  anni 
fulle  cime  delle  nojlre  Alpi ,  raunò  molti 
compagni ,  per  afpettare  ,  albergare  ,  f oc- 
correr e  ^  e  liberare  da?  pericoli  de  turbi- 
ni i  viandanti ,  che  non  di  rado  mori- 
vano tra  le  bufere ,  le  nevi ,  e  i  freddi 
fen^a  gli  fpedali ,  che  quejto  grand*  ami- 
co di  Dio  fi y abili ,  e  fondò  ne  due  mon- 
ti ,  che  perciò  portano  il  fuo  nome  ,  chia- 
mandofì  il  S.  Gran  Bernardo  quello  , 
che  fi  a  nella  Diocejl  di  Sion  ,  e  picciolo 


Di     Mentone.     191 

&  Bernardo  /'  altro ,  c/i  è  nella  Dioceji 
di  Tarantajìa . 

Sin  qui  il  Santo ,  che  in  poche  pa- 
role defcriffe  il  fine  ,  eh'  ebbe  S.  Ber- 
nardo nella  fondazione  de'  due  Moni- 
fterj ,  e  fu  un  panegirico  della  fua  ca- 
rità ,  e  di  quella  de'  buoni  Religioti  , 
eh'  emoli  della  fua  virtù  ancora  oggidì 
ivi  fuffitiono  1 .  Ora  il  Santo  affinchè 
più  pretto  foffero  terminati  i  Monifterj, 
contribuì  buona  fomma  di  contante  ri- 
cavato o  dalle  limofine  de'  Fedeli  ,  o 
da'  fuoi  rifparmj  ;  e  per  follecitare  la 
fabbrica  fece  alcuni  tugurj  per  fé  ,  e 
per  li  compagni ,  adoperandoti  tutti  an- 
che col  lavoro  delle  mani .  Sono  quetti 
Monitterj  in  diftanza  di  due  giornate 
1'  uno  dall'  altro ,  ed  in  effi  flava  a  vi- 
cenda il  Santo  sì  per  confortare  i  Re- 
ligioti a  perfezionarti  ,  che  per  animare 
i  matta    al   compimento   dell'  opera  , 

quan- 

1  Sufliitevano  al  tempo  dello  Scrittore  i  Canonici 
Regolari  di  S.  Agoflino  ne'  due  fpedali  fondati 
da  S.  Bernardo  di  Mentone;  ma  nel  1752.  per 
Bolla  di  Benedetto  XIV.  in  data  de' 18.  d' Ago- 
ilo  i  due  Spedali  furono  eretti  in  Commende, 
e  congegnati  alla  cura  de' Cavalieri  da' Ss.  Mau- 
rizio ,  e  Lazzaro . 


192.     Di  S.  Bernardo 

quando  portò  l' occafione  di  ritornare 
in  Aofta . 

Era  morto  il  Vefcovo  Luitfredo  già 
fuo  grande  amico ,  ed  a  lui  era  fucce- 
duto  Bofone .  Ora  il  Santo  giudicò  di 
dover  andare  a  rendergli  ubbidienza  . 
Fu  dal  buon  Prelato ,  a  cui  erano  pa- 
lei! i  fuoi  meriti,  ricevuto  con  vene- 
razione ;  in  modo  che  fenza  il  di  lui 
configlio  niuna  cofa  egli  voleva  delibe- 
rare ;  e  ricordando»* ,  che  da'  fagri  Ca- 
noni r  Arcidiacono  è  chiamato  l'occhio 
del  Vefcovo,  diceva,  non  effergli  le- 
cito di  rimirare  ,  non  che  di  operare 
fenza  ricercare  il  parere  del  Santo  . 
Reflò  dunque  nella  Città  qualche  tem- 
po S.  Bernardo  ;  ma  per  respirare  ta- 
lora da  quelle  occupazioni ,  che  ivi  lo 
afTediavano ,  di  quando  in  quando  fi  ri- 
tirava fui  monte  per  attendere  a  fé,  a 
Dio ,  e  alla  grande  opera ,  alla  quale 
Iddio  avealo  deftinato . 

Ora  fondati ,  e  già  compiti  i  Moni-* 
fterj  continuo  era  il  concorfo  dV  paf- 
feggieri,  i  quali  nelle  loro  patrie,  ed 
ancora  ne' luoghi  ,   per   dove  portava 

P  in- 


Di     Mentone.     193 

F  incontro  di  tragittare ,  non  celavano 
di  lodare  la  carità  de'  Religioiì,  da'  quali 
erano  albergati  ,  e  molto  più  la  fan- 
tità  dell'Arcidiacono  ,  che  oltre  al  tem- 
porale follievo ,  cui  loro  proccurava  , 
con  efortazioni  efficaci  ftudiavah*  di  con- 
fortarli a  vivere  criftianamente  .  Por- 
tò per  appunto  il  cafo  ,  che  alcuni  uo- 
mini ,  i  quali  nel  Moniftero  dell'  Alpi 
Graje  erano  ftati  accolti  dal  Santo  colla 
folita  Tua  benignità  ,  pattarono  a  Men- 
tone ,  e  raccontando  a'  Genitori  di 
Bernardo  le  fante  di  lui  maniere ,  e 
con  quale  carità  ricevevano  in  quelle 
alpeftri  montagne  gli  ofpiti ,  Ricardo, 
e  Aia  Conforte  pigliarono  rifoluzione 
di  portarfi  colà  ad  oggetto  principal- 
mente di  fapere  per  via  di  quel  fant' 
uomo,  di  cui  avevano  udite  tante  ma- 
raviglie ,  fé  fi  potefTe  avere  nuova  del 
loro  figliuolo ,  la  memoria  del  quale , 
come  è  naturale  ,  non  erari  in  loro 
eftinta .  Accompagnati  adunque  dal  Ba- 
rone di  Belforte  ,  eh'  era  loro  parente, 
e  da  competente  fervitù ,  andarono  al 
Moniftero,  e  ricevuti  dal  Santo,  che 
Tom.  I.  N  tofto 


194     Di  S.  Bernardo 

tolto  li  riconobbe ,  avvegnaché  da  eflì 
conofciuto  non  folle  ,  gì'  indulìe  a  fare 
una  buona  confezione  .  Finalmente  il 
Santo  dopo  varj  ragionamenti  fcoper- 
toii  loro ,  ognuno  può  credere ,  quali 
lagrime  di  conl'olazione  da  ogni  canto 
fi  fpargefTero  .  Lo  fcongiurarono  in  fe- 
guito  di  ritornare  a  Mentone,  promet- 
tendo di  fargli  fabbricare  ne' monti  vi- 
cini un  moniilero ,  nel  quale  a  fuo  ta- 
lento potrebbe  fervire  al  Signore  ,  e 
nello  fteflb  tempo  confolarli  negli  ulti- 
mi anni  loro .  Ma  il  Santo  fece  loro 
intendere  ,.  che  Iddio  avendolo  desina- 
to a  quella  imprefa  ,  egli  non  poteva 
abbandonarla.  Pregogli  bensì  d'ajutar- 
lo  a  compirla  con  una  porzione  de' 
loro  beni ,  e  datafi  vicendevolmente  la 
benedizione ,  egli  in  qualità  di  Sacer- 
dote ad  elfi,  ed  eflì  a  lui  in  qualità 
di  genitori,  fi  fepararono  per  fempre, 
non  fapendo  io  dire,  fé  quelli  follerò 
più  ripieni  o  di  allegrezza  per  avere 
ritrovato  un  tale  figliuolo ,  o  di  dolore, 
perchè  non  fperavano  più  di  riveder- 
lo in  vita  ,  In  fatti  alcuni  anni  dopo 

ma- 


Di  jrf  e  n  t  o  n  e.  195 
morirono  ambiclue  ,  ma  migliorati  affai 
di  coturni .  D'allora  in  poi  i  poverelli 
erano  la  loro  più  cara  compagnia  ,  le 
rendite  fi  {pendevano  o  in  foccorfo  di 
quefti ,  o  in  ornamento  delle  Chiefe  . 
Impiegavano  la  maggior  parte  del  tem- 
po in  orazioni ,  o  in  altri  efercizj  fpi- 
rituali  ;  in  fine  fi  vide  una  grande  ri- 
forma anche  in  tutte  le  perlone  della 
Baronia  di  Mentone  ,  attefo  gli  efem- 
pli  virtuofi  ,  eh'  effi  davano  ai  Sudditi. 
Fra  le  altre  pratiche  di  pietà  dee  an- 
noverarvi la  frequente  vinta  del  vicino 
Moni^rero  di  Taloira  ,  e  ricordevoli  de' 
rigori  ufati  col  maeiìro  di  Bernardo  , 
che  ivi  fotto  nome  di  D.  Germano  fer- 
viva  fedelmente  ,  e  ferventemente  il 
Signore ,  proccurarono  di  riparare  al 
torto  fattogli  ;  anzi  convinti ,  che  chi 
ammaeftrò  sì  bene  il  figlio  nella  gio- 
vanezza ,  farebbe  loro  flato  nella  vec- 
chiaia ugualmente  guida  fìcura  per  ar- 
rivare alla  CriiHana  perfezione,  lo  vol- 
lero per  direttore  delle  proprie  cofeien- 
ze  ,  coficchè  gli  morirono  ,  per  dir  così, 
nelle  braccia .  Oltre  le  limoline  abbon- 
N  2  danti 


196  Di  S.  Bernmdo 
danti  inviate  in  vita  a  Bernardo ,  la- 
fciarongli  in  morte  un  grotto  legato  } 
il  che  molto  contribuì  per  terminare 
le  vafte  fabbriche  da  lui  intraprefe;  e 
in  quello  furono  parimente  imitati  dal 
Barone  di  Belforte . 

Intanto  il  continuo  concorfo  de' pel- 
legrini ,  e  de'paffeggeri  portava  in  ogni 
parte  d' Europa  la  fama  della  fantità 
di  Bernardo ,  e  con  ciò  molte  limofi- 
ne  ai  Conventi ,  fra  le  quali  ancora  di 
molti  beni  {labili .  Fra  gli  altri  fegna- 
lofìl  un  Cavaliere  Inglefe  ,  chiamato 
Barone  di  Montecornuto ,  il  quale  ol- 
tre all' aver  fatto  donazione  de'  fuoi  ca- 
melli ,  che  fi  fono  in  parte  goduti  fino 
alla  fcifma  di  quel  regno ,  fi  vuole,  che 
fiafi  fatto  anche  Religiofo. 

Vedendo  Bernardo  crefcere  di  con- 
tinuo F  opera  fua  sì  nel  materiale,  che 
nello  fpirituale ,  ed  eflere  fradicate  con 
ogni  reliquia  d' idolatria  le  fuperftizio- 
ni  in  quelle  vicinanze  ,  affinchè  con 
autorità  Appofiolica  avvalorato  foffe  il 
fuo  difegno ,  volle  a  difpetto  della  fua 
grave  età  fare  il  viaggio  di  Roma.  Fu 

rice- 


Di    Mentone.     197 

ricevuto  dal  Vicario  di  Crifto  con  fe- 
gni  di  particolare  benevolenza,  e  dalla 
Corte  con  quell'  onore,  col  quale  fono 
accolti  i  Santi,  elTendo  ben  note  a  tutti 
le  di  lui  virtù  per  le  relazioni  avute 
da'  paffeggeri .  Non  gli  fu  difficile  per- 
ciò di  ottenere  F  approvazione  delle 
Cafe  da  fé  fondate  .  Mentre  ritornava 
in  Aorta ,  offervò  in  qualche  luogo  al- 
cuni veftigj  di  gentilità ,  e  varj  coftu- 
mi ,  che  non  poco  fentivano  di  fuper- 
ftizione .  Applicatoti  dunque  colle  fue 
prediche  per  ifradicarli  ,  gli  riufcì  di 
toglierli  del  tutto  ,  comprovando  Iddio 
la  verità  delle  fue  parole  con  grande 
abbondanza  di  miracoli . 

Giunfe  finalmente  in  Novara  corren- 
do F  anno  ottantennio  fecondo  di  fua 
età ,  e  pigliò  albergo  nel  moniftero  di 
S.  Lorenzo  Prete ,  di  cui  nel  dì  feguen- 
te  fi  celebrava  la  fetta.  Ivi  forprefo  da 
gagliarda  febbre ,  ben  fi  avvide  avvi- 
cinarli F  ora  di  fua  morte  .  Di  ciò  fu 
poco  dopo  afficurato  ancora  dal  fuo  gran 
protettore  S.  Niccola  :  per  la  qual  cofa 
fi  difpofe  cogli  atti  i  più  eroici  a  quell' 
N   3  ulti- 


198     Di  S.  Bernardo 

ultimo  patto .  Sei  fertimane  durò  lafuà 
infermità  ,  e  fcrive  un  antico  autore  , 
eh'  egli  {ì  confettava  fovente ,  e  comu- 
nicava ogni  giorno ,  coronando  in  tal 
guifa  le  fante  operazioni  fatte  in  vita. 
Ordinò  pofeia ,  che  il  fuo  Corpo  fofle 
portato  nella  Cattedrale  d'Aorta,  o  al 
Moniftero  di  Monte  di  Giove ,  e  rac- 
comandò a'  Preporrti  dei  due  Monifterj 
di  riconofeere  per  fempre  i  fuoi  Succef* 
fori  neli'  Arcidiaconato  quali  fondatori. 
Era  cofa  degna  di  maraviglia  vedere 
il  buon  vecchio  in  quelle  ultime  ore, 
che  ad  efempio  di  S.  Martino  in  niun 
modo  ceffava  dall'  orazione ,  e  dal  ra- 
gionare con  Dio  ,  fé  non  in  quanto  di 
tempo  in  tempo  diceva  qualche  paro- 
la d'  edificazione  a'  circolanti  .  Tra 
quefti  colloquj  veduta  una  moltitudine 
d'Angioli,  che  gli  veniva  all'incontro, 
tutto  fereno  in  volto,  e  lampeggiando 
per  lo  fplendore  ,  che  da  quello  ufeiva, 
fra  le  Angeliche  melodie  rendette  lo 
fpirito  al  Signore  ai  15.  di  Giugno  dell' 
anno  1008.  in  giorno  di  venerdì. 

U 


Di     Mentone.     199 

Il  Tuo  Corpo  fu  tenuto  tre  giorni 
fulla  terra  per  appagare  la  comune  di- 
vozione ;  ed  avvegnaché  foffe  di  fiate, 
non  perciò  tramandò  un  minimo  feto- 
re .  Fu  feppellito  come  per  depofìto 
nella  Chiefa  del  Moniftero  di  S.  Lo- 
renzo ,  ove  fi  era  infermato  ;  ed  inco- 
minciò fubito  a  ricevere  da'  popoli  of- 
fequj ,  e  venerazione  non  meno  per  la 
fama  delle  virtù  da  lui  praticate  in  vi- 
ta,  che  della  gran  copia  de' miracoli, 
che  dopo  la  morte  operava  Iddio  per 
fua  interceflìone .  E  quella  fu  la  cagio- 
ne ,  per  cui  la  Città  di  Novara  non 
potendo  foffriré  ,  che  le  follerò  tolte 
quelle  fante  reliquie ,  non  ha  mai  vo- 
luto permettere,  che  follerò  portate  in 
Aofta  ,  come  il  Santo  avea  difpoilo  . 
E  (ebbene  ferivano  alcuni  eiTere  la  fua 
tefta ,  almeno  in  parte  ,  nella  Chiefa 
principale  de'  fuoi  Monifterj  ,  il  corpo 
non  pertanto  è  reftato  nella  predetta 
Chiefa  di  S.  Lorenzo  ,  infinchè  nell' 
anno  1552.  eflendofì  gettata  a  terra 
quella  Chiefa ,  la  quale  minacciava  ro- 
vina ,  e  noceva  alle  fortificazioni  della 
N  4  Città, 


200  Di  S.  Bernardo 
Città  ,  furono  di  là  tolte  le  reliquie 
del  Santo  con  quelle  di  S.  Lorenzo 
Prete,  e  fuoi  fanciulli  uccifi  dagl'ido- 
latri alcuni  fecoli  prima  ,  e  collocate 
nella  Cattedrale. 

Sta  il  Corpo  di  S.  Bernardo  nell'al- 
tare maggiore  -,  ed  ivi  fu  vifitato  nel 
fecolo  paflato  da  S.  Francefco  di  Sales, 
il  quale  fermoffi  a  bella  pofta  in  No- 
vara per  venerarlo ,  e  morirò  di  defì- 
derare-,  che  fofTe  tenuto  con  maggior 
venerazione  .  Aveva  in  pendere  ,  co- 
me abbiam  detto ,  di  fcriverne  la  vita, 
ma  le  molte  fue  occupazioni  hanno 
privato  lui  di  quefta  confolazione  ,  il 
Santo  di  sì  grand'  onore  ,  e  '1  Mondo 
dello  fpirituale  profitto  ,  che  ricavato 
avrebbe,  quando  un  Santo  avefle  fcrit- 
to  dell'altro.  11  Canonico  di  Valle  d'Ife- 
ra,  che  in  vita  gli  fu  indivifibile  com- 
pagno, ne  regiftrò  qualche  fatto,  ma 
Spezialmente  fece  una  raccolta  de' mag- 
giori miracoli  da  lui  operati. 

In  Vercelli  ha  il  Santo  una  Chiefa 
dedicata  ai  fuo  nome',  che  è  ora  uffi- 
ziata  dagli  Agoftiniani  della  Congre- 
ga- 


Di     Mentone.     201 

gazione  di  Lombardia .  La  divozione 
di  que'  Cittadini  al  Santo  può  aver  da- 
to cagione  ali'  erezione  della  Chiefa  ; 
imperocché  fi  fa ,  aver  Iddio  in  quella 
Città  per  l'interceflione  Tua  operati  molti 
miracoli .  Del  retto  nella  Savoja ,  e  in 
tutta  la  Lombardia  il  fuo  nome  è  mol- 
to divolgato  ,  appena  vedendovi  villag- 
gio ,  nel  quale  di  lui  non  fi  abbia  al- 
meno qualche  immagine . 

Annotazioni. 

IZ  Canonico   di  Valle  d'I  fera  fcriffe  il 
primo  in  latino  la  vita  del  Santo  af- 
fai femplicemente  ,    il  che    la  rende  più 
pregevole  .   Sofpetta  però  il  P.  Papebro- 
chio  l  ,   che  qualcuno  le  abbia  fatto  delle 
giunte ,  perchè  racconta  co  fé  favolo  fé  cir- 
ca la  fondazione  d*  Aofla  ,   e  fa  S.  Ber- 
nardo Duca  di  Savoja  ,  vale  a  dire   in 
un  tempo  ,  che  la  Savoja  non  aveva  Du- 
chi ,   ed  era  una  provincia  del  Regno  di 
Borgogna  .   Io  aggiungo  dì  più  non  pia- 
cermi né  meno  ciò ,   che  ajferifce   il  Ca- 
noni" 
i  Tom.    2.  Junii  pag.  1071.  &  fcq- 


201     Di  S.  Bernardo 

/ionico ,  che  fla  flato  S.  Bernardo  fanti* 
ficato  nel  feno  di  fua  madre  ;  privilegio 
sì  raro  ,  che  non  fi  dee  ammettere  in 
veruno  fen^a  fondamenti  ben  certi. 

La  vita  del  Santo  fu  pofcia  fritta 
nel  f ecolo  paffato  dal  P.  Aleffandro  Fi- 
chet  della  Compagnia  di  Gesù ,  nato  nel 
piccolo  Bornand  in  Savoja  ,  e  ancora  da 
Niccola  Farnefio  di  Fonone  .  Noi  abbia- 
mo cavato  queflo  rifiretto  da  quello,- che 
ne  feri jf e  Antonio  Berthod  Prepoflo  del 
Moniflero  del  gran  S.  Bernardo  in  lin- 
gua Francefe  ,  che  fu  poi  tradotto  in 
Italiano  V  anno  1690.  Scrive  queflo  au- 
tore 1  che  il  noflro  Santo  correffe  Enrico 
Re  di  Lombardia  ,  //  quale  tiranneggia- 
va i  fudditi  ,  e  che  lo  riduffe  a  fgra- 
varli  .  Chi  fia  queflo  Enrico ,  non  fareb- 
be facile  il  faperlo  ,  quando  non  foffe 
Enrico  III.  Imperatore  ,  che  dominò  an- 
che la  Lombardia  .  Ma  s'  egli  è  deffo , 
come  potrà  effere  ,  che  moriffe  il  noflro 
Santo  r  anno  mille  ,  e  otto  ?  In  queW 
anno  ,  e  ne"*  precedenti  niuno  di  tal  no- 
me regnava  in  quelpaefe  .  Converrà  dun- 
que dire  ,  o  che  il  nome  Jia  alterato ,  o 

che 


Di     Mentdneì     20$ 

che  il  noflro  Santo  più  oltre  portale  gli 
anni  fuoi  .  E  non  farà  temerità  il  giu- 
dicare ,  che  fia(i  ferino  Enrico  in  vece 
di  Arduino  ;  mentre  quefli  regnò  a  tem- 
pi del  Santo  ,  e  ben  fi  meritò  le  fue  cor- 
rezioni per  le  violente  ufate  al  Clero  di 
Vercelli .  E  non  è  gran  mutazione  f cri- 
vere  Enrico  in  vece  di  Arduino  ,  come 
taluni  chiamano  Arduino.  Io  non  negoy 
che  ciò  non  fìa  ancora  regiflrato  in  al- 
cune Leggende  antiche  riferite  dal  P .  Pa- 
pebrochio  ,  in  una  delle  quali  legge  fi  il 
fatto  differentemente ,  cioè  che  amaffan- 
do  Enrico  un  efercito  per  andare  contro 
del  Papa  Gregorio  VII. ,  portoffi  da  lui 
Bernardo  ,  e  fi  fi ud io  di  fraflornarlo  da 
si  reo  penfiere ,  che  non  otterrebbe  il  fuo 
intento  ,  e  che  an^i  ne  riporterebbe  gra- 
vi danni ,  come  feguì .  Imperocché  effen- 
do  fucceduta  unat  grave  mortalità  ne1  ca- 
valli ,  e  Cavalieri  ,  fu  afìretto  di  ritor- 
narfene  con  vergogna  .  Ma  quefie  cofe 
effendo  accadute  non  prima  deli!  anno 
1  o  8  1 .  ,  conghiettura  con  ragione  Pape- 
hrochio  ,  che  o  il  Santo  apparve  dopo 
morte  ad  Enrico ,  0  che  fia  attribuita  al 

Santo 


i©4     D1  S.  Bernardo 

Santo  la  predizione  di  qualche  altro  fer- 
vo di  Dio  . 

Né  fi  può  dire  ,  che  Bernardo  vivejfe 
infino  a  quel  tempo ,  atte  foche  incontra  fi 
uri  altra  difficoltà  .  Si  vuole ,  cK  egli  mo- 
riffe  ,  mentre  Bofone  era  Vefcovo  ,  il 
quale  di  poco  pajsò  gli  anni  di  Bernar- 
do ,  fé  crediamo  alU  Abate  Ughelli ,  che 
nel  1014.  dà  Anfelmo  per  fucceffore  a 
Bofone .  Monfignor  della  Chiefa  però  fa 
vivere  Bofone  fino  aW  anno  1099.,  ed 
allora  potrebbe  dirfi ,  che  fé  a  tempi  di 
Bofone  mancò  S.  Bernardo ,  ben  poteffe 
aver  conofciuto ,  e  corretto  Enrico  il  Ne- 
ro ,  che  dominava  la  Lombardia  ,  nel 
qual  cafo  però  dovrebbe  dirfi ,  che  il  San- 
to moriffe  molti  anni  dopo  il  mille  ,  e 
otto  .  NeW  uffìzio  proprio  de*  Canonici  Re- 
golari Lateranenfi  abbiamo  legioni  pro- 
prie per  la  fifia  del  Santo  ,  nelle  quali 
fi  dice  ,  eh!  egli  morì  neW  anno  1108. 
Ma  £  autorità  di  quelle  legioni  non  con- 
vince ;  perchè  fi  dice  nelle  medefime  , 
che  al  Santo  fu  conceduta  da  S.  Orfo 
Vefcovo  cP  Aofla  la  cura  di  predicare  m9 
e  S.  Orfo  né  fu  Vefcovo  ,   né  xviffe   a 

quey 


Di    Mentone.     207 

que*  tempi  ,  come  hanno  notato  varj  au- 
tori ,  e  tra  gli  altri  terrari  nel  fuo  Ca- 
talogo de1  Santi  a"  Italia  l  .  Sofpetta  ,  e 
non  fen^a  ragione  il  P .  Papebrochio,  che 
ex  Viro  fecerint  Urfum  ;  ficchi  laddo- 
ve dicefi  Bernardum  ad  Virum  devotif- 
mum  praefentavit ,  abbiano  [crino  ad  Ur- 
fum devotiiTimum  . 

//  citato  Ferrari  dimenticatoli  di  ave- 
re notato  al  primo  di  Febbrajo,  ove  fcri- 
ve  la  vita  di  S,  Orfo ,  che  quefii  non 
fu  Vefcovo ,  ai  quindici  di  Giugno  fcri- 
vendo  quella  di  S.  Bernardo  dice,  cKegli 
fu  Canonico  Regolare  nella  Canonica  di 
S.  Orfo  Vefcovo ,  e  cita  il  Breviario  de 
Canonici  Regolari  .  Nelle  annotazioni  pe- 
rò fcrive  ,  che  fu  Arcidiacono  nella  Cat- 
tedrale .  In  due  altre  cofe  ancora  pare  , 
che  quefio  erudito  Scrittore  fiafi  lafciato 
ingannare  .  La  prima  dicendo ,  che  Ber- 
nardo nacque  in  Aofla  ,  effendo  certo  , 
che  fu  di  Mentone  ;  la  feconda,  che  mo- 
rijfe  nel  mille  cento  ,  e  fettantaquattro 
d  tempi  di  Gregorio  VII. ,  al  quale  anno 
non  è  verifimile  ,  che  fia  giunto ,  perchè 

nacque 

1  Jiin.  15.  pag.  366. 


io6     Di  S.  Bernardo 

nacque  neW  anno  923.  per  teflimonìan^a 
del  Canonico  di  Valle  d"  Ifera  juo  coeta- 
neo .  Veda  ,  chi  vuole  maggior  dichia- 
razione ,  il  P.  Papekrochio  ,  che  ne  re- 
giftra  gli  atti  ,  e  Carlo  a  Bafilica  Pe- 
tri  nella  fua  Novara  ,  che  a  noi  bafia 
accennare,  dove  fia  P errore ,  non  avendo 
ne  o^io ,  né  talento  per  ifiricarci  da  tante 
difficoltà  . 

Il  Martirologio  Romano  a  tempi  del 
Cardinale  Baronio  non  faceva  del  Santo 
alcuna  menzione  .  Ora  però  a  quindici 
di  Giugno  fi  vede  notato  il  fuo  nome  . 

Si  lamenta  Pennoni  nelle  fue  annota- 
zioni ,  che  alcuni  autori ,  come  Molano , 
e  Arnoldo  ,  ferivano ,  che  il  nofiro  Santo 
foffe  Monaco ,  o  Romito  .  E  in  fatti  ri- 
pugnano tutte  le  memorie  della  Chiefa 
d1  Aofla ,  ove  viffe ,  e  di  quella  di  No- 
vara ,  ove  mori .  Le  fue  immagini  ,  ed 
havvene  dy  anvchijfìme  ,  lo  rappref emano 
coW  abito  di  Canonico  Regolare  ,  come  fi 
portava  allora,  cioè  fé  in  abito  di  coro, 
con  cotta  colle  maniche  larghe  ,  e  colla 
cappa  bigia  $  e  fé  in  abito  ordinario  , 
tolla  fafeia  di  lino  pendente  dalle  Jpalle 

tu 


Di     Mentone.     107 

al  lato  Jìnijlro ,  eli  è  il  fegno  ufato  in 
Francia  ,  ed  in  Germania  da  Canonici 
Regolari  .  E  così  veflono  ancora  al  pre- 
fente  i  fuoi  Succejfori  ne  due  Moniflerj , 

Ma  oh  come  fempre  è  vero ,  che  an- 
che i  più  oculati  abbagliano  nel  parlare 
di  cofe  particolari ,  e  lontane  !  L*  erudi' 
tiffimo  P.  Papebrochio  1  piglia  un  groffo 
equivoco ,  quando  fcrive ,  che  Mentone  è 
nel  Velay  .  Tal  equivoco  procede  dal  con- 
fondere Anicium  ,  che  è  le  Puy ,  famo- 
fa  Città  Vescovile  Jotto  P  Arcivefcovado 
di  Bourges ,  col  no /Irò  Aneffium,  e  A'  è 
Annefsì  Capo  del  Genevefe  in  Savoja  , 
refìden^a  del  Vefcovo  di  Geneva  dopo  ef- 
fere  flato  dij cacciato  dalla  fua  fede  ,  ce- 
lebre anche  per  lo  fepolcro  di  S.  Fran- 
cesco di  Sales  ,  e  per  la  nafeita,  che  ivi 
ebbe  il  fanto  Ordine  della  Vi/ìta^ione  dì 
Maria  .  In  fecondo  luogo  Papebrochio  di- 
ce ,  che  Ricardo  fcrittore  della  vita  del 
Santo  habebat  peculiare  Fefti  dominium 
Vallis  Ifarae  finibus  inclufum  ,  cujus  f:- 
tum  Sabaudis  quserendum  rdinquo  . 
Conveniva    leggere   Sextum  ,    o   meglio 

Se- 

1  Tom.  11.  Jun.  pag.  1075. 


208  Di  S.  Bernardo 
Seftum  ,  e  allora  avrebbe  ritrovalo  Sext, 
grò  (fa  parrocchia  a  pie  del  piccolo  S.  Ber- 
nardo vicino  al  Marchefato  del  Borgo  di 
S.  Maurilio ,  poco  lontano  dal  fiume  Ifie- 
ra ,  che  dà  il  nome  alla  Valle  .  Ter^o 
penfa  ,  che  la  madre  del  Santo  foffe  della 
flirpe  dei  Conti  du  Dunois  en  Beaucc 
nelV  Orleanefe ,  il  che  è  falfo  :  ella  era 
del  nobile  Cafiato  de  Duin ,  che  ancora 
fiujjifle  fiotto  il  nome  di  Vificonti  di  Ta- 
rantajìa ,  Conti  della  Valle  a"  Ifiera  ,  e 
Baroni  di  S,  Elena ,  famiglia ,  che  ha 
prodotti  uomini  fempre  ri guar devoli  nella 
Corte  de  nofilri  Sovrani . 

Nella  Leggenda  del  Sdhto  ficritta  dal 
Canonico  di  Valle  d"1  Ifiera  legge  fi,  che  mori 
nel  venerdì  dopo  la  fefila  della  Santifjì- 
ma  Trinità ,  e  che  fiu  fiepolto  ai  15.  di 
Giugno  :  grande  intervallo  farebbe  pajfia- 
to  tra  la  morte ,  e  la  fiepoltura  ,  e  forfie 
originato  da  contraffa;  perchè  i fiuoi  com- 
pagni in  adempimento  del  fiuo  teflamento 
r  avranno  voluto  in  Aofila  .  Io  però  fiono 
di  parere,  che  le  parole  poft  feftùm^San- 
fìiffims  Trinitatis  fer.  6.  non  flano  deW 
autore.  Quando  egli  ficriveva,  poche  Chiefie 

face- 


Di     Mestone.     209 

facevano  la  fefia  della  Santijjlma  Trinità. 
Può  per  altro  effere  jalfa  la  mia  conghiet- 
tura  ,  perchè  la  Chiefa  a"  Aojla  ha  un 
rito  molto  differente  dal  Romano  ,  il  qua- 
le fol  da  tempi  di  Giovanni  XXII.  cele- 
bra la  fcfla  della  Santijjlma  Trinità  . 

Sin  qui  il  noflro  autore ,  il  quale  aven- 
do feguitato  paffo  a  paffo  i  Bpllandijli  , 
non  Juf  potuto  a  meno  di  non  cadere  in 
molti  affurdi  nella  narrazione  della  vita 
di  queflo  Santo ,  /imponendolo  nato  nelC 
anno  923.  ,#£< morto  nel'  io 08.  Quanto 
però  fia  faljw  queJF  epoca,  chiaramente  lo 
dimojlra  in  una  [uà  differtarione  ancor 
manofcritta  Giambatifìa  Bartoli  Canonico 
di  S.  Gayden^io  di  Novara  ,  il  quale  fla- 
bilifce  r  anno  della  morte  del  Santo  neW 
anno  1086.  appoggiato  ad  un  ifirumènto 
pubblico  del  1424.  dei  15.  di  Giugno  , 
rogato  da  Antonio  Prine  ,  nel  quale  leg- 
ge fi  ;  Praefatus  Beatiffimus  Levita  Ber- 
nardin ex  hac  labili  vita  tranfivit  ad 
Coeleftem  patriam  anno  millefìmo  ocìua- 
gefìmo  fexro  ,  Oc  iacratus  ,  Se  pofìtus 
in  Catalogo  Sanclorum  a  R.  Epifcopo 
Novarienfì  Ricardo  anno  MCXXIII. 
Tom.  I.  O  Le 


no     Di  S.  Bernardo 

Le  quali  cofe  attefla  il  Notajo  di  nar- 
rare ,  prò  ut  veritas  eft  ,  &:  antiquse 
fcriptura?  indicant .  Quefie  fcritture  an- 
tiche fono  cinque  Codici  mano  ferini,  de 
quali  due  efiflono  neW  archivio  della  Cat- 
tedrale di  Novara,  uno  nclì? archivio  del- 
la Chiefa  di  S.  Gaudenzio  ,  un  altro  ap- 
preffo  i  Canonici  di  S.  Giuliano  ,  il  quin- 
to finalmente  nella  Collegiata  di  S.  Giu- 
lio nelt  Ifola  dy  Orta  ,  tutti  ferità  qua/i 
del  mede  fimo  carattere  proprio  del  f eco- 
lo XII. ,  e  concordi  neW  affegnare  il  tem- 
po fuddetto  della  morte  del  Santo  .  Ed 
in  fatti  /'  epoca  dei  Codici  Novarèfi  mol- 
to meglio  fi  confà  con  ciò  ,  che  narrafi 
nella  di  lui  vita  ,  cioè ,  che  fi  fia  porta- 
to da  Enrico  IV.  Imperatore  per  diflo- 
g  li  e  rio  dall'  imprefa  contro  di  Gregorio 
VII.  ,  fen^a  che  fia  neceffario  di  ricor- 
rere a  vifioni ,  o  leggere  Arduino,  o  Ar- 
duigo  in  vece  a"  Enrico  ,  Imperciocché 
non  effendo  morto  il  Santo,  che  nel  1086., 
ha  potuto  benifjlmo  abboccarfì  con  Enri- 
co IV.  Imperatore  ,  Si  accorda  parimente 
in  queflo  modo  la  morte  di  lui  col  tem- 
po del  Vefcovado  di  Bofone  in  Aofia  , 

non 


Di     Mentone.     in 

non  di  B afone ,  che  precedette  ad  Anf el- 
mo ,   e  che  è   il  primo  di  tal  nome ,  ma 
del  fecondo  ,    dato    vivente    ancora    nel 
1099.    sì    daW  Abate   Ughelli  ,    che    da 
Monfignor  della  Chiefa  .   Onde  ciò  ,  che 
nella  vita  di  S.  Bernardo  fi  dicedi  Luit- 
fredo ,  dovrà  riferirfi  ad  Agofiino  ante- 
ceffore  di  Bofone  11.   Giova  finalmente  of- 
fervare  ,   quanto   fi  narra   nella  vita  del 
Santo  intorno  al  fuo  maeflro ,   che  ritiro fji 
nel  Moni  fiero  di  Taloira  ,  ove  fu  poi  fe- 
rente vifitato  da'  Genitori  di    Bernardo , 
concio jjiachè  il  Moni  fiero  non  fu  fondato, 
fé   non  fé    nel?  anno    1025.  fecondo    la 
Carta   di  fondazione    di  Ermengarda  re- 
gistrata da  Guifcenone.   Stabilita  pertanto 
la  morte  del  Santo-  nel  1  086.   tutto  benif- 
fimo  concorda  y   né  fi  dà  luogo  ad  alcun 
anacronifmo . 

Convengono  anche  i  Codici  tutti  nel 
mefe ,  e  giorno  della  morte  ,  cioè  nel  gior- 
no quintodecimo  di  Giugno  ,  in  cui  fé  ne 
celebrò  uppreffo  fempre  lafefia  doli 
fa  Novarefe  ,  come  né  fanno  tefìimoman- 
fa  i  Calendarj  ,  ed  i  Manirclogj  ,  che 
fi  confervano  tuttora  tanto  nella  patte- 
O    2  draley 


212     Di  S.  Bernardo 

drale  ,  quanto   nella    Chiefa   di  S.  Gau- 
denzio . 

Riguardo  alle  reliquie  del  Santo ,  non 
parlano  i  foprammen^ionati  Codici  di  ve- 
run  fuo  tejlamento ,  e  cK  egli  dopo  morte 
lafciaffe  il  fuo  Corpo  al  Moniflero  di  Mon- 
te Giove  .  Narrano  bensì ,  che  fu  collo- 
cato in  un  avello  di  marmo ,  nel  quale  non 
fi  fai  quanto  tempo  egli  refi  affé  .   E  però 
cofa  coflante  ,   che  fu  il  fuo  Corpo  in  ap- 
preffo  divifo ,   ed  una  parte   ne  fu    rìpo- 
fia  in  un  urna  di  pietra ,   la  quale  fi  ri- 
trovò fono  lJ altare  dedicato  al  mede  fimo 
Santo  nella  Chiefa  di  S.  Lorenzo,  e  V  al- 
tra   in   una    caffa   di  legno  in  forma  di 
fepolcro  ,   pofla  fono  /'  aitar   maggiore  . 
Il  Capo  fu  racchiufo  in  un  tabernacolo  . 
Ciò  fecero  i  Monaci  di  S.  Lorenzo  per  li- 
berarfi  dalle  moleflie  de  Canonici  di  Mon- 
te Giove  ,   che  domandavan  loro  continua- 
mente reliquie,  come  flava  fcritto  in  una 
pergamena  ritrovata  infieme  colle  reliquie. 
Di  queflo  fatto    rendono  chiara  xeflimo- 
nianja    un   iflrumento   del    1552.   rogato 
da  Giammaria   Clape ,  allorché  diroccata 
la  Chiefa  di  S.  Lorenzo  furono    le    reli- 
quie 


Di     Mentone.     213 

mule  rimeffe  a  Canonici  della  Cattedrale , 
e  ripofle  da'  medefimi  nella  loro  libreria, 
ed  un  altro  del  1562.,  quando  da  Mon- 
signor Ferao-uta  Coadiutore  del  Cardinale 
Seri elioni  Ve f covo  di  Novara  furono  le 
reliquie  trasportate  dalla  libreria  nella 
Chiefa  Cattedrale ,  e  collocate  fono  V  al- 
tare mav priore  ;  e  finalmente  Monfignor 
Carlo  Bafcapè  neW  autentico  deW  ultima 
depofcione  delle  medejime  reliquie  da  fé 
fatta  neW  anno  i  5  9  5 .  ■ 

Molto  poi  s*  ingannano  coloro,  che  pre- 
tendono effere  almeno  il  Capo  del  Santo 
flato  traf portato  altrove  :  imperocché  leg- 
giamo in  uno  finimento  del  1424.  roga- 
to da  Antonio  Prine ,  che  fu  da  Rufino 
Abate  di  S.  Lorenzo  poflo  in  una  cufla- 
dia  a"  argento  in  p refenda  de  Magiflrati, 
e  di  tutto  7  popolo  Novarefe  :  fu  in  ap- 
preffo  trafportato  nella  Cattedrale,  dove 
fi  conferva  tuti!  ora  :  an^i  ne  fono  flate 
in  varj  tempi  concedute  alcune  particelle 
ad  iflanra  di  perfone  illuflri  ;  cosi  nel 
1664.  effendo  fiata  prefentata  una  fup~ 
plica   da  Conti    di  Mentone  per  ottener* 

O    3  una 

1  V.  Nov.  fac.  1.  2.  pag.  238. 


214  Di  S.  Bernardo  di  Mentone  . 

una  reliquia  di  S.  Bernardo,  con  licenza 
del  Vefcavo  Giulio  Maria  Odefcalco  fi 
donò  loro  da  Canonici  un  dente,  rogandone 
r  atto  Carlo  Moneta  Cancelliere  della  Cu- 
ria. Parimente  nel  i  7  i  9.  il  Conte  Gau- 
denzio Caccia  ottenutane  la  facoltà  dal  Car- 
dinale Borromeo  impetrò  da!  Canonici  una 
particella  del  Capo  fuddetto  da  riporfi.  in 
un  Oratorio  da  efjo  fabbricato  in  onor 
del  Santo  nella  terra  di  Cafiella^o .  Fi- 
nalmente nel  1738.  fu  dal  mede  fimo  Car- 
dinale donato  un  altro  dente  efiratto  dal 
Capo  di  S.  Bernardo  al  Cardinale  Fer- 
reri  Vefcovo  di  Vercelli. 


DI 


*•*  ■*-  +  +'* +  +'■»• +'*>■*■  +  +  <>+ v*»  ♦•*■'•*  + ♦, 

> jmok  ..+:,*  ..■*..+  *OMC*  **J*  «OMO*  +v*  *.♦.*  *J*L 

DI    S.    GAUDENZIO 

VESCOVO   DI  NOVARA. 

TRA  i  molti  Difcepoli  del  grande 
S.  Eufebio ,  Vefcovo  di  Vercelli, 
intigni  per  virtù ,  e  per  meriti ,  è  ce- 
lebre S.  Gaudenzio  ,  il  quale  fece  tale 
progreflb  nella  fcuola  di  sì  degno  Mae- 
ftro  ,  che  meritò  d1  eflere  follevato  il 
primo  alla  Cattedra  Episcopale  di  No- 
vara .  Di  lui  fcrivono  Ughelli ,  Ferra- 
ri ,  Bafcapè  ,  e  molti  altri .  Abbiamo 
ancora  la  Tua  vita  dirtela  in  lun^o  da 
Filippo  Bagliotti  patrizio  Novarefe,  e 
più  in  breve  da  D.  Giacomo  Ropolo, 
Curato  di  Fiorano  ,  la  quale  però  non 
è  ancora  ftampata ,  e  che  noi  riftrin- 
geremo  in  compendio  . 

Ebbe  Gaudenzio  i  Tuoi  natali  in  Ivrea 

da  una  nobile  famiglia ,  chiamata  dei 

Soleri ,  o  Solari .  Suo  padre  chiamo/li 

Adalberto ,  e  fua  madre  Prifcilla ,  cre- 

O  4  duta 


ii 6    Di  S.  Gaudenzio 

ditta  di  Caia  Challant  ;  perfonaggi  fra* 
cittadini  d' Ivrea  molto  considerati  a 
cagione  de'  loro  beni ,  e  delle  loro  ric- 
chezze ,  ma  idolatri .  Il  fanciullo  neh1' 
andare  del  tempo  riufcì  così  avvenen- 
te,  e  manifeftò  un'  indole  sì  dolce  , 
che  guadagnom*  la  ftima  di  quanti  eb- 
bero a  conofcerio .  Niuno  però  più  gli 
fi  affezionò  ,  che  una  fama  Matrona 
fua  congiunta ,  chiamata  Giuliana  ,  la 
quale  crederi  parente  ancora  di  quel!' 
altra  Giuliana ,  cui  toccò  la  buona  for- 
te di  feppellire  i  Corpi  de'  Ss.  Martiri 
Tebei  Solutore,  Avventore,  ed  Otta- 
vio .  Quefta  gentildonna  con  belle  ma- 
niere incominciò  ad  iftruire  ne'  mifterj 
della  fede  il  buon  fanciullo,  ed  in  ciò 
fu  cotanto  fortunata ,  che  radicatavi  la 
religione  Cridiana  nel  cuore  di  Gau- 
denzio, né  l'Inferno  colle  fuggeftioni, 
né  Adalberto  colle  minacce  ,  né  Pri- 
scilla colle  lufinghe  poterono  mai  più 
sbarbicarla  dal  fuo  petto  .  Correvano 
gli  altri  al  tempio  d'  Apollo,  che  ora 
è  convertito  nella  Cattedrale  dedicata 
a  Maria  Vergine  affunta  in  Cielo  ;  ma 

egli 


Vescovo  di  Novara.  217 
egli  ad  efempio  di  Tobia  fuggiva  la 
compagnia  degli  uomini  idolatri,  e  fi 
ritirava  in  cala  della  fua  maeftra  per 
fare  con  elfo  lei  eiercizj  di  divozione, 
e  per  ricevere  nuove  irruzioni . 

Racconta  l'antico  autore  di  Tua  Leg- 
genda con  brevi ,  ma  fuceofe  parole  , 
com'  egli  datofi  già  da'  Tuoi  primi  anni 
allo  ftudio  dell'  orazione  ,  praticando 
aufterità ,  e  mortificazioni,  non  cefla- 
va  di  predicare  a'  compatriota  la  di- 
vina parola  fecondo  il  fuo  potere,  tal- 
che  parve  avergli  Iddio  accordato  prius 
Doclorem  effe ,  qua'm  Sacerdotem  .  Anzi 
già  fin  d'  allora  aveva  incominciato  a 
renderfi  chiaro  per  miracoli ,  coficchè 
coli' orazione  curava  gl'infermi,  e  cac- 
ciava i  Demonj  dai  corpi  invafati . 

Ora  fé  Gaudenzio  efercitava  il  fuo 
zelo  cogli  eiteri ,  ben  fi  può  argomen- 
tare quello  ,  eh'  egli  facefTe  co'  dim erti- 
ci ,  e  fpezialmente  co'  fuoi  genitori  . 
Ma  quelli  neli'  idolatria  oftinati  per  le- 
varli V  importunità  de'  fuoi  configli,  de- 
liberarono di  allontanarlo  da  fé,  e  dalla 
patria .  Mandaronlo  a  Vercelli  in  cafa, 

dico- 


1 1 8     Di  S.  Gaudenzio 

dicono  ,  de'  Vialardi   loro  parenti  con 
incumbenza  di  allevarlo  in  tutto  da  no- 
bile ,  e  di  adoperarli  con  ogni  forta  di 
converfazione  per  levargli  dalla  mente 
gì'  infegnamenti   di   Giuliana  .    E   ben 
proccurarono  i  Vialardi  fecondo  l'ordi- 
ne ricevuto  di  alienare  Gaudenzio  dalla 
religione  Criftiana  ;  ma  non  riufcì  loro 
il  difegno  ;  che   anzi  vivendo   in  quel 
tempo  S.  Eufebio  a  Vercelli  in  qualità 
di  Vefcovo  ,  il  Tanto  Giovane  tofto  por- 
toni a'  Tuoi  piedi  per  chiamargli  nuove 
irruzioni,    ed  il  Tanto  battefìmo.  Andò 
intanto    a  Ivrea   la  nuova   di  una  tale 
rifoluzione  ;  e.  però  Adalberto  ,  e  Pri- 
fcilla  portatifi    a  Vercelli   pofero  ogni 
cofa  in  opera ,  affine   di  levargli  dall' 
animo  la  pigliata  rifoluzione  ;  ma  tut- 
to  indarno  :    concioiììachè   rifuggito*! 
nella    cafa   di   S.    Eufebio,  fupplicollo 
d'accordargli  torto  il  fanto  Battefìmo, 
e   di  ammetterlo   nel  numero   de' fuoi 
Cherici .  Così  correndo  Gaudenzio  l'an- 
no decimo  quarto  in  circa  di  fua  età, 
ebbe   la  buona   forte   d' efìere   afcritto 
nel  numero  de' Fedeli  diCrifto,  e  de' 

Che- 


Vescovo  di  Novara  .  119 
Cherici  della  Chiefa  Verce'iefe  in  offi- 
zio  di  Lettore ,  fenzachè  potefTero  im- 
pedirlo i  Tuoi  genitori ,  a  cagione  de- 
gli Editti  Imperiali  pubblicati  da  Co- 
stantino a  favor  de'Criftiani . 

Intanto  avanzandoli  Tempre  più  nella 
pietà,  e  nella  dottrina,  ancorché  gio- 
vane d'  età  ,  fu  giudicato  maturo  per 
T  Appoftolico  miniftero.  Volendo  Gau- 
denzio incominciarlo  dalla  converfio- 
ne  de'  fuoi ,  pigliata  la  benedizione  di 
S.  Eufebio ,  ritornò  a  Ivrea .  Quivi  ri- 
fiutatogli dal  Padre  l'albergo,  fu  agret- 
to più  volte  a  patire  tutte  quelle  in- 
comodità ,  che  reca  feco  Y  Apposola- 
to ,  fé  non  in  quanto  condiva  Iddio 
i  di  lui  patimenti,  e  travagli  colle  fue 
confolazioni ,  e  ancora  colle  converfio- 
ni,  che  faceva  de' cittadini ,  o  de' po- 
poli della  campagna . 

E  coftante  tradizione,  che  arrabbian- 
do gli  Idolatri  nel  vedere  la  frequen- 
za delle  convezioni  ,  una  fera  giunto 
alla  porta  della  Città ,  gli  venifTe  que- 
lla chiufa  in  faccia  dalle  guardie,  co- 
ircene non  potè  ricoverarvi  al  coperto, 


no    Di  S.  Gaudenzio 

o  ritirarfì  in  cafa  della  fua  parente  Giu- 
liana .  Non  è  inverifimile,  che  il  col- 
po gli  venifle  fatto  ad  hìigazione  del 
padre,  il  quale  faceffe  intendere  al  Go- 
verno ,  che  quel  giovine  macchinava 
qualche  cofa  contro  la  patria  ,  e  che 
andava  di  villaggio  in  villaggio  iolle- 
vando  i  popoli,  ond' era  prudenza  non 
riceverlo  dentro  alle  mura  .  Ma  che 
ne  avvenne  ?  Portoli  a  dormire  iopra 
una  rupe  in  poca  distanza  dal  Borghet- 
to ,  lafciò-ivi  impreile  le  veftigie  del 
fuo  corpo  ,  come  ancora  il  vede  :  il 
perchè  in  memoria  di  tale  prodigio 
a'  giorni  noftri  vi  fi  è  eretta  una  Chiefa 
ad  onore  del  Santo . 

Chiamato  poi  altrove,  come  fi  cre- 
de piamente ,  per  divina  infpirazione  , 
e  dal  vederfì  ivi  ferrata  la  itrada  per 
profeguire  la  grand'  opera  della  con- 
verfìone  de' fuoi,  per  andare  dove  Dio 
lo  voleva  *,  era  neceffario  paffare  la 
Dora  Baltea  .  In  tale  incontro  fi  vide 
un  miracolo  non  inferiore  del  primo  ; 
imperocché  fé  ne)T  altro  la  pietra  fi 
ammollì  per  ricevere  T  impresone  del 

fuo 


Vescovo  di  Novara  .  m 
ftfo  corpo,  qui  le  acque  s'indurarono 
per  lafciarlo  valicare  il  rapida  fiume, 
tanto  che  né  pur  bagnaronglì  un  filo 
del  mantello ,  che  gli  fervi  di  nave  . 
PalTato  all'  altra  ripa  in  aria  tra  amo- 
rofa  ,  e  compaffionevole  ,  diede  un  ad- 
dio alla  patria  ,  cui  non  era  più  per 
rivedere  ,  e  ben  lungi  dal  rimprove- 
rarla d' ingrata  ,  come  decanta  il  genio 
di  fcherzare ,  e  farebbe  ftata  cola  dif- 
dicevole  alla  fua  fantità  ,  è  credibile , 
che  pregaffe  rAltiflimo  ad  illuminarla, 
ed  a  toccare  il  cuore  a'  fuoi  genitori, 
i  quali  di  tatto  lì  fa  ,  che  in  feguito 
abbracciarono  la  Criiliana  Religione. 
Quelli  ,  che  di  perfecutori  divennero 
poi  difenfori  della  Chiefa,  arricchirono 
la  Cattedrale  d' Ivrea  con  molte  pof- 
feffioni  ,  onde  fi  meritarono  il  titolo 
di  Vifconti  di  quella  Chiefa  ,  doven- 
doti credere  ,  che  Gaudenzio  ottenefle 
colle  orazioni  ciò,  che  colle  prediche 
non  avea  confeguito  . 

Così  ufcito  Gaudenzio  quale  altro 
Abramo  dalla  fua  Patria  ,  e  dalla  fua 
Cognazione  ,  fi  condufìe  a  Novara.  Era 

a  luì 


212  Di  S.  Gaudenzio 
a  lui  giunta  la  fama  de'  meriti  di  S.  Lo- 
renzo Prete  ,  il  quale  in  quella  Città , 
e  ne'  contorni  fi  affaticava  per  conver- 
tire a  Dio  i  pagani  ;  onde  volle  effe- 
re  a  parte  delle  fue  appoftoliche  fati- 
che ,  Era  Lorenzo  uno  de'  più  letterati 
uomini  di  que'  tempi ,  verfatilìimo  nel- 
le lingue  Greca ,  Ebraica ,  e  Caldea  , 
e  perito  in  ogni  fcienza  divina  ,  ed 
umana  ;  ma  quel  che  più  importa,  un 
vero  efemplare  di  fantità  .  Sotto  la 
fcorta  di  un  tal  Maeftro  mirabili  furo- 
no i  progrefli,  che  fece  il  noft.ro  San- 
to sì  nella  pietà  ,  che  nelle  lettere  , 
coabitando  feco  lui  pel  corfo  di  fette 
anni ,  ed  ajutandolo  a  confutare  il  Pa- 
ganefimo  ,  e  l' Arianifmo  ,  che  regna- 
vano in  quel  paefe , 

Portofn*  ancora  infìeme  con  S.  Eufe- 
bio  al  Conciliabolo  di  Milano  raunato 
dall'  Imperatore  Coftanzo ,  nella  quale 
occafìone  avvenne ,  che  il  batello  lega- 
to alla  ripa  oppofta  del  fiume  Ticino, 
per  mano  Angelica  fu  loro  condotto  , 
affinchè  non  aveflero  a  perder  tempo 
nelP  afpettare  i  nocchieri,  che  ftavano 

dall' 


Vescovo  di  Novara.     223 

dall'  altro  canto  del  fiume .  In  Milano 
per  avere  foftenuti  i  dogmi  della  fede 
fu  a  parte  delle  perfecuzioni,  e  prigio- 
nie ,  che  foffriroiio  i  Prelati  Cattolici . 
Concilio/!!  in  tal  occafione  la  familia- 
rità di  S.  Martino  ,  che  dimorò  qual- 
che tempo  in  Milano ,  e  ad  ìftanza  di 
lui  accettò  la  carica  di  Notajo  Appo- 
itolico  col  pelo  di  registrate  tutti  i  fatti, 
che  fuccedevano  in  quella  Città  contro 
gli  Ariani .  E  ben  fi  dee  credere ,  che 
Siccome  gli  fu  giovevole  la  familiarità 
de' Santi  Eufebio ,  e  Lorenzo,  cosigli 
riufcifTe  vantaggiofa  per  fare  fpirituali 
progrefli  quella  di  S.  Martino . 

Ma  per  le  frodi  di  Aufenzio  Vefco- 
vo  Ariano  cacciato  da  Milano  Martino, 
donde  già  era  flato  efìliato  Eufebio  a 
Scitopoìi ,  tutta  la  perfecuzione  rivol- 
tofìì  contro  di  Gaudenzio,  il  quale  do- 
po aver  fofTerti  molti  ilrazj,  e  tormenti 
in  una  prigione ,  fu  mandato  in  bando 
nella  Pregallia ,  valle  nelle  vicinanze 
di  Coirà  di  venticinque  Comunità,  o 
lia  della  Rezia  Superiore ,  oggidì  chia- 
mata il  Paefe  de1  Grigioni  ,  ed  allora 

teatro 


224     Di  S.  Gaudenzio 

teatro  di  fpavento  non  meno  per  l'or- 
ridezza del  paefe,  che  per  la  barbarie 
di  chi  lo  abitava  .  Varie  famiglie  faci- 
norofe  avevano  cjuivi,  come  in  luogo  ri- 
moto dal  conforzio  degli  uomini,  e  però 
ancora  da'  Magistrati  ,  riabilito  il  lor 
domicilio  .  11  minor  male  di  coftoro  era 
vivere  da  aflaffini ,  giacché  niuna  reli- 
gione profetavano  ,  abbenchè  vi  reftaf- 
fe  qualche  culto  per  gl'idoli,  parendo, 
che  l'idolatria  fcacciàta  per  opera  d'uo- 
mini Apposolici  dalle  profììme  contra- 
de ,  il  fpfTe  colà  ritirata ,  come  in  luo- 
go di  ficurezza . 

Neil'  efìliare  Gaudenzio  ebbero  gli 
Ariani  un  fine ,  che  fu  di  levarfi  dagli 
occhi  un  Santo ,  che  dava  loro  non 
poca  pena  ;  ma  Iddio  ne  aveva  un  al- 
tro ,  cioè  la  converlione  di  que'  popoli. 
Ed  in  vero. fé  fu  a  Gaudenzio  penofo 
1'  efilio  in  un  paefe ,  che  pareva  dalla 
provvidenza  deftinato  per  punire  fcelle- 
rati,  gli  riufcr  per  altra  parte  foave  , 
come  fcrive  Buccelino  ,  perchè  ridufìe 
que'  barbari  alla  cognizione  di  Dio  . 
Scarfe  fono  le  notizie  3  che  fi  hanno  di 

,  quai> 


Vescovo  di  Novara  .  225 
quanto  patì  ,  e  fece  ivi  il  Santo  per 
propagare  la  fede  Cattolica .  L'  antico 
Breviario  di  Coirà,  che  lo  chiama  Ap- 
posolo della  Rezia ,  ed  una  Chieia  a 
lui  in  quella  valle  dedicata,  di  cui  veg- 
gono* ancora  le  veiHgie  a  difpetto  de- 
gli eretici ,  che  nel  fecolo  decimo  feflo 
la  diftruffero  ,  ben  manifestano  ,  che 
molte  furono  le  convenzioni . 

Portato^  pofcia  a  Coirà  ,  Città  me- 
tropoli della  Provincia  ,  ritrovò  un  mi- 
fcuglio  di  Cattolici ,  e  d' Idolatri  ;  fé 
non  in  quanto  quefti ,  eh'  erano  i  più 
in  numero  ,  in  dignità  ,  ed  in  ricchezze, 
foperchiavano  i  primi .  L'  energia  del 
fuo  predicare  ,  la  grandezza  de'  mira- 
coli ,  la  maniera  del  fuo  operare  rimife 
i  Criftiani  vacillanti,  e  conquiftò  anco- 
ra molti  pagani,  onde  il  partito  Catto- 
lico retto  il  più  forte  ,  a  fegno  che  que' 
Cittadini  dopo  averlo  ammirato,  ed  of- 
fequiato  come  Appostolo  ,  deaeraro- 
no ,  che  tra  loro  rimanere  in  qualità 
di  Vefcovo  .  Una  tale  proporzione,  che 
non  fi  confaceva  colla  fua  umiltà  ,  gli 
fece  affrettare  la  partenza  da  quel  luo- 
Tcm,  I,  P  go$ 


n6     Di  S.  Gaudenzio 

go  ,  e  'l  derìderlo  di  rivedere  il  Tuo 
Maeftro  S.  Eufebio  donogli  le  ali  per 
portarfì  nella  Paleftina  per  lunghe  ,  e 
difaftrofe  (brade  . 

Vicendevole  fu  la  confolazione  de' 
Santi  nell'  abbracciare ,  e  nel  racconto 
delle  avventure  loro  .  Gaudenzio  ram- 
memorò ,    quanto   egli  aveva  operato 
in  Milano  ,  nella  Pregaliia,  ed  in  Coirà; 
ed  Eufebio  le  prigionie ,  le  nudità  ,  le 
lunghe  inedie  forTerte  in  Scitopoli,  ove 
il  partito  di  Patroclo  Vefcovo  Ariano 
era  il  dominante  .  Mandato  poi  Eufe- 
bio nella  Cappadocia  in  bando,  come 
in  paefe  di  clima  più  rigido,  il  noftro 
Santo  apparecchiato  a  patire,  e  mori- 
re con  lui,  volle  tenergli  dietro,  anzi 
ancora  accompagnarlo  in  varie  provin- 
cie  ,  che  gli  convenne  vifitare  per  or- 
dine del  Papa  Liberio  ;  il  quale  febbe- 
ne  perfeguitato  ,  ed  imprigionato  da7 
Cefarei,  aveva  mandato  patenti  di  Le- 
gato Appoftolico  al  Santo  Prelato .  Vi- 
etarono dunque  molti  paefi,  raunaronò 
Sinodi  ,    e    riconduffero    all'  ovile   di 
Criflo  non  folamente  pecore  fmarrite , 

ma 


Vescovo  di  Novara  .     217 
n>a  ancora  Pallori  fedotti.  In  qualche 
luogo  diftruflero  gl'idoli,  e  confutaro- 
no i   pagani  ,  tanto  che  il  loro  efìlio 
riufcì  un  trionfo  della  fede. 

Frattanto  giunto  ad  Eufebio  l'avvifo, 
che  Vercelli  era  in  gran  pericolo,  at- 
tefo  la  prepotenza  degli  Ariani,  il  San- 
to Vefcovo  ordinò  a  Gaudenzio  di  por- 
tarti fubito  a  quella  Città  per  riparare 
a7  danni  fofTerti ,  ed  impedire  maggiori 
rovine  .  Ubbidì  il  noit.ro  Santo  agli  or- 
dini dei  Prelato  ;  e  giunto  in  Vercelli 
pubblicò  le  lettere  paftorali  d' Eufebio, 
ripiene  di  paterno  affetto  verfo  il  fuo 
gregge,  e  nelle  quali  dichiaravalo  fuo 
Vicario  ;  ed  egli  come  tale  tutto  ado- 
peroilì  per  ben  governare  quella  Dio- 
cefi  .  Quale  fofle  il  fucceflb  delle  fati- 
che ,  e  diligenze  di  Gaudenzio  è  facile 
l'argomentarlo  dagli  onori,  che  al  dire 
d'  un  antico  Storico  fegli  Eufebio,  quan- 
do in  capo  a  tre  anni  reltitutto  al  fuo 
Vefcovado  per  comando  di  Giuliano  , 
che  liberò  dal  bando  i  Vefcovi  efìliati, 
ritrovò  sì  bene  ordinata  la  Diocefi . 


Il 


ii8     Di  S.  Gaudenzio 

Il  noftro  Santo  però  poco  dimorò  in 
Vercelli  dopo  l'arrivo  di  S.  Eufebio  . 
Imperocché  parlato  a  vita  immortale 
colla  palma  di  martire  S.  Lorenzo  già 
fuo  maeftro  ,  egli  ritornò  a  Novara,  af- 
finchè quella  Criftianità  restando  fenza 
guida  non  andarle  in  perdizione  .  La 
prima  fua  imprefa  fi  fu  cavare  dal  poz- 
zo ,  ove  i  Pagani  gettato  lo  avevano, 
il  fagro  cadavere  di  S.  Lorenzo ,  e  de' 
fanciulli  con  efìb  lui  trucidati,  e  por- 
tarli come  in  trionfo  ad  una  Chiefa  , 
che  già  a  S.  Lorenzo  avea  edificata  . 
Attefe  poi  ad  ammaestrare  non  meno 
i  popoli  della  campagna  ,  che  quelli 
della  Città,  fra' quali  contavano  ancora 
parecchi  idolatri ,  e  colla  fantità  dell' 
efempio ,  coli'  efficacia  della  dottrina , 
anzi  ancora  colla  grandezza  de'  mira- 
coli gli  riufcì  di  purgare  tutto  quel 
paefe .  Abitava  egli  una  cafuccia  più 
da  romito ,  che  da  uomo  nobile,  e  tutr 
ta  la  fua  cura  era  fantificando  gli  altri 
colle  prediche,  crocifiggere  la  propria 
cat ne  colle  penitenze .  E  parve  un  pre- 
fagio  di  ciò  ,  che  doveva  avvenire  , 

l'offer- 


Vescovo  di  Novara  .     219 
l'ofTervarfi  ,  ch'egli  pigliò  albergo  vici- 
no ai  tempio  principale  dedicato  agi' 
idoli ,  dove  fu  pofcia  eretto  il  Vefco- 
vado  ,  il  Duomo,  e  le  cafe  Canonicali. 

Abbattuta  l'idolatria  fé  la  pigliò  co- 
gli Ariani;  ma  per  opera  di  Aufenzio, 
che  foggiornava  ancora  in  Milano ,  fu 
imprigionato  ,  e  flagellato  per  le  vie 
pubbliche  con  fommo  godimento  del 
fuo  fpirito  fempre  mai  avido  di  pati- 
menti .  Da  Novara ,  ove  fi  vide  perfe- 
guitato ,  prefe  il  partito  di  ritornare  a 
Coirà  per  rivedere  quei  Criftiani .  Due 
anni  foggiornò  ivi  il  Santo  con  fomma 
confolazione  de' Fedeli,  e  con  grandif- 
fimo  loro  vantaggio  ;  onde  con  ragio- 
ne viene  da  quei  popoli  confiderato  , 
come  loro  Vefcovo  al  dire  di  Buccel- 
lino  . 

Morì  intanto  Aufenzio,  e  fu  folle- 
vato  alla  fedia  Epilcopale  di  Milano 
S.  Ambrogio  ;  per  la  qual  cofa  Gauden- 
zio fé  ne  ritornò  in  Italia  ,  ove  con 
quell'incomparabile  Prelato  ftrinfe  una 
particolare  amicizia  ,  e  familiarità  ;  ed 
è  credibile ,  che  da  lui  ricevette  Ara- 
P  3  brogio 


230  Di  S.  Gaudenzio 
brogio  quelle  notizie,  che  colla  fua  pen- 
na d' oro  tramandò  a*  poileri ,  di  S.  Eu- 
febio ,  e  di  altri  Prelati  di  que'  tempi. 
Ritornato  poi  Gaudenzio  a  Novara,  fer- 
mò quivi  (labile  la  fua  dimora ,  conti- 
nuando a  menare  una  vita  da  Romito 
per  ciò  ,  che  riguardava  fé  fleiTo  ,  a 
cagione  delle  fue  aufterità  7  ma  da  Ap- 
posolo in  riguardo  degli  altri  ;  per- 
chè era  tutto  intento  a  fantificàre  i 
popoli . 

Segnalò  Iddio  il  fuo  Apposolato  con 
molti ,  e  palefi  miracoli  ,  tantoché  la 
fua  cafa  era  fempre  attorniata  da  feb- 
bricitanti ,  malagiati  ,  ed  orTeflì  dal  De- 
monio ,  fopra  del  quale  egli  aveva  un 
gran  potere  .  L'  acqua  ftefla ,  con  cui 
fi  lavava  le  mani,  operava  prodigj  a 
prò  degl'infermi.  Si  racconta,  l  che 
efìendofi  accefo  il  fuoco  in  Novara,  mi- 
nacciava una  totale  rovina  della  Città, 
né  valevano  umane  diligenze  per  eftin- 
guerlo,  perchè  avendo  incominciato  di 
notte,  prima  che  s'  acco^eflfe  al  ripa- 
ro, già  erano  incenerite  più  cafe.  Gau- 
denzio 

*  Nov.  fac.  I.  2.  pag.  145. 


Vescovo  di  Novara  .  231 
denzio  dopo  breve  orazione  fi  mite  a 
girare  attorno  le  cafe,  che  ardevano, 
recitando  falmi ,  ed  inni ,  e  pofcia  for- 
mato un  fegno  di  Croce ,  come  le  be- 
nedicefTe  il  fuoco ,  in  un  momento  fi 
eftinfe  del  tutto  .  Infermatovi  parimente 
V Imperatore  Teodollo  in  Novara  neir 
andare  nelle  Gallie  contra  MarTirno  ufur- 
patore  dell'Imperio  ,  e  temendofi  di  fua 
vita ,  il  nofiro  Santo  chiamato  in  Cor- 
te con  un  fegno  di  Croce  guarì  1'  in- 
fermo Monarca ,  il  quale  per  gratitu- 
dine ,  e  ad  ifianza  di  Gaudenzio  rifto- 
rò  le  rovine  di  Novara  ;  onde  in  una 
fupphca  data  nell'anno  1554.  a  Carlo  V. 
da'  Cittadini ,  fi  legge  ,  che  Novara  in 
gran  parte  diftrutta  sì  dall'incendio,  di 
cui  abbiamo  parlato,  che  dalla  barba- 
rie di  Maffimo,  che  l'avea  occupata  , 
fu  da  Teodofio  riedificata  per  le  pre- 
ghiere del  noftro  Santo . 

Ch'  egli  pofiedefTe  ancora  Io  fpirito 
di  profezia  ,  lo  manifefta  il  cafo  fèguen- 
te .  Erafi  portato  S.  Ambrogio  a  Ver- 
celli ne'  tempi  del  Vefcovo  S.  Onorato 
per  comporre  alcune  differenze  :  ora  nel 
P  4  ritor- 


23i     Di  S.  Gaudenzio 

ritornare  alla  iìia  Metropoli,  pattando 
per  Novara  gli  venne  in  mente  di  vifi* 
tare  il  noftro  Santo  ;  ma  tra  fé  ftabilì 
di  tirar    oltre  ,  perchè  fi  avvicinava  la 
fera  .  Ritrovò  però  il  fuo  cavallo  reftio* 
che  quantunque  adoperale  la  sferza  , 
e  lo  fperone,  punto  non  fi  moveva .  Co- 
nofciuto  adunque  effere  volere  di  Dio, 
eh'  egli  confolaffe  colla  fua  vifita  il  fuO 
amico ,  rivoltò  il  cavallo  verfo  la  cafa 
di  Gaudenzio  ,   ed  allora   la  beftia   fu 
ubbidiente, "ed  arrendevole.   II  noftro 
Santo  informato  per  divina  rivelazione 
del  cafo,  volò  air  incontro  d'Ambrogio, 
lo   accolfe   nel  fuo  povero  albergo ,  e 
con   efpreflloni  di  vicendevole  giubilo 
pattarono  infieme  parecchie  ore  .  Cioc- 
ché fa  più  a  mio  propofito,  fi  è ,  che 
avendo  il  S.  Vefcovo  predetto  a  Gau- 
denzio ,  che  fra  poco  egli  farebbe  fol- 
levato  al  trono  Vefcovile  di  Novara  , 
quelli  gli  rifpofe  ,  che  farebbe  Vefcovo 
sì ,  ma  che  non  avrebbe  Y  onore  d'  ef- 
fere da  lui  confacrato  ;  perchè  ben  to- 
flo  voleva  Iddio  rimunerarci  fuoi  me- 
riti ,  come  in  fatti  fi  vide  fra  poco  avve- 
rare 


Vescovo  di  Novara.  133 
rare  dall'evento  .  Scrivefi  ancora  ,  che 
la  mattina  condottolo  come  a  diporto 
nel  fuo  orticello ,  gli  fece  vedere  nel 
cuor  dell'inverno  una  primavera  di  fiori. 
Per  mantenere  la  memoria  di  tal  pro- 
digio ,  i  Decurioni  di  Novara  fogHono 
nella  feda  del  Santo  ai  11.  di  Gennajo 
offerirgli  alcuni  rami  di  fiori  formari  di 
cera ,  che  fi  appendono  poi  alla  volta 
della  Chiefa  a  vifta  del  popolo. 

Morto  che  fu  S.  Ambrogio  ,  i  Citta- 
dini di  Novara  deiiderofi  d'  avere  un 
Vefcovo  ,  fiiTarono  gli  occhi  fopra  Gau- 
denzio ,  amato  da  loro  come  padre,  e 
riverito  qual  Maeflro ,  e  Paftore .  Per 
la  tema,  eh'  egli  ripu^naiTe  a' loro  de- 
fiderj ,  ottennero  da  Siricio  allora  Som- 
mo Pontefice  un  comando  al  Santo  di 
accettare  un  onore ,  eh'  ei  fempre  ave- 
va rifiutato  ,  e  una  delegazione  a  S.  Sim- 
pliciano di  ordinarlo  ;  iìcchè  fu  necefiì-» 
tato  di  piegare '1  capo,  con  quella  con- 
folazione  de'Novarefi  ,  che  ognuno  ben 
può  immaginare  .  Creato  Vefcovo,  fic-» 
come  nulla  fi  vide  in  lui  di  cangiamen- 
to, continuando  la  vita  penitente  me- 
nata 


154     Pi  S.  Gaud  enzio 
nata  fino  allora  ,    così   maggiormente 
comparve  l'ardore  del  fuo  zelo. 

Duravano  ancora  le  fuperftizioni  in 
Novara,  fomentate  da  alcuni  nobili  -9 
ed  egli  tutto  s'impiegò  vivamente  per 
annientarle  ;  e  quello  ,  che  non  potè 
confeguire  colle  prediche  in  pubblico , 
0  colle  private  esortazioni ,  finalmente 
gli  riufcì  d' ottenere  cogli  editti  Impe- 
riali da  lui  proccurati  a  favore  della  re- 
ligione Cattolica  ,  tanto  che  a  niun  pa- 
gano reltò  la  libertà  d'  abitare  iti  No- 
vara .  Diftruffe  i  tempj  degl'  idoli,  con- 
fervando  folamente  il  principale  ,  che 
da  lui  fu  convertito  in  una  Bafilica  dedi- 
cata al  culto  della  Santiflìma  Vergine. 
In  quella  fece  innalzare  il  fuo  trono  Pon- 
tificale di  fodo  marmo ,  che  ancora  fi 
conferva  nella  Chiefa  a  lui  intitolata  , 
come  un'infigne  reliquia,  maflìmamen- 
te  per  averci  fcolpite  miracolofamente 
le  veftigie  de'fuoi  piedi.  Serve  anche 
a' dì  noltri  quei  trono  a'Vefcovi,  che 
prima  di. pigliare  il  poffeflb  nella  Catte* 
drale  ,  ivi  s'intronizzano  ;  ed  allora  fono 
riconofciuti  per  Pallori  della  Greggia, 

quan- 


Vescovo  di  Novara.     235 
andò  fi  veggono  federe  nella  venera- 
ta Tedia  del  primo  loro  Prelato . 

Moire  akre  Chiefe  fece  innalzare  sì 
nella  Città,  che  ne'fobborghi,  dividendo 
la  fua  Diocefì  in  varie  parrocchie ,  alla 
fervitù  delle  quali  dettino  Ecclefiaftici 
zelanti,  fìccome  per  uffiziare  la  Cattedra- 
le ad  efempio  di  S.  Eufebio  dettino  un 
numerofo  Clero,  che  viveva  in  comune, 
e  fì  meritò  da  S.  Leone  IH.  il  belP elo- 
gio di  Magnum  Capitutum  Novarienfe .  E* 
fama,  che  per  efercitare  la  gioventù 
non  meno  nella  pietà  ,  che  nelle  lette- 
re ,  fondarle  ancora  alcuni  Collegi  ;  il 
che  riufcì  e  di  decoro ,  e  di  vantaggio 
a  tutta  la  Diocefì . 

Ma  non  fi  riftrinfe  alla  fola  Diocefì 
di  Novara  il  fuo  zelo  .  Per  ordine  di 
S.  Anaftafìo  Papa  raunatifì  in  Milano  i 
Vefcovi  dell'  Infubria  a'  tempi  di  S.  Ve- 
neri© fucceflbre  di  S.  Simpliciano  ,  ri- 
trovofTì  a  quel  Concilio  Gaudenzio  ,  e 
cogli  altri  Prelati  approvò  la  condanna- 
tone degli  errori  d'Origene  feminati 
in  Roma  da  Ruffino,  e  da  Melania.  In- 
tervenne umilmente  nel  Concilio  Roma- 
no, 


136     Di  S.  Gaudenzio 
no ,  ove  agitoflì  la  caufa  di  S.  Giovanni 
Grifoftomo,  ingiuftamente  depofto  dalla 
fedia  Coftantinopohtana  per  opera  dell' 
Imperatrice  Eudoffia.  Effendo  poi  flato 
dichiarato  innocente  Grifoftomo,  piglia- 
tafi  la  rifoluzione  di  mandare  ad  Arca- 
dio  un'  ambafciata   di   cinque   Vefcovi 
Occidentali ,  e  di  cinque  Orientali,  fra' 
primi  fu  deftinato  il  noftro  Santo .  Ma 
non  poterono  i  Prelati  recare  a  queli' 
ingannato  Cefare  i  difpacci  del  Papa  , 
eh'  era  S.  Innocenzo ,  né  del  Concilio  , 
o  di  Onorio ,  che  governava  il  Ponente  . 
Imperocché  giunti  in  Atene  ritrovaro- 
no gente  armata ,  dalla  quale  ad  nega- 
zione d'  Attico  ,  a  cui  Eudoffia  procu- 
rato avea  la  Cattedra  di  Coftantinopoli, 
furono  malmenati ,  fvaligiati ,  imprigio- 
nati,  e  finalmente  tentata  in  vano  la 
loro  fede  colla  prometta  di  tremila  mar- 
che d'argento,  in  una  mal  concia  nave 
efpofti  furono  ad  evidente  naufragio  . 
Iddio  però,  che  tiene  il  dominio  fopra 
i  venti ,  e  '1  mare ,  miracolofamente  li 
condufle  a  falvamento  ne' lidi  d'Italia 
dopo  quattro  mefi  di  faftidiofa  naviga- 
zione. 


Vescovo  di  Novara.  237 
zione .  Scrive  Bagliotti ,  che  in  tal  tem- 
po i  Santi  Prelati  ricevettero  molte  con- 
foiazioni  dal  Cielo ,  e  che  fi  meritaro- 
no un'  apparizione  di  S.  Paolo  ;  ficchè 
mentre  {offrivano  le  perfecuzioni  di  gen- 
te empia,  ebbero  da' Beati  follievo,  e 
conforto. 

Dopo  avere  in  Roma  informato  il 
Sommo  Pontefice  dell'  infelice  fuccefTo 
di  fua  legazione  ,  incamminom*  Gauden- 
zio di  ritorno  alla  fua  fede  ,  fempre  ac- 
compagnato dalla  povertà ,  che  in  un 
incontro  impegnò  Iddio  a  foccorrerlo 
con  evidente  miracolo  .  Giunto  a  Secu- 
gnago,  terra  della  Diocefì  di  Lodi  alle 
ventitré  ore,  ed  ancor  digiuno,  ritiroflì 
in  una  Chiefa  per  far  orazione,  e  dopo 
averla  terminata  dimandò  al  Paroco  , 
che  ferviva  la  Chiefa  ,  qualche  ritloro. 
Quelli  quanto  confolato  per  avere  nell' 
ofpizio  un  Prelato  di  tanto  grido ,  al- 
trettanto confufo,  perchè  nulla  avea  da 
dargli ,  fi  fcusò  con  parole  di  tutta  cor- 
tesia .  Ma  il  Santo  continuando  le  iftan- 
ze ,  e  dicendo,  che  un  poco  d'erbag- 
gio ballava  al  fuo  bifogno ,  fentì  repli- 
carti, 


238  Di  S.  Gaudenzio 
earfi ,  che  correndo  il  gennaio,  era  di- 
futile  il  penfare  di  ritrovarne  .  Ma  Gau- 
denzio pigliate  alcune  Temenze ,  le  fé 
gettare  nelP  orticello ,  e  dopo  due  ore 
pallate  in  fanti  colloquj  11  ritrovarono 
crefciuti  gli  erbaggi ,  che  poi  ferviro- 
no  per  imbandirgli  una  povera  cena  . 
E  perchè  Petà,  e  le  fatiche  óeì  viag- 
gio richiedevano  pure  un  poco  di  vino, 
di  cui  mancava  il  Curato,  il  Santo  Ve- 
fcovo  formato  un  fegno  di  Croce  fopra, 
un  vafo  d'  acqua ,  convertillo  in  vino 
fquifìto .  A  cagione  di  quelli  due  mira- 
coli que'  Terrazzani  dedicarono  poi  a 
fuo  onore  la  loro  Chiefa ,  e  ne  fanno 
ancora  annualmente  la  fella  . 

Redimito  a  Novara  continuò  i  fuoi 
folitj  efercizj,  e  premendogli  di  vedere 
onorata  la  memoria  di  S.  Lorenzo  già 
fuo  maeftro  ,  fece  fabbricare  una  ma- 
gnifica Chiefa  nel  porto,  ov'  era  il  poz- 
zo ,  in  cui  fu  gettato  il  Santo .  Scatu- 
riva da  quel  pozzo  un  olio  maraviglio- 
fo,  che  rifanava  ogni  fona  d'infermi- 
tà ,  che  qualche  fecolo  dopo  la  morte 
di  Gaudenzio  cefsò  -,  e  fu  allora ,  quan- 
do 


Vescovo  di  Novara  .  139 
do  P  avarizia  infegnò  a  diftribuire  per 
danari  un  liquore,  che  la  mano  divina 
liberalmente  avea  donato  .  Attiguo  alla 
Chiefa  fabbricò  anche  un  Moniìtero  di 
Monaci  ,  il  quale  durò  lungo  tempo  , 
e  quivi  appunto  mori  alcuni  fecoli  dopo 
il  noftro  S.  Bernardo  di  Mentone  .  In 
quel  Moniftero  ritiratali  non  di  rado 
il  Santo  per  godere  della  dolce  con- 
venzione di  quegli  Anacoreti  ,  che 
per  fuo  ordine  vivevano  ,  come  quelli, 
ch'egli  aveva  veduti  in  Egitto,  ed  an- 
cora per  riitorare  con  fante  meditazio- 
ni il  fi?f>  fpirito  dalle  occupazioni  del 
fuo  uffizio  paitorale  talora  oppreflo  . 
Terminata  quella  fabbrica  diede  prin- 
cipio ad  un'  altra  Bafilica  poco  lonta- 
no dalla  Città,  ove  defìderava  d' effe- 
re  feppellito ,  già  avendo  dal  Signore 
avuto  rivelazione  del  giorno,  e  dell'ora 
del  fuo  paflaggio  . 

Finalmente  fentendon*  mancare,  tutto 
follecito  d'incamminare  al  Cielo  il  fuo 
gregge  ,  e  di  provvederlo  dopo  fé  d' un 
buon  Paitore ,  fecefi  condurre  fui  pul- 
pito.  Dopo  un  fervorofo  fermone,  che 

fu 


i4o    Di  S.  Gaudenzio 

fu  come  un'  efpreffione  della  fua  ulti- 
ma volontà ,  efortò  il  Clero ,  e  '1  po- 
polo a  collocare  fulla  fua  fedia  chi  di 
lui  era  migliore  ,  accennando  Agabio 
fuo  difcepolo ,  cui  avea  già  predetto  'l 
Vefcovado;  ed  ottenuto  l'univerfale  con- 
fentimento  ,  il  Santo  vecchio,  alzati  gii 
occhi  al  Cielo  in  rendimento  di  grazie, 
con  faccia  giuliva  refe  a  Dio  la  fua  beli' 
anima  ai  22.  di  Gennajo  ,  correndo 
l'anno  ottantefimo  ottavo  di  fua  età  , 
ed  il  quattrocento  diecifette  di  noftra 
falute  ,  e  il  ventefimo  del  fuo  Vefcova- 
do  .  Così ,  come  di  lui  fcrive  uno  bo- 
rico l ,  dum  ad  populum  concionem  ha- 
beret ,  fuum  Deo  reddidit  fpìritum  ,  co- 
ronando i  fuoi  giorni  con  una  morte  de- 
gna dell'  Appoftolico  miniftero  da  lui  sì 
lungamente  efercitato  , 

Calato  che  fu  con  riverenza  il  fagro 
cadavere  dal  pulpito ,  celebrom*  il  fuo 
funerale  con  lagrime  inconfolabili,  tal- 
ché o  forfè  per  appagare  la  divozione 
del  popolo,  o  per  dar  tempo,  che  fi 
terminaffe  la  Chiefa ,  nella  quale  aveva 

defi- 

f  Ferrari  n,  gen.  pag.  86- 


Vescovo  di  Novara.  241 
desiderato  d1  eiìere  feppellito  ,  reitò  il 
fuo  Corpo  fei  meiì ,  e  dodici  giorni  in- 
fepolto  ,  ed  efporlo  nella  Cattedrale .  In 
tutto  quel  tempo  ,  ancorché  paflaflero 
i  mefì  più  caldi  dell*  anno ,  non  fola- 
mente  confervofìì  incorrotto ,  e  fenza 
verun  cattivo  odore  ,  ma  ancora  parve 
vivo,  e  come  fé  vivo  folTe,  crefcevan- 
gli  le  ugne  ,  i  capelli ,  e  la  barba.  Ter- 
minata poi  per  la  follecitazione  di 
S.  Agabio  Tuo  fucceflbre  laChiefa,  alla 
quale  Gaudenzio  avea  dato  principio 
fuori  della  Città  ,  nella  medefìma  fu 
folennemente  portato  il  fagro  cadave- 
re ,  e  decentemente  feppellito  corren- 
do il  terzo  giorno  d'Agoito.  Fu  quella 
Chiefa  da  Agabio  confecrata  al  Santo, 
e  divotamente  uffiziata  da  buon  nume- 
ro di  Canonici  fin  da  più  antichi  fe- 
coli  :  ma  diroccata  poi  a'  tempi  di  Car- 
lo V.  per  meglio  fortificare  la  Città , 
il  Cardinale  Morone  ,  che  n'  era  Ve- 
fcovo  ,  fece  trafportare  quelle  fa  gre  offa, 
che  fparfero  fragranza  di  paradilb ,  alla 
parrocchiale  di  S.  Vincenzo  ai  12.  d'Ot- 
tobre del  1 5  53. 
Tom.  L  Q  Accad- 


242     Di  S.  Gaudenzio 
Accadde  pofcia  ,  che  nel  1576.  fu- 
neftando  il  contagio  buona  parte  della 
Lombardia,  reftaflero  ad  interceflione 
del  Santo  prefervati  i  Novarefi,  i  quali 
perciò  mofìì  dalla  gratitudine  nel  pri- 
mo di  Maggio  dell'  anno  feguente  get- 
tarono la  prima  pietra  del  Tempio,  che 
ricco   di   marmi ,  di  bronzi  ,  e    d'  ar- 
gento, e  magnifico  per  l'architettura 
fi  ammira  dentro  le  mura  della  Città, 
ed  è  uffiziato  da  un  nobili/fimo  Capi- 
tolo di  Canonici ,  ed  è  fituato  appun- 
to nel  luogo ,  ove  prima  era  la  Chiefa 
di  S.   Vincenzo .  Lungo   tempo   pafsò 
prima  che  fofTe  ridotta  a  compimento 
quella  Bafilica  a  cagione  delle  guerre: 
fu  ad  ogni  modo  notabile ,  che  la  pri- 
ma funz  ione ,  che  in  effa  fi  fece  ,  fu 
una  MeiTa  folenne   in   rendimento   di 
grazie  a   Dio  per  la  pace   de' Pirenei 
fra  la  Francia ,  e  la  Spagna .   Quivi  in 
una  delle  più  vaghe ,  e  doviziofe  cap- 
pelle ,  che  vanti  l' Italia ,  fta  ora  ripo- 
llo  il    fuo  Corpo  ,  che  fu  trafportato 
ai   1 4  .    di  Luglio   del   1 7 1 1 .   con  una 
pompa  fenza  pari ,  che  il  curiofo  ,  e 

di- 


Vescovo  di  Novara  .  24$ 
divoto  Lettore  potrà  leggere  per  Tuo 
appagamento  nella  erudita  relazione  , 
che  ne  donò  allora  il  Teologo  Prina  , 
Curato  di  S.  Matteo  ,  e  fu  itampata 
con  figure  in  rame  in  Milano  ,  e  in 
Novara. 

La  Chiefa  Ambrofianafa  memoria  del 
noltro  Santo  ,  e  i  Canonici  Regolari  La- 
teranenfì  ne  fanno  Y  Uffizio  lotto  rito  di 
doppio  con  lezioni  proprie.  Quella  di 
Coirà  lo  venera  come  uno  de'fuoi  Vefco- 
vi  .  Ivrea  ne  fa  l'Uffizio,  come  di  fuo  cit- 
tadino, e  Fiorano  Cartello  poco  difco- 
fto  da  quella  Città  lo  ha  per  Titolare 
della  parrocchiale ,  credendoli  ,  che  i 
fuoi  Genitori  follerò  Signori  di  tal  Ca- 
ftello  ,  o  almeno  ,  com'è  più  venlì- 
mile ,  che  ivi  avellerò  beni  ,  giacché 
a' tempi  del  Santo  non  davanfì  ancora  le 
terre  in  feudo  .  In  Fiorano  fi  crede,  che 
il  Santo  ivi  predicaiTe  nelia  fua  giova- 
nezza . 

E  qui  non  è  da  tacerli,  che  febbene 
Ivrea  fempre  abbia  venerato  il  fuo  cit- 
tadino ,  di  cui  aveva  nella  Chiefa  de' 
Padri  Conventuali  una  reliquia ,  da  al- 
Q  2  cuni 


244  Di  S.  Gaudenzio 
cuni  anni  però  fi  è  maggiormente  pro- 
pagata ,  ed  accefa  verfo  di  lui  la  pub- 
blica divozione .  E  ben  ne  hanno  dato 
quei  Cittadini  un  convincente  indizio 
nelP  erezione  della  Chiefa  a  lui  dedi- 
cata nel  luogo  ,  ov'  egli  fi  ritirò  dopo 
effere  ftato  dalle  guardie  ributtato  , 
Chiefa ,  che  per  effere  in  (ito  fcofcefo, 
ed  angufto ,  non  fi  è  potuto  alzare  fen- 
za  riguardevoli  fpefe .  Ma  ben  ha  ri- 
munerato il  Santo  la  pietà  de'  Tuoi  di- 
voti ,  avendo  mollo  il  Canonico  Bian- 
chi di  Novara  a  fare  il  donativo  di  una 
parte  di  un  dito  alla  Città  ad  iftanza 
dell'Abate  Pinchia  Prepofto  Coadiutore 
della  Cattedrale  d' Ivrea .  Fu  ricevuta 
dal  Clero  ,  e  da'  Cittadini  quella  reli- 
quia con  tale  folennità  ,  che  non  fo,  fé 
avrebbero  potuto  rare  di  più ,  quando 
in  vece  di  una  piccola  porzione  aveffe- 
ro  ottenuto  tutto  il  Corpo  ;  e  lo  fteffo 
fi  praticò,  quando  con  folenniffima  pro- 
ceflìone  fu  dalla  Cattedrale  trafporta- 
ta  la  fagra  reliquia  alla  nuova  Chiefa 
nella  vigilia  della  fua  fefta  dell'  anno 
1727. 

Anno- 


Vescovo  di  Novara.     145 
Annotazioni. 

IL  primo ,  che  fcriffe  la  vita  del  San» 
to ,  fu  non  Leone  Ve f covo  di  No- 
vara ,  che  viffe  a1  tempi  di  Stefano  II.9 
e  di  Paolo  I. ,  come  ferire  Pietro  Ga- 
leoni ,  ma  un  Autore  Anonimo  ,  che  a 
Leone  dedicò  la  fua  Operetta  ,  diflinta 
in  quattro  capi ,  neW  ultimo  de*  quali  lo 
nomina.  Quefla  Leggenda  però  è  imper- 
fetta ,  non  parlando  né  di  Giuliana  ,  né 
dei  miracoli  operati  nel  fuggir  dalla  pa- 
tria ,  ne  della  fua  miffione  nella  Preval- 
lia ,  né  della  prima  andata  a  Vercelli . 
Pare ,  che  indichi ,  effere  andato  Gau- 
denzio con  S.  Eufebio  in  e/ilio  -,  ed  é 
per  altro  più  verifimile ,  che  andaffe  a 
ritrovarlo .  Notano  ancora  i  Bollandifli ,  * 
che  nella  narrazione  vi  è  qualche  para- 
cronifmo ,  che  noi  abbiamo  proccurato  di 
sfugglre  •  In  una  parola  non  ha  queir 
Opera  tutta  r  accurate^  ,  che  fi  defe- 
derà .  Viene  non  pertanto  traferitta  da 
Mombri^io  .    Pietro   dey  Natali   ne  mette 

Q  ?  u 

1  Tom.  a.  Jan.  pag.  417. 


246     D 1  S.  Gaudenzio 

la  morte  ai  3 .  di  F ebbra] 0  ;  altri  ai  \ . 
dJ  Agofio  /'  ordinazione  ,  ma  pia  verifl- 
milmente  quello  fu  il  giorno  della  fua 
depo  fifone . 

Parla  di  lui  ampiamente  Monfignor 
Carlo  a  Bafilica  Petri  ,  *  e  ne  fanno 
menzione  tanti  altri ,  che  farebbe  tediofo 
il  farne  il  Catalogo  .  Appreso  V  Abate 
Ughelli  2  abbiamo  alcuni  diplomi  ;  ni 
quali  fi  legge  >,  che  in  grafia  di  S.  Gau- 
denzio più  favori  fonofi  accordati  alla 
Chiefa  di  Novara,  ed  a  fuoi  Canonici» 
Noi  però  abbiamo  per  lo  pia  feguitató 
Bagliotti,  il  quale  fcrive  bensì  alcuni  av- 
venimenti  del  Santo,  che  non  pajono  appog- 
giati dalla  teflimonianza  dì  antichi  Scrit- 
tori -,  ma  che  però  nulla  hanno  a"  inveri- 
fimile ,   nulla  di  contrario  alla  religione . 

Vogliono  alcuni  ,  che  Gaudenzio  an- 
daffe  con  S.  Martino  nelC  ifola  Gallina- 
ria  :  ma  a  noi  fembra  più  veri  fimi  le , 
che  in  quel  tempo  egli  andaffe  nella  P re- 
galila .  Molti  fondamenti  per  tale  afferà 
^ione  lejffl  in  un  manofcritto  di  D.  An- 
tonio 

1  Novar.  fac  1.   a.  pag.  241. 

a  Ital.  facr.  tom.  IV.  pag.  698.  &  feq. 


Vescovo  di  Novara.      247 
tomo  Scala  Priore  di  S.  Antonio  d'Ivrea , 
che  viveva  neW  anno  1  6  7 1 . 

Si  può  dubitare  ,  fé  S.  Gaudenzio  fof- 
fe  il  primo  Vefcovo  di  Novara ,  e  la 
comune  opinione  è  affermativa  .  Almeno 
è  certo.  ,  che  al  fuo  tempo,  voglio  dire, 
mentre  faticò  in  quella  Diocefi  prima 
d'  efferne  ordinato  Vefcovo ,  non  v  era 
alcun  Prelato .  Primo ,  Vefcovo  Cabilo- 
nefe ,  fa  memoria  di  un  S.  Aven?io , 
Pietro  Galefini  di  un  S.  Godefcalco  mar' 
tire  ,  come  di  Vefcovo  di  Novara  .  Ma 
come  fi.  nota  nella  nuova  fiampa  dell Ita- 
lia facra  dell'1  Abate  U ghetti,  non  ve- 
dendofi ,  in  quale  anno  effi  fedeffero  ,  fi 
dee  penjare  ,  che  fé  ne  furono  Vefcovi , 
lo  furono  dopo  7  noflro  Santo .  Come 
credere ,  che  Novara ,  ed  i  contorni  fof- 
fero  ancora  così  involti  nelle  fuperfli^io- 
ni  deW  idolatria ,  fé  prima  che  i  Santi 
Lorenzo ,  e  Gaudenzio  vi  fi  affaticarono 
per  efiirparle,  aveva  avuto  Vefcovi  quella 
Diocefi ì  Non  faprei  poi,  con  quale  fon- 
damento Giacobilli  neWanno  416.  mette  un 
Valerio  Antimo  Vefcovo  di  Novara  ,  fé 
in  queW  anno  viveva  il  nofiro  Gauden* 
Q   4  {ìo> 


148     Di  S.  Gaudenzio 

7Ìo  ,    ed   è    certo  ,  che   a    lui  fuccedette 
A g ab io  . 

//  fucceffore  del  nojlro  Santo,  che  da- 
gli altri  è  chiamato  Agabio,  da  Ughel- 
li  è  nominato  Agapito .  Noi  ci  fiamo 
accojlati  al  parere  della  pluralità  , 

Di  un  altro  Gaudenzio    fanno  memo- 
ria le  florie  della  Re^ìa,  che  però  è  dif- 
ferente dal  nojlro ,  e  forfè  di  qualche  fé- 
colo  è  più  giovine .  Quegli  fu  martirina- 
to    da  alcuni   malviventi,  che   avea  cor- 
retti, e  canonicato  ,   come  dicefi,  da  Ur- 
lano IV.  Le  fue  offa  furono  difperfe  dagli 
Zuingliani.  Veggafi  Bdgliotti  l.  2.  e.  5., 
il  quale  fcrive ,  che  il  Martire  fu  Sepol- 
to in  una  Chiefa  dedicata  al  noflro  Santo, 
nelle  rovine  della  quale  fi.  vedeva  ancora 
a    giorni    fuoi  la  di  lui  immagine  a  dif 
petto  del  furore  degli  Eretici. 

Qualche  Scrittore  ha  dubitato,  fé  ve- 
ramente la  morte  del* Santo  fa  feguita 
dopo  la  predica .  Ma  vi  è  forfè  in  ciò 
cofa  ,  che  ripugni  ? 

Refla ,  che  qui  ad  eterna  memoria  fi 
vegga  un  oratone,  e  (ir  atta  da  un  Bre- 
viario antico-  che  (ì  conferva  mano  ferino 

ncW 


Vescovo  di  Novara.     149 

neW  archivio  della  Cattedrale  a" Ivrea ,  ih 
fegno  che  non  è  nuovo  il  culto  del  Santo 
concittadino  nella  fua  patria  ; 

„  'I^AEUS  ,  cujus  donò  fides  noftra 
>»  J_-/  ed  ,  qui  nos  ad  perfecìam  le- 
„  gem  ,  &  inftitutionem  per  Beatum 
„  Confeflbrem  tuum  ,  &  Sacerdotem 
»  Gaudentium  docuifti  ;  per  eum*  qui 
»  eft  omnium  Fidelium  caput ,  da  Eo 
clefiae  tua? ,  ut  dignum  fit  capiti  tuo 
corpus*  ut  nullum  in  ea  amplius  zi- 
zanise  i'emen  increfcat ,  &  nulla  fur- 
tiva germina  incalefcant  .  Per  Do* 
minum  &c. 


:«,,^"sy& 


DI 


it^éieti^èt^Lt^^iA^fc  ±Ì=^  £^£i  ^^fc  et^fei^ìf  èt^Lfc  iì!L& 

DI  S.MAJORINO, 

O    MELIORI.NO 

VESCOVO  D'ACQUI. 

A  Città  d'Acqui ,  cui  i  popoli  chia- 
mati Statielli  fondarono  preflb  del- 
la Bormida  nel  Monferrato,  e  che  dalla 
iàlubrità  de'  fuoi  bagni  pigliò  il  nome, 
{è  vanta  d'avere  ricevuto  la  Fede  da 
S.  Barnaba  ,  non  ebbe  non  pertanto 
Vefcovo  fecondo  la  più  verifìmile  opi- 
nione ,  che  a'  tempi  di  S.  Silveftro  . 
Dei  feflantacinque  Sacerdoti,  che  que- 
fto  S.  Pontefice  inviò  in  varj  luoghi 
d' Italia  per  promuovere  la  fede  di  Cri- 
fto  ,  uno  11  tiene  per  tradizione  ,  che 
capitafle  in  Acqui  ,  e  ne  fofTe  il  pri- 
mo Vefcovo  ;  e  quefto  fu  Majorino  , 
o  Meliorino ,  che  vogliamo  dirlo .  Di 
lui  abbiamo  poche  memorie  ,  il  che 
fece  giudicare  al  P.  Filippo  Ferrari  "  , 

eh'  egli 

i  J«rt.  27.  pag.  391. 


Vescovo  d'Acqui.  15 1 
eh'  egli  ila  molto  antico  ;  e  di  fatto  ne' 
Catalogi ,  che  abbiamo  de'  Vefcovi  di 
quella  Città  ,  egli  è  pollo  nel  primo 
luogo.  Fu  Acqui  già  fedia  d'uno  de' 
Duchi  de'  Longobardi  ,  eh'  è  un  indi- 
zio della  iua  nobiltà ,  i  quali  vi  eref- 
fero  la  Chiefa  Cattedrale  ad  onore  dell' 
Apposolo  S.Pietro.  Ma  dappoi  per  le 
feorrerie  de'Saraceni  del  Fraffineto  per- 
dette molto  del  Tuo  antico  fplendore  • 
Di  quefto  Santo  fono  totalmente  pe- 
riti gli  atti .  Si  fa  pero  >  che  il  fu o Tan- 
to Corpo  dalla  Cattedrale  di  S.  Pie- 
tro fu  trasferito  nella  nuova  Cattedra- 
le dedicata  alla  B.  Vergine  per  opera 
di  S.  Vidone ,  del  quale  parleremo  a 
fuo  luogo ,  e  che  in  Acqui  fé  ne  ce- 
lebra la  fefta  ai  27.  di  Giugno  ,  nel 
qual  giorno  ne  fanno  ancora  memoria 
i  Continuatori  degli  Atti  de'  Santi . 

Annota  zioni. 

OS  fervano  i  Bollandifli ,  che  quando 
il  P.   Ferrari  dice ,  che  Major  ino 
amminiflrò  la  Chiefa  dy  Acqui  prima   di 

s. 


2 5 *     Di  S.  Majorino. 

5*.  Vidone  ,  «0/2  ^ev'  intender  fi ,  cAe  ^«tf- 
y?i  /òj/e  immediato  fucceffore  di  S.  Majo- 
rino .  Imperocché  Vidone  nel  Catalogo 
deW  Abate  Ughelli  è  il  decimo  quinto 
Vefcovo ,  e  in  quello  di  Monfignor  della 
Chiefa  è  V  undecimo ,  perchè  ne  lafciò 
alcuni  per  difetto  di  memorie.  Onde  non 
farà  difcaro ,  credo ,  al  leggitore  il  ve- 
dere la  differenza ,  che  corre  tra  P  Abate 
Ughelli ,  e  Monfignor  della  Chiefa  nel 
fare  il  catalogo  de*  Vefcovi  d?  Acqui  fi- 
no a  S.  Vidone. 


Monfignor  della  Chiefa, 


Ughelli . 


I. 

S.  Majorino . 

1. 

S.  Majorino  . 

2. 

Biftaldo . 

2. 

Diftaldo,  0  Biftaldo . 

3- 

Severo  . 

3- 

Dodone . 

4- 

Maffimo  . 

4- 

Severo . 

5- 

Valentino,  nominato 

5- 

Maffimo . 

in  un  Concilio  Roma- 

6 

.  Franco ,  di  cui  il  Baro- 

no  fotto  Agatone. 

nio  an.   579. 

6. 

Odelverto  . 

7- 

Fauftino    preflb  '1  Ba- 

7- 

Oddone ,    che    inter- 

ronio an.   588. 

venne    al   Sinodo  di 

8. 

Valentino  . 

Pavia  • 

9- 

Odalberto  .      Baronio 

8. 

Sedaldo , 

an.  844. 

IO. 


Vescovo  d'Acqui.      i*j 

9.  Baderne  .  io.  Badone  .    Baronio   an. 

IO.  Gottofredo  ,    che   fu  879. ,  fu  nel  Concilio 

prefente  in  un  Conci-  di    Pavia  876  ,    e   di 

lio  provinciale  di  Mi-  Ravenna  877. 


il- 


lano  . 

aliis  Dodone  . 

S.  Vidone . 

11. 

Teodaldo  ,  0  Sedaldo . 

12 

Guidone . 

»3- 

Adalgizio ,  intervenne 
ad  un  Congreflb  inti- 
mato   da    Ottone   il 
Grande  952. 

14. 

Gottofredo  . 

*5- 

S.  Vidone  • 

DI 


M4 


^*  *  •*  ■+•  •&  -fr  ♦  •*  *  -4'  "*'*  *9*  ♦  *fr  *$»  *  -4*  ■*  -fr  ■*  •H)f^ 

DI  S.  VIDONE 

VESCOVO   D'ACQUI. 
Vidone,  che  altri  chiamano  Gui- 


s 


•  done ,  Protettore  della  Città  an^ 
tichiffima  d' Acqui  ,  ove  fu  Vefcovo 
nel  feeolo  undecimo,  ebbe  nobiliifimi 
natali  nella  Liguria  .  I  fuoi  Antenati 
vi  poffedevano  molte  Cartella ,  e  fra  gli 
altri  Melazzo ,  ch'ebbe  l'onore  di  ve- 
derlo nafcere  nell'anno  1028.  ,  come 
fcrive  Ferrari  l  .  Pafsò  i  primi  anni 
della  fua  età  in  cafa  del  padre,  il  cui 
nome  non  è  venuto  a  noftra  notizia , 
ed  efTendo  di  ottima  indole ,  e  d'inge- 
gno perfpicace ,  volle  quegli ,  che  at- 
tenderle agli  ftudj  ;  ed  era  appunto  fe- 
condare il  fuo  genio  .  Morti  pofcia  i 
genitori  ,  dato  ch'ebbe  ordine  a' fuoi 
affari ,  commettendone  l'amminiftrazio- 
ne  a'  Tutori ,  fé  ne  andò  alla  famofa 
Università  di  Bologna ,  ove  attefe  non 

meno 

t  Jvm.  2.  pag.  337. 


Vescovo  d*  Acqui  .       i  y  5 
meno  allo  itudio  delle  lettere,  che  all' 
acquifto  delle  virtù  Crittiane . 

Ritornato  poi  alla  patria  in  abito 
fconofciuto  ,  tu  come  pellegrino  rice- 
vuto per  carità  nella  propria  cafa,  dove 
nel  lavargli  i  piedi  lo  riconobbe  la  mo- 
glie del  Tuo  Cattaldo ,  già  Aia  nutrice, 
da  un  fegno ,  eh'  egli  avea  nella  gam- 
ba .  Grande  perciò  fu  il  giubilo  de' 
fuoi  fudditi ,  e  conofeenti  nel  riveder- 
lo ,  correndo  già  parecchi  anni  ,  che 
non  ne  avevano  nuove  .  Intanto  confe- 
fegnategli  le  rendite  del  pingue  Tuo  pa- 
trimonio ,  parte  egli  ne  donò  genero- 
famente  a  chi  le  avea  ritirate ,  parte 
ne  distribuì  caritatevolmente  a' poveri, 
tantoché  ognuno  ammiravalo,  come  un 
Santo  .  La  fama  delle  fue  virtù  per- 
venne agli  orecchi  del  Vefcovo,  il  quale 
pensò  di  nobilitare  la  fua  Chiefa  con 
legare  ad  effa  un  tanto  uomo ,  e  però 
conferigli  un  Canonicato  della  Catte- 
drale ,  nel  qual  impiego  diede  faggi  di 
fomma  probità  di  coitumi ,  e  di  non 
ordinaria  prudenza  nella  condotta  di 
fua  vita  .  Venne  poco  dopo  a  vacare 

quella 


15  6       Di  S.  Vi  do  ne 

quella  fedia  Vefcovile ,  e  procedendoli 
all'  elezione  ,  fu  con  univerfale  confen-» 
ti  mento  eletto  tra  molti  il  noftro  Vi- 
done  per  riempierla  .  Fece  prima  mol^ 
ta  renitenza,  non  volendo  la  fua  umil- 
tà caricarti  d'  un  pefo ,  che  giudicava 
fuperiore  alle  fue  forze  ,  ma  gli  con* 
venne  alla  fine  cedere  ai  volere  degli 
Elettori .  Fu  dunque  ordinato  Vefcovo, 
e  nel  nuovo  grado  fi  vide  maggior^ 
mente  rifplendere  in  lui  la  pietà  ,  ed  il 
continuo  deiìderio  d* avanzarli  in  virtù. 
Non  ci  hanno  lafciato  gli  Storici  me- 
moria  de'fuoi  fatti  particolari  ;  ma  la 
fua  Leggenda  ci  afficura ,  che  fu  mol- 
to dato  alle  veglie  ,  air  orazioni  ,  ai 
digiuni ,  alle  limofine  ,  ed  ad  ogni  al- 
tro efercizio  di  divozione  .  Soggiunge 
ancora  ,  che  ardenti/lìmo  fu  il  fuo  amo- 
re a  Dio  ,  infigne  la  fua  umiltà ,  finr 
golare  la  fua  benignità  verfo  de'  fud- 
diti ,  e  ammirabile  la  fua  compaffione 
in  riguardo  de'  poveri .  Non  hanno  però 
taciuto  la  fua  magnificenza,  virtù,  che 
fi  può  dire  di  lui  propria,  nella  quale 
fegnalofli  in  guifa,  che  fra  tutti  i  Ve- 

fcovi 


Vescovo  d'  Acqui  .  257 
fcovi  d'Acqui  non  fi  trovò  il  fimile  a 
lui  n'eir  efercizio  d'efTa.  Vide,  che  la 
Tua  Cattedrale  ,  opera  de' Re  Longobar- 
di ,  era  bensì  vaita ,  ampia ,  e  degna 
della  pietà  di  que'Regi,  ma  incomo- 
da al  popolo,  per  eilere  fuori  delle 
mura  della  Città  ,  e  però  fi  accinfe  a 
fabbricarne  un'  altra ,  che  dedicò  alla 
Beatiffima  Vergine  Maria,  della  quale 
era  divori/lìmo  ;  ed  è  la  Cattedrale  d'eor- 
gidi .  Riufcì  la  fabbrica  non  folamente 
comoda  a*  Cittadini  ,  che  d'allora  in 
poi  fi  videro  frequenti  afTìltere  alle  fun- 
zioni ;  ma  ancora  molto  pulita ,  ficchè 
fu  di  decoro  ,  e  d' ornamento  alla  Città. 
Nel  confagrarfi  la  nuova  Chiefa  agli  un- 
dici di  novembre  dell'  anno  1067.  chia- 
mò i  Vefcovi  Pietro  di  Tortona  ,  e 
Oberto  di  Genova ,  Prelati  di  gran  vir- 
tù ,  e  prudenza  ,  fuoi  particolari  amici: 
accrebbe  ancora  ,  e  tondo  varie  pre- 
bende Canonicali . 

Non  volendo  ad  oo^ni  modo  ,  che  re- 
ftafle  la  Chiefa  di  S.  Pietro  fenza  cul- 
to, come  quella,  che  fra  gli  altri  fuoi 
pregi  vanta  di  avere  F  altare  confagra- 
Tom.  L  R  to 


258  DlS.    VlDONE 

to  dagli  Angioli  fecondo  un'  antica,  e 
non  mai  interrotta  tradizione ,  chiamò 
un  buon  numero  di  Padri  Benedettini, 
che  F  uffiziallero  .  Ed  affinchè  avellerò 
i  Monaci  di  che  fuffirtere  ,  aflegnò  loro 
abbondanti  rendite  de'  fuoi  beni  patri- 
moniali ,  tanto  che  riufcì  una  delle  più 
infigni  Badie ,  che  avefle  F Ordine  nel 
Monferrato  ,  la  quale  oggidì  fi  dà  in 
Commenda  .  Nella  nuova  Cattedrale 
trafportò  poi  il  Corpo  di  S.  Majorino, 
il  primo  Vefcovo  della  Città  . 

Accadde  frattanto ,  che  fofle  il  San- 
to Vefcovo  vilìtato  da  Dio  con  grave 
pericolofa  infermità  ,  la  quale  tenne 
lungo  tempo  il  Clero,  e  '1  popolo  in 
timore  di  perdere  il  caro  ,  ed  amato 
Pallore  .  Era  egli  cosi  moleftato  da  do- 
lori di  tefta ,  che  reftava  inabile  a  fare 
qualunque  funzione  ,  né  poteva  accudi- 
re al  governo  della  fua  Chiefa.  E  però 
più  follecito  dei  vantaggio  della  fua 
greggia  ,  che  della  propria  dignità  , 
fece  a  fé  venire  Obizzone  Vefcovo  di 
Lodi ,  e  a  lui  rinunziò  il  Vefcovado . 
Efaudì  il  Signore  le  comuni  preghiere, 

e 


Vescovo  d1  acqui  .  259 
e  reftituigli  la  fanità  corporale  ,  ond* 
'egli  ripigliò  la  cura  paftorale  ;  ed  al- 
lora piucchè  mai  fi  diede  alla  pratica 
delle  virtù  Criftiane  .  Volle  fpogliarfi. 
affatto  del  fuo  patrimonio ,  che  coniì- 
fteva  in  molte  Cartella ,  le  quali  appli- 
cate furono  al  culto  divino ,  ed  al  man- 
tenimento o  delle  Chiefe ,  o  di  perfo- 
ne  religiofe .  Sollecito  ancora  di  dare 
un  ricovero  alle  fagre  Vergini  defide- 
rofe  di  fervire  a  Dio ,  fondò ,  e  con 
grotte  rendite  dotò  un  Monillero  del 
fàttC  Ordine  Benedettino  ,  che  dura  an- 
cora a'  noftri  tempi  .  Né  di  ciò  con- 
tento edificò  parimente  due  altre  Chie- 
fe ;  grande  indizio  della  fua  divozione, 
e  del  zelo  ,  che  gli  ardeva  nel  petto 
di  propagare  il  culto  di  Dio,  e  de'fuoi 
Santi . 

Lungo  fu  il  fuo  Vefcovado ,  ma  an- 
che più  per  le  grandi  opere  da  lui  a 
fine  condotte  ,  che  per  lunghezza  di 
tempo  ,  che  fi  legge  effere  ftato  di  anni 
trentafei ,  e  che  fu  illufixe  per  molti 
miracoli  .  Si  crede  ,  che  paflaflfe  alla 
gloria  immortale  a'  tempi  d' Aleflan- 
R  2  dro 


160      Di  S.  Vidone 
dro  II.  nell'anno   1070.  ai  due  di  Giu- 
gno .   Fu   il  fuo    fanto  Corpo  fepolto 
nella  nuova  Cattedrale  edificata  a  lue 
fpefe ,  che  ora  è  dedicata  a  fuo  onore, 
in  un  fepolcro  di  marmo,  che  fu  ono- 
rato dal  Signore   con  continui  ,   e  fa- 
moli  miracoli   operati   particolarmente 
a  favore  degl'infermi,  e  de' carcerati. 
Dura  ancora   la  memoria    di  cert'  uo- 
mo ,  il  quale  avendo  rubato  un  panno, 
che  adornava   il   fepolcro   del  Santo  , 
non  potè  mai  ufcire  della  Chiefa,  ab- 
benchè  ne  foflero  aperte  le  porte ,  in- 
finchè  confettato  il  fuo  peccato  ne  re- 
ttimi il  furto .  Si  celebra  folennemen- 
te  la  fefta   del  Santo  in  Acqui,  ov'è 
riconofciuto  qual  Protettore  primario, 
ed  in  tutti  que'  contorni  regna   la  di- 
vozione  v-erfo  del  medefimo  ,  fomen- 
tata da  non  interrotte  grazie  ,  che  fi 
ottengono  da  Dio  per  la  fua   prote- 
zione . 


Anno- 


Vescovo  d'Acqui.       i6t 
Annotazioni. 

NEgli  Atti  de  Santi  »  de  Bollando 
Jìi  abbiamo  la  Leggenda  del  no- 
firo  Santo  Vefcovo  ,  dalla  quale  abbiamo 
ricavato  ,  quanto  qui  fi  regi fir  a ',  e  fi  dice 
ancora ,  che  Lorenzo  Calciato  ne  fcriffe 
la  vita  nell'anno  1558.  la  quale  io  non 
giudico  fiampata.  Ha  il  P.  Papebrochio, 
e  meritamente  in  conto  di  favola  ciò , 
che  vi  fi  feri  ve  della  fi  ir p  e  del  Santo  , 
dicendo ,  che  fu  d?  origine  Regale  ',  cioè 
che  capitando  un  Imperatore  a  prendere 
albergo  nella  cafa  a"  un  contadino  in  un 
luogo  vicino  ad  Acqui,  / innamorò  d'una 
fua  figlia  ,  dalla  quale  avendo  avuto 
un  fanciullo  ,  il  fé  Signore  di  tutti  que* 
contorni . 

Ne  ben  faprei  dire,  fé  abbia  maggior 
apparenza  di  verità  ciò,  che  fi  ciggiugne 
nella  detta  Leggenda,  eh'  ei  foffe  anti- 
quus  dominus  Meladii ,  Cartofri  ,  Ca- 
taletti ,  Septebrii  ,  Aheri  ,  Urfaria? , 
ac  ceterorum  fìmul  cura  ocìava  parte 
R  3  Civi- 

1  Tom.  1,  Junii  pag.  20.9. 


161      Di  S.  Vi  d  o  ne 

Civitatis  Acquis  .  La  Leggenda  rappor-* 
tata  dal  P.  Ferrari  pare  più  veridica , 
fcrivendo,  eh1  egli  fu  Signore  di  Melalo, 
di  B  e /lagno  i  di  CaJlellettoi  e  Settebrio, 
(  forfè  Strevi  a"  oggidì  )  i  quai  luoghi 
egli  donò  alla  Chiefa  ,  dappoiché  guarì 
della  fua  infermità . 

Si  legge  ancora,  nella  fua  vita ,  eli  egli 
fondò  la  prebenda  Arcidiaconale,  laPre- 
pofitura  ,  /"  Arcipresbiterale  con  dodici 
Canonicati ,  jicchè  converrebbe  dire  -,  che 
prima  non  aveffe  Acqui  alcun  Canonico  i 
il  che  non  pare  credibile .  Oggidì  nella 
Cattedrale  contanfi  cinque  dignità ,  e  otto 
Canonici . 

Si  aggiunge  ,  eli  ei  fabbricò  il  Moni- 
fiero  delle  Benedettine  ad  nutum  matris 
fuae  Lancese.  Ma  come  concordare  quefló 
racconto  con  ciò  ,  che  fi  legge  da  princi- 
pio ,  che  gli  morirono  i  Genitori ,  ejfen-1 
do  lui  ancora  ben  giovine  ì  Forfè  è  er- 
rore deW  Amanuenfe  i  dovendofi  leggere 
iflatronae ,  e  non  matris  ,  come  penfa  il 
P.  Papebrochio .  Calciato  prevedendo  que- 
fla  difficoltà  dice,  che  lo  fondò  prò  re- 
miflìone  anima?  nobili/lima? ,  ac  reve- 
re n- 


Vescovo  d'  Acqui .       263 
rendiflìmae   matris  fuae    D.  Lanceae  . 

Obliane  Vefcovo  dì  Lodi  è  chiamato 
nella  meiejìma  Leggenda  fratello  del  no' 
flro  Santo.  S*  egli  f off  e  fratello  carnale , 
a  noi  non  è  noto  .  Si  fa  però ,  che  fu. 
Prelato  di  gran  merito,  cui  Calciato  chia- 
ma Mar  chef  e  .  D1  Olinone  dice  P  Abate 
Ughelli ,  chC  ei  fu  commendato  per  la- 
pietà  da  S.  Gregorio  VII.  in  una  pi- 
flola  a  Cittadini  di  Lodi  ,  e  che  fé  ne 
fa  memoria  nella  vita    di  Niccolò  IL 

Non  fi  dee  poi  imputare  a  colpa  nel 
noftro  Santo  P  avere  rinunciato  il  Vef- 
covado  nelle  mani  delC  Imperatore  Arri- 
go III.  ,  come  dice  la  Leggenda  :  impe- 
rocché allora  non  era  ancora  condannato 
P  abufo  delle  invefliture  laicali  ,  abufo  , 
che  fu  finalmente  vietato  fotto  gravi  pe- 
ne nel  Concilio  Laleranenfe ,  e  già  pri- 
ma combattuto  da  Gregorio  VII,  e  coflò 
molti  crucj  a    Sommi  Pontefici. 

Offerva  Ferrari  nel  citato  luogo  del 
fuo  Catalogo  de  Santi  a" Italia,  che  dan- 
dofi  trenta  fei  anni  di  Vefcovado  a  S.  Vi- 
done,  convien  dire,  ch'egli  nafeeffe  molto 
prima  delP  anno  1028.  ,  an^i  fé  il  fuo 
R  4  ante- 


264       Di  S.  Vi  done 

antecejfore  era  già  Vefcovo  neW  anno 
$6  6, ,  è  da  credere ,  che  di  poco  paf~ 
/offe  il  fine  del  f ecolo  decimo  >  Che  Got- 
tifredo  pofio  in  tutti  i  Catalogi  Vefcovo 
d1  Acqui  immediatamente  prima  del  no- 
firo  Santo  poffedeffe  quella  Cattedra  neW 
anno  966.,  fifa  palefe  dal  ritrovarlo 
nel  Concilio  provinciale  dì  Milano  tenu* 
to  dall'  Arcivef covo  Valperto  .  Si  dee 
perciò  giudicare ,  che  manchi  il  Catalo- 
go de  Vescovi  d?  Acqui,  e  che  dopo  Got- 
tifredo  flavi  fiato  qualche  altro  Prelato, 
il  nome  del  quale  non  fia  venuto  alla 
notizia  d£  pò  fieri  . 

Di  S.  Vidone  fcrijfie  il  citato  Ferrari^ 
Ughelli ,  Baldejfani  ,  Brillo  ,  ed  altri  • 
E  queJT  ultimo  ci  afiicura ,  averne  Mow- 
fi  gnor  Crova ,  che  morì  /'  anno  1645.  Ve~ 
fcovo  dy  Acqui  ,  ferino  la  vita  ,  che  io 
non  ho  potuto  vedere,  perchè  non  è  fiata 
pubblicata  colle  fiampe . 


Mira- 


Vescovo  d*  Acqui  .       165 

Miracoli  ferirti  da  Lorenzo  Calciato. 

/  miracoli  ,  che  nella  Leggenda  di 
S.  Vidone  fi  raccontano  in  generale,  fu- 
rono regiflrati  in  particolare  da  Lorenzo 
Calciato  nella  vita  manoj crina  ,  che  ab" 
biamo  di  lui ,  Sono  pochi  in  numero  , 
e  /acceduti  dopo  la  morte  del  Santo  ,  e 
fono  i  feguemi  in  poche  parole . 

Manfredo  Engerammo  Cittadino 
d'  Acqui  pigliato  prigione  in  guerra  , 
fu  condotto  nelle  carceri  di  Nizza,  non 
di  Provenza ,  come  penfarono  i  Bollan- 
doli ,  ma  di  Monferrato  ,  che  chiamali 
delia  Paglia  .  Viveva  il  buon  uomo 
affai  angustiato  di  fpirito  ,  perchè  non 
aveva,  onde  pagare  il  prezzo  del  fuo 
rifeatto  ,  né  fperava  alcun  ajuto  dagli 
amici  .  Ora  avendo  altre  volte  udito 
parlare  de'  miracoli ,  che  operava  Iddio 
per  T  interceilione  del  noftro  Santo,  in- 
vocollo  di  cuore  ,  e  promife  di  vinta- 
re  il  fuo  fepolcro ,  portandovi  le  fue 
catene,  fé  fi  degnava  di  liberarlo  dalla 
prigionia .  Fatto  il  voto  ritrovò  rotte 

le 


166  Di  S.  Vidone 
le  catene,  che  aveva  a' piedi,  e  aperte 
le  porte  della  carcere  :  anzi  ciocché  più 
cagionogli  ftupore  ,  colle  Tue  catene  in 
mano  pafsò  tra  mezzo  a'  Tuoi  nemici , 
onde  potè  andare  ad  appenderle  al  fe- 
polcro  del  Santo  ,  ove  a'  tempi  di  Cal- 
ciato fi  vedevano  ancora . 

Un  altro  della  Diocefi  d'Acqui  pofto 
ne'  ceppi  in  carcere  sì  riftretta,  che  ap- 
pena poteva  refpirare  ,  invocò  1'  ajuto 
di  S.  Vidone ,  Tuo  particolare  avvoca- 
to .  Chiamava/i  coflui  Arnaldo  .  Non 
mancò  il  Santo  d'  ajutare  il  fuo  divoto; 
perocché  rotti  i  ceppi  ,  ed  aperta  la 
prigione  fano  ,  e  falvo  egli  potè  ritor- 
nare a  cafa ,  e  pofcia  andare  a  rende- 
re grazie  al  fuo  liberatore . 

Il  miracolo  del  panno  lino  raccon- 
tato nella  Leggenda ,  viene  fcritto  da 
Calciato  con  qualche  differenza .  Scrive 
dunque  ,  che  un  uomo  di  Bilragno  chia- 
mato Scota  ebbe  un  giorno  occafione 
di  portarfi  in  Acqui .  Era  coftui  pieno 
di  vanità,  e  andò  con  peffime  difpoii- 
zioni  d'  animo  a  vifitare  il  fepolcro  di 
S.  Vidone.  Vide  ivi  un  panno  lino  , 

che 


Vescovo  d1  Acqui  <  i6y 
che  copriva  il  fepolcro  ,  e  parendogli 
a  proposto  per  farfene  una  camicia  , 
ebbe  la  temerità  di  rubarlo.  Ma  non 
andò  fenza  gaftigo  il  fuo  facrilegio  . 
Fattavi  fare  la  camicia,  fé  la  pofe  in- 
dofTo ,  ma  volendo  poi  ufcire  dalla  Cit- 
tà, ancorché  forfè  chiaro  il  giorno,  e 
giraffe  per  molte  parti ,  non  potè  mai 
ritrovare  le  porte ,  né  per  confeguen- 
za  ufcire  della  Città  .  Finalmente  rav- 
vedutoli del  fuo  fallo,  andò  a  chiedere 
perdono  al  Santo,  reftituì  il  furto  ,  o'i 
fuo  valore  ,  e  così  potè  ritornare  a 
cafa  . 

Un  Chierico  d' Acqui,  che  dipoi  fu 
Vefcovo  (  forfè  fu  Azzone,  che  dalla 
Cattedrale  d'Acqui  pafsò  a  quella  di 
Vercelli  )  ritrovando^  da  grave  infermi- 
tà ridotto  in  evidente  pericolo  di  mor- 
te ,  come  aveva  molta  fiducia  nell'  ajuto 
del  Santo,  invocollo  in  quell'eftremo,  e 
con  maraviglia  di  tutti  appena  terminata 
T  orazione  ricuperò  la  falute  . 

Un  altro  Chierico  per  una  grave  col- 
pa commefTa  temeva ,  che  venendo  a 
faperfi ,  come  pareva  fuccederebbe  fen- 
za 


1 68  Di  S.  Vidone  Vesc.  d'Acqui. 
za  dubbio ,  di  riportarne  non  iblam  en- 
te confusone,  e  vergogna,  ma  ancora 
d'  avere  a  perdere  la  vita.  Pollo  adun- 
que in  tale  pericolo  ,  né  fperando  d'al- 
tronde ajuto  ,  invocò  la  protezione  del 
Santo  ,  pregandolo  a  volerlo  liberare 
non  meno  dall'  infamia  ,  che  da  qualun- 
que rifchio.  Fatta  la  preghiera  ,  e  pro- 
melTa  una  vera  emendazione  de'  coftu- 
mi,  contro  ogni  afpettazione  trovoffi 
libero  dai  male  temuto. 

E  tanto  bajll  aver  detto  ad  infìru^io- 
ne  de*  Fedeli  ,  ed  in  pruova  della  fantità 
di  Vidone, 


DI 


169 


DI  S.  GIULIANA 

MATRONA   D'  IVREA. 

NEgli  Atti  de'  Santi  Martiri  Tebei 
Solutore  ,  Avventore ,  ed  Ottavio, 
Protettori  di  Torino ,  lì  fa  menzione 
di  Santa  Giuliana  ,  che  il  Corpo  del  pri- 
mo conduffe  in  quella  Città  ,  ricercò 
quelli  degli  altri  due,  e  tutti  tre  fep- 
pelli  prellb  le  mura  della  medefìma  . 
Era  Giuliana  una  Matrona  nobile  ,  ric- 
ca ,  e  pia  ,  che  profetava  la  fede  di 
Crifto,  a'  tempi  di  Diocleziano,  e  Maf- 
fìmiano  ;  fegno  evidente  ,  che  infino 
da'  primi  fecoli  della  Chiefa  era  (tato 
predicato  il  Vangelo  in  Ivrea  ;  ed  aven- 
do veduto ,  che  S.  Solutore  pigliato  in 
Caravino  era  poi  flato  uccifo  vicino 
alla  iua  Città ,  fi  pofe  in  mente  di  dar- 
gli onorevole  fepoltura.  Per  meglio  riu- 
fcire  diflimulato  il  dolore  ,  che  le  ave- 
va cagionato  la  morte  del  famofo  Cam- 
pione 


i7o     Di  S.  Giuliana 
pione  diCrifto,  mottrò  anzi  d'appro- 
varla ,  e  i  perfecutori  del  Santo  invitò 
alla  propria  cafa ,  e  quivi  lautamente 
volle  trattargli .  Nei  tempo    della  cena 
intefo  ,  ch'ebbe  effere  flati  uccifi  in 
vicinanza   di  Torino   r  due  compagni 
del  Santo ,  fomminifttò  loro  sì  abbon- 
dantemente il  vino,  che  iettarono  op- 
preflì  dal  fonno .  Allora  meno  folleci- 
ta  della  Scurezza  di  fua  cafa ,  che  dell' 
onore  dovuto  a'  Santi ,  fatto  apprettare 
da'  fervi  un  carro  ,  invioflì  al  luogo  , 
ove  giaceva  il  Corpo  di  S.  Solutore, 
lo  fece  comporre  fopra  '1  carro,  invol- 
gendolo in  panni ,  e  fi  pofe  in  viaggio 
verfo  Torino  col  penfiere  di  raccoghe- 
le  ancora  i  fagri  cadaveri   degli  altri 

due  . 

Era  la  ftagione  poco  opportuna  ai 
viaggi ,  perchè  correva  il  fine  di  no- 
vembre ;  V  ora  impropria  ,  perchè  di 
notte  ;  la  cofa  difficile  ,  perchè  avéafi 
a  valicare  più  fiumi  :  ad  ogni  modo  la 
generofa  Matrona  animata  dalla  kde 
non  fi  perdette  d'animo.  E  ben  Tetta- 
va neceffario  il  profittar  delle  tenebre, 

atte- 


Matrona  d' Iurea.  171 
attefochè  di  giorno  maggiore  farebbe 
flato  il  pericolo  a  cagione  de'  foldati, 
che  andavano  in  giro  per  ricercare  gli 
altri  Tebei  difperiì  ;  ed  era  credibile, 
che  ove  ritrovata  l'avefTero  col  cada- 
vere di  Solutore  ,  non  (blamente  di  quel 
fagro  pegno  privata  1'  avrebbero  ,  ma 
ancora  arrecata  ,  come  CriiHana .  Iddio 
però ,  che  di  fare  quella  buon'  opera 
infpirato  le  avea  il  pendere ,  da  ogni 
difaftro  la  difefe  ,  e  moir.ro  con  più 
miracoli,  come  approvava  il  fatto.  Ed 
appunto  appena  avea  fatto  qualche  cen- 
tinaja  di  pam"  ,  che  incontrata*!  nella 
Dora  Baltea ,  fiume  grofTo,  e  rapido, 
ed  imponìbile  a  valicarli,  alzata  la  men- 
te a  Dio  fece  fpingere  i  buoi  nel  fiu- 
me ,  che  retto  fubito  fecco  ,  rinovan- 
dofì  il  prodigio  operato  nel  Giordano, 
quando  pafsò  l'arca  dei  Signore  .  Il  me- 
defimo  prodigio  accadde  nel  tragittare 
gU  altri  quattro  fiumi ,  che  s'incontra- 
no per  la  ftrada  ,  cioè  Morgo,  o  Orco, 
il  Malone ,  la  Stura  ,  e  la  Dora  Ripa- 
ria .  Volle  il  Signore  ,  che  del  miracolo 
rimanefle  una  memoria  eterna  ;  impe- 
rocché 


i7*     Di  S.  Giuliana 

rocche  nel  pattare  l'ultimo  fiume  le  pe«« 
date  della  Santa  reihirono  imprefTe  in 
una  pietra ,  quali  quella  lolle  di  molle 
cera ,  la  qual  pietra  allora  da  lei  leva- 
ta ,  fi  vede  ,  e  fi  venera  ancora  a'  no- 
ftri  giorni  nella  Chiefa  de'  Santi  in  To- 
rino della  Compagnia  di  Gesù . 

Pallata  la  Dora  ricercò  la  pia  Dama 
con  ogni  diligenza  i  Corpi  degli  altri 
due  Santi ,  ed  incontratili  nello  fpun- 
tare  del  fole ,  li  raccolfe  con  molte  la- 
grime, e  {ingoiare  divozione.  Sollecita 
allora  di  dare  a  quelle  fagre  reliquie 
convenevole  fepoltura ,  pregò  il  Signo- 
re ad  infpirarle  ,  dove  avelie  a  riporli; 
e  la  divina  clemenza,  che  infino  a  quel 
punto  aveala  guidata,  le  pofe  in  mente 
dì  collocarli  nella  parte  oppofla  della 
Dorai  ove  fabbricata  una  cappelletta, 
e  un  picciol  romitorio,  volle  la  Santa 
finire  i  fuoi  giorni  in  quel  luogo  . 

Altro  di  lei  non  è  venuto  a  noftra 
notizia  ,  talché  non  fappiamo  né  in  qual 
giorno ,  né  in  qual  anno  ,  né  di  che 
tempo  ella  monile.  Ma  fé  il  martirio 
de' Tebei  accadde  negli  anni  286.  ,  q 

fé- 


Matrona  d'Ivrea.  273 
fecondo  altri  297.  di  Criflo,  ben  po- 
trebbe efTere  ,  che  fopravvivefle  ad  elfi 
infino  a'  tempi  di  Cotlantino  ,  che  die- 
de la  pace  alla  Chiefa ,  il  che  avvenne 
circa  T  anno  312.  Fu  fepolta  vicino 
a'  Ss.  Martiri .  Eretta  poi  ivi  una  ibn- 
tuofa  Chiefa  a'  Santi  Martiri ,  fi  cele- 
brava ancora  nella  medefima  la  fella  di 
Giuliana,  e  a  di  lei  onore  fi  recitava 
T  Uffizio  ,  come  di  una  Santa  Vedova. 
Si  cantava  in  fua  laude  una  fequenzia 
nella  MefTa,  che  incominciava, 

Laudent  Sancii  Julianam 
Taurìnenfes  Chrijìianamy 
Cujus  duclu  fruimur  &c. 

■Anche  a'  noftri  giorni  nella  predetta 
Chiefa  de1  Padri  Gemiti  fi  fa  la  fetta , 
e  fi  recita  1'  Uffizio  della  Santa  piglia- 
to dal  Comune  delle  Sante  Vedove  ai 
13.  di  Febbrajo  .  Scrive  BaldefTani  ■ 
nella  Storia  Tebea  ,  che  fu  la  Santa 
illuflre  ancora  per  molti  miracoli . 

Tom.  I.  S  Anno- 

1  L.  1.  p.  304. 


274  D1  S.  Giuliana  Matr.  d'Ivrea. 
Annotazioni. 

FU  opinione  dr  alcuni ,  che  la  Santa 
foffe  giovine  di  dodici  anni,  quan- 
do fi  moffe  da  Ivrea  per  raccogliere  le 
reliquie  de  Santi .  E  veramente  quefla 
farebbe  una  circoflan^a  da  non  tacer fi ; 
perchè  manifeflerebbe ,  come  nella  J uà  età 
più  immatura  già  viva,  e  genero/a  era  in 
lei  la  fede ,  che  fpingevala  a  dare  con 
tanto  fuo  coflo  la  fepoltura  a  Santi .  Ma 
le  fue  pedate  da  noi  pia  volte  vedute , 
e  venerate  dimoflrano  ,  che  la  fua  fi  atu- 
ra ,  ed  età  non  era  di  fanciulla  di  do- 
dici anni.  Di  uri  altra  Giuliana  nipote 
di  quefla  fafji  menzione  nella  vita  di 
S.  Gaudenzio ,  ove  fi  legge ,  che  fu  da 
lei  ammaeflrato  nella  fua  infanzia  ne* 
primi  rudimenti  della  fede  ♦ 


DI 


*71 


D  I 

S  DOMIZIANO 

ROMITO. 

LA  Leggenda  di  quefto  Santo ,  che 
abbiamo  negli  Atti  de'  Santi  l  al 
primo  di  luglio  ,  è  sì  ripiena  di  anacro- 
nismi ,  e  di  cofe  poco  veroiimili ,  che 
eravamo  quali  in  penfìero  di  lafciarla 
affatto ,  contentandoci  di  dire ,  che  per 
relazione  del  Santo  Vefcovo  di  Vienna 
Adone  egli  fu  il  primo  ad  abitare  quel 
luogo  nel  territorio  di  Lione,  che  al- 
tre volte  chiamo/Il  Vebronna  ,  o  Be- 
bronna ,  ove  oggidì  è  il  Moniftero  di 
S.  Ramberto  ;  che  ivi  congregò  molti 
Difcepoli ,  fondò  un  Moniftero,  e  chia- 
ro per  grandi  virtù ,  e  per  gloriolì  mi- 
racoli andò  al  Signore  ben  vecchio  . 
Ma  perchè  il  P.  Soleri  ne'fuoi  Com- 
menti ci  ha  fomminiftrato  tanto ,  che 
S  2  bafta 

i  Bolland.  tont  i.  Jul.  pag.  49. 


iy6  Di  S.  Domiziano 
bada  per  emendare  gli  errori,  noi  da- 
remo in  riftretto  quella  Leggenda,  av- 
vifando  però  il  Lettore ,  che  fecondo 
1'  oflervazione  di  Samuello  Guifcenone 
nella  ftoria  della  Brefla ,  febbene  il  no- 
ftro  Santo  fi  ritruovi  ne' Martirologi  ,  ad 
ogni  modo  poco  ne  diflero  gli  antichi 
Scrittori ,  non  eflendo  quella  Leggenda 
molto  antica . 

Domiziano  ebbe  chiari  natali  in  Ro- 
ma a' tempi  dell'Imperatore  Coftanzo. 
Suo  padre  chiamoffi  Filippo  ,  ed  eflen- 
do buon  Cattolico  ,  dalla  fazione  degli 
Ariani  fu  coronato  di  gloriofo  marti- 
rio ,  e  fua  madre  Marzianilla,  che  morì 
di  dolore ,  lafciando  il  figliuolo  orfano 
sì  ,  ma  già  battezzato  ,  e  adorno  di 
tutte  quelle  fcienze ,  eh'  erano  compa- 
tibili coli'  età  fua  d' anni  quindici  . 
Dopo  aver  feppelliti  i  Genitori ,  inco- 
minciò a  penfare ,  quale  {lato  di  vita 
avefle  egli  ad  intraprendere  ,  e  per  con- 
fìggo di  un  fervo  fedele  data  la  liber- 
tà agli  fchiavi  ,  diftribuì  tutto  il  fuo 
avere  a'  poveri  ,  per  non  reftar  fervo 
delle  ricchezze  ,  o  folìecito  de' beni  tem- 
porali, 


Romito.  177 
porali ,  ed  abbracciò  la  vita  monaftica. 
E  perchè  Giuliano  obbligava  i  Monaci 
a  militare ,  egli  per  non  eflere  agret- 
to alla  milizia ,  imbarco/Ti  per  andare 
nella  Tebaide  ;  ma  poi  riflettendo,  che 
per  efTer  ivi  molti  Monaci ,  maggiore 
ci  farebbe  la  perfecuzione ,  cangiò  di- 
fegno ,  e  portom*  in  Provenza  . 

Conobbe  quivi  gli  uomini  intigni  di 
quel  diftretto ,  Salviano  ,  Vincenzo  Li- 
rinenfe  ,  Ilario   Arelatenfe  ,    e  profittò 
molto  de'  loro  infegnamenti ,  tantoché 
queft'  ultimo  giudicollo  degno  degli  Or- 
dini facri  -,  il  perchè  ordinollo  Sacerdo- 
te .  Ma  veggendofi   più  onorato  ,  che 
non  avrebbe   voluto  la  iua  umiltà  ,  ot- 
tenuta la  benedizione  dal  Vefcovo,  tirò 
verfo  Lione ,  con  animo  di  parlare  con 
S.  Eucherio  ,  di  cui  avea  udito  la  fama, 
e  di  afconderfi  in  qualche  romitorio  per 
vivere   iblo  a  fé  ,  e  a  Dio  .  Il  Santo 
Vefcovo   lo  accolfe  con   fommo  godi- 
mento ,  lo   animò   a  perfeverare  nella 
pigliata  rifoluiione  ,  e  lo  regalò  d'  un 
altare  portatile ,  in  cui  conteneva^!  al- 
cune reliquie  de' Santi  Crifanto,  e  Da- 
S   3  rio . 


ijS  Di  S.  Domiziano 
rio  .  Ritiratofi  in  un  orrido  deferto,  fab- 
bricovvi  un  picciol  oratorio ,  che  per 
ordine  di  quel  Vefcovo  dedicò  a  S.  Cri- 
ftoforo  ;  donde  alcuni  conghietturano , 
fia  venuto  ,  che  con  tal  nome  fi  chiami 
un  Borgo  vicino  al  fiume  Ains. 

La  fama  delle  virtù  di  Domiziano  at- 
tirogli  molti  difcepoli  ;  e  però  venen- 
do più  onorato  di  quel  che  voleva  la 
fua  umiltà*  pigliò  il  partito  d'abban- 
donare anche  quel  luogo  .  Ma  per  ope- 
rare con  maggior  prudenza ,  volle  pri- 
ma ricercare  il  configlio  del  Vefcovo* 
dal  quale  animato  a  cercarli  un  porto 
anche  più  ri  moto  dai  concorfo  dei  po- 
poli ,  tirò  verfo  i  monti,  che  chiamanti* 
di  Jura  con  un  folo  difcepolo  per  no- 
me Modefto  .  Quivi  ritiratofi  in  una 
fpelonca  ,  che  a  cafo  incontrò ,  fulla 
mezza  notte  comparvegli  il  Salvatore, 
e  gì'  ingiunfe  di  fabbricare  ivi  una  Chie- 
fa  con  alcune  celle  attigue ,  e  più  al 
piano  vicino  alla  pubblica  lìxada  un  ofpi- 
zio  per  li  poveri ,  e  pafTeggieri  ;  il  che 
era  per  appunto  ciò,  che  la  fera  pre- 
cedente a  lui  era  venuto  in  pendere. 

Rifve- 


Romito.         179 

Rifvegliato  dal  fogno ,  rendette  molte 
grazie  a  Dio ,  il  quale  moftrava  di  gra- 
dire il  Tuo  buon  desiderio,  e  ritornò 
a'  fuoi  Difcepoli . 

Abbandonata  dunque  la  cura  dell' 
oratorio  da  fé  fabbricato,  e  dell' orti- 
cello ,  e  delle  vigne  ,  che  piantate  ave- 
vano ,  e  tolte  le  poche  fuppelletili,  che 
già  avevano,  tornò  con  efli  al  luogo, 
che  dal  Signore  eragli  flato  indicato  . 
Tale  fu  la  iua  diligenza ,  che  nel  breve 
corfo  di  due  anni  furono  coitrutti  due 
oratorj ,  uno  ad  onore  della  Beatiffima 
Vergine  Maria,  e  l'altro  di  S.  Crifto- 
foro  ,  con  abitazione  povera  sì  ,  ma 
fufficiente  per  ricoverare  i  fuoi  Difce- 
poli, i  quali  impiegandoti  nel  lavorare 
i  terreni ,  colla  fatica  fi  procacciavano 
le  cofe  neceflarie  al  vivere  umano. 

Accadde  in  quenV  occafione  cofa  me- 
morabile ,  e  da  non  lafciarfi  :  mentre 
un  giorno  V  uomo  di  Dio  lafTo  per  la 
fatica  era  entrato  nel  fiume  per  lavarli, 
e  rinfrefcarfi  co' compagni,  una  volpe 
vedute  le  di  lui  pianelle  lulla  ripa  ,  il 
mife  a  roderne  il  cuojo ,  talché  le  refe 
S  4  inu- 


i8o  Di  S.  Domiziano 
inutili  a  calzare.  Ciò  veduto,  Domi- 
ziano pregò  il  Signore  a  degnarfi  di  pre- 
fervare  lui ,  e  gli  abitanti  di  quel  luo-^ 
go  dall' infeftazione  di  quelle  beftiuole* 
E  eh'  egli  veniflè  fubito  efaudito  ,  ne 
fu  un  indizio,  l'efferfi  veduta  immanti-* 
nente  venire  a' piedi  di  lui  la  volpe,  e 
cadere  morta  a  terra  .  D'indi  in  poi. 
non  fi  è  mai  più  fentito ,  che  le  volpi 
abbiano  recato  un  menomo  danno  al 
Moniftero  .  Scrivono  anzi  ,  efferfì  ivi 
vedute  le  volpi  fcherzare  colle  galline 
contro  '1  loro  naturale  iftinto,  fenza  pun- 
to nuocer  loro  ,  né  fpaventarle  ;  donde 
è  venuto ,  come  racconta  Antonio  Léo- 
nard Camerario  di  S.  Ramberto  ,  che 
i  villani  raccomandino  a  S.  Domiziano 
le  loro  galline  per  effere  liberate  dalle 
infeftazioni  di  quegli  animali. 

Era  poi  tale  P  austerità  della  fua  vita$ 
che  appena  prendeva  il  cibo  una  volta 
la  fettimana.  Imperocché  avendogli  Id* 
dio  accordato  la  grazia  di  fare  mira* 
coli ,  e  fpezialmente  di  cacciare  i  de- 
monj  da'  corpi  ofleffi  ,  grande  era  il  con* 
corfo  de'  popoli ,  che  a  lui  venivano  . 

Per- 


Romito.  i?i 
Perciò  il  Santo  temendo  più  gli  ap- 
plaudì, e  gli  onori,  che  qualunque  al- 
tro male,  ri  ritirava  nel  più  tolto  del 
deferto  tutto  folo  ,  ed  il  fabbato  le  ne 
veniva  cogli  altri  a  recitare  i  divini 
uffizj ,  e  con  elfi  pigliava  la  fua  refe* 
zione  .  Ma  vedendolo  i  Difcepoli  così 
estenuato  dalie  attinenze ,  che  gli  era 
imponìbile  il  campare  più  lungamente, 
con  molta  iftanza  gli  rappreientarono 
il  bifogno,  eh'  effi  tenevano  de' fuoi  in* 
dirizzi ,  onde  pregaronlo  di  moderare 
(  i  fuoi  digiuni .  Condifcefe  il  Santo  uo- 
mo alle  loro  fuppliche ,  e  dappoi  pi- 
gliava ogni  fera  il  cibo ,  febbene  fem- 
pre  con  fomma  temperanza ,  tantoché 
non  folo  era  poco  ,  ma  ancora  della 
qualità  più  vile  .  Così  avendo  ripiglia* 
te  un  poco  le  forze ,  pofe  in  efecuzio- 
ne  1'  antico  fuo  derìderlo  di  fabbricare 
vicino  alla  llrada  pubblica  un  orato- 
rio ,  e  alcune  cafe  per  comodità  de* 
viandanti . 

Or  mentre  fi  accudiva  alla  fabbrica^ 
per  la  carestia  ,  che  fi  pativa  nelle  Gai- 
lie ,  venne  a  mancare  il  pane,  coficchè 

egli 


i$2  Di  S.  Domiziano 
egli  non  aveva  con  che  pafcere  né  i 
fuoi  Difcepoli,  né  gli  operai  .  Pigliò 
dunque  il  partito  d' andare  nelle  ville 
vicine  a  procacciare  qualche  limofìna. 
Salito  pertanto  (opra  un  afìnello  portoflì 
ad  una  certa  villa  poco  datante,  e  quivi 
incontrato  un  forno ,  in  cui  que'  Ter- 
razzani avevano  il  giorno  antecedente 
cotto  il  pane  ,  il  Santo  vi  rimirò  den- 
tro ,  e  ci  vide  una  pagnotta  di  ftraor- 
dinaria  grandezza  ,  e  candore .  Cava- 
tala dal  forno  col  fuo  baffone  ,  diman- 
dò a  quegli  abitanti ,  fé  talora  alcuno 
T  aveffe  dimenticata  .  Ma  venendogli 
detto  ,  che  niuno  aveva  fatto  pane  sì 
bello  ,  il  Sant'  uomo  comprefe  ,  Iddio 
averlo  apparecchiato  pel  fuo  bifogno  ; 
onde  ritornato  al  Moniftero ,  con  quel 
folo  pane  diede  mangiare  per  dieci  gior- 
ni, a  fedici  Monaci ,  e  quattro  operaj, 
vedendoli  beniffimo,  che  nello  fpezzar- 
lo  fi  moltiplicava . 

Affinchè  però  non  veniffe  a  mancare 
l'opportuno  foftentamento  a' fuoi,  paf- 
futi cinque  giorni  egli  ritornò  in  cerca, 
ed  incontrato  un  gran  Signore  con  fua 

Con- 


Romito.         28$ 
Conforte ,  che  dopo  la  ricreazione  del- 
la caccia  ftavano  neh1'  aja  oflervando  i 
fervi ,  che  vagliavano  il  grano ,  avvi- 
cino/fi ad  e/fi  ,  e  pregogli  a  donargli  un 
poco  di  granaglia  per  fomentare  i  fuoi 
Religiofi  ,   che  faticavano  nella  fabbrica 
d'  un   oratorio  .    Latino  ,  così  chiama- 
vali  quel  Signore ,  gli  rifpofe  con  alte- 
rigia ,  che  avendo  egli  più  aria  di  buf- 
fone ,  che  di  fervo  di  Dio,  non  voleva 
ufargli  alcuna  carità  .  Era  Latino  Aria- 
no di  religione  ,  e  fentendofì  replicare 
da  Domiziano  ,  eh'  egli  era  fervo  dei 
fervi  di  Dio ,  interrogollo  ,  qual  fede 
egli  profefTafle  ;  e  quando  intefe  ,  che 
la  Cattolica  ,  lungamente  difputò  con 
lui  fopra   la  Confultanzialità   del  Ver- 
bo -,  né  potendolo  Domiziano  convince- 
re colle  ragioni,  volle  convincerlo  coi 
prodigj . 

Stavano  poco  difeofto  dai  luogo,  in 
cui  fi  ritrovavano,  due  tempj  dedicati 
uno  a  Giove,  e  l'altro  a  Saturno:  per- 
ciocché quantunque  il  Criftianeiimo 
foffe  di  que'  tempi  affai  propagato ,  tra 
là  gente   rufticale  però  erano    ancora 

molti 


.  a&4  Di  S.  Domiziano 
molti  pagani.  Il  Santo  adunque  piglioni 
a  dire ,  le  la  fede ,  eh'  io  profeffo  ,  è 
vera  ,  nel  nome  del  Figlio  unigenito  di 
Dio  ,  il  quale  è  uguale  in  tutto,  e  coe- 
terno al  Padre  ,  cadano  a  terra  quei 
due  tempj  desinati  al  culto  degP  idoli. 
Allora ,  cofa  veramente  mirabile  !  ca- 
derono  a  terra  i  due  tempj  ;  ma  nello 
fterTo  iftante  tremò  la  terra ,  e  ingom- 
bratoti il  Cielo  ,  che  prima  era  fereno, 
fi  udirono  tuoni  fpaventofi,  fi  vide  Paria 
lampeggiare  per  li  folgori,  e  abbondan- 
temente grandinare  con  furia,  a  fegno 
che  appena  potè  Latino  ritirarli  co* 
fuoi  nel  fuo  vicino  palazzo  ;  e  tutto  ftu- 
pefatto  andava  dicendo  a  fua  conforte, 
che  Siagria  chiamava!! ,  Dama  Cattoli- 
ca,  e  molto  data  alle  opere  di  pietà  , 
e  come  mai  ha  voluto  Iddio  per  una  pa- 
rola di  quel  ruflico  operare  tanti  prodiga 
Allora  Siagria  prefe  a  dirgli  con  gran- 
de umiltà ,  che  ciò  certamente  non  era 
accaduto  a  cafo ,  ma  avere  voluto  Id- 
dio difingannarlo  per  mezzo  di  quel  fuo 
fervo  ,  nella  faccia  del  quale  aveva 
effa  rimirato  fplendori  di  paradifo,che 

glielo 


Romito.         1S5 
glielo  avevano  fatto  comparire ,  come 
un  Angelo. 

Ceffato  intanto  il  temporale,  Latino 
già  defìderofo  di  meglio  conofcere  il 
Servo  di  Dio,  comandò,  che  fofle  ri- 
cercato ,  né  ritrovandoli  in  verun  an- 
golo del  palazzo  ,  fu  creduto  morto 
dalla  furia  della  tempeiìa .  Poco  dopo 
fu  da'  fervi  incontrato  nella  medefima 
aja  ,  nella  quale  era  reftato,  e  ciò,  che 
cagionò  maggiore  ammirazione  ,  sì 
afciutto,come  fé  non  fofle  caduta  goc- 
cia d'  acqua  .  Lo  fleflb  era  avvenuto 
al  fuo  afino ,  ed  al  formento ,  eh'  era 
full'  aja ,  perchè  il  Santo  col  fuo  batto- 
ne girando  attorno  aveva  difefo  il  tut- 
to dalle  grandini ,  e  dall'  acqua  .  Con- 
dotto poi  dinanzi  a  quel  Signore,  que- 
fli  lo  pregò  a  perdonargli  la  fua  feor- 
tesia  ,  udì  gì'  infegnamenti  ,  che  gli 
diede  ,  e  rinunziò  agli  errori  di  Ario 
con  grande  confolazione  della  pia  con- 
forte .  Volle  poi  ritenerlo  per  tre  gior- 
ni in  fua  compagnia ,  né  licenziollo  , 
che  con  péna  ,  dopo  avergli  donato 
non  folamente  vettovaglie  fufHcienti  al 

bifo- 


^%6     Di  S.  Domiziano 
bifogno ,  ma  ancora  qualche  podere  vi- 
cino al  fuo  oratorio . 

Ritornando  Domiziano  al  Moniflero 
ritrovò  per  iftrada  gli  operaj ,  che  per 
mancamento  di  pane  fé  n'  erano  partiti  r 
i  quali  oppreffi  dalla  fame  profonda- 
mente dormivano  ;  e  rifvegliatili  di  nuo- 
vo fece  loro  animo  ,  acciocché  ritornaf- 
fero  al  lavoro.  Ed  appunto  ben  due 
giorni  interi ,  e  due  notti  avevano  dor- 
mito ,  avendogli  in  tal  guifa  foftentati 
T  Altiffimo  ,  affinchè  non  abbandonaf- 
fero  del  tutto  l'imprefa.  Anche  i  Mo- 
naci cacciati  dalla  fame  eranu*  difperfì, 
ma  raunati  di  nuovo ,  in  breve  tempo 
fu  terminato  l'oratorio,  il  quale  fu  poi 
arricchito  da  Latino  ,  e  da  Siagria,  che 
talvolta  venivano  a  vietarlo . 

La  fama ,  che  correva  delle  virtù  di 
Domiziano ,  e  de'  fuoi  Difcepoli ,  vola- 
va intanto  in  tutti  quei  contorni;  onde 
molti  Nobili  vennero  a  pigliare  1'  abi- 
to religiofo  .  L' oratorio  fu  in  feguito 
confagrato  dal  Vefcovo  di  Lione,  ed 
era  di  continuo  vietato  da'  popoli.  Con- 
tinuò dipoi  l'uomo  di  Dio  nelle  fue 

adi- 


Romito.         287 

attinenze  ,  e  buone  opere  ,  ed  affine 
di  non  eflere  ditturbato  dagli  fpirituaii 
efercizj  ,  volle ,  che  un  Tuo  Difcepolo, 
chiamato  Giovanni,  fi  prendere  il  ca- 
rico di  governare  il  Monittero ,  onde 
maggiore  agio  a  lui  reftaiTe  d  attende- 
re all'  orazione  . 

Finalmente  già  molto  invecchiato 
fentendo  ,  che  fi  avvicinava  T  ultima 
fua  ora  a  cagione  d'  una  moietta,  e  lun- 
ga febbre ,  chiamati  a  fé  i  Religiofì  , 
eh'  erano  venticinque ,  in  prefenza  del 
prenominato  Giovanni  fece  loro  una 
fervente  efortazione ,  che  terminò  con 
quefte  parole  :  Proccurate  ,  dilettijjlmi 
miei ,  di  confervare  la  pace,  e  di  acqui- 
flare  la  fatuità  ,  fen^a  di  che  niuno  ve- 
drà Iddio  .  Studiatevi  di  avvicinarvi  a 
lui  ,  ed  egli  a  voi  fi  avvicinerà  :  in  tutto 
ubbidite  ai  comandamenti  del  vojlro  pa- 
dre ,  il  quale  confido  Jia  per  indirizzar- 
vi nella  via  più  retta ,  e  fappiatey  aver- 
mi il  Signore  manijeflata  la  mia  morte 
vicina  ,  che  fuccederà  al  primo  giorno  di 
luglio  .  Si  videro  allora  grondare  dagli 
occhi  de' Monaci  abbondanti  le  lagri- 
me, 


i88  Di  S.  Domiziano 
me ,  e  tra'  finghiozzi  andavano  dicen- 
do :  adunque  fittoflo  ci  taf  date ,  o  Pa- 
dre} Ma  nò ,  replicò  il  buon  vecchio, 
non  vi  abbandono  già  ,  miei  diletti  Fi' 
gliuoli ,  che  an^i  vado  a  raccomandarvi 
al  Signore  ;  e  fattigli  accollare  tutti  li 
ricevette  ai  bacio  ,  e  nel  licenziargli 
dirle  :  andate  in  pace ,  e  quegli  ,  che  fi 
è  degnato  di  patire  per  voi  ,  e  per  tuttiy 
fi  degni  ancora  conservarvi  nel  fuo  fan- 
to  fervido  . 

Arrivò  intanto  il  giorno  ,  eh'  egli 
avea  predetto  ,  e  ratinati  di  nuovo  tutti 
i  Monaci  nella  Chiefa ,  e  avendo  fatto 
celebrare  la  fama  Merla  ,  fi  cibò  dei 
Santi/lìmo  Sagramento  dell'Altare  ,  e 
poco  dopo  follevate  al  Cielo  le  mani 
pronunziò  con  ringoiare  divozione  le 
parole  del  Salmifta  ,  in  manus  tuas,  Do- 
mine ,  commendo  fpirìtum  meum ,  e  alla 
prefenza  de' fuoi  Religiofì  dolcemente 
fpirò,  e  mandò  la  fua  bell'anima  al 
Cielo.  Fu  una  pruova  della  beatitudi- 
ne appunto  dell'  anima  una  fragranza  ài 
paradifo,  che  ufcì  immediatamente  da 
queir  eftenuato  ,  ed  eftinto  Corpo  ;  e 
*  che 


Romito.  189 
che  fu  ancora  molto  falutevole  agl'in- 
fermi. Quanti  fi  ritrovarono  ivi  dete- 
nuti da  qualche  malattia ,  rimafero  in 
un  fubito  rifanati  ,  fra'  quali  contanfì 
uno  ,  eh'  era  moleftato  da  febbre  quar- 
tana ,  un  altro ,  che  fi  ritrovava  addo- 
lorato per  molti  buboni  -,  e  finalmente 
un  altro  oppreffo  da  umore  malinconi- 
co ,  che  gli  cagionava  oftruszioni  di 
vifeere . 

Il  Corpo  del  Santo  uomo  fu  onore- 
volmente fepolto  in  un  fepolcro  vicino 
air  altare  di  S.  Genefìo  ,  e  continuò  per 
lungo  tempo  Iddio  ad  accordare  mol- 
te grazie  a  chi  ne'  fuoi  bifogni  ricor- 
reva alla  di  lui  intercefììone.  Negli  Atti 
Benedettini  »  fcrive  Mabillone,  che  dal 
fepolcro  del  Santo  ufeivano  bronchi  di 
rofe ,  {imboli  di  quelle  virtù  CrifHane, 
e  religiofe  ,  che  adornarono  la  fua  beli' 
anima . 


Tom.  h  T  Anno- 

1  Li.  8.  pag.  ni,  tom.  1. 


290     Di  S.  Domiziano 
Annotazioni. 

AVvegnachè  fia  difficile  affegnare  il 
vero  tempo ,  in  cui  vijfe  il  nofiro 
Santo ,   perchè    poco    ci    pofjiamo   fidare 
della  Leggenda,  nella  quale  citafi  S.Eu* 
cherio ,  e  gli  altri,    ad  ogni  modo   non 
vi  è  ragione  di  penfare,  eh'  egli  fia  po- 
fteriore  a  S.  Benedetto  ,    e  però  Monaco 
Benedettino ,  come  fcrijfe  Vione   nel  fuo 
martirologio  Monaftico .    Ciò  riconobbero 
anche   crii  eruditi/fimi  Dacherio  ,  e  Mcbil- 
lone  x  .  Ma  con  tutto  ciò  come  penfare , 
che  nafcejfe  /otto  Coftanio  ,  fé  da  S.  Ila- 
rio Arelatenfe  fu  ordinato  Sacerdote  ?  Que- 
fti  fu  fatto  VefcovO  circa  C  anno  43  4-  >  * 
quegli  morì  ne  IP  anno   361.,    quando  fi 
fuppone ,  che  già  foffe  adulto  :  ficchè  il 
meno,  che  fi  poffa  dire  contro  la  Leggen- 
da, fi  è,  che  r  autore  abbia  errato  ne' no- 
.    mi  a"  Ilario  ,  di  Eucherio ,  e  degli  altri  ,  fé 
nacque  f otto  C  fianco  .  Si  potrebbe  dire  ,  che 
il  Santo  trattò  nelle  Gallie  con    S.  Ilario 
diPotùeri,  e  con  S.  Giufio  di  Sione,  e 

che 

1  Loco  fup.  cit. 


Romito.         291 

che  lo  Scrittore  fallò  ne  nomi  di  qué* 
due  Vefcovi ,  ed  allora  ogni  cofa  po- 
trebbe quadrare  . 

Non  approva  il  P.  Soleri  C  opinione 
del  P.  Mabillone ,  il  quale  giudica  ,  " 
che  Siagria ,  di  cui  Ji  parla  nella  Leg- 
genda ,  Jia  la  fteffa ,  che  fi  memora  ne- 
gli  atti  di  S.  Augendo,  e  di  S.  Epifanio 
di  Pavia  ;  perchè  quefia  viffe  fui  fine 
del  f ecolo  quinto,  nel  qual  tempo  pare , 
che  già  foffe  p  affato  alla  gloria  S,  Do- 
miziano ,  quantunque  fi  fupponga  ,  ch'egli 
moriffe  affai  vecchio  ,  come  lo  indica  la 
Leggenda ,   che  tale  lo  chiama . 

Z'-  Oratorio  fabbricato  dal  Santo ,  e 
dove  egli  morì ,  fu  poi  convertito  in  una 
celebre  Badia  ,  che  portò  il  nome  di 
S.  Ramberto ,  il  quale  fu  martirizzato  a 
tempi  del  tiranno  Ebroino  in  quelle  vi- 
cinante .  Ed  ora  fi  filma ,  che  le  reli- 
quie si  di  luì ,  che  di  S.  Domiziano  fi 
ritruovino  nel  Priorato  di  S.  Ramberto 
come  dice  Giufcenone  nella  fua  fioria 
della  Breffa  .  z  S.  Ramberto  è  venerato 
ai   15.  di  Luglio  .   Emmanuele  Filiberto 

T   2  ereffe 

1  Ibid.       2  P.  2.  e.  47. 


292  Di  S.  Domiziano  Romito. 
treffe    quel   luogo   in  Marchefato   in  fa- 
vore di  D.  Amedeo  fuo  figliuolo* 

Nella  Leggenda  jla  inferta  una  carta, 
che  contiene  la  donazione  fatta  da  Lati' 
no ,  e  da  Siagria  co*  loro  figliuoli  a 
S.  Domiziano  in  data  degli  otto  delle 
Colende  di  Luglio  /'  anno  primo  di  Va" 
lentiniano  :  ma  ha  tutta  V  apparenza  d?ef- 
fere  uri  invenzione  deW  autore ,  0  di  qual- 
che altro  7  e  però  da  noi  fu  ommeffa. 


D! 


*95 

1  41 

D  I 

S   GIACOMO 

Arcivescovo  di  Tarantasia. 

SI  crede ,  che  Giacomo  Arcivefcovo 
di  Tarantafìa  fofle  'di  nazione  Affi- 
no ,  e   che   da  principio  abbracciale 
la  profeflìone  di  foldato.   Ora  abbenchè 
nobile  di  condizione ,  Temendo  dire  , 
quanto  {betta  fi  a  la  firada,  che  condu- 
ce alla  vita,  lafciata  la  milizia  deter- 
minò d'  entrare  in  Religione  .  Ricerca- 
va perciò  con  grande  diligenza,  chi  po- 
tette ammaefirarlo,  e  indirizzarlo  nella 
via  del  Cielo  ;  quando  non  fi  fa  come, 
imbattutoli  nella  perfona  di  S.  Onora- 
to ,  che  allora  fioriva  nelle  Gallie,  fece 
fotto  <T  un  tale  maeftro  tale  avanzamen- 
to nella  perfezione  ^  che  il  Santo  feco 
lo   volle   ne'  fuoi  viaggi   a   preferenza 
d'ogni  altro.  Ed  avvenne  per  appunto, 
T   3  che 


i^4  fri  S.  Giacomo 
che  effondo  infettata  l' Ifola  di  Lerind 
da  un  fiero  dragone,  che  colP  alito  pe- 
ftifero  attofficava  chiunque  avvicinava*! 
a  queir  Ifola ,  Onorato  col  folo  fuo  Di- 
fcepolo  entrato  in  una  barca  pigliò  po- 
rto in  Lerino ,  e  colFefficacia  delle  fue 
orazioni  ne  difcacciò  la  beftia  velenofa. 
Fabbricarono  quivi  un  oratorio,  ove  at- 
tendevano a  fervire  con  tutta  fedeltà  il 
Signore  ;  ficchè  volando  ben  tofto  ne* 
contorni  la  fama  delle  loro  virtù,  avva- 
lorata da  molti  miracoli ,  incomincia- 
rono molti  a  frequentare  quel  luogo  i 
nel  quale  fabbricatori  poi  un  ampio  Mo- 
niftero ,  riufcì  un  Seminario  di  Santi,  e 
di  Vefcovi . 

In  fatti  fu  S.  Onorato  di  là  a  qual- 
che tempo  chiamato  alla  fedia  Arcive- 
fcovile  d'Arles,  avvegnaché  contrafua 
voglia  ,  e  feco  volle  il  noftro  Giacomo* 
dei  cui  configlio  fervivafi  in  molte  cofe 
pel  buon  regolamento  della  fua  Diocefi. 
Ma  conofcendo  poi  i  talenti  particolari, 
che  Iddio  aveagli  dati  pel  bene  dell' 
anime ,  {limò  cofa  più  utile  il  privar- 
fene,  e  mandarlo  nel  paefe  de'Centroni, 

oggidì 


Arcivesc.  di  Tarantasia.  295 

oggidì  Tarantafia ,  per  convertire  que' 
popoli ,  i  quali  o  erano  ancora  involti 
nelle  tenebre  dell'  idolatria,  o  per  la  me- 
fcolanza  degl'  idolatri  praticavano  molte 
fuperiì:iziont .  Congregati  dunque  i  Ve- 
fcovi  più  vicini ,  ed  i  Sacerdoti  più  ac- 
creditati del  Tuo  Clero  ,. ordinò  Giaco- 
mo Vefcovo,  e  invidio  a  predicare  la 
parola  di  Dio  nella  Valle  della  Taran- 
taiìa  .  Per  ogni  regola  di  buon  governo 
portovviiì  il  Santo  con  poco  accompa- 
gnamento ,  e  qua/i  di  nafcofto,  non  vo- 
lendo da  principio  ipaventare  que'  po- 
poli .  Ma  ben  torto  fpargendoiì  la  fama 
delle  fue  virtù ,  ognuno  diceva,  che  Id- 
dio aveva  loro  inviato  un  uomo  degno 
d'  effere  udito  pel  loro  fpirituale  van- 
taggio . 

Il  Santo  ringraziato  eh' ebbe  il  Signo- 
re ,  il  quale  aveagli  aperta  una  porta 
grande ,  e  fpaziofa  per  annunziare  a' po- 
poli la  fua  divina  parola  ,  incominciò 
a  predicare  il  Vangelo  ,  e  con  tale  fac- 
cetto, che  in  breve  tutto  il  Borgo  ab- 
bracciò la  fede  CritHana,  e  fu  da  lui 
battezzato.  L'efempio  del  Borgo  prin- 
T  4  cipale 


$.96    Di  S.  Giacomo 

cipale  fu  feguitato  da  tutti  gli  altri 
luoghi ,  che  {lavano  all'  intorno  ,  cor- 
rendo egli  follecito  in  tutte  le  popola- 
zioni, ed  afcoltandolo  tutti  con  divo- 
zione ,  tantoché  in  poco  tempo  da  tut- 
ta quella  Valle  ne  fu  difcacciato  il  Pa- 
ganefìmo  .  Non  potè  S.  Onorato  udire 
la  fama  di  tale  mutazione ,  perchè  dopo 
il  breve  Vefcovado  di  due  anni  volò 
al  Cielo  . 

Intanto  il  Servo  di  Dio  applico/lì  a 
fabbricare  una  Chiefa .  Ammirabile  fu 
la  prontezza  de'  fuoi  Difcepoli  per  con- 
tribuire a  sì  buon'  opera  ,  impiegando^ 
chi  a  portar  le  pietre  ,  e  chi  a  tagliare 
i  legnami  per  coprire  il  tetto.  Avven- 
ne un  giorno  ,  che  mentre  alcuni  fui 
carro  conducevano  travi  per  compire 
la  fabbrica ,  un  orfo  ufcito  dalla  fore- 
fla  uccidere  un  bue  ,  che  tirava  il  gio- 
go .  L' arrivo  della  fiera  intimorì  in 
guifa  i  condottieri  ,  che  abbandonato 
il  carro ,  fé  ne  andarono  a  raccontare 
il  cafo  al  S.  Vefcovo  .  Quefti  veloce- 
mente correndo  al  luogo,  ritrovò,  che 
P  orfo  divorava  il  bue  j  onde  con  viva 

fede 


ÀRCIVESC.   DI    TARANTASIA.    I97 

fede  cornandogli ,  che  fottentrafìe  egli 
al  lavoro ,  che  avrebbe  fatto  la  beitia 
divorata  .  Cola  prodigiofa  !  Sitamen- 
te ancorché  urlando  foggettò  il  collo  al 
giogo,  e  contra  '1  fuo  naturale  iftinto 
condufTe  il  carro ,  dov'  era  desinato  , 
con  ammirazione  di  tutti  .  Compita 
T  opera  ,  volevano  alcuni  uccidere  la 
beftia,  ma  vietollo  il  Santo,  dicendo, 
che  non  avendola  egli  pigliata,  e  aven- 
do quella  fervito  al  fuo  difegno  ,  do- 
vea  lafciarfì  andare  libera  ;  laonde  co- 
mandatole ,  che  fi  allontanale  da  quelle 
vicinanze,  lafciolla  andare  in  pace,  né 
mai  più  fu  veduta . 

Maggiore  miracolo  però  può  dirfì 
T  avere  colle  fue  orazioni ,  e  coll'afper- 
fione  dell'  acqua  benedetta  allungato  di 
<inque  piedi  il  trave ,  che  fi  trovò  fcar- 
fo  di  mifura  nel  collocarlo  al  pofto  de- 
sinato ;  cofa  ,  che  offervata  da  tanti 
fece^  che  i  Fedeli  recarono  maggior- 
mente affezionati  alla  religione  Criilia- 
na  ,  e  che  i  più  oftinati  1'  abbracciai 
fero,  onde  niuno  rimafe  nelPinfedeltài 
ficchè  perfezionata  la  Chiefa,  che  de- 
dicò 


198     Di  S.  Giacomo       * 
dico  al  Protomartire  S.  Stefano  ,  ebbe 
il  buon  Prelato  la  confolazione  di  ve- 
derla rirAna  di  Criftiani . 

Così  ftabilite  le  cofe  nella  fua  Città, 
pensò  il  Santo  di  portarli  dal  Re  ,  che 
comandava  in  quella  provincia ,  e  fi 
fuppone  folte  Gondicario  Re  della  Bor- 
gogna .  E  per  recargli  qualche  cofa  , 
che  poterle  fargli  piacere,  caricò  un 
fomaro  di  neve ,  perchè  effendo  di  fra- 
te ,  quella  giudicava  poterle  riceverli 
con  gradimento .  E  fu  cofa  miracolofa 
T  offervare  ,  che  quantunque  grandi  fof- 
fero  i  calori ,  la  neve  punto  non  fi  li- 
quefece  ;  il  che  attribuito  dal  Re  a  male- 
ficio, fece,  che  il  Santo  fofTe  da  lui  mala- 
mente ricevuto  ,  e  con  mali  modi  licen- 
ziato .  Partitoli  appéna  il  fervo  di  Dio, 
fu  il  Re  afTalito  da  acutiffimi  dolori  ;  né 
quelli  celiando ,  fece  per  configlio  di  un 
fuo  Barone  ricercare  di  nuovo  il  Ve- 
fcoVo,  il  quale  ritornato  colle  fue  ora- 
zioni perfettamente  fanollo.  Per  la  qual 
cofa  il  Re  cangiando  in  venerazione  i 
difprezzi ,  gli  offerì  ,  quanto  fapelTe  di- 
mandare ,  e  profittando  il  fervo  di  Dio 

di 


ARCIVESC.    DI   TaRANTASIà ,    É99 

di  si  buona  difpofìzione  ,  chiefe  ,  ed 
ottenne  alcuni  poderi  per  la  fua  Chiefa. 

Si  può  dire  i  che  i  miracoli  lo  ac- 
compagnavano ad  ogni  paflb,  fra'  quali 
merita  ancora  d'  efTere  ricordato  quello, 
che  gli  avvenne  prima  di  giungere  alla 
Città,  dove  il  Principe  faceva  fua  re- 
fidenza .  Affannato  per  la  franchezza  , 
e  pel  calore  ,  mentre  in  un  bofco  pi- 
gliava un  poco  di  ripofo ,  anche  il  fuo 
fomaro  addormentom*  coricato  all'  om- 
bra d' un  albero  .  Allora  un  corvo,  forfè 
invefKto  dal  Demonio  fempre  infetto 
a'  fervi  di  Dio ,  calatovi  fulla  beftia,  ca- 
volle  un  occhio,  e  gracchiando  forte- 
mente fé  ne  giva  in  aria .  Videro  i  fer- 
vi la  mafcella  fanguigna  dell'  afino  ,  e 
ne  avvifarono  il  Vefcovo  :  ed  egli  ve- 
duto il  cafo  ,  con  viva  fede  comandò 
al  corvo  di  riportare  l'occhio  ,  dove 
avealo  pigliato,  il  che  fu  fubito  efegui- 
to ,  fenzachè  comparirle  nel  giumento 
alcun  fegno  della  ferita  . 

Non  'ne  dice  di  più  la  Leggenda,  per 
efTere  fiata  troncata  o  fla  per  le  ingiu- 
rie de' tempi ,  o  ila  per  qualunque  altra 

ca- 


3©o     Di  S.  Giacomo 

cagione  .  Non  dee  però  dubitarfi ,  che 
molte  altre  opere  ftupende  fece  il  San- 
to Vefcovo ,  la  cui  morte  fi  fuppone 
fuccedeffe  nel  giorno  decimofefto  di 
gennajo  nel  fecolo  quinto,  e  fenza  dub- 
bio alcuni  anni  dopo  la  morte  di  S.  Ono- 
rato ,  che  accadde  nelP  anno  429.  Sauf- 
fay  nel  fupplemento  del  Martirologio 
Gallicano  fcrive  del  noftro  Giacomo  le 
feguenti  parole  :  »  In  Tarantafia  nella 
„  Gallia  Narbonefe  S.  Giacomo  Vefco- 
»  vo  di  quella  Metropoli ,  e  ConfefTo- 
»  re  ;  quefti  ripieno  di  fpirito  Appofto- 
,>  lieo  illuftrò  quella  regione  col  Tanto 
»  Vangelo ,  riempiendola  di  fede,  e  di 
I,  religione  .  Quivi  {labili  per  Tempre 
M  la  fedia  Vefcovile ,  ordinò  la  Gerar- 
M  chia  Ecclefiaftica  ,  e  desinato  Mar- 
„  Cellino  uomo  di  provata  virtù  ,  e 
5)  grazia ,  eh'  ei  lafciò  erede  non  me- 
£  no  del  fuo  carico,  che  del  fuo  fpiri- 
5)  to,  dopo  avere  fantiffimamente  go- 
5>  vernato  la  fua  greggia,  ricevette  dal 
»  Signore  ,  cui  diligentemente  aveva 
y>  fervito,  la  ricompenfa  dovuta  alle  fue 
„  fatiche .  Fondò  ancora  la  Chiefa  Ve- 
fcovile 


Arcivesc.  di  Tarantasià.  301 

„  fcovile  d'Aofta  ,  alla  quale  deiHnò  per 
M  primo  Prelato  S.  Euftachio . 

Annotazioni. 

IL  P.  Pier  Francefco  Chiffle^io  della 
Compagnia  di  Gesù  ricavò  da  un  an- 
tico Manofcritto  la  vita  di  quefio  Santo 
Arcivescovo  ,  c/i  egli  giudica  J crina  da 
Guidone  de  Conti  di  Borgogna ,  che  fu 
poi  Cali  fio  IL  La  ragione ,  per  cui  egli 
giudica  Guidone  autore  di  quefia  vita  , 
fi  èj  perchè  ella  fi  ritruova  in  un  volu- 
me ,  che  contiene  la  fior  la  della  trasla- 
zione ,  e  de1  miracoli  di  S.  Giacomo  Ap- 
pofiolo  ,  opera  fen^a  dubbio  di  lui  j  e  poi 
ancora  ,  perchè  fi  fa  ,  che  Guidone  feri ff e 
la  vita  dy  alcuni  Santi  ;  onde  è  da  cre- 
dere ,  che  a  preferenza  degli  altri  abbia 
ferina  quella  de*  Santi  del  paefe  .  Ora  è 
chiaro  ,  che  la  Tarantafia  era  un  mem- 
bro dell'  antica  Borgogna  .  Chiunque  ne 
fìa  C  Autore ,  i  Bollandifii  la  inferirono 
nella  loro  grande  opera    ai    16.   di  gen- 

najo  *  ,  fof penando  però ,  che  fia  in  qual- 
che 

1  Tom.  1,  pag.  i6« 


joi     Di  S.  Giacomo 

che  parte  tronca  .  Noi  da  quefla  abbia" 
mo  raccolto ,  quanto  di  /opra  abbiamo  detto 
di  queflo  Santo  ,  avendo  però  aggiunte 
alcune  cofe  ritrovate  in  altri  Autori . 

Pare  favolofo  il  racconto  del  dragone 
ad  alcuni  ;  pure  ne  parla  anche  il  P.  Dio* 
nigi  di  S.  Marta  nella  vita  di  S.  Ono- 
rato .  E  non  fembra  co  fa  tanto  incredi- 
bile ,  che  un  Ifola  dij abitata  foffe  mole-* 
fiata  da  bejlie  velenofe  ,  come  lo  fcrive 
S.  Ilario  nel  fermone ,  che  fa  ad  onore 
di  S.  Onorato , 

La  Cattedrale ,  o  anp  la  Metropolita* 
na  di  Moutiers  è  'ora  dedicata  a  S.  Pie- 
tro Appofiolo  $  e  forfè  non  è  pia  nel  fito 
di  quella -  che  fu  eretta  dal  noflro  Santo 
al  Protomartire .  Da  principio  era  fola- 
mente  Vefcovado ,  ma  nel  f ecolo  fefbo  fu 
dichiarata  Metropoli .    # 

Erra  Mon/ignor  della  Chiefa,  e  chiun- 
que vuol  pretendere  ,  che  S,  Giacomo  foffe 
Monaco  Benedettino  .  Queflo  iftituto  na- 
cque dopo  la  fua  morte ,  o  almeno  dopo  la 
fua  ufcita  da  Lerino ,  che  fi  governava 
fecondo  i  regolamenti  lafciati  da  $.  Ono- 
rato. 

Dice    ' 


Arcivesc.  di  Tarantasia.  305 
Dice  Sauffay  7  che  il  noflro  Santo  la- 
fciò  per  fuo  fuccejfore  Mir Cellino  ,  e  de' 
putò  Euflachio  per  Vefcovo  a"  Aofla  ;  il 
che  non  fi  accorda  coi  Catalogi ,  che  di 
que  Vefcovi  abbiamo  .  In*  fatti  tanto  an- 
tichi noi  non  fappiamo ,  qual  opinione  ab- 
bracciare .  In  Aofla  fi  crede  ,  che  il  pri- 
mo Vefcovo  foffe  Domiziano  nel?  anno 
347. ,  o  P  rota  fio  nel  408.  ,  al  quale  fuc- 
cedette  Euflachio ,  a  nome  di  cui  Grato 
preteAottofcrìffe  il  Concilio  di  Milano . 
A  oT  Giacomo  fi  dà  per  fuccejfore  San- 
zio ,  che  ritrovo/fi  nel  Concilio  di  Jena. 
Forfè  di  Marcellino  non  è  rimafia  memo- 
ria ,  perchè  vijfe  poco  ;  forfè  ancora  non 
accettò  il  Vescovado  defiinatogli  dall'  an- 
teceffore  .  Altri  con  maggior  fondamento 
penfano ,  che  il  primo  Vefcovo  a"  Aofla 
foffe  Euflachio ,  in  favore  di  cui  Euf eh  io 
Vefcovo  di  Vercelli  f eparò  colla  permif- 
fione  del  Papa  dalla  fua  Diocefi  la  pro- 
vincia a"  Aofla . 


DI 


5<M 

I 
D  I 

S   GUGLIELMO 

ABATE  FONDATORE  DE' ROMITI 
DI  MONTEVERGINE 

Sotto  la  Regola  di  S.  Benedetto  . 

NEL  medefimo  fecolo  ,  che^fu  il 
duodecimo  di  Grido  ,  fiorirono 
due  grandi  Uomini ,  i  quali  fecero  ri- 
fiorire nel  Regno  della  Sicilia,  e  di  Na- 
poli T  antico  Iftituto  di  S.  Benedetto  . 
Il  primo  fu  S.  Giovanni  di  Matera,  la 
cui  Congregazione  è  ora  eftinta .  Il  fe- 
condo è  il  noftro  Guglielmo,  del  quale 
dura  ancora  V  Iftituto ,  avvegnaché  ria 
molto  diminuito  il  numero  de'  Moni- 
fieri ,  attefe  le  vicirlitudini  del  tempo. 
La  coftui  vita  fu  fcritta  da  Giovanni 
di  Nufco  fuo  difcepolo ,  e  fu  poi  pub- 
blicata da  Giordano  Generale  dell'Or- 
dine .  Noi  feguiteremo  fedelmente  Gior- 
dano nella  diftribuzione  delle  materie, 

cor; 


Fondatore  de'  k.    3.05 

con  ofTervare  l'ordine,  aBj  tenne,  ma 
non.  pertanto  non  brfjfékmo  a  luogo  a 
luogo  d'  aggiungere  ciò,  che  ci  fugge- 
rifcono  akri  Aifcori ,  o  di  fpiegare  le 
cofe,  che  pofìbno  incontrare.qualche 
difficoltà  ,  valendoci  delle  annotazioni 
fatte  o  da  noi ,  o  da  akri . 

Fu  Guglielmo  di  patria  :VercelIefe ,  e 
nacque  nell'anno  1085.  ^a  nobili  ge- 
nitori .  Suo  padre  era  ci  una  famiglia, 
che  portava  per  cognome  de  Véilpe  , 
e  coirne  .perfona  cjata  molto  alla  pietà 
proccurò  inlìno  da  primi  anni  d'initil- 
largli  nel  cuore  il  fanto,  timore  di  Dio, 
nel  che  era  ancora  fecondato  dalla  di- 
vota fua  conforte  .  Mancogli  il  genito- 
re ,  correndo  V  anno  undecimo  di  fua 
età,  e  nell'anno  feguente  gli  morì  an- 
cora la  madre  ,  iicchè  reftando  orfano 
fi  farebbe  facilmente  dato  alle  'libertà 
giovanili  ,  fé  Iddio  prevenuto  non  lo 
avelie  colle  fue  benedizioni  ,  metten- 
dogli nel  cuore  un  grand^bborrimen- 
to  alle  vanità  del  m^ndo ,  ed  un  fom- 
mo  amore  alle  vir^.  Ammiravano  i 
parenti  ,  che  doponfa  morte  de'  fuoi 
Tom.  I,  V  geni- 


5o6  Di  S.  Guglielmo  Abate 
genitori  pigliato  avevano  il  governo  di 
lui  ,  e  de'  fuoi  beni ,  nella  tenera ^  età 
del  giovane  Guglielmo  una  gravita  di 
coftumi ,  che  non  era  c#nfacevole  a'  fuoi 
anni ,  onde  amavanlo  teneramente  :  ma 
non  pertanto  non  fi  lafciava  egli  inca- 
tenare gli  affetti  ,  che  anzi  afpirando 
a  maggior  perfezione ,  e  non  potendo 
intendere ,  come  fi  potette  tra  gli  agi 
della  vita  farcia  propria  falvezza,  al- 
tro n#n  meditava ,  che  di  allontanarli 
dalla  patria  per  darri  tutto  a  Dio. 

Entrato  dunque  #nelP  anno  decimo- 
quarto di  fua  #età  con  tal  penfiere  in 
capo  ,  pigliato  un  abito  modello  ,  e 
fuccinto  da  pellegrino,  e  nudo  ne' pie- 
di, abbandonò  Vercelli,  e  le  comodità, 
che  poteva  godere  nella  propria  cafa, 
intraprendendo  il  lungo  ,  e  difaftrofo 
viaggio  di  S.  Giacomo  di  Compoftella. 
Ardeva  ,  dice  V  autore  di  fua  Leggen- 
da ,  nel  cuore  del  Beato  giovane  il  de- 
fiderio  di  venerare  in  terra  le  fagre 
fpoglie  di  quelli  ,  de'  quali  la  divina 
grazia  predeftinato  avealo  fino  ab  eter- 
no compagno  uè'  Cieli .  Ma  parendogli, 

che 


Fondatore  de' Romiti  ec.  307 
che  ancora  fofle  poco  il  viaggiare  fcal- 
zo  ne*  piedi,  s'incontrò  una  fera  d'ef- 
fere  albergato  da  un  uomo  da  bene , 
il  quale  foieva  ogni  fera  dare  alloggio 
a'  pellegrini  ,  provvederli  di  vitto  ,  e 
prima  di  condurgli  al  npoib  lavar  loro 
i  piedi. 

OfTervò  il  buon  albergatore,  che  Gu- 
glielmo fra  tutti  gli. altri  pellegrini  il 
diftinfe  per  la  modeftia,  per  lo  fìlen- 
zio,  e  molto  più  per  l'attinenza,  per- 
chè contentom*  di  poco  pane  con  acqua 
pura  .  Vide  di  più ,  che  rifiutata  la  co* 
modità  del  povero  letticello ,  corico/lì 
fulla  nuda  terra:  per  la  qual  cofa  da 
tanti  indizj  argomentando  le  virtù  del 
Servo  di  Dio  ,  fui  mattino  volle  parlar- 
gli a  folo  ,  giacché  nella  fera'  antece- 
dente non  potè  cavargli  di  bocca  una 
parola  -,  e  ciò  ,  perchè  Guglielmo  ar- 
rivato ad  una  certa  ora  fi  era  preferir- 
lo d'  offervare  rigorofo  fìlenzio  .  Nel 
difeorrere  con  lui  maggiormente  venne 
in  cognizione  delle  perfezióni  del  Ser- 
vo di  Dio  ;  laonde  affezionatofegli  pre- 
gollo  a  ftabilire  ivi  il  fuo  foggiorno , 
V  2  prò- 


308     Di  S.  Guglielmo  Abate 
promettendogli  di  fabbricare  un  orato- 
rio ne'  fuoi  poderi ,  affinchè  in  quello 
poteffe  attendere  alla  vita  divota.  Gradì 
il  Santo  l'offerta,  ma  non  Faccettò, 
perchè  fi  era  proporlo  di  fare  varj  pel- 
legrinaggi..  Bensì  pregollo,  (  era  egli 
fabbro  ferraio  )  di  fargli  due  cerchi  di 
ferro ,  che  gli  cingeffero  e  reni,  e  ven- 
tre  ,  e  braccia  per  tormentare,  diceva, 
la  fua  carne  peccatrice  .  Ammirò  l'.ofpi- 
te   il  fervore   del  giovane  ,   e  pronta- 
mente   compiacendolo  ,   adattogli   fui 
corpo  quei  penofo  ordigno,  e  fi  licen- 
ziarono con  fomma  cordialità  ,   e  di- 
vozione .    Cinque  anni  pafsò.  il  Santo 
nella  Francia,  e  nelle  Spagne,  vietan- 
done i  Santuarj  ;  e  portatori  finalmen- 
te  a  Roma  ,  appagò   in   quella  Città 
appieno   la  fua  divozione  neli' adorare 
le  gloriofe  memorie  -de' Principi  degli 
Appoftoli ,  e  di  tanti  Martiri,  che  l'han- 
no renduta  venerabile.     . 

Non  retto  ad  ogni  modo  con  quefK 
pellegrinaggi  paga  la  pietà  del  Santo, 
che  anzi  fpingevalo  al  viaggio  della  ter- 
ra fanta  per  vifitare  que'  luoghi  ,  che 

furono 


Fondatore  de' Romiti  ec.  309 
furono  fantificati  dalia  prefenza  del  SaJ- 
vatore  ,  e  dalla  benedetta  fua  Madre . 
Ora  mentre  afpetrava  opportuna  occa- 
fìpne  di  viaggiare  ,  portoflì  a  Monte 
Gargano.,  e  poi  a.Bari  luoghi  celebri, 
quello  per  1'  apparizione  di  S.  Michele, 
quello  per  le  reliquie  di  S.  Niccola  il 
Grande  .  Ma  Iddio  ,  che  per  la  falvezza 
di  molti  avealo  deftinatq  pel  Regno 
di  Napoli ,  lo  ritenne  in  Melfi ,  Città 
Epifcopale  della  Bafìlicata  .  Quivi  pi- 
gliò albergo  con  un  certo  Roggeri , 
e  deiìderando  d'imparare  le  divine  Scrit- 
ture, (  cofa  veramente  infolita,  e  prodi- 
gi jfa!)  ancorché  dà  Roggeri  non  gli 
veniiTe  fpiegato ,  che  il  folo  Salmo  cen- 
f  erimonono,  Dixit  Dominus  Domino  meo, 
in  cui  contengono  più  miften  ,  che  fìl- 
labe  ,  maflìmamente  (opra  '1  miitero 
deil'  incarnazione  del  Verbo  ,  coli'  in- 
telligenza di  quello .  venne  a  capire 
quanto  di  più  aftrufo ,  ofcuro ,  e  pro- 
fondo contengono  i  libri  del  Vecchio,  e 
del  Nuovo  Teftamento  .  E  ne  parlava 
per  appunto  in«guifa,  che.  ben  vedeva^ 
parlare  per  la  Tua  bocca  lo  Spirito  Santo. 
V  3  Da 


5 io    Di  S.  Guglielmo  Abate 
.Da   Melfi  portatoti   ad.  un   caftelltf 
vicino  ,   che  allora  chiamavalì   Monte 
Solicolo,  ed  ora  apparentemente  o  è  ro- 
vinato ,  o  ha  cangiato  di  nome ,  fog- 
giorno  due  anni  con  un  faldato,  che 
chiama  vafi  Pietro  .  E  non  è  già ,  che 
folle  in  lui  celiato   il  derìderlo   di  far 
il  viaggio  di  Gerufalemme  -,  ma  Iddio, 
che   indirizza   i  palli    dell'  uomo,  al- 
trimenti aveva  desinato  ,  affinchè  egli 
coli'  efempio  di^  fua  vita  riducete  molti 
fui  buon  fenderò  .   A  queft'  effetto  in- 
cominciò  a   renderlo  famofo   per  mi- 
racoli, fra' quali  raccontali,  che  refti- 
tuì  ii  vedere  ad  un  cieco  ,  a  cui  la 
cecità,  aveva  introdotto  in  cafa  ancora 
la  povertà  ,  onde  ne  pativa  sì  egli  , 
che  la  famiglia  .   II  Santo   folito  por- 
tarli ad  un'ora  determinata  del  giorno 
vicino  ad  una  rupe ,  flava  ivi ,  ancor- 
ché .  fotto  la  sferza    del  fole  ,  prolun- 
gando le  fue  orazioni,  ed  implorando 
dal  Sole  di  giuftizia  que'  lumi,  che  gli 
erano  neceUarj  per  crefcere  nel  fuo  fan- 
to  amore  .  Accadde  dunque  un  giorno, 
che  mentre  il  cieco  veniva  da'  fuoi  po- 
deri 


Fondatore  de'  Romiti  ec.  311 
cleri  condótto  per  mano  da  una  fua 
figlia  ,  quefta  avvifollo  ,  che  colà  ritro- 
vavafì  in  orazione  il  Servo  di  Dio  ;  ed 
egli  gettatovi  a' .di  lui  piedi,  pregollo 
con  molte  lagrime  ad  avere  di  fé  pie- 
tà ,  e  col  restituirgli  il  lume  degli  oc- 
chi dargli  agio  di  poter  fomentare   la 

#  povera  famiglia .  Compatì  il  Santo  il 
buon  cieco ,  ma  gli  ditte  ,  non  effer  lui 
da  tanto ,  che  poteffe  far  miracoli,  ed 
efortollo  a  foffrire  con  pazienza  la  tri- 
bolazione ,  e  a  confidare  in  Dio,  il  quale 
ficcome  talora  percuote ,  così  può  ri- 
fanare .  Ora  mentre  così  andava  efor- 
tandolo  ,  addormento/fi  il  buon  uomo  ; 
e  poi  rifvegliatofi ,  ricevuta  la  benedi- 
zione di  Guglielmo  ,  ricuperò  iti  un 
fubito  4a  vifta  degli  occhi  ,  e  molto 
più  chiara ,  che  non  l'averle  avuta  giam- 
mai .  La  fama  di  sì  gran  miracolo  di- 
volgoffi  ben  pretto  per  le  .vicine  con- 
trade :  per  la  qual  cofa  temendo  il  San- 

.  to  pregiudizj  alla  fua  umiltà  ,  pensò  di 
fuggire  ,  e  fare  il  viaggio  di  Gerufa- 
lemme . 

V  4  Prima 


3 1  i     Di  S.  Guglielmo  Abate 
Prima  però  di  partirli,  volle  vietare 
un  fervo  di  Dio  famofo   per  fantità  , 
che   in   quel  Regno   fabbricato   aveva 
un  Moniftero  .  Era  quefti  il  Santo  Gio- 
vanni ,   che   dalla  patria  chiamom*    da 
Matera ,  e  per  ragione  del  luogo*  ove 
fondo   la  fua  Congregazione  vicino  a 
Canofa ,  fi  denominò  da  Polfano .  Vi- 
etandolo  adunque  ,   dopo  vicendevoli 
ampie/lì  incominciarono   a  parlare  del 
difprezzo  delle  cofe  mondane,  della  bel- 
lezza della  virtù  ,  è  del^  obbligazione 
di  fervire  unicamente  a  Dio. 'Dimorò 
ivi  Guglielmo  tutto  quel  giorno ,  paf* 
fandol'o  in  fanti  colloquj  ;  ed  il  giorno 
appreffo  narrando  a  Giovanni  il  fuo  de* 
fìderio  di  fare  il"  viaggio  "della  Paletti* 
na ,  quefti  difapprovò  il  fuo   pendere 
con  dire ,  che  Iddio  lo  voleva  in  quel 
paefe  per  la  falvezza  di  molti ,  e  non 
che  and  affé  in  Gerufalemme  .  Ma  non 
perciò  arrendendo»*   il  Santo  ,   fi  mife 
in  cammino .  Vicino  ad  Oria  fu  affa- 
lito  ,Te  così  maltrattato  da'  ladri  ,  che 
allora  conobbe  avere  Giovanni  parlato 
con  ifpirito  profetico  .  Per  la  qual  cofa 

ritor- 


Fondatore  de' Romiti  ec.  313 
ritornò  al  Moniftero  ,  e  méntre  ad  iiìan- 
za  del  medelìmo  Giovanni  itava  pen- 
fando  di  fiiTar  ivi  Tua  abitazione  ,  fu 
dopo  lo  fpazio  di  quindici  giorni  avvi- 
fato  in  fogno  dal  Signore.,  eflere  egli 
desinato  a  fondare  da  fé  una  Congre- 
gazione .  Incontanente  dunque  fé  ne 
partì ,  e  andò  per  varj  monti  cercando 
un  pofto ,  che  foffe  a  propofito  pel  fuo 
difegno .  In  Atripalda  albergò  ih  cafa 
d'  un1  onefta  matrona  ,  dalla  quale  in- 
tefe  {tare  in  quelle  vicinanze  il  monte 
Virgiliano  ,  luogo  rimoto ,  e  tutto  pro- 
prio per  vivere  a  Dio  folo  *  Ma  par- 
che i  ferri ,  eh'  egli  aveva  indoflb  ^  fi 
mudavano  rompendo ,  né  gli  permette- 
va F  umiltà  di  moftrargli  nel  luogo,  in 
cui  faceva  fua  dimora ,  pafsò  a  Salerno 
per  provvedere  d'un  abito  di  ferro  meri 
foggetto  a  confumarii  coll'ufo.  Ed  ap- 
punto incontrato  un  foldato,  uomo  vir- 
tuofo  ,  quefti  donogli  la  più  pefante 
delle  fue  armadure  ,  cui  egli  vedi  fulla . 
nuda  carne  .  Si  mife  anche  fui  capo  una 
picciòla  cuffia  di  ferro  ,  che  coperta  o 
dal  cappuccio ,  o  da  panno  '  da  niuno 

era 


3 1 4    -Di  S-  Guglielmo  Abate 
era  notata,  e  che  non  depofe  mai  più 
infinchè  viffe  ,  toltone  il  tempo  ,  che 
celebrava  la  lama  Metta  ,  come  con- 
diiettura  Giordano. 

Intanto  trattava  con  quella  Matrona 
il  modo  di  fabbricare  fui  monte   pre- 
detto un  Moniftero  ;  al  che  faceva  la 
maggior    difficoltà   il   non    ritrovarvifi 
acqua  .  Ed  avvegnaché  coli'  indizio,  che 
gliene*  diede  un  Romito,  s'incontrane 
un  picciolo  fito  paludofo ,  cui  efcavan- 
do  fé  ne  ritrovava ,  quella  era  sì  poca, 
che  non  badava  al  bifogno  ,  anzi  dalle 
pedate  ,  che  fi  vedevano  fui  terreno,  fi 
fcorgeva ,  quel  luogo  eflere  frequentato 
dagli  orfi,  che  per  beverne  colà  porta- 
vano .  Continuando  ad  ogni  modo  le 
ricerche  infieme  con  un  fuo  compagno 
per  nome  Pietro ,  fi  abbattè  in  alcuni 
cacciatori,  che  gì' indicarono  una  vena 
più  abbondante .  Ma  giunto  al  luogo, 
fu  come  un  malfattore  sì  egli,  che  '1  fuo 
■compagno  pigliato  da' foldati  del  vici- 
no Cartello  di  Mercogliano,  e  condotto 
dinanzi  al  Governatore  ,  il   quale  dal 
fuo  difcorrere  riconofcendolo  per  quello, 

eh'  egli 


I 

Fondatore  de' Romiti  ec.  315 
ch'egli  era,  vero  fervo  di  Dio,  riman- 
dollo  fubito  in  pace ,  e  a  grande  onore. 
Ritornato    ad    Atripalda  difpofe    le 
cofe  necefTarie  per  venire  al  monte  , 
come  fece,  in  compagnia  d'alcuni  pa- 
renti ,  e  vicini  "della  Matrona,  che  gli 
fabbricarono  una  capanna  ,  ov'  egli  re- 
ftò  folo  ,  attendendo  a  fervire  a  Dio  in 
continue  contemplazioni .  Andava  ogni 
giorno   ad*  attignere    acqua  al  fonte  ; 
ma  ritrovandolo  quafì  fempre  ricoper- 
to di  fango  ,  perchè  gli  orfi  ci  veniva- 
no a  bere ,  un  giorno  ,  che  ne  incon- 
trò uno  ,  rimprocciogli  il  guafto ,  che 
faceva  del  fuo  4avpro  ,  e  comandato- 
gli, che  mai  più  ivi  non 'comparile  , 
la  beftia  feroce  quafi  dimentica  del  fuo 
naturale  ifìinto  ubbidì  alla  voce  del  Ser- 
vo del  Signore,  né  mar  più  comparve. 
Il  fuo  vitto   era  per  P  ordinario  po- 
che fave  ,  o  caftagne  ,  che  andava  rac- 
cogliendo fui  monte ,  e  per  gran  deli- 
zia  qualche   volta   pane  di  puro   orzo 
cotto  fotto  la  cenere  ;  La  fu  a  compa- 
gnia non  altri ,  che  beftie  falvatiche  ; 
feenchè  poco  dopo  un  Monaco  di  rara 

virtù 


^i6    Di  S.  Guglielmo  Abate 
virtù  per  nome  Alberto ,  conofciftta  la 
fantità  di  Guglielmo ,  dimandò ,  ed  ot- 
tenne di  ftare  con  lui.  Da  quefto  fi  è 
poi  faputo,  quanto  Tantamente,  e  au- 
Meramente  egli  colà  paffaffe  tua  vita  * 
e  fpezialmente ,  che  dòpo  un  breve  Ton- 
no forgendo  da  terra  ,'  eh'  era   il  Aio 
morbido  letto,  foftenendofifopra  d'un 
piede  pattava  il  rimanente  della  not- 
te pregando  dinanzi.ad  una  «Croce,  che 
inalzata  aveva  nella  fua  cella.  Era  que- 
fta  vicina  al  fonte ,  che  chiamafi  delle 
Colombe  ;  perchè  quivi  fu  veduto  gran 
numero  di  colombe  bianche ,  f>refagio 
fénza  dubbio  de'  Monaci,  che  in  quei 
luogo -fotto'1   governo    del  Santo   in 
vefti  candide   dovevano  fervire   al  Si- 
gnore.  Sta  ora  quel  fonte   nei  Moni- 
toro, circondato  da  un  vivo  faffo ,  ed 
è  tradizione  ,  che  diffeccandofi  allora 
non   di  rado  per  avere  poca  acqua  , 
per  le  orazioni  di  Guglielmo  di  nuovo 
fcaturì,  né  mai  più  è  mancato  .  Le  fue 
acque  fono  efficaciffime  per  rifanare  le 
infermità  non  per  virtù  naturale,  ch'effe 
abbiano,  ma  per  la  fede ,  che  fi  ha  nei 

Santo.  Due 


•Fondatore  de' Romiti  ec.  317 
Due  anni  pafsò  Guglielmo  in  quella 
guifa  y  ma  volando  per  tutto  '1  Regno 
la  fama  della  fua  fantità,  incomincia- 
rono a  venire  a  hai  uomini,  e  donne 
per  imparare  la  vera  maniera  di  fervi- 
re  al  Signore .  Fra  quelli  furono  alcuni 
Sacerdoti,  i  quali  ricercandolo,  in  quai 
maniera  poteflero  attendere  '  alla  pro- 
pria falvezza ,  moftrarono  defìderio  di 
renderli  fuoi  difcepoli  .  Ed  egli  ,  mio 
penfìere  fi  è  ,  rifpofe  ,  che  col  lavora 
delle  mani  ci  procacciamo  non  folo  le  co- 
fé  neceffarie  ad.  esempio  •dell'  Appojlolo 
S.  Paolo ,  ma  ancora  di  che  [occorrere 
ì  poverelli ,  e  che  ad  ore  determinate  ci 
ratiniamo  per  la  recitazione  del  Divino 
Uffiiio .  Piacque  per  allora  il  coniglio 
a^que'  Sacerdoti  ,  ma  poco  dopo  am- 
mutinatili ,  prima  in  fegreto  ,  poi  pa- 
lefemente  Ci  lamentarono ,  dicendo  ef- 
fere  cofa  indegna  del  loro  grado  il  col- 
tivare la  terra ,  come  tanti  villani ,  ed 
effere  più  a  proposto  il  fabbricare  fui 
monte  una  Chiefa  ,  ed  attendere  uni- 
camente al  culto  divino  y  provvedendoli 
a  tal  effetto  di  libri ,  e  di  fagre  fuppel- 

lettili . 


5i8     Di  S.  Guglielmo  Abate 
lettili.  Il  noftro  Santo  temendo  mag- 
giori  fconcerti ,  e  di  alienargli  dal  fer- 
vizio  di  Dio ,  non  che  dalla  fua  com- 
pagnia ,  giudicò  di  fere  il  loro  piacere. 
A   tal  effetto   portatori   a  Bari  ,  dagli 
amici ,  e  conofcenti ,  che   ci  avea  ,  fu 
provveduto,  de' libri,  e  delle  foppellet- 
tili ,  che  quegli  desideravano  .  Nel  ri- 
torno giunto  a. Gravina,  fi  ammalò  gra- 
vemente il  fuo  compagno  ,  nella  qual 
occafione  lì  vide  per  una  parte, quan- 
to fotte  radicata  nel  cuore  del  Santo 
la  carità  del  proffimo ,  e  quale  fofle  la 
venerazione,  che  fi  era  meritata  dall' 
infermo  .  Imperocché  volendo  Gugliel- 
mo cedergli  la  cavalcatura  d'un  agnel- 
lo, che  aveva,  lunga  fu  la  contefa  , 
pretendendo  il  compagno  ,  che'  conti- 
nuarle Guglielmo  ,  come  dalle  peniten- 
ze eftenuato  ,  a  fervirfene,  e  queiti  vo- 
lendo ,  che  godette  P  altro  quella  poca 
comodità  .   Vinfe  finalmente  la  carità 
del  Santo,  ed  era  cofa  di  non 'piccola 
mortificazione  al  Monaco  vedercelo  ve- 
nir dietro   a  {tento  per   vie   difàftrofe 

nudo  -ne'  piedi . 

Giunto 


Fondatore  de'  Romiti  ec.  319 
Giunte  al  monte,  ancorché  lo  impor- 
tunaflero  i  Sacerdoti ,  dubitò  ad  ogni 
modo  ,  fé  foffe  voler  di  Dio ,  eh'  egli 
foddisfaceffe  al  loro  defiderio  coli' erge- 
re una  Chiefa .  Adunque  per  faperne 
la  yolontà ,  rimatori  in  luogo  fegreto, 
pregò  lungamente  ,  e  in  fine-  dimandò 
ai  Signore  >.  che  f  era  di  Tuo  fervizib , 
facefle  venire  ivi  tanta  gente ,  che  ba- 
ftaffe  a  dare  principio  alia  fabbrica  col 
provvedere  la  calce.  Non  aveva  ancora 
il  Santo  terminata  la  fua  orazione,  che 
inafpettatàmente  comparve  in  quel  luo- 
go gran  quantità  di  p#polo  ,  il  quale 
diftribuito  in  varie  clafli  chi  formò  la 
fornace  ,  chi  apparecchiò  le  legne  ,  e 
chi  raunò  le  pietre  ,  in  guiia  che  la  fera 
del  giorno  feguente  fi  ebbe  pronta  gran 
quantità  di  calce.  Anzi  concorrendo  all' 
opera  le  circonvicine  Città  ,  in  breve 
fu  fabbricata  colla  Chiefa  ancora  una 
comoda  abitazione  per  li  Monaci . 

Si  vide  concorrere  anche  vivìbilmen- 
te Iddio  all'opera  con  palefi  miracoli. 
Imperocché  primieramente  un  uomo 
della  Liguria  venuto  ivi  con  un  braccio 

para- 


310    Di  S.  Guglielmo  Abate 
paralitico ,  per  la  benedizione'  del  San* 
to ,  che  avevaio  invitato  a  lavorare  , 
immantinente  fu  rifanato  .  E  perchè  era 
architetto,  e  maftro  da  muro,  non  fu 
di  pòco  ajuto  all'  edifizio ,  né  mai  più 
abbandonò  P  uomo  di  Dio ,  dal  quale 
ricevette  in  feguito  P  abito  religiofo  . 
Fu  poi  quelP  uomo  uno  de'  più  perfetti 
difcepoli  del  Santo ,  e  molto  fi  adope- 
rò nelle  varie  fabbriche ,  che  dappoi  fi 
fecero  .  In  fecondo  luogo  un  afino ,  di 
cui  fi  ferviva  per  portare  le  cofé  necef- 
farie  alla  fabbrica ,  effendo  ftato  divo* 
rato  da  un  lupo1 ,  mentr*  era  al  pafcolo, 
il  Santo  comandò  a  quella  beftia  in  no- 
me di  Dio ,  e  della  Santiffima  Vergine, 
;ad   onore  della  quale    fabbricava^  la 
Chiefa ,  di  fupplire  a'  lavori  del  defun- 
to animale  .  Ubbidì  la  beftia  accomandi 
del  fervo  di  Dio ,  ed  era  fpettacolo  , 
che  moveva  non  fo  fé  più  rifo ,  o  am- 
mirazione ,  il  vedére  un  lupo  imballa- 
to portar  pietre .  Nota  Giordano ,  che 
quantunque  fiano  frequenti  in  quel  mon- 
te i  lupi ,  non  fi  è  però  giammai  udito, 
che  abbian  danneggiato  o  gli  uomini,  o 

gU 


Fondatore  de7 Romiti  ec.    321 
gli    animali    domeftiei  ,    il   che   è   un 
continuo  miracolo  del  Santo,  il  quale 
pare  ne  abbia  fatto  il  comando  a  tutta 
la  fpezie . 

Fabbricata  che  fu  la  nuova  Chiefa 
con  alcune  celle  pei  Monaci ,  pregò  il 
Servo  di  Dio  Giovanni  Vefcovo  d'Avel- 
lino a  volerla  conlecrare  .  Portoni  il 
Vefcovo  fui  monte  ,  e  nel  di  folenne 
della  Pentecoste  ,  vigefìmo  quinto  di 
Maggio  in  queir  anno  ,  che  fu  il  1 1 14., 
fece  folennemenre  quella  funzione,  in- 
tervenendovi innumerabile  moltitudine 
di  popolo  ,  né  terminò  fenza  miracoli 
la  folennità  .  Imperocché  una  donna  mu- 
tola da  fette  anni  fmpetrò  da  Dio  mi- 
racojofamente  la  loquela .  E  non  poco 
contribuì  la  fama  de'  miracoli  del  fant* 
uomo  per  muovere  e  nobili ,  e  plebei 
ad  ajutare  le  fabbriche  ,  e  a  donare  po- 
deri per  la  foftentazione  de'  Monaci  . 
Fuori!  donata  una  Chiefa  dedicata  a 
S.  Cefario  ,  e  vietandola  il  Santo  ritro- 
vò ivi  un  avello  di  marmo,  che  giu- 
dicò poter  fervire  in  qualche  opera ,  e 
però  ordinò  ,  che  di  là  foife  levata  . 

Tom,  I.  X  Ma 


3  2i  Di  S.  Guglielmo  Abate 
Ma  ancorché  fi  adoperaffero  ben  cin- 
que paja  di  buoi ,  non  potè  quella  gran 
macchina  effere  molla  dal  Tuo  luogo. 
Avvifatone  il  Santo  fece  levare  quattro 
paja  di  buoi,  e  toccati  i  due,  che  re- 
cavano ,  col  fuo  baffone  ,  comandò 
loro ,  che  fi  partiffero  .  Ed  ecco  in  un 
fubito  fu  la  pietra  con  tanta  facilità 
trafportata ,  che  parve  un  legno  fecco, 
e  non  un  marmo  di  mole  fmifurata  . 
E  pure  il  viaggio  fu  di  ben  otto  ftadj. 
Un  cafo  confimile  gli  accadde  nel  fab- 
bricarfi  il  Moniftero  di  Guleto .  Era- 
no neceffarie  alcune  colonne,  che  do- 
veano  condurfi  da  quattro  leghe  lon- 
tano ,  e  perchè  la  ftrada  era  afpra  affai, 
non  potevano  più  paja  di  buoi  ne  pur 
muoverle  .  Avvifato  il  Santo  fatti  le- 
vare tutti  gli  altri  ,  con  un  folo  pajo 
toccato  colla  verga  ,  che  portava  in 
mano  ,  fattogli  fopra  ilfegno  della  cro- 
ce, lubito  fu  condotto  con  tutta  faci- 
lità il  carro  .  Per  la  qual  cofa  quelle 
colonne  erano  da'  Fedeli  baciate  per  di- 
vozione ,  e  quafi  foriero  reliquie,  ad  effe 
applicavano  corone,  e  rofaj . 

Abi- 


Fondatore  de'  Romiti  ce.  323 
Abitando  in  quel  luogo  il  Servo  di 
Dio  co'  fuoi  Monaci  ,  ancorché  foffe 
difficile  a  faliriì  il  monte  ,  falvo  che 
ne  tre  meli  della  (tate  ,  concorreva  non 
pertanto  una  gran  moltitudine  di  po- 
polo ,  offerendo  non  che  le  cofe  necef- 
ìarie  alla  vita,  ma  ancora  le  fuperrlue. 
Egli  però  come  fedele  amminiitrato- 
re  donava  a'  poveri  ,  quanto  riceveva 
di  più  di  quel ,  eh'  era  confacevole  gior- 
nalmente alia  foilentazione  aci. 
Non  piaceva  a  quelli  una  tale  pratica, 
e  già  P  avarizia  occupato  avea  i  loro 
animi  ;  laonde  prima  con  umili  rap- 
prefentazioni ,  e  poi  con  manifeiti  la- 
menti dicevano ,  che  potendo  accade- 
re ,  che  celTaffero  le  limoline ,  dettava 
la  prudenza  di  riferbare  qualche  cola, 
e  non  distribuire  il  tutto  a'  poveri  . 
Egli  però  faldo  nel  Tuo  proposto  dice- 
va, che  i  Mcniiteri  co' danari  piutto- 
sto che  mantenere  fi  diftrue^ono  ,  ed 
eiTere  cura  della  divina  provvidenza  il 
pafeere  ,  chi  ferve  al  Signore.  Ma  ve- 
dendo ,  che  quelli  non  fi  arrendevano 
alle  fue  parole  ,  proteico  ,  che  fé  durava 
X  2                     in 


3i4     Di  S.  Guglielmo  Abate 
in  eflì  il  defiderio  delle  ricchezze, egli 
durar  con  loro  non  voleva .  Per  la  qual 
cofa    foftituito    Alberto    uno    de'  Cuoi 
compagni  al  comando  ,  con  cinque  de' 
Frati  i  più  idioti  partifn  per  ricercare 
qualche  luogo  anche  più  fcofcefo,  affine 
di  attendere  ivi  con  pace  a  perfezio- 
narfi.   Ad  ogni  modo  affinchè  non  re- 
ftaffero  fenza  regola,  affegnò  loro  ad 
offervare  quella  del  gran  Padre  S.  Be- 
nedetto con  alcune  Coftituzioni  da  fé 
fatte  confomma  difcrezione,  per  le  quali 
meritò  d' effere  pofto  nel  Catalogo  de- 
gli Scrittori  Piemontefi .  Ma  o  folle  la 
diligenza  del  nuovo  Abate,  uomo  di 
grandi  virtù,  e  però  degno  d' effere  dal 
Santo  follevato  a  quel  pofto;  o  le  ora- 
zioni di  Guglielmo ,  come  pare  credi- 
bile ,  col  tempo  que'Sacerdoti  mutaron 
condotta,  e  in  tal  guifa  avanzarono  nel- 
lo ftudio  della  perfezione,  che  niuno 
di  quelli ,  che  ne  avevano  conofciuto  i 
difetti ,  fi  farebbe  afpettata  sì  notabile 
mutazione  j  e  fiorì  dipoi  in  quel  luogo 
l'offervanza  monadica  in  tutto  vigore. 

Così  racconta  Giordano  • 

In- 


Fondatore  de'  Romiti  ec.  3 1  j 
Intanto  girava  il  Servo  di  Dio  pei* 
que'  monti ,  e  giunto  al  monte  Laceno, 
luogo  tutto  proprio  per  fervirè  a  Dio, 
lontano  da  ogni  commerzio  degli  uo- 
mini ,  fabbricò  quivi  per  fé  ,  e  pei  com- 
pagni alcuni  tugurj  ,  vivendo  di  pure 
radici  d' alberi .  Ma  non  ebbero  i  com- 
pagni coraggio  di  durarla  lungo  tempo 
in  un  deferto  così  afpro ,  mailimamen- 
te  perchè  il  freddo  era  infofTribile  : 
onde  partitivi  lafciaronlo  folo.  Ma  folo 
non  lafciollo  Iddio,  a  cui  con  tanto  fer- 
vore egli  ferviva ,  e  che  non  di  rado 
gli  comparve  :  fu  ancora  vifitato  dai 
B.  Giovanni  di  Matera  ,  che  ieco  lui 
pafsò  qualche  tempo. 

Era  colhme  di  Guglielmo  prolunga- 
re per  molte  ore  della  notte  le  fue  pre- 
ghiere ,  e  di  giorno  aflbrto  in  Dio  af- 
fine d' indebolire  il  corpo ,  che  non  fi 
rubellafle  contro  lo  fpirito,  camminava 
ne'  luoghi  più  afpri  del  fuo  deferto  . 
Ora  gli  avvenne  un  di ,  che  mentre  oc- 
cupato in  fanti  peniieri  palleggiava,  gli 
comparirle  il  Signore  Crocififfb,  e  fentì 
comandarii ,  che  di  là  partirle ,  perchè 
X   3  altrove 


$16     Di  S.  Guglielmo  Abate 
altrove  gli  era  neceffario  .  Guglielmo 
pregò  il  Signore  di  volerli  manifeftare 
ancora  al  fuo  compagno  ;   onde  vide 
anch' egli,  ma  non  si  chiaro,  effendori 
però  degnato  di  lafciarfi  da  Giovanni 
abbracciare  i  piedi ,  Ma  perchè  differi- 
vano la  partenza,  appicciatofi  il  fuoco 
a5  loro  tugurj,  ticchè  non  vi  fu  industria 
valevole  a  fpegnerlo ,  conobbero  mag- 
giormente effer  volere  di  Dio ,  eh' egli- 
no abbandonando  quel  luogo  ;  anzi  fu- 
rono   nella  notte  feguente   avvifati  in 
fogno  di  partirti  l'uno  l'oriente,  e  l'al- 
tro P  occidente  .   Giovanni  licenziatoti 
lafciò  il  noftro  Santo  a  Serra  Cognata, 
e   pattato   il  monte  Gargano  fondò  in 
quelle  vicinanze  là  fua  Congregazione 
di  Pulfano.  Perfevera  ancora  nel  luogo, 
dove  fu  al  Santo  ingiunto  di  partirti  , 
la  divozione  verfo   di  lui,  e  chiamati 
corrottamente  Reità,  laddove  dovrebbero 
dire  Ne-fta  ,  e  quantunque  (ia  diftrutta 
una  cappella ,  che  vi  era ,  vanno  Con 
tutto  ciò  gli  agricoltori  de' luoghi  cir- 
convicini nel  tempo  delle  ficcità  ad  in- 
vocare Pajuto  del  Santo. 

Men- 


Fondatore  de' Romiti  ec.    327 
Mentre  ivi  fi  tratteneva  Guglielmo , 
incontrato  un  giorno  da'  cacciatori  del 
Signore  del  luogo  ,  eh'  era  il  Conte  di 
Caferta,  uno  di  quelli  giudicandolo  fpia, 
lo  percofTe  fieramente  fui  capo:  ma  non 
tardò   di  giungergli   addoflò  la  divina 
vendetta  :  imperocché  fé  ne  impoflefsò 
fubito  il  Demonio  -  coficchè  legato  con 
grande  {tento  fu  condotto  al  patrone  . 
Quelli  intefo  il  fatto ,  ben  riconobbe , 
donde  procedere   una  sì  ilrana  muta- 
zione. Giudicando  dunque,  che  fofTe  un 
gran  fervo  di  Dio  colui ,  che  dal  cac- 
ciatore era  flato  villaneggiato,  coman- 
dò a'fuoi  di  ftrafcinarlo  di   nuovo  al 
monte  per  ritrovarlo,  ed  egli  fleflb  volle 
accompagnarlo.  Giunti  fui  monte  fi  po- 
fero  tutti  a  pregarlo  di  volere  colle  fue 
orazioni  liberare  quell'uomo    da  tanto 
infortunio  .  Ripugnò  Guglielmo  da  prin- 
cipio ,  dicendo  di  non  avere  meriti  per 
queflo  ,  ma  finalmente  veduta  la  loro 
fiducia ,  e  vinto  dalle  continue  iilanze, 
dopo  breve  orazione  rimandollo  total- 
mente libero  dalla  diabolica  infeflazione. 
Allora  il  concorfo  de'popoli  fu  sì  grande, 
X  4  che 


3i§     Di  S.  Guglielmo  Abate 
che  venendogli  offerto  dal  Conte  il  fito, 
e  le  cofe  neceffarie  per  la  fabbrica  di 
un  Moniftero ,  e  di  una  Chiefa  ad  ono- 
re della  Beatiffima  Vergine  ,  egli  ac- 
cettò T  offerta ,  ed  in  breve  tempo  lo 
vide  non  (blamente  perfezionato  ,  ma 
ancora  ripieno  di  Monaci,  a' quali  dap- 
poiché ebbegli  negli  efercizj  della  reli- 
gione incamminati,  lafciò  un  Superiore 
di  grandi  virtù . 

Ricordevole  del  comando  di  Crifto 
di  dover  rivolgerli  verfo  l'occidente, (1 
conduce  nella  Valle  di  Confa,  Città  Ar- 
civefcovile  ^  ove  fabbricò  due  altri  Mo- 
nifteri ,  dopo  aver  abitato  per  un  anno 
nel  concavo  d'  un  albero  vecchio  con 
tutte   quelle   incomodità  ,  che  ognuno 
può  immaginare.  In  quella  Valle  fu  vi- 
etato da  un  Monaco  di  Monte  Vergi- 
ne,, che  fu  degno  nella  notte,  in  cui 
col  Santo  abitò  ,  di  vedere  due  uccelli 
iuminofì,  che  entrati  nel  tugurio,  ov'egli 
pregava,  riempironlo  di  fplendore.  Chia- 
tti avafi  quefto  Monaco  Giovanni  di  Nu- 
fco  ,  il  quale  ben  comprefe  ,  che  fot- 
to  la  figura  di  quegli  uccelli  fi  erano 

afcofl 


Fondatore  de' Romiti  ec.  32? 
afcofi  due  Angioli.  li  più  iniìgne  però 
de'  Monilteri   fabbricati    dal   Santo   fu 
quello   di  Guleto  ,  ove  non  folamente 
pei  Monaci  ,  ma  ancora  per    le  fagre 
Vergini   didime    in    feparato    apparta- 
mento ,  come  dipoi  ordinò  il  Salvato- 
re a  S.  Brigida  ,  aprì  una  fcuola  di  per- 
fezione .  Roggeri  Conte    di  Sanfeveri- 
no  volle  la  gloria  d'  efferne  fondatore, 
né  picciola  fu  la  fua  confolazione,  ve- 
dendo abitare  ne' fuoi  Stati  perfone   sì 
fante .    Non    intraprefe    però    il    Santo 
quella  fabbrica  ,  che  per  ordine  di  Cri- 
fio,  il    quale    comparendo    gli    ordinò 
d'  edificare  ivi    un  ampio  Moniftero   , 
nel  quale  voleva  effere  fervito  da  gran- 
de numero  di  perfone  .   E  per   meglio 
riufcirvi  portatofi  a  Monte  Vergine   , 
volle  il  configlio  di  Fra  Gualtero ,  ch'era 
architetto . 

Giova  qui  ricordare  V  auftera  vita , 
che  menavaiì  in  quel  luogo  .  Non  fi 
ufava  vino  nemmeno  nelle  più  gravi 
infermità  .  Carne  ,  e  latticini  non  era 
lecito  pur  nominare  .  Parlavano  que' 
Monaci  tre  giorni  d' ogni  (ettimana  con 

puro 


3  3  o  Di  S.  Guglielmo  Abate 
puro  pane ,  erba  cruda,  e  pomi;  ne- 
gli altri  non  ufavano  ,  che  pane  con 
mineftra  condita  con  poco  olio,  dal  che 
ancora  fi  attenevano  dalla  Settuagefìma 
infino,  a  Pafqua . 

Anche  più   auftera  però  era  la  vita 
del  Santo  Fondatore;  onde  maravigliarli 
non  dobbiamo  ,    fé    Iddio  dotollo  dei 
doni   di  profezia  ,  e  di  far  miracoli  . 
Una  donna  di   Benevento  gravemente 
inferma  inviò  fuo  marito  a  pregare  Gu- 
glielmo di  venirla  a  vifitare  per  la  fpe- 
ranza    di  ricuperare   per   mezzo    delle 
fue  orazioni  la  falute  .  Era  queir  uomo 
affai  famigliare  del  Santo  ;  il  quale  gli 
rifpofe  ,  che  l'avrebbe  ben  compiaciu- 
to,  fé  gli  forfè  fiato  comodo,  ma  im- 
pedito da  altri  affari  promife  d'andare, 
quando  ne  avefFe  l' opportunità .  Nella 
feguente  notte  fé  '1  vide  la  donna  com- 
parire in  camera  con  una  candela  ac- 
cefa  ,  e  udì  diri! ,  non  temete  ,  già  fletè 
rìfanata .  Difparve  poi  incontanente  il 
Santo ,  ma  lafciò  due  pruove  della  ve- 
rità di  cotefla  vifione ,  cioè  fanità  per- 
fetta all'inferma,  e  la  candela  nel  porto, 

ove 


Fondatore  de' Romiti  ee,  331 
ove  l' aveva  metta  .  Accrefce  !a  qualità 
del  miracolo  la  (Manza  ,  che  vi  era  tra 
Benevento ,  e  '1  Moniitero  del  Santo , 
eh'  era  di  ben  quaranta  miglia ,  talché 
in  quefto  fatto  intervenne  un  complelTo 
di  molti  miracoli  . 

In    altra  occafione    fi  era  portato  il 
Santo  in  Benevento  per  proccurare   la 
pace  tra  Roggero  Re  di  Sicilia,  e  Rai- 
nulfo  Conte   d'  Avellino ,  il  quale  trat- 
tava peflìmamente  Tua  Conforte ,  forella 
del  Re.  Ora  avvegnaché  egli  poterle 
avere  miglior  albergo,  contentoftì  di  ri- 
ceverlo da  un  ortolano,  che  aveva  una 
figlia  di  otto  mefi  affatto  cieca.  La  ma- 
dre nel  vederlo  venire  da  lontano  ,  lo 
afpettò ,  e  prefa  la  figlia  prefentogliela 
dicendogli,  prendetela,  perchè  è  nata  a 
voi ,  e  non  a  me  ;  e  ritiratavi  non  com- 
parve più  .  Il  compagno  del  Santo  col- 
locò la  fanciulla  nel  letticciuolo,  in  cui 
dormiva  il  fervo  di  Dio  ,  il  quale  rif- 
vecrliato  la  notte  dal  piangere  della  me- 
defima,  nel  difendere  la  mano  toccan- 
dola, le  redimì  la  vifta  degli  occhi  , 
come  fi  riconobbe  fui  far  del  giorno, 

e 


3  3*  Di  S.  Guglielmo  Abate 
e  febbene  aveffe  vietato  Guglielrrio  il 
far  di  ciò  parola,  non  potè  la  madre 
contenere  il  giubilo  -,  onde  pubblicato 
il  miracolo  a  fuono  di  campane,  gran- 
de fu  il  concorfo  del  popolo  alla  cafa 
dell'  ortolano  ,  gridando  ognuno  ad.alta 
voce  ,  eh'  egli  era  veramente  Santo,  ed 
amico  di  Dio.  Furongli  perciò  donate 
alcune  Chiefe ,  le  quali  ancora  a'  gior- 
ni noffcri  fono  dipendenze  del  Monifte- 
ro  di  Guleto . 

Nel  territorio  di  Binetta,  mentre  d'on- 
dine del  Santo  fabbricava^  una  cafa ,  i 
Frati ,  eh'  erano  fopraftanti  all'  opera  , 
vedendo ,  che  mancava  il  vino  ,  man- 
darono a  cercarne  .  Tardando  il  meflb, 
dubitò  chi  doveva  provvederlo,  che  non 
giungerebbe  a  tempo  opportuno,  e  però 
tenne  pronto  un  barile  d'  acqua  per  me- 
fchiarla  col  poco  vino,  che  ancor  re- 
flava .  Facendo  poi  iftanza  gli  operai 
per  avere  il  vino  pattuito,  quando  il 
Monaco  fi  accinfe  per  mefchiarlo ,  ri- 
trovò,  che  l'acqua  fi  era  convertita  in 
vino  perfettiiìlmo  ,  il  che  attribuì  ai 
meriti  del  Santo,  la  cui  affiftenza  aveva 

egli 


Fondatore  de'  Romiti  ec.    335 

egli  invocato  ,  allorché  preparò  i'  acqua 
per  mefchiarla  col  poco  vino  ,  che  ri- 
maneva . 

Coltivava  Guglielmo  a  Serra  Cogna- 
ta un  orticello,  cui  da  un  cinghiale  ve- 
niva non  di  rado  dato  il  guaito  .  Ora 
incontratoli  un  giorno  il  Santo  di  veder- 
lo malmenare  il  Tuo  lavoro ,  gridò  ad 
alta  voce  ,  e  dove  fono  i  guardiani  del 
mio  orto  ?  Allora  prefentaronfegli  due 
lupi  ,  quali  i\\  atto  d' afpettare  i  di  lui 
comandi.  E  comandato  ch'ebbe  loro  di 
far  ufcire  la  beftia  fuori  del  fuo  orto 
fenza  però  farle  alcun  male ,  i  lupi  , 
come  le  foriero  dotati  di  ragione,  efe- 
guirono  i  fuoi  ordini  ,  né  mai  più  fu 
ivi  veduto  il  cinghiale . 

Nel  tempo  delle  merli  ftava  Gugliel- 
mo in  certo  luogo,  che  chiamavaii  Grot- 
ta delle  Mofche  vicino  a  Guleto,  quan- 
do accefoli  il  fuoco  in  campagna  mi- 
nacciava di  confumare  le  meffi .  Ciò 
veduto  da'  fuoi  difcepoli  portarono*  in 
fretta  ad  avvifarlo  del  pericolo ,  in  cui  fi 
vedevano  di  perdere  tutte  le  fatiche  dell' 
anno.  Allora  egli  comandò  ad  uno  di  loro 

di 


334  Di  S.  Guglielmo  Abate 
di  falir  a  cavallo ,  e  portando  in  mano 
uno  {capillare,  di  cui  allora  fpogliorTi, 
di  girare  attorno  i  campi  minacciati. 
Mirabile  cola!  a  proporzione  che  il  Mo- 
naco andava  attorno,  il  fuoco  fi  riti- 
rava, coficchè  Tettarono  intatte  le  meilì, 
il  che  non  poco  giovò  per  accrefcere 
la  {lima ,  in  cui  V  avevano  i  fuoi  disce- 
poli ,  ed  in  confeguenza  l'ubbidienza 
a'  fuoi  ordini . 

Che  più  ?  infino  1'  acqua,  con  la  quale 
egli  lavavau*  le  mani ,  acquiftava  virtù 
per  far  miracoli.  Provoilo  una  donna, 
che  talvolta  aveva  la  fortuna  d'  alber- 
garlo ;  attefochè  avendo  fatto  bere  un 
poco  di  queir  acqua  ad  una  figlia ,  che 
per  effere  lunatica ,  inquietava  tutto  il 
vicinato  ,  liberolla  totalmente  dal  fuo 
male . 

Non  mancarono  al  fervo  di  Dio  quel- 
le contraddizioni ,  con  le  quali  è  {oli- 
to il  Signore  di  provare  le  virtù  de' 
fuoi .  Nella  Corte  del  Conte  Roberto 
di  Caferta  molto  divoto  del  Santo  vive- 
va un  letterato  ,  cui  davano  nell'occhio 
gli  onori ,  che  '1  Conte  rendeva  a  Gu- 

gliel- 


Fondatore  de' Romiti  ec.  335 
glielmo  .  Non  celiava  pertanto  il  male- 
volo di  (ereditarlo,  come  perfona  fem- 
plice ,  e  idiota ,  che  non  iaperTe  quel, 
che  fi  faceva .  Accadde  un  giorno,  che 
venirle  dal  Conte  il  Santo  per  trattare 
con  lui  qualche  affare  Ecclefiaftico  $ 
quando  il  letterato  giudicando  favore- 
vole l' occasione  di  far  comparire  l'igno- 
ranza dell'  uomo  di  Dio  ,  incominciò 
a  muovere  varie  queftioni,  e  a  depu- 
tare con  lui .  Ma  lo  Spirito  Santo,  cui 
niuno  può  refiiìere  ,  che  parlava  per 
bocca  del  Santo  ,  confufe  in  guifa  queir 
orgogliofo ,  che  ri  ritirò  dalla  tenzone 
umiliato  .  Volle  ad  ogni  modo  vendi- 
carvi ,  e  afpettatolo  fulla  fìxada  con  una 
mafnada  di  fgherri  ,  lo  fece  battere 
crudelmente ,  e  non  andò  libero  dagli 
ftrapazzi  il  compagno  .  Era  queiK  in 
penfiero  di  ritornare  addietro  per  rac- 
contare al  Conte  il  tatto,  e  chiamarne 
giulìizia  .  „  Ma  nò  ,  duTe  il  Santo  ,  i 
„  mondani  eultodifeono  con  diligenza 
„  le  loro  ricchezze ,  e  temono,  che  fi 
„  fappia  ,  dove  ftanno  riporti  i  loro 
H  tefori  pel  timore ,  che  fiano  rubati . 

Avver- 


3  3  6  Di  S.  Guglielmo  Abate 
»  Avvertite  dunque  di  non  perdere  il 
„  noitro  teforo  con  manifestarlo.  Le  no- 
»  (tre  ricchezze  fono  le  ingiurie,  e  gli 
„  obbrobrj,  e  fi  perdono  colF  impagini* 
$  za  ;  e  dov'  è  la  maiìima  del  Vangelo 
>t  di  porgere  l' altra  guancia  a  chi  ha 
„  percoflb  la  deftra  ?  Fattevi  il  fegno 
„  della  croce  fui  cuore  ,  e  pentitevi 
»  d'  aver  dato  orecchio  ad  un  tal  pen- 
>>  fiero  ,  e  non  ne  parlate  mai  .  „ 
Così  fecero  ritorno  al  Moniitero .  Ma 
non  lafciò  Iddio  impunito  1'  attentato  . 
Fu  il  letterato  aflaiito  da  malattia  sì 
orrida ,  che  per  due  anni  efalando  dal 
corpo  un  fetore  intollerabile,  era  a'  fuoi 
domestici  infortribile ,  e  finì  miferamen- 
te  i  fuoi  giorni . 

Andò  la  fama  della  fàntità  ,  e  de' mi- 
racoli di  Guglielmo  agli  orecchi  del  Re 
Roggero  ,  il  quale  perciò  volle  vederlo, 
e  udirne  i  difcorfi  ,  e  non  fenza  fuo  par- 
ticolare profitto .  Ma  tante  ne  dicevano 
al  Re  i  Cortigiani ,  che  ftava  fofpefo, 
s'ei  veramente  fofie  quel  fant'  uomo  , 
che  compariva  ,  o  un  ipocrita ,  che  fi 
trasfigurava.  L'Ammiraglio  del  Re,  che 

chia- 


Fondatore  de' Romiti  ec.  337 
chiamavafi  Giorgio  d' Antiochia,  era  di- 
votiflimo  del  Santo  ,  ne  udiva  i  ragio- 
namenti con  quel  gufto  ,  col  quale  fen- 
tiva  la  Maddalena  le  parole  del  Salvato- 
re ,  e  in  ogni  occafìone  proccurava  di 
pigliarne  la  difefa  .  Ora  accadde ,  che 
ad  una  donna  dotata  di  fìngolari  bellez- 
ze, ma  infame  per  la  vita  diibneita,  che 
menava,  giungerle  la  fama  della  buona 
opinione ,  in  cui  Guglielmo  era  preflb 
all'Ammiraglio,  e  de'fofpetti,  che  talora 
aflalivano  il  Re  .  Venne  pertanto  ella 
ad  offerirli  al  Re  di  chiarirlo  del  fatto, 
ov'  egli  le  permetterle  di  follecitare  colle 
Tue  arti  il  Santo.  Confentì  il  Re ,  e  la 
rea  femmina  prefentataii  al  Santo  fotto 
fpeziofo  prétefto  ,  lo  ammonì  di  non  ro- 
vinare coi  digiuni,  e  di  pigliarli  qual- 
che pafTatempo  ,  giacché  ciò  non  difdi- 
ceva  alla  fua  età  .  In  una  parola  mo- 
ftrando  d'efìere  amante  di  lui,  dimandò 
di  andarlo  a  ritrovare  nella  notte  feguen- 
te.  Moftrò  il  Santo  di  contentai  fi,  e 
già  cantava  la  rea  donna  le  fue  vittorie} 
ma  cefsò  ben  preilo  la  fua  baldanza, 
quando  portatali  la  fera  alla  cella  dell' 
Tom,  L  Y  uomo 


338  Di  S.  Guglielmo  Abate 
uomo  di  Dio ,  e  da  quello  introdotta 
lo  vide  coricarli  fopra  accefì  carboni , 
che  a  quell'effetto  aveva  apparecchiati, 
invitandola  a  farne  ella  altrettanto  fo- 
pra quella  porzione, 'che  aveva  per  lei 
riferbata  .  Ammirò  la  donna  non  meno 
la  generofità  dei  Servo  di  Dio,  che  l'evi- 
dente miracolo  da  lèi  veduto ,  perchè 
né  pur  un  capello ,  o  un  filo  del  Santo 
fi  abbruciò,  quantunque  lungo  tempo 
il  rivolgelTe  fopra  i  carboni  ,  Laonde 
compunta ,  e  confufa  predicava  poi  le 
virtù  di  Guglielmo,  e  raccontando  al  Re 
il  fucceflb  ,  quelli  pentiffi  d'avere  dubi- 
tato della  di  lui  virtù  ,  e  d'averla  polla 
alle  pruove.  Reflò  confolatiflìmo,  e  glo- 
riof©  l'Ammiraglio,  e  la  dònna  diman- 
dò di  vivere  d'  allora  in  poi  a  Dio,  pi- 
gliando l'abito  religiofo  (otto  nome  di 
Suor  Agnefe;  anzi  fondatoli  un  Moni- 
fiero  di  donne  meritò  d'  effere  fatta  Ba- 
deffa.  Era  quel  Moniflero  pretta  di  Ve- 
nofa ,  di  cui  fcrivono  non  reflarne  più 
vefligio . 

Un  tale  atto  recò  non  piccioli  van- 
taggi alla  Congregazione  del  Santo:  per- 
chè 


Fondatore  de' Romiti  ec.  339 
che  il  Re  le  hc^  fabbricare  varj  Moni- 
fieri  a  Palermo ,  e  altrove .  In  quello 
di  Palermo  profefsò  ra  Sereniffima  Co- 
ftanzaj  che  alcuni  vogliono  folle  figlia, 
ed  altri  pronepote  di  quel  Gran  Prin- 
cipe .  Ora  però  vi  fi  oflerva  la  regola 
di  S.  Baiìlio  .  Privilegiò  ancora  quel 
Gran  Monarca  il  Moniltero  di  Monte 
Vergine  con  un  ampio  diploma  nell'an- 
no 1  1 37. ,  e  non  cefsò  infìnchè  viiTe  il 
Santo  ,  di  proteggerlo  ,  d'  udirne  i  con- 
figli,  e  di  proccurare  la  dilatazione  -del 
fuo  Ordine  ,  credendo  fermamente,  che 
per  la  falute  fua,  e  de'  fuoi  popoli  avea- 
gli  Iddio  conceduto  un  tanto  uotio  . 

Intanto  Guglielmo  confumato  anche 
più  dalle  fatiche,  e  dalle  penitenze,  che 
dagli  anni ,  fentivafì  venir  meno ,  e  fa- 
pendo  per  rivelazione,  che  n*  avvicina- 
va il  hne  de'  fuqi  giorni ,  derìderò  ab- 
boccarli per  1'  ultima  volta  col  Re.  Era- 
no già  fcorfi  otto  anni ,  da  che  fi  era 
fondato  il  Moniftero  di  Palermo,  e  de- 
lìderava  ancora  di  rivederlo  .per  dare 
alle  Religiofe  gli  avvifi  neceflarj  per 
mantenere  in  vigore  l'oflervanza.  Pafsò 
Y  1  dun- 


34©  Di  S.  Guglielmo  Abate 
dunque  a  Salerno,  ove  fapeva  ritrovarti 
il  Re  ,  dal  quale  fu  accolto  con  ringoia- 
re venerazione  ,  e  con  lui  navigò  a  Pa- 
lermo .  Vifitati  in  Sicilia  i  Mònifteri 
della  fua  Congregazione  licenziosi  da 
quel  Monarca ,  aflicurandolo  ,  che  più 
non  fi  farebbero  veduti ,  e  ritornò  al 
Moniftero  di  Guleto  .  Parlò  a  quelle 
Monache  per  1'  ultima  volta ,  le  quali 
fentendofi  dire ,  che  vicino  era  il  fuo 
fine ,  fpàrfero  amare  ,  e  copiofe  lagri- 
me ;  ond'egli ,  eh'  era  dotato  di  vifeere 
di  compaffione  paterna,  fu  aftretto  a 
ritirarfi . 

Afrtlito  alcuni  giorni  dopo  da  febbre 
con  acerbo  dolore,  di  tefta  andò  appa- 
recchiandofi  alla  morte ,  fenza  volere 
ne'fuoi  mali  alcun  follievo .  Nel  fettimo 
dì  fi  fece  forza  per  farli  condurre  alla 
Chiefa ,  fi  coleo  davanti  ad  una  Croce, 
e  vietò ,  che  dopo  la  morte  fé  gli  to- 
glierle checchefia  d'indoffo,  o  fé  gli  can- 
giaflero  le  vedi .  Nella  notte  feguente 
al  primo  cantare  del  gallo  chiamato  dal 
fuo  Signore  ,  a  cui  sì  fedelmente  aveva 
fervito  ,  volò  a  fuoi  ampleffi,  correndo 

F  anno 


Fondatore  de' Romiti  ec.   341 

Tanno  di  Crifto  1  i42.*di  Tua  età  il  cin- 
quantennio fettimo ,  fedendo  nella  Tedia 
Pontifìzia  Innocenzo  II.  Fu  feppellito  il 
fuo  fagro  Corpo  nella  Chiefa  del  Salva- 
tore di  Guieto  ,  e  le  Tue  efequie  furono 
celebrate  da'fuoi  con  pompa,  ed  onora- 
te da  Dio  con  molti  miracoli .  Fra  que- 
lli è  reftata  memoria  della  guarigione 
d'una  donna  da  lungo  tempo  forda,  la 
quale  confidando  ne'  meriti  del  Santo  , 
avvicinatati  alla  bara  ,  col  metterti  uno 
delle  di  lui  dita  negli  orecchi  ricuperò 
l'udito.  In  progrerTo  di  tempo  la  Badeffa 
di  quel  Moniftero,  che  chiamavafi  Agne- 
fe,  gli  fece  fabbricare  una  magnifica  cap- 
pella alla  fìniftra  dell'Altare  maggiore. 
Vederi  ivi  una  (tatua  del  Santo  ,  e  della 
medesima  Badeffa  con  varj  ornamenti 
affai  belli ,  abbenchè  di  fattura  antica  . 
Dopo  la  morte,  e  fepol'tura  del  Servo 
di  Dio  continuò  il  Signore  ad  operare 
miracoli  in  favore  di  chi  faceva  ricorfo 
alla  tomba  Una  fanciulla  paralitica  da 
più  d*  un  anno  avvifata  ih  fogno  dal  San- 
to ,  vifitò  divotamente  il  fuo  fepolcro, 
e  retto  rifanata .  Era  cittadina  di  Nufco, 

Y  , 


34*  Di  S.  Guglielmo  Abate 
e  già  aveva  invocato  P  ajuto  di  moln 
altri  Santi.  Una  donna  dì  Paterno  afpra- 
mente  tormentata  dallo  fpirito  maligno, 
condotta  a  viva  forza  al  fuo  Altare,  men- 
tre ivi  fi  celebrava  la  fanta  Meffa ,  ne 
fu  miracolofamente  liberata.  Un'altra 
fanciulla  di  Marano  invafata  dal  Demo- 
nio, per  comando  del  Santo,  che  le  com- 
parve in  vifione ,  porto/fi  al  di  lui  fe- 
polcro  ;  e  dopo  qualche  eforcifmo  il  De- 
monio lafciolla  per  fempre  .  Fu  pari- 
mente al  medefìmo'fepolcro  rifartato  un 
agricoltore,  che  da  molti  anni  zoppi- 
cava con  molta  fua  incomodità.  Né  è 
da  dubitare ,  che  parecchie  altre  grazie 
confeguirono  i  Fedeli  per  Tinterceffione 
del  Sant'  Uomo ,  febbene  a  noi  non  ne 
fia  giunta  la  memoria  « 

Annotazione. 

COnvien  offervare  col  P.  Comodo  Ja- 
ningo  l  ,  che  Giovanni  di  Nufco 
premorì  al  Santo  fuo  Maeftró  ;  onde  è 
for^a  dire  o  che  due  fo fiero  di  tal  no- 
me ,  come  pare  più  verifimile,  o  che  aW 

opera 
x  Ad  Afta  Jun.  t.  6.  260. 


Fondatore  de' Romiti  ec.   34  % 
opera  di  luì  fìafi  aggiunta  la  morte  ,  e 
i  miracoli  del  Santo  feguiti  dopo  7  paf- 
f aggio  di  Giovanni  . 

Al  fepolcro  del  Santo   fu    appojta    la 
feguente  ifcri^ione  ,    la   quale  ,   tuttoché 
fenta  della  barbarie  del  j ecolo,  è  ad  og 
modo  per  la  fua  /implicita  degna  a"  ef- 
fere  letta  . 

„  Clauditur  hoc  opere  homo  fancìitatis, 

„  Per  quem  Chrifto  redolent  flores  honeftati» . 

„  Is  in  terris  extitit  cultor  Trinitatis  , 

„  Et  amicus  unica^verae  Deitatis . 

„  Ccenobitas  regulans  Gulielmus.  eft  vocatus , 

„  Modo  qui  curri  Superis  gaudet  laureatus  . 

„  Carnem  inops  domuit  grafia  ditatus  , 

„  Qui  nunc  seternis  epulis  conftat  invitatuj 

„  Auxit  hanc  Bafilicam  Agnes  Abbatifla  , 

„  Huic  facrum  tumulum  corpus  locat  ipfa, 

,,  Hic  laudis  officia  redduntur ,  &  Miflfa  . 

„  Nos  Deus  ad  praemia  ducat  repromifla  . 

„  Hoc  opus  eximium  Urfus  laboravit , 

„  Iftud  fuis  digitis  artifex  paravit . 

„  Hujus  loci  populum  ifle  qui  creavit, 

„  Suis  ducat  mentis  ,  eum  quo  locavit . 


DI 


344 


D  I 

5-    VITTORE 

PRIMO  VESCOVO  DI  TORINO. 

CHE  fin  dal  primo  fecolo  della 
Chiefa  fìa  flato  in  Torino  predi- 
cato il  Santo  Vangelo  o  da  S.  Barna- 
ba ,  o  da'  fuoi  discepoli  ,  o  forfè  an- 
cora da  S.  Pietro ,  il  quale  fecondo  un' 
antichi/lima  tradizione  pafsò  per  quella 
Città,  egli  è  più  che  credibile.  L'ef- 
fere  per  appunto  fìtuata  fui  paffaggio, 
che  dall'  Italia  conduce  nelle  Gallie  , 
dà  fondamento  di  giudicare ,  che  affai 
per  tempo  abbia  avuto  chi  le  annun- 
ciaffe  la  divina  parola*  _ 

Ora.  avvegnaché  i  Santi  Martiri  Te- 
bei  dappoi  ivi  la  pfedicaffero  per  alcun 
tempo ,  non  fi  può  tuttavia  negare,  che 
il  Criftianefìmo  vi  fu  foltanto  pubblica- 
mente introdotto  dopo  la  famofa  vit- 
toria ,  che  di  Maffenzio  riportò  Coftan- 

tino 


Primo  Vescovo  di  Torino.  345 
tino  il  Grande  ,  animato  dalla  celefte 
vifione  della  Croce ,  la  quale  fecondo 
varj  autori  gli  parve  o  Tulle  montagne 
di  Sufa  ,  o  ne' Campi  Taurini.  In  que' 
Campi  appunto  debellò  Coftantino  una 
parte  dell'  efercito  di  Maffenzio  ,  che  fu 
poi  uccifo  in  Roma  con  più  piena  vit- 
toria j  nei  qual  efercito  militava  una 
numerofa  truppa  di  Catafratti  Torinefì, 
che  il  Panegirista  di  Coftantino  defcrifTe 
vefliti  di  ferro  da  capo  a'  piedi  e  ca- 
valli ,  e  uomini  ,  di  afpetto  terribili  , 
di  fortezza  invitti ,  dal  ferro  impene- 
trabili ,  e  per  numero  formidabili . 

Dopo  tal  vittoria  datafi  alla  Chiefa 
la  pace  ,  che  dalle  antecedenti  perfecu- 
zioni  era  ftata  cotanto  agitata  9  allora 
maggiormente  fi  dilatò  la  fede  -,  e  fé 
pur  è  vero  ,  che  già  Torino  aveffe  per 
Vefcovo  S.  Vittore ,  il  quale  per  tefti- 
monianza  di  Filiberto  Pingone  "  inco- 
minciò a  federe  nell'  anno  310.,  gran- 
de convien  dire ,  che  fofle  la  fua  con- 
folazione  in  vedere  ,  che  per  gli  Editti 
del  vittoriofo  Auguito  era  a  tutti  per- 
metto 

i  Auguft.  Taur.  pag.  119. 


346     Di  S.  Vittore 

medo  di  abbracciare  la  Criftiana  Reli- 
gione .  Seguitando  dunque  il  S.  Veifco- 
vo  gì'  impubi ,  che  gli  dava  il  fuo  zelo, 
adoperom*  in  guifa  per  dilatarla,  ch'eb- 
be la  buona  forte  di  vedere  la  Tua  Città 
in  gran  parte  Criftiana .  Ufcirono  allo- 
ra dalle  grotte  i  Fedeli  ,  dove  ave- 
vagli  obbligati  a  raunarfi  per  le  ora- 
zioni il  timore  de'  Tiranni ,  e  potendo 
pregare  a  Cielo  aperto,  convenne  pen- 
sare a  dar  loro  comodità  di  luogo  , 
ove  potefTero  affiftere  a'  Sagrifìzj ,  udi- 
re la  divina  parola,  e  congregare  per 
le  funzioni  Ecclefiaftiche  ; 

Era  già  in  Torino  un. picciolo  ora- 
torio ,  fabbricato  da  S.  Giuliana  ad 
onore  de' Santi  Solutore,  Avventore  , 
ed  Ottavio  Martiri  Tebei  fopra  '1  loro 
fepolcro,ove  con  maggiore  pietà,  che 
pompa,  era  Iddio  adorato  da' Criftiani. 
Ma  non  efTendo  quei  iuogo  capace  dei 
popolo ,  che  ogni  dì  andava  aumentan- 
do il  numero  de'  Battezzati ,  il  noflro 
S.  Vittore  per  provvedere  ad  un  tal 
bifogno  fi  valfe  dell'autorità  data  dal 
pio  Imperatore.  E  ciò  fu  col  conver- 
tire 


Primo  vescovo  di  Torino.  347 
tire  i  Tempj  profani ,  ne'  quali  fi  erano 
adorati  gl'idoli  ,  in   altrettante    Barili- 
che  del   vero    Iddio  ,   ove   a  lui  ,    ed 
a'  Tuoi  Santi  fi  renderle  il  culto  dovuto . 

Non  contento  adunque  di  avere  ac- 
crefciuto  eoa  fabbriche  l' oratorio  di 
S.  Giuliana  ,  dedicò  ancora  ad  onore 
di  S,  Solutore  il  Tempio  d'  Iride ,  che 
gli  ftava  -vicino  ,  purificandolo  prima 
con  facre  cerimonie.  Altrettanto  in  pro- 
greflb  di  tempo  fu  fatto  del  Tempio 
dedicato  a  Diana  ,  il  quale,  come  por- 
ta l'antica  tradizione,  e  fi  legge  nella 
moderna  ifcrizione  ,  fu  dal  noftro  S.  Vit- 
tore confegrato  a  Dio  fotto  '1  titolo 
di  S.  Silvefiro ,  ed  ora  è  uffiziato  dal- 
la Veneranda  Compagnia  dello  Spirito 
Santo  ,  che  ha  la  cura  de'  Catecumeni  , 
e  de'  Neofiti . 

Di  S.  Vittore  altro  non  abbiamo,  le 
non  che  dopo  avere  donato  rendite 
confiderabili  per  lo  foftentamento  di  chi 
uffiziava  la  Chiefa  di  S.  Solutore,  Tan- 
tamente morì ,  e  come  par  verisimile, 
in  quella  Bafilica  fu  fepolto  .  E  non  è 
picciola  perdita   P  eflerfi   fmarriti   non 

meno 


34$     Di  S.  Vittore 
meno  gli  Atti  di  lui ,  che  le  fue  reli- 
quie   in  occafione   de'  difaftri ,  che  ha 
{offerti  la  Città  di  Torino. 

Annotazioni. 

CHE  né*  Cam  pi  T aurini  i  ò  nelle  mon- 
tagne di  Sufa  abbia  Cojlantino  ve- 
duto la  Croce  col  motto  in  hoc  fìgno 
vìnces  ,  è  opinione  di  molti-,  ed  è  fon- 
data /opra  quello ,  che  ne  fcriffe  S.  Ar- 
temio preffo  Metafrajle  ai  20.  a"  Otto- 
bre ,  il  quale  era  prefente  a  tutto  ,  e 
Cotto  Giuliano  poi  fu  coronato  del  mar- 
tirio .  Narrarlo  ancora  nel  Panegirico  di 
Cojlantino  indica  ,  che  vicino  alla  Città 
di  Torino  fu  il  battagliare  pia  pericolofo; 
e  fi  crede  ,  che  la  battaglia  ,  ove  i  Cata- 
fratti T or  ine  fi  furono  vinti  ,  feguiffe  nella 
campagna  di  Mirafiori . 

Non  è  da  dubitarfi  ,  che  Cojlantino 
abbia  permeffo  a  Crifliani  a"  impadronirfl 
dei  Tempj  degF  idoli  ,  e  di  confagrarli 
al  culto  del  Signore .  Egli  medefimo  ne 
die  r  e f empio  convertendo  i  Tempj  a" Ado- 
ne ,  e  di  Venere  ,  cti  erano  al  prefepio 

■  di 


Primo  Vescovo  di  Torino.  349 

di  Betlemme ,  e  fui  monte  Calvario  ,  in 
Bafiliche  dedicate  ad  onore  dell1  Altijfi- 
mo  .  Es  però  vero ,  che  in  que  principj 
non  da  per  tutto  ciò  fi  potè  efeguire  , 
attefo  la  prepotenza  de  Gentili  ;  ma  ne- 
gar non  fi  può  ,  che  avveniffe  in  pia 
luoghi  ,  come  i  nojlri  Scrittori  afficura- 
no  ejferfi  fatto  in  Torino  dei  due  tempj 
dy  Ifide  ,  e  di  Diana  per  opera  del  nofiro 
S.   Vittore. 

Scrivono  però  alcuni ,  che  il  Tempio 
d1  Ifide  fu  non  cangiato  in  Chiefa ,  ma 
atterrato  dì  órdine  del  Santo  Vefcovo ,  e 
che  delle  fue  rovine  fu  fabbricata  la 
Chiefa  de  Santi  Martiri  ,  nella  quale  en- 
trò il  loro  antico  oratorio  ;  il  che  fembra 
non  fi  poffz  dire  del  Tempio  di  Diana  y 
velendofi  ancora  aTLoflri  giorni  fabbri- 
cato •  con  architettura  antica . 

Aggiugneremo  qui  alcune  cofe  di  Vit- 
tore IL  ,  Vefcovo  anch1  egli  di  Torino , 
quantunque  non  abbia  appreffo  gli  Scrit- 
tori il  titolo  né  di  -  Santo  ,  ne  di  Beato, 
sì  perchè  fu  Prelato  di  grandi  virtù,  sì 
perchè  le  fue  memorie  fervono  a  diluci- 
dare la  floria  di  S.  Vittore  I. 

Al 


350  Di  S,  Vittore 
Al  Gran  S.  Majjimo  fu  dato  per  fuc* 
cejfore  Vittore  IL  ,  uomo ,  che  fra  tutù 
i  di  lui  difcepoli  fi.  giudicò  degno  di 
riparare  la  perdita  del  Santo  .  Grande 
indizio  delle  fue  virtù  fi  -è  /'  offervarfi^ 
che  effendo  fiato  deflinato  S,  Epifanio 
Vefcovo  di  Pavia  dal  Re  Teodorico  per 
andare  in  Francia ,  affine  di  rif cattare  i 
fuoi  fudditi ,  che  dal  Re  Gondebaldo  in 
una  f correria  fatta  di  qua  dai  monti  era- 
no flati  prefi  ,  il  S,  Vefcovo  dimandò 
per  compagno  in  tal  Legazióne  il  noftro 
Vittore  .  S.  Ennodio  l ,  il  quale  I Griffe 
la  vita  di  S.  Epifanio  fuo  anteceffore  , 
riferifce  le  parole  ,  che  quefli  diffe  al 
Re  Teodorico  in  tale  occafione ,  le  quali 
fanno  molto  onore  al  nojlro  Vefcovo  - 
porgetemi,  o  feliéftììmo  Re,  l'obbie- 
zione detonata  al  Redentore  pel  rifcat- 
to  de'  fuoi  Fedeli  ,  ed  io  farò  folleci- 
to  nelP  ubbidire  .  Ma  prego  la  voltra 
Clemenza  a  concedermi  per  compa- 
gno, e  partecipe  di  quefta  Legazione 
Vittore  Vefcovo  di  Torino  ,  chiaro 
epilogo   di  tutte  le  virtù  -y   e  fé   avrò 

quefto 

I  In  vita  S.  Epiphanii  tom.  IX.  Bibl.  Patrum  pag.  390. 


^  .mo  Vescovo  di  Torino.  3  5 1 
quofto  Collega,  io  ibno  fìcuro  del  di- 
vido favore,  talché  le  noftr.e  dimande 
m  andranno  a  voto . 
/  due  Vefcovi  furono  ricevuti  in  Lio- 
ne da  Ru/iico ,  che  teneva  quella'  Catte- 
dra Vefcovile  dopo  la  morte  del  B.  Pa- 
ziente ,  con  ogni  onore  .  E  Vittore  colla 
fua  celefìx  eloquenza ,  di  cui  ne  rejia  un 
faggio  neW  orazione  recitata  a  Gonde- 
'  baldo  7  riferita  dal  foprahnominato  %n- 
nodio  ,  talmente  piegò  C  animo  dei  Re  , 
1  che  oltre  a<rli  fchiavi  rif cattati  col  da- 
naro ,  ne  donò  cinquemila  di  più  fenza 
mercede  ,  Ritornato  gloriofo  il  noflro  Ve- 
fcovo  alla  fua  Città ,  fi  applicò  tutto  a 
ben  governare  la  fua  Diocefi ,  accrefcen- 
do  ancora  il  culto  di  Santi  Tebei  coW 
edificare  un  Moniflero  contiguo  alla  loro 
Chiefa  ,  provvedendolo  a"  entrate  pel  man- 
tenimento di  Religio  fi  -,  nel  quale  pofcia 
furono  introdotti  Monaci  dell'  Ordine  Be- 
nedettino ,  che  per  lungo  tempo  ferviro- 
no  quella  Chiefa  con  grand?  edificazione 
de'  Cittadini . 

Non 
x  V.  Brizio  progredì  della  Chiefa  Occidentale  p.  261. 


3  5  *  Di  S.  Vitt.  I.  Vesc.  di    u.      o. 

Non  fi  fa  né  f  anno ,  #£  7  giorno  9 
ne  7  genere  di  fua  morte  ,  a/zp'  «t; 
«o  //  /^o^o  tó/i2  fepoltura  .  <Ve  pk-  ' 
neW  anno  495.  aWò  «2  Francia,  t 
501.  Ti  gridio  fuo  fucceffore  sfotto  j crijj  e 
un 'Sinodo  in  Roma ,  convien  'dire  ,  c/£'  « 
morijfe  nel  fine  del  fecolo  quinto  dì 
CriJÌQ  ; 


Il  Fine  del  Primo  Tomo. 


v*i